CUBAOGGI


IL CHE VIVE IN BOLIVIA

 


 

39 anni fa, il 9 ottobre 1967, nel villaggio (oggi quasi disabitato) de La Higuera (Bolivia), un luogo alquanto inospitale, il Comandante Ernesto "Che" Guevara venne ucciso, a soli 39 anni d'età, da un soldato boliviano ubriaco, su ordine della CIA.

Il "Che", dopo essere rimasto isolato per prestare soccorso ai compagni feriti, a sua volta rimaneva anche lui ferito ad una gamba e, ormai privo di munizioni, veniva catturato nei pressi di Vallegrande, insieme con alcuni suoi compagni di guerriglia.

La settimana scorsa, il 14 giugno 2006, è stato celebrato l'anniversario della nascita del "Guerrigliero Eroico" dal Presidente della Bolivia Evo Morales, alla presenza, tra gli altri oratori invitati, degli ambasciatori di Cuba e Venezuela.

Se oggi fosse vivo il "Che" avrebbe 78 anni. La lavanderia dell´ospedale "Signore di Malta" è diventata luogo di pellegrinaggio perché vi venne esposto il suo corpo dopo il suo assassinio.

In questa occasione, tale ospedale è stato completamente rimodernato e dotato di attrezzature dell´ultima generazione donate da Cuba, che vi ha anche inviato 25 specialisti altamente qualificati che lavoreranno nell´installazione.

78 medici e paramedici cubani sono arrivati in Bolivia per unirsi al contingente, di oltre 1.100 in totale, che già collaborano con questo Paese. Tale personale vi rimarrà per tutto il tempo che sarà necessario.

La ministra boliviana della Sanità, Nila Heredia, ha affermato che Vallegrande, per la sua storia, suscita riflessioni e rafforza convinzioni e che l´eredità del rivoluzionario argentino-cubano è presente nello sviluppo della sanità a Cuba e nella solidarietà dell´Isola con la Bolivia.

In meno di quattro mesi i componenti della Brigata Medica Cubana in Bolivia hanno, infatti, potuto assistere a più di 600.000 pazienti, aiutando a salvare più di 1.000 vite e realizzando più di 15.000 operazioni alla vista. Contemporaneamente, si sta effettuando la donazione di moderne attrezzature mediche destinate a 20 ospedali, tra le quali quello di Vallegrande, le cui installazioni sono state reinaugurate con la partecipazione del Presidente Evo Morales e delle autorità cubane.

Un altro esempio di questa solidarietà sono i più di 120.000 uomini e donne che stanno già frequentando il corso d´alfabetizzazione, apprendendo a leggere e scrivere, mediante il metodo di apprendimento "Io sì che posso", ideato da specialisti cubani.

L´Istituto Pedagogico Latinoamericano e dei Caraibi (IPLAC) di Cuba ha recentemente ricevuto il Premio Alfabetizzazione 2006 "Rey Sejong" dell'UNESCO per la promozione di tale programma d´alfabetizzazione.

Il direttore generale dell´UNESCO, Koichiro Matsuura, ha stimato che si tratta di un esplicito riconoscimento a questo metodo d´alfabetizzazione, già utilizzato con successo in 15 Paesi. Il metodo cubano è stato giudicato innovatore, flessibile, capace di adattarsi ad una varietà di situazioni geografiche, culturali ed etniche che ha dimostrato la sua efficacia in contesti sociali, rurali e urbani ed in settori con necessità speciali.

Info sul Premio Unesco al link http://www.granma.cu/italiano/2006/junio/mar20/unesco.html

Evo Morales ha messo in risalto nel suo intervento che, a differenza di quelli degli Stati Uniti e di altri potenti Paesi, gli aiuti provenienti da Cuba e dal Venezuela vengono offerti senza porre condizioni di nessun tipo, con spirito solidale, con totale rispetto per l´uguaglianza e per le decisioni della Bolivia.

Durante la cerimonia inaugurale, Morales ha ringraziato anche il popolo cubano e il suo Presidente Fidel Castro per la cooperazione offerta a questo Paese in campo sanitario.

Ha ribadito la determinazione del suo Governo di realizzare cambiamenti profondi a vantaggio della popolazione e ha rivendicato l´attuazione di importanti misure, promesse durante la campagna elettorale.

Tra queste ha menzionato la nazionalizzazione degli idrocarburi e l´inizio della seconda riforma agraria in contrasto con la politica dei Governi privatizzatori.

L´Ambasciatore cubano in Bolivia, Rafael Dausa, ha detto, emozionato, che a quasi 40 anni dalla caduta del guerrigliero argentino-cubano alcune delle rivendicazioni per le quali ha versato il suo sangue si stanno ora realizzando, soprattutto per quel che riguarda la salute e l´educazione
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