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2006: Un’altra stagione ciclonica molto attiva nei Caraibi

 

GUSTAVO BECERRA - speciale per SíporCuba

          

Domenica 11 giugno si muoveva  sulle acque del Golfo del Messico, in  prossimità dell’occidente di Cuba, la prima tormenta tropicale dell’attuale stagione ciclonica, chiamata Alberto, con venti massimi di circa de 100 Km. l’ora e molta pioggia

La stagione ciclonica nell’Atlantico e nei Caraibi comincia ogni anno il 1º giungo e termina il 30 novembre.

La frequenza di dieci fenomeni di questo genere è normale, ma negli ultimi anni la cifra è stata superiore, soprattutto dal 1994.

Gli esperti prevedono che questa iperattività dovrebbe durare altri 15 – 20 anni.

Gli specialisti del Centro dei Pronostici dell’Istituto di Meteorologia di Cuba  hanno precisato per la presente stagione inaugurata da Alberto, che si formeranno quindici cicloni tropicali e che nove potrebbero diventare uragani.

Sarà difficile superare il record del 2005, con 27 cicloni tropicali tra i quali il terribile Latrina, e poi Stan, Rita e William che provocò le maggiori inondazioni mai viste all’Avana.

I cicloni tropicali sono centri di basse pressioni che sostituiscono sistemi organizzati di nuvole con una circolazione definita: valutando l’intensità dei venti sostenuti si classificano così:

- Depressione tropicale: Venti massimi sostenuti di 63 Km./ ora. Si considera un ciclone tropicale nella sua fase primitiva.

-Tormenta tropicale: Venti massimi sostenuti tra 63 e 118 Km/h.

- Uragano: È il più severo di questi  fenomeni meteorologici . Se caratterizza per un intenso centro di bassa pressione, circondato da bande d nubi disposte a spirale che girano attorno al centro – l’occhio dell’uragano – in senso contrario alle lancette dell’orologio nell’emisfero nord e al contrario nell’emisfero sud, producendo venti che superano i 119 Km./ ora e con piogge torrenziali. Venti di oltre 240 Km/ora si presentano con gli uragani più intensi.

I cicloni di quest’anno saranno - oltre ad Alberto -  Beryl, Chris, Debby, Ernesto, Florence, Gordon,, Helene, Isaac, Joyce, Kira, Leslie, Michael, Nadine, Oscar, Patty, Rafael, Sandy, Tony, Valerie e William.

Se i nomi termineranno per uso eccessivo si utilizzeranno le lettere dell’alfabeto greco, approvate per queste casi.

Con l’inizio dell’estate le acque dell’Oceano  Atlantico, del Mar dei Caraibi e del Golfo del Messico aumentano la temperatura e questo contribuisce alla formazione di questi fenomeni.

Anche se sipossono verificare cicloni e tormente tropicali in tutto l’anno, nel Golfo del Messico e nei Caraibi occidentali le acque più tranquille si scaldano prima per cui e lì che iniziano i sistemi ciclonici della stagione.

Mentre avanza l’estate e il sole si avvicina alla latitudine più boreale, verso il nord, gli uragani si producono a nord dei Caraibi e si muovono verso ovest per via della rotazione terrestre,  per cui arrivano molto spesso alla costa est degli Stati Uniti, dopo il passaggio sui paesi  dei Caraibi come Puerto Rico, la Repubblica Dominicana, Haiti, Cuba e le Bahamas.

Prima toccano le coste della Florida e poi, mentre avanza l’estate nell’emisfero nord in  agosto e settembre, secondo la potenza dell’uragano, possono toccare anche gli stati centrali degli USA e i paesi  più a nord della costa atlantica, avanzando all’interno del continente.

Gli esperti cubani pongono molta cautela nello stabilire una relazione tra i cambi climatici e l’aumento dell’attività ciclonica nella conca atlantica, ma considerano urgente uno sforzo d’adattamento a un clima che sarà sempre più aggressivo.

Il vincolo tra il riscaldamento globale e i fenomeni climatici più intensi e frequenti è materia di polemica internazionale, al calore di vari anni di forti e distruttori uragani, nelle aree geografiche comprese tra l’Atlantico nord il Golfo del Messico e il mar dei Caraibi.

Uno degli ultimi studi che segnalano il cambio climatico come responsabile del maggior potere degli uragani, è quello realizzato dal professor Kerry Emmanuel, dello statunitense Massachusetts Institute of Technology, e avvisa che l’intensità e la durata di queste tormente nell’Atlantico e il Pacifico sono cresciute del 50% dal 1970.

L’investigazione di Emmanuel, i cui risultati sono stati pubblicati nell’agosto del 2005 dalla rivista Nature, associa questi fenomeni alla maggior temperatura media della superficie degli oceani e della atmosfera durante lo stesso periodo, sostenendo che potrebbe avere relazione con il cambio climatico provocato dall’accumulo  dei gas dell’effetto serra nella cappa d’aria che circonda la terra.

Ramon Pérez, direttore del Centro Nazionale del Clima dell’Istituto di Meteorologia di Cuba, sostiene che la mancanza di una prova scientifica non permette di affermare che il cambio climatico è responsabile d’un aumento dell’attività ciclonica, anche se non si può scartare l’ipotesi.

In una dichiarazione recente all’agenzia IPS Pérez  ha considerato urgente un’azione della comunità internazionale indirizzata a modificare il modello di sviluppo e di stile di vita con l’obiettivo di mitigare le cause del cambio climatico indotto dalle attività umane.

I gas dell’effetto serra sono gettati nell’atmosfera soprattutto per attività umane come la combustione di petrolio, gas e carbone.

Simultaneamente si devono prendere le misure necessarie per controllare il rischio dei cicloni tropicali come una forma d’adattamento a un clima futuro più aggressivo, ha aggiunto Pérez.

L’impatto dell’eccessiva concentrazione atmosferica dei gas dell’effetto serra, come il diossido di carbonio, il metano e l’ossido nitroso, include un aumento della temperatura degli oceani e della frequenza e intensità dei fenomeni climatici estremi.

Nelle latitudini medie e alte dell’emisfero nord e le piogge sono aumentate del 10%, accompagnate da episodi infrequenti con una crescita in certe parti dell’Europa, mentre le siccità s’intensificano e sono molto frequenti in Asia e in Africa.

Delle 15 tormente tropicali che si prevedono per questa stagione, 10 nasceranno sulle acque dell’Atlantico nord, tre nel Golfo del Messico e due nel Mar dei Caraibi.

Se i pronostici saranno esatti, questa sarà la nona stagione consecutiva che supera la media annuale storica di 10 tormente tropicali  con circolazione rotativa e venti più forti di 63 Km/ora.

L’ Istituto di Meteorologia de Cuba ha stimato che nel   2005, per via del passaggio di tutte le tormente, nella conca atlantica sono morte  almeno 3 570 persone, una cifra che si può valutare inferiore a quella reale se si considera l’inettitudine delle informazioni sulle vittime, provocate dall’uragano Katrina in agosto negli USA e da Stan, in ottobre, in America Centrale.