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LA MORTE DI KAROL WOJTYLA

La lunga agonia di Karol Wojtyla è cessata e con essa la fine di un papato fra i più celebrati ma anche fra i più discussi. Certamente, per noi osservatori, il pontefice che lascia aggi il potere vaticano è stato fra i più abili a costruire un consenso intorno alla sua persona, non sempre indistinto da quello verso la chiesa, la gerarchia, la stessa fede. Certamente ha saputo come pochi al mondo utilizzare tutti gli strumenti di cui disponeva per esercitare un richiamo carismatico fortissimo su un'umanità fortemente disorientata e bisognosa di nuovi riferimenti. La sua forte carica ideologica, il suo richiamo ad una missione che non è solo teorica ma, appunto, ideologica e fondata metodologicamente sulla presenza, lo ha portato a sperimentare con successo una via comunicativa esterna alla chiesa, e quindi nuova, ma pur sempre orientata al rafforzamento della struttura ecclesiale, ossia dell'organizzazione. Crediamo che molti dovrebbero imparare da questa sua determinazione, dal successo riscontrato anche e soprattutto fra i giovani con la sua proposta di impegno su un progetto umano, su una scelta culturale e squisitamente politica, che ne ha consentito l'autonomia nelle scelte pur nella costruzione di un processo storico di incontro. Incontro, che però non ha significato contaminazione, ma solo rispetto e tentativo di comprensione. Così la chiesa cattolica ha assunto una più marcata centralità nel dibattito mondiale post-moderno. Così, la presunta caduta delle ideologie, insieme all'accettazione dell'ideologia del mercato iperliberista e globalizzato, da noi ha anche fatto prevalere una ideologia apparentemente super partes, appunto perché di natura trascendentale o, per i credenti, divina, trascendente.

Ora, la lunga preparazione alla successione, produrrà difficilmente sorprese. Poiché il potere vaticano si fonda su regole consolidate, ma soprattutto (e qui è il nocciolo) su equilibri e rapporti delicatissimi, che considerano sia i rapporti di forza che le caratteristiche dei vari cardinali papabili, sia la provenienza geografica che quella culturale dei prelati, la successione non potrà che determinare una scelta di continuità strategica, ma senza consentire eccessi di protagonismo ad un altro pontefice così autorevole ed autoritario, in grado cioè di sconvolgere quegli equilibri.

In sostanza, per quello che si può capire oggi, da osservatori per niente esperti di vaticanismo, e per niente interessati ai pronostici, non crediamo si possa tornare a papi che lanciano scomuniche come Pio XII, né ci possiamo aspettare che il Vaticano rinunci ad una sua egemonia culturale e politica nel quadro europeo.

Una cosa certa è che nessuno dei tre uomini oggi al vertice della chiesa di Roma (Ratzinger, Ruini e Sodano) ha la forza di governare da solo e soprattutto contro gli altri due. Non a caso abbiamo visto i più quotati di qualche tempo fa (da Tettamanzi a Biffi, ecc.) progressivamente cancellati dalla lista con i motivi più vari. Più plausibile un accordo fra i tre al fine di eleggere un cardinale che abbia i requisiti necessari per operare come essi desiderano. Ad esempio, soccorre la figura di un cardinale italo-argentino in costante ascesa sotto gli ultimi anni di Wojtyla, che oltre ad accontentare il continente sudamericano per le note rivendicazioni in materia, riporterebbe un papa italiano sul soglio dopo ben quasi 27 anni. Con questo si garantirebbero le aspettative dei fedeli e delle gerarchie locali, ma si otterrebbe - cosa ben più importante per la gestione vaticana - la nomina di un pontefice più disponibile, meno rigido, in sostanza meno indipendente, poiché il personaggio di cui parliamo non ha la tempra di un Tettamanzi, né la statura di un Martini (anch'egli derubricato con la scusa dell'età verso impegni di studio).

