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Buone notizie dal Venezuela
 

di Michael Parenti


 

 
 

Altri critici che ho incontrato in Venezuela seguivano la stessa linea d'attacco: deboli sui fatti specifici, ma veementi, animati dalla stessa ferocia di coloro che vedono il proprio diritto di nascita (cioè il loro vantaggio di classe) sotto attacco perché altri, inferiori nella scala sociale, stanno ottenendo un fetta della torta appena maggiore che in passato.
 


 

In occasione di un recente viaggio in Venezuela, feci conoscenza con la divisione in classi di quel paese prima ancora di entrarvi. Sul volo da Miami a Caracas mi trovai infatti seduto accanto ad una donna venezuelana molto elegante. A giudicare dal suo aspetto benestante ero sicuro che non si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione per parlare male di Hugo Chávez. Sfortunatamente avevo ragione.

La nostra conversazione procedette senza alcun intoppo finché non arrivammo alla scontro politico in corso in Venezuela. "Chávez", sibilò lei, "è terribile, terribile". È "un bugiardo", "inganna le persone" e "sta mandando in rovina il paese".

Possedeva una casa di moda per donne dell'alta società con legami ad importanti imprese negli Usa. Quando le domandai in che modo Chávez avesse danneggiato i suoi affari, lei rispose: "in nessuno". Ma molte altre imprese, aggiunse rapidamente, sono state danneggiate in maniera irreparabile, come l'intera economia. Continuò a denunciare le malefatte di Chávez senza badare troppo ai dettagli, mettendomi in guardia dal disastro nazionale imminente qualora questo demonio avesse continuato a fare a modo suo.

Altri critici che ho incontrato in Venezuela seguivano la stessa linea d'attacco: deboli sui fatti specifici, ma veementi, animati dalla stessa ferocia di coloro che vedono il proprio diritto di nascita (cioè il loro vantaggio di classe) sotto attacco perché altri, inferiori nella scala sociale, stanno ottenendo un fetta della torta appena maggiore che in passato.

In Venezuela, oltre l'80% della popolazione vive al di sotto della soglia della povertà. Prima di Chávez la maggior parte dei poveri non avevano visto un dottore o un dentista in vita loro. I loro figli non erano mai andati a scuola, poiché non potevano permettersi la retta annuale. Gli "aggiustamenti" del mercato neoliberale degli anni 80 e 90 peggiorarono solo le cose, tagliando la spesa sociale ed eliminando i sussidi sui beni di consumo. Le amministrazioni successive non fecero nulla contro la corruzione rampante e niente contro il gap tra ricchi e poveri, la malnutrizione e la disperazione crescenti.

Lungi dal mandare in rovina il paese, ecco alcune delle cose positive che il governo di Chávez ha ottenuto:

  • una riforma agraria pensata per aiutare i piccoli coltivatori e i poveri senza terra, e nel marzo passato una grande proprietà terriera posseduta da una impresa britannica è stata occupata da lavoratori agricoli;

  • l'istruzione libera (fino al livello universitario), producendo un incremento notevole delle iscrizioni alla scuola primaria;

  • un programma di protezione delle risorse marine e alcune iniziative per la protezione del diritto alla terra e alla pesca delle popolazioni indigene;

  • banche speciali che assistono le piccole imprese, le cooperative di lavoratori ed i coltivatori;

  • la sconfitta di tentativi di privatizzare ulteriormente l'industria petrolifera - nelle mani pubbliche all'80% - e limiti alla penetrazione dei capitali stranieri;

  • l'allontanamento dal paese dei consulenti militari Usa e il divieto all'uso dello spazio aereo venezuelano agli aerei militari Usa impegnati contro la controinsurrezione colombiana;

  • la costituzione di "circoli bolivariani" in tutto il paese, comitati di quartiere con la funzione di attivare i cittadini a livello comunitario per partecipare all'istruzione, alle campagne di vaccinazione e ad altri servizi pubblici;

  • il governo assume disoccupati, temporaneamente, per riparare le strade, le fognature e il sistema idrico nei quartieri poveri.

Poi viene il programma sanitario. Ho fatto visita ad una clinica dentale nello stato in cui è nato Chávez, Barinas. Il personale era formato da quattro dentisti, due dei quali erano giovani donne venezuelane. Gli altri due erano cubani in Venezuela per un anno. Le due dentiste venezuelane mi fecero notare che in precedenza non c'era sufficiente lavoro per i dentisti. C'erano milioni di persone che avevano bisogno di cure, ma che non potevano permettersele. Le cure dentistiche erano distribuite come ogni altra merce, non a chiunque ne avesse bisogno, ma solo a coloro che potevano permettersele.

Quando la clinica pubblica di Barinas aprì le sue porte, fu inondata di persone che avevano bisogno di cure dentistiche. Nessuno fu rifiutato. Finanche gli oppositori di Chávez si servirono del servizio gratuito, mettendo temporaneamente da parte la loro avversione politica.

