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rRIVISTA TELEMATICA MENSILE A CURA DI GIOIA MINUTI
STORIA

 

CARLOS BASTIDAS

L’ultimo giornalista assassinato in Cuba

 

GUSTAVO BECERRA ESTORINO - Speciale per SiporCuba

 

Il giornalista ecuadoriano Carlos Bastidas andò a fare due passi quella notte del 1958 dall’hotel Pasaje all’Avenida del Prado, di fronte al Capitolio, dov’era alloggiato da quando era arrivato a L’Avana, raccomandato dal figlio della padrona, un giovane che aveva conosciuto durante la sua visita al quartier generale di La Plata e in altri luoghi della Sierra Maestra. Era la sua ultima notte.

Quando giunse all’angolo di Galiano e Neptuno entrò in un famoso bar dell’epoca, il Cachet, dove si sedette per alcuni minuti, sino a che uno sconosciuto personaggio cominciò sorprendentemente a insultarlo e offenderlo e poi a colpirlo.

Quando Bastidas, che aveva solo 23 anni, cercò d’alzarsi, lo sbirro - niente meno che il tristemente celebre Pilar García - gli sparò a bruciapelo e il giovane restò agonizzando a dissanguarsi.

Carlos Bastidas Argüello in questo modo fu l’ultimo giornalista  assassinato in Cuba, il 13 maggio del 1958, 50 anni fa.

La polizia del tiranno Fulgencio Batista pose fine alla sua vita per l’imperdonabile delitto d’aver scritto per il quotidiano del Ecuador,  El Telégrafo, dalle montagne della  Sierra Maestra, gli avvenimenti della  guerra comandata da Fidel Castro.

Quando era giunto a Cuba  Bastidas era riuscito ad andare sulla Sierra a stabilire un contatto con le forze dell’Esercito Ribelle, ad avere anche un incontro con lo stesso Fidel.

Fu uno dei primi collaboratori di Radio Rebelde, attraverso la quale, con lo pseudonimo di Atahualpa Recio, comunicava con il popolo  cubano. Bastida  si era identificato con la lotta del Movimento 26 di Luglio per ottenere la vera e indipendenza e la libertà di Cuba.

Nonostante la sua gioventù, aveva un curriculm giornalistico importante, dato che aveva lavorato per vari giornali del suo paese e aveva coperto importanti avvenimenti nazionali e internazionali.

Non era giunto a Cuba solo a caccia della grande notizia, cioè la caduta del tiranno Fulgencio Batista, o per conquistarsi un nome che gli aprisse anche più le porte del mondo del giornalismo continentale.

Nell’Isola aveva incontrato una vera Rivoluzione, con ideali identificati nella causa degli umili, degli oppressi, degli sfruttati e dei discriminati e restò affascinato dalla magia della Rivoluzione cubana nel mese e mezzo che restò sulla Sierra Maestra.

Il suo spirito giovane fu completamente conquistato dalla Rivoluzione e per questo visse sulla Sierra come un altro qualsiasi  rivoluzionario, come raccontò poi l’argentino Jorge Ricardo Masetti, con il quale coincise sulle montagne dell’oriente cubano.

Dopo questa esperienza indomita, ritornò a l’Avana l’11 maggio, con il proposito d’andare tre giorni dopo negli Stati Uniti, da dove pensava di denunciare i crimini dell’aviazione di Batista contro le comunità rurali dell’Isola.

Andò nell’ambasciata dell’Ecuador nella capitale cubana, dove consegnò all’allora ambasciatore Virgilio Chiriboga i rullini delle foto che aveva scattato nella Sierra e altri documenti.

In quel bar dove lo assassinarono  doveva ricevere alcune lettere di militanti del 26 di luglio, per portarle agli esiliati cubani negli USA.

Del brutale crimine non si pubblicò nemmeno un riga nella stampa cubana dell’epoca, sottomessa alla più ferrea censura.

Il cadavere di Carlos Bastida fu portato  alla morgue per ordine della polizia.

Il Collegio dei Giornalisti dell’Avana venne a conoscenza del fatto avvenuto e dopo molte difficoltà riuscì a farsi consegnare il cadavere tre giorni dopo. Il morto fu vegliato nella sede delle Pompe Funebri di Calzada y K nel Vedado e sepolto il giorno dopo nel Pantheon dei giornalisti, nel cimitero di Colón.

Carlos Bastidas Argüello è stato l’ultimo giornalista ucciso in Cuba per aver esercitato il suo lavoro, come ha sottolineato la pagina web dell’Unione dei Giornalisti di Cuba, durante 50 anni di Rivoluzione a cuba nessun giornalista cubano o straniero è mai stato ucciso in quest’Isola per le sue opinioni.

Nel mondo la violenza contro i professionisti dell’informazione  non si è mai interrotta e negli ultimi 25 anni quasi mille giornalisti in America Latina hanno pagato con la vita i loro criteri.

L’aggressione e l’occupazione dell’Iraq da parte delle forze del Pentagono ha provocato la morte di molti.

La maggioranza di questi crimini resta impunita così come è avvenuto con l’omicidio di Carlos Bastidas nel 1958, i cui autori riuscirono a scappare e trovarono un rifugio sicuro negli Stati Uniti.