Mai come stavolta, forse, il detto morto un papa se ne fa un altro è stato più significativo. Un altro, appunto. Ma si può essere "altro" in molti modi. Intanto i fedeli piangono, in cerca di guida.

Giovanni Morsillo
Partito dei Comunisti Italiani
Sezione "T. Filancia" - Roccasecca

 

Dichiarazione alla stampa nazionale e straniera del Ministro degli  Esteri, Felipe Pérez

L’Avana, 2 aprile del 2005. Ore 16:00

Il Governo e il Popolo cubani hanno seguito da vicino e con molto interesse, come altri popoli del mondo, l’evoluzione dello stato di salute di Sua Santità il Papa Giovanni Paolo IIº.

Abbiamo appena ricevuto con profondo dolore la notizia della sua morte.

Noi abbiamo sempre visto il Papa Giovanni Paolo IIº, e continueremo a vederlo, come un amico che si è preoccupato dei poveri, che ha combattuto il neoliberismo e ha lottato per la pace.

Ricorderemo sempre con gratitudine la sua visita nel nostro paese nel 1998, le sue parole di amicizia; lo ricorderemo sempre anche per le sue dichiarazioni contro il blocco che soffre il nostro popolo, definito “una misura economica restrittiva imposta dall’estero, ingiusta ed eticamente inaccettabile. 

Il nostro popolo lo ha ricevuto con rispetto e simpatia. Il nostro popolo e il nostro governo non dimenticheranno la visita del Papa a Cuba e il suo cordiale ricevimento, quando il Presidente Fidel Castro lo visitò in Vaticano e non dimenticheremo mai il segno che ha lasciato in noi la sua visita. 

In questi momenti esprimiamo il nostro messaggio di condoglianze, di rispetto e solidarietà con tutti i credenti cattolici, a Cuba e nel resto del mondo.

Informiamo che tutte le attività  relazionate con i funerali avranno una vasta copertura nel nostro paese.

Manderemo un messaggio ufficiale di condoglianze del Presidente Fidel Castro a sua Eminenza Reverendissima il Cardinale Eduardo Martínez Somalo, Camerlengo della Santa Chiesa Romana.

            Nota Ufficiale

Con motivo della morte di Sua Santità  Giovanni Paolo IIº, è stato deciso di sospendere nel periodo di lutto ufficiale decretato dal Consiglio di Stato lo svolgimento delle attività festive. Questo include la posposizione,  tra l’altro, dei festeggiamenti per l’anniversario dell’Organizzazione dei Pionieri José Martí e dell’Unione dei Giovani Comunisti, oltre alla partita finale della  XLIVª Serie Nazionale di Baseball   

 

IL Consiglio  di Stato cubano ha decretato il Lutto  Ufficiale per la morte del Papa

           

Repubblica di Cuba - Consiglio di Stato - Presidenza

FIDEL CASTRO RUZ, Presidente del Consiglio di Stato della Repubblica di Cuba.

FACCIO SAPERE: Che il Consiglio di Stato della Repubblica di Cuba,  usando le facoltà che le sono state conferite ha stabilito di dettare il seguente

DECRETO

PER QUANTO: Abbiamo ricevuto la notizia della morte di KAROL JOSEF WOJTYLA, SUA SANTITÀ il PAPA  GIOVANNI PAOLO IIº, nella serata di sabato 2 aprile del 2005, ora di Roma, annunciato ufficialmente dal Vaticano.

PER QUANTO: Cuba e la Santa Sede mantengono relazioni diplomatiche ininterrotte sin dal 1935, sostenute nel principio del rispetto mutuo.

PER QUANTO: Il Papa Giovanni Paolo IIº, è stato una  personalità di importanza mondiale, nei suoi 26 anni di Pontificato, ed è stato un lottatore instancabile a favore della pace, si è distinto per la sua  attività a favore della soluzione  di molti mali sociali che  danneggiano l’umanità, criticando il neoliberismo e condannando la  guerra.