Molti dei dottori e dei dentisti che lavorano nelle cliniche di quartiere (oltre ad una parte delle forniture cliniche e dei medicinali) vengono da Cuba. Chávez ha anche messo a lavorare nelle cliniche pubbliche i dottori e i dentisti militari del paese. Nel frattempo, gran parte dell'establishment medico venezuelano si è opposto veementemente al programma sanitario gratuito, vedendovi una campagna comunista cubana mirante ad abbattere gli standard medici e i redditi degli specialisti. I cittadini a basso reddito che ricevono cure mediche e dentistiche per la prima volta nella loro vita non sembrano rientrare tra le preoccupazioni degli specialisti più "professionali".

Ho visitato uno dei negozi di generi alimentari di comunità che vengono sovvenzionati dal governo e sono sparsi in tutto il paese, soprattutto nelle aree a basso reddito. Questi modesti stabilimenti vendono cibo in scatola, pasta, legumi, riso, frutta e altri prodotti ben al di sotto del prezzo di mercato, una benedizione in una società in cui la malnutrizione è endemica.

I mercati alimentari popolari hanno eliminato gli strati di intermediari e reso i beni primari più accessibili per i residenti. Molti di questi mercati sono condotti da donne. Il governo ha anche creato una banca finanziata dallo stato la cui funzione è quella di formire alle donne con basso reddito i fondi necessari per avviare delle cooperative nelle loro comunità.

Esiste un numero crescente di cooperative di lavoratori. Una, a Caracas, fu avviata trasformando una discarica in una fabbrica di scarpe e di magliette. Finanziata con il denaro del ministero del petrolio, la cooperativa ha dato lavoro a circa mille persone. I lavoratori sembrano entusiasti e pieni di speranze.

Sorprendentemente, molti venezuelani sanno relativamente poco sulle cooperative di lavoro. O forse non è sorprendente, dato il monopolio quasi totale che il capitale privato ha sui giornali e sulle televisioni. I ricchi signori dei media, tutti veementemente contro Chávez, possiedono quattro dei cinque canali televisivi e tutti i principali quotidiani.

La persona maggiormente responsabile per gli sviluppi rivoluzionari in Venezuela, Hugo Chávez, ha ricevuto il solito trattamento "ad personam" da parte dei media Usa. Un articolo del San Francisco Chronicle lo ha definito "il pugnace presidente venezuelano". Uno speciale dello stesso quotidiano (30 novembre 2001) riportò le parole di un oppositore politico che definì Chávez "uno psicopatico, un tipo fortemente aggressivo". Il Financial Times di Londra lo vede come "sempre più autocratico" e a capo di una cosa chiamata "democrazia canaglia".

In The Natione (6 maggio 2002), Marc Cooper, uno di quei liberali della guerra fredda che ora difendono regolarmente l'impero Usa, scrive che il presidente Chávez, democraticamente eletto, "parla come un criminale", che "flirta con la megalomania". Il comportamento di Chávez, continua Cooper, "sfiora la paranoia", è "demagogia" trasmessa in uno "stile sempre più autocratico". Come molti altri critici, Cooper sminuisce i risultati ottenuti da Chávez e preferisce gli improperi all'analisi informata".

Altri soloni dei media hanno etichettato Chávez come "mercuriale", "assediato", "dalla mano pesante", "incompetente" e "dittatoriale", un "populista da caserma", un "uomo forte" e soprattutto "uno di sinistra". Non si spiega mai cosa significhi "di sinistra".

Nel frattempo gli oppositori di Chávez, che misero in atto un colto di stato nell'aprile 2002 contro il governo eletto democraticamente, sono dipinti dai media Usa come i difensori del governo "democratico" e "a favore della democrazia". Stiamo parlando di plutocrati del libero mercato e dei capi del complesso militare-industriale che uccisero più persone in quelle 48 ore in cui tennero il potere di quante siano mai state molestate da Chávez negli anni del suo governo.

Quando uno di questi, il generale Carlos Alfonzo, fu raggiunto dall'incriminazione per il ruolo che aveva ricoperto nel golpe, il New York Times decise di chiamarlo un "dissidente" i cui diritti erano stati soppressi dal governo di Chávez. Quattro altri alti gradi dell'esercito sono stati accusati di aver guidato il golpe del 2002 e dovranno affrontare un processo. Senza dubbio saranno descritti anch'essi non come cospiratori e traditori che hanno cercato di abbattere un governo democratico, ma come "dissidenti", individui decenti cui viene negato il diritto di essere in disaccordo con il governo.

Il presidente Chávez, ai cui discorsi pubblici ho assistito in tre occasioni, ha dimostrato di essere una persona istruita, capace di un pensiero articolato, estremamente ben informato e di buone letture. Manifesta una sincera dedizione alla realizzazione di alcuni cambiamenti benefici per la grande massa della popolazione, una persona che sotto ogni aspetto appare degna della rivoluzione democratica, discreta e pacifica che sta conducendo. Milioni di suoi compatrioti lo percepiscono giustamente come l'unico presidente che abbia mai prestato attenzione alle aree più povere del paese. Nessuna meraviglia che sia il bersaglio di calunnie e di tentativi di colpi di stato da parte delle eminenze del paese e dai circoli dominanti a nord.

Chávez afferma che il governo degli Stati Uniti progetta di assassinarlo. Posso crederci.