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XI Festival del Habano

 

di Gioia Minuti

 

 

L’ XI Festival del Habano è cominciato  lunedì 23, dopo la conferenza stampa nell’Hotel Meliá Habana e gli accrediti, con l’inaugurazione dell’esposizione commerciale  nell’Hotel Palco e nel Palazzo delle Convenzioni, con la partecipazione del Ministro al Commercio Estero, Raúl de la Nuez, nelle  sedi abituali in cui la Habanos, S.A. – una corporazione condivisa tra lo Stato cubano e Altadis, sussidiaria francese-spagnola della multinazionale britannica Imperial Tabacco-

La Fiera Commerciale parallela al Festival, presenta una mostra di splendidi umidificatori creati da artigiani artisti, un Colosseo gigante,  astucci antichi di caoba, cedro e pelle anticata, vitole da collezione ed edizioni limitate dei sigari delle marche commerciate dalla Habanos S.A. 

Questo Festival è sempre stato frequentato da grandi personaggi di molti settori, sceicchi e diplomatici, artisti e politici, il Premio Nobel di Letteratura Gabriel Garcia Marquéz, il corridore  Niky Lauda, gli attori Matt Dillon, Joseph Fiennes,  il bailaor spagnolo Joaquín Cortés, Compay Segundo, Chucho Valdés, Omara Portuondo e molti altri.

Tra i fumatori più noti dei sigari cubani, Winston Churchill, J. F. Kennedy, Ernesto Che Guevara...

La Habanos S.A. distribuisce 27 marche di sigari in tutto il mondo, meno che dove gli Stati Uniti lo proibiscono con il loro criminale blocco economico, commerciale e finanziario, condannato da quasi tutti i governi del mondo nella ONU. Tra le marche - che sono le migliori del pianeta – ci sono Cohiba, Hoyo de Monterrey, Montecristo, Partagás,  H. Upmann, Romeo y Julieta...

Nel  2008 le novità furono Epicure Especial di Hoyo de Monterrey e il Mágnum 50 di H. Upmann, accolti molto bene, mentre quest’anno saranno tre, assieme al rum di 15 anni di Santiago di Cuba , chiamato “Edmondo Dantes”, presentato dalla Montecristo in un bellissimo astuccio con due bottiglie.   

Il Festival terminerà  venerdì 27 con la cena di gala abituale, dove si consegneranno i premi Uomo Habano dell’anno e si svolgerà l’asta degli umidificatori, che sono sempre stati arricchiti dalla firma di Fidel Castro.

Il tabacco è una pianta con grandi e belle foglie aromatiche, che gli indigeni cubani arrotolavano e fumavano con evidente piacere e questo stupì Cristoforo Colombo  e i suoi marinai  quando giunsero “nella terra più bella che mai occhi umani videro”.

Scrive Colombo nel suo Diario, che gli indigeni che ricevettero la sua nave giunsero su canoe  portando in mano mazzi di foglie arrotolate, semidorate,  accese da un lato, e che i nativi si portavano il rotolo alla bocca e respiravano l’aromatico fumo. 

Tabacco si chiamava la cannuccia in cui passava il fumo respirato dal naso, ma gli spagnoli intesero male e così oggi sono le foglie a chiamarsi Tabacco.  

La pianta si chiamava Cohiba e il Rituale Cohiba era una cerimonia molto importante per gli aborigeni cubani, in cui il Behique, il capo della tribù, che era anche sommo sacerdote, inalava il fumo delle Cohiba per comunicare con gli dei e risolvere conflitti, prendere decisioni e praticare la medicina.  

Cohiba si chiama la marca creata negli anni ’60, quella che fumava Fidel Castro  sino quando smise di fumare per non dare cattivo esempio ed appoggiare la campagna per la salute, contro il fumo.

Nel 1980, un sigaro Cohiba  fu portato in un volo spaziale congiunto cubano- russo, dal cosmonauta cubano Arnaldo Tamayo Méndez. 

Elaborato nell’emblematica  fabbrica El Laguito, il sigaro era stato messo sotto vuoto, in un contenitore di vetro  e fece parte della mostra di prodotti cubani portati nel cosmo  e rimase nello spazio per otto giorni.

Tamayo Mendéz  è stato il primo latino - americano a viaggiare nello spazio, il 18 settembre del 1980 assieme al cosmonauta russo Yuri V. Romananko. 

Humberto Cabezas Suárez, direttore delle relazioni internazionali della Associazione delle Vitole Cubane, un organismo che raggruppa  i collezionisti di anelli, abilitazioni di sigari e altro, ha dichiarato che il Sigari Cohiba cosmonauta  presenta ancora oggi un buono stato di conservazione e costituisce una rarità d’incalcolabile valore storico.