PER QUANTO: Sua Santità ha realizzato una storica visita pastorale a  Cuba dal 21 al 25 gennaio del 1998 e fu ricevuto dal nostro popolo e dal nostro Governo con rispetto e simpatia. Egli condannò "le  misure  economiche restrittive imposte dall’estero, ingiuste ed eticamente inaccettabile". Questa critica fu reiterata in diverse occasioni.

PER TANTO: Il Consiglio  di Stato della Repubblica di Cuba.

STABILISCE

PRIMO: Di Decretare tre giorni di Lutto Ufficiale per la morte del  PAPA GIOVANNI PAOLO IIº.

SECONDO: Si dispone che la Bandiera Nazionale sia  posta a mezz’asta negli  edifici pubblici  nelle istituzioni militari il Tre, Quattro e Cinque di aprile del 2005.

TERZO: I Ministri degli  Esteri e delle  Forze  Armate Rivoluzionarie sono incaricati del compimento di quanto  disposto con il presente Decreto.

DATO nel Palazzo della Rivoluzione, nella città L’Avana, nel  giorno 2  del mese di aprile del 2005, "Anno dell’Alternativa Bolivariana per le Americhe".

Il Presidente del Consiglio  di Stato

 

Un   incontro storico

“Mi compiace dirigere il mio saluto in primo luogo al Signor Presidente Dottor Fidel Castro Ruz, che ha avuto la cortesia di venire a ricevermi e al quale desidero esprimere la mia gratitudine per le sue parole di benvenuto”, disse il Papa Giovanni Paolo IIº  toccando il suolo cubano nel gennaio del 1998

ARMANDO PÉREZ FERNÁNDEZ

Il mondo intero guardava verso Cuba per quello storico incontro tra il presidente Fidel Castro e il Papa Giovanni Paolo IIº quando questi visitò Cuba sette anni fa. Non era la prima volta però che si incontravano, perchè Fidel Castro era già stato ricevuto in Vaticano nel novembre del 1996.

Il 21 gennaio del 1998 il Papa, che fu ricevuto dal Presidente di Cuba e dalle autorità ecclesiastiche dell’Isola, si mostrò molto soddisfatto dell’accoglienza.

“Mi compiace dirigere il mio saluto in primo luogo al Signor Presidente Dottor Fidel Castro Ruz, che ha avuto la cortesia di venire a ricevermi e al quale desidero esprimere la mia gratitudine per le sue parole di benvenuto”, disse il Papa Giovanni Paolo IIº  toccando il suolo cubano nel gennaio del 1998.

“Santità” disse il presidente di Cuba “noi abbiamo le stesse opinioni  su importanti questioni del mondo di oggi e questo ci soddisfa moltissimo; in altri argomenti le nostre opinioni differiscono, ma noi rispettiamo la convinzione profonda con la quale lei difende le sue idee. A Cuba incontrerà un popolo istruito, al quale lei potrà parlare in piena libertà  di tutto quello che desidera, con la sicurezza che possiede talento, elevata cultura politica, convinzioni profonde e tutta la coscienza e il rispetto del mondo per ascoltarla!” riferì Fidel Castro.

Il secondo giorno nell’Isola, il Papa realizzò una visita di cortesia al Capo di Stato cubano e la conversazione privata duro circa 45 minuti e  si scambiarono anche dei regali.

Al termine dello storico viaggio Fidel Castro si congratulò con il Papa per l’esempio che era stato dato al mondo.

“Lei, visitando quello che alcuni hanno definito l’ultimo bastione del comunismo e noi ricevendo il capo  religioso al quale attribuirono la responsabilità di aver distrutto il socialismo in Europa!”

Il Papa condannò nuovamente e pubblicamente le misure restrittive del blocco degli Usa contro Cuba e le considerò “ingiuste ed eticamente inaccettabili”.

E così il Papa viaggiatore partì da Cuba lasciando un messaggio d’amore e di pace al popolo dell’Isola e al suo leader.