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STORIA

 

 

LA BIBLIOTECA NAZIONALE JOSE MARTI

Un’esistenza precaria sino al 1959

 

GUSTAVO BECERRA – Speciale per Siporcuba

 

Uno dei tre edifici che fiancheggiano la  Plaza de la Revolución José Martí dell’Avana, è quello della  Biblioteca Nazionale, che porta lo stesso nome  dell’Apostolo dell’indipendenza cubana ed è ubicato a destra del Monumento.

La Biblioteca Nazionale ha più di cento anni, ma non è sempre stata lì. È stata fondata il 18 ottobre del 1901 grazie ad una legge militare del governo interventista nordamericano. Gli Stati Uniti intervennero alla fine della guerra  contro la Spagna, già vinta dai cubani e tolse loro l’indipendenza.

La sua prima ubicazione fu un salone di 30 metri di lunghezza per 7,5 di larghezza nel Castello della Forza, una delle fortezze coloniali dell’Avana, con un fondo iniziale di 31.521 volumi, donati dal suo primo direttore, Don Domingo Figarola Caneda.

 Alcuni mesi dopo Figarola dovette trasferire la Biblioteca nel dipartimento d’istruzione pubblica e poi ancora nella Maestranza d’Artiglieria, dove rimase fino al 1925.

Poi i fondi bibliografici furono ancora trasferiti nel 1929: una parte nel Capitolio Nazionale e un’altra nella cantina dell’antica prigione dell’Avana dove scoppio un incendio che distrusse il contenuto.

Tutti questi spostamenti della Biblioteca per anni e l’abbandono ufficiale promossero delle eroiche campagne guidate dallo storiografo Emilio Roig de Leuchsenring, che fondò nel 1936 la Società Amici della Biblioteca Nazionale, con le quali denunciò il caos educativo e culturale che viveva Cuba e in particolare l’istituzione bibliotecaria dell’Isola.

Nel  1938, per la richiesta di un ignorante e spietato capo della polizia, José Eleuterio Pedraza, la Biblioteca Nazionale fu trasferita ultra volta dalla Maestranza d’Artiglieria al Castello della Forza.

Quando gli incaricati del tesoro culturale della nazione cercarono di difenderlo, Pedraza minacciò di tirarli in mare.

In quegli anni  lo scrittore José Antonio Ramos fu designato assessore tecnico dell’istituzione ed eseguì la catalogazione e la classificazione dei fondi esistenti. 

Durante l’epoca di Ramos si creò la Giunta dei Patroni e il 21 marzo del 1941 si promulgò la Legge No. 20 chiamata di Finanziamento per la destinazione di una parte del raccolto dello zucchero che, con l’articolo 21, stabiliva un’imposta di mezzo centesimo su ogni sacco di zucchero da 325 libbre (150 Kg.).

L’importo di questa tassa sarebbe stato consegnato alla Giunta che si doveva incaricare di comprare un terreno e far costruire un edificio per poi dotarlo di mobili e librerie, con tutto quello che è necessario per una biblioteca.

Nel 1949, su iniziativa di Don Fernando Ortiz, la Giunta dei Patroni accordò di chiamare l’edificio, costruito diversi anni dopo, con il nome di José Martí. 

Il terreno che la biblioteca occupa oggi fu comprato dalla giunta per 300 mila pesos.

Il 28 gennaio del 1952 fu collocata la prima pietra e cominciarono i lavori da parte del ministero delle opere pubbliche.

Il 12 giugno del 1957 con il decreto numero 1664 si dispose la consegna dell’edificio alla Giunta dei Patroni e il trasferimento della Biblioteca Nazionale nel nuovo immobile. 

Nel 1959 il Trionfo della Rivoluzione determinò grandi cambiamenti nelle strutture socio-economiche e quindi anche nella vita intellettuale dell’Isola.

L’impeto rivoluzionario riempì e organizzò gli scaffali  del prezioso edificio, che erano vuoti e le sontuose sale, anch’esse vuote sino al 1959, che finalmente si riempirono di lettori.   

Si cominciarono così a realizzare le migliori aspirazioni del movimento  bibliotecario cubano e iniziò un periodo di vertiginoso sviluppo.

L’edificio sede dispone di eccellenti qualità per la realizzazione delle sue funzioni socio-culturali.

La più grande tra le biblioteche dell’Isola svolge la direzione metodologica del sistema delle biblioteche pubbliche di Cuba; si occupa dell’orientamento tecnico del programma nazionale per la lettura e svolge la consulenza nell’archivio centrale del ministero di cultura.

Questa istituzione così importante nell’universo culturale cubano, custodisce il patrimonio di documenti e bibliografico della nazione ed è il centro culturale di tutta la comunità. Offre servizi d’informazione ed è un riferimento umanista e scientifico.

La Biblioteca Nazionale accresce costantemente la sua grande importanza, perchè le sue collezioni, essendo il primo centro bibliografico di Cuba, non smettono di crescere in estensione e in profondità, in corrispondenza con la lunga tradizione culturale dell’Isola.

Nell’istituzione si trovando circa due milioni e mezzo di documenti compresi tra il XIVº e il XXº secolo; i suoi fondi incorporano circa 14 mila pezzi tra libri e altre pubblicazioni, stampati tra il XVIIIº e il XXº secolo; più di 2 mila esemplari stampati tra il XVº e il XVIIº secolo, più di 25 mila mappe e 11mila manifesti cubani...  E inoltre più di centomila fotografie pubblicate a Cuba o all’estero su Cuba, con quelle che gli autori cubani pubblicano all’estero.

Il direttore attuale, Eliades Acosta, ha detto che la storia della Biblioteca Nazionale di Cuba è la storia ridotta della nazione cubana .

Ha sofferto dimenticanze e ingiustizie come il popolo cubano, nelle mani di governanti repubblicani obbedienti agli ordini dello straniero; ha errato da un luogo all’altro e ha visto perdersi le sue collezioni per mancanza di denaro e per l’incuria. 

Mentre si costruivano lussuose residenze e casinò da gioco, non c’erano fondi per far sì che i cubani disponessero di biblioteche degne della lunga tradizione culturale di un popolo che aveva dato creatori della taglia di Martí, Alejo Carpentier, Nicolas Guillen o scienziati come Carlos J. Finlay.

Come quella della nazione cubana, la storia della Biblioteca Nazionale è una storia di lotte incessanti per la giustizia, la cultura e la ragione, ha detto con ragione Acosta e al trionfo della Rivoluzione, se è vero che esisteva il nuovo edifico costruito con il denaro del popolo e inaugurato durante una feroce tirannia come quella di Fulgencio Batista, nei suoi immensi depositi praticamente non c’erano libri.

Alcuni dei più vecchi bibliotecari che vi lavoravano ricordano quei giorni in cui accoglievano cinque lettori in un maestoso edificio di 18 piani.

Ma non era strano con una popolazione che aveva il 30% di analfabeta e che passava i giorni lottando per la sopravvivenza, mentre i più ricchi dilapidavano la ricchezza nazionale nel lusso e non esisteva  un’industria nazionale del libro. 

Era necessario riempire quel bel involucro, quel bel edificio della Biblioteca Nazionale e metterlo davvero al servizio di tutta la popolazione, come ha fatto la Rivoluzione.