di GIOIA MINUTI
Vieques
Che se ne vadano da Vieques
quelli che devastano il suo suolo,
quelli che distruggono i suoi fiori,
con le mitraglie e con le bombe al napalm,
che se ne vadano gli yankee,
il gringo americano
che provoca la morte
di questo eroico popolo
e di tutto il suo habitat
Che vadano via subito è quello
che chiediamo portoricani e viequensi.
e che lascino le nostre isole in pace.
Noi vogliamo l’indipendenza
noi vogliamo la pace!
“Questa canzone la sto scrivendo per Vieques... la musica è già tutta
qui, è nella mia mente e oggi, quando avrò un poco di tempo, verrà
fuori...”
Me lo disse in una tarda mattinata di giugno di otto anni fa. Mi
aveva concesso un’intervista con tutto il da fare che aveva, con le
enormi responsabilità che doveva svolgere. Tra le tante si occupava di
seguire i lavori di ristrutturazione della sede dell’Associazione dei
Combattenti che presiedeva, e che ha un ascensore. Volle andare a
veder fino al tetto come avanzavano i lavori e lì conobbe l’ingegnere
responsabile del montaggio dell’ascensore: il mio compagno, che gli
chiese un’intervista per me, conoscendo la mia grande ammirazione per
Almeida, che dopo un breve periodo, fece sapere che sì era possibile, e
così mi ritrovai nel suo ufficio.
Almeida era un mito, era un Comandante, grado mitico, molto più
sfolgorante di generale o ammiraglio.
Il popolo amava e amerà sempre Juan Almeida Bosque per la sua storia
personale, per la sua dedizione alla Patria, alla Rivoluzione, a Fidel e
a Raúl; lo ama anche perchè è un musicista “un trovador”, o come gli
piace sentirsi chiamare “un autore di canzoni”. E i cubani apprezzano
la buona musica.
La sua “canción ranchera” La Lupe, si ascolta sempre aspettando
l’inizio delle manifestazioni del Iº maggio e molti si chiedono: “Ma
perchè mettono questo valzer?”, che non è un valzer...
UNA VITA PER LA RIVOLUZIONE E L’INTERNAZIONALISMO
Era nato rivoluzionario, internazionalista e artista e la sua prima
canzone la scrisse a 14 anni, quando si era innamorato di una “muchacha
del barrio”, del suo quartiere.
“Sufro”, s’intitolava, perchè soffriva per amore della chica a cui aveva
dedicato la canzone. “Proprio allora cominciavo a farmi crescere i
baffi, ma erano baffetti sottili, piccoli, a quei tempi”, sorrise.
“No, non esiste un libro di poesie mie, ma hanno inserito vari testi
miei in varie pubblicazioni, io ho pubblicato libri sulla storia della
nostra guerriglia. Ho scritto diverse elegie: quella per José Martì, per
esempio, o quella dedicata al Maggiore Generale Antonio Maceo y Grajales;
l’elegia per il Maggiore Generale Ignacio Agramonte y Loynaz, la marcia
“Hasta pronto”, dedicata al Comandante Ernesto Che Guevara, che venne
suonata quando i resti del Guerrigliero Eroico e dei suoi compagni
vennero portati a Cuba dalla Bolivia. Una poesia che mi è molto cara
s’intitola “Odio”, e descrive il mio odio contro l’imperialismo. Ho
scritto un brano sulla battaglia di Playa Girón tra i tanti. Una volta
io suonavo la chitarra, ma poi ho perso in un incidente la prima falange
dell’anulare sinistro e così ho dovuto rinunciare a suonare, ma la mia
produzione musicale non si è arrestata di sicuro per questo”.
Al momento dell’intervista aveva 74 anni, molto ben portati, ed era
pieno d’energia fisica e mentale.
“Io scrivo le mie canzoni con parole e musica nello stesso tempo. Mi
escono già pronte direi”, scherzava Juan Almeida Bosque, cubano più mai,
e sorrideva molto, rideva piacevolmente, era un uomo semplice con una
grande educazione e rispetto per i suoi simili.
Mi disse: “Lo so che “La Lupe” e “Cantinerito” sono le mie canzoni più
note. La storia di “La Lupe” “fa parte” della storia della leggendaria
spedizione dello yacht Granma, perchè lui l’aveva scritta in Messico,
durante l’esilio di Fidel, Raúl e di tanti altri compagni che si
preparavano, usciti dalla prigione del Presidio Modelo dell’Isola della
Gioventù (allora Isola de Pinos), per combattere la guerriglie contro il
tiranno Batista e conquistare libertà e indipendenza per Cuba.
“La canzone La Lupe era dedicata ad una ragazza con questo nome, alla
Vergine della Guadalupa e a tutte le donne messicane, ma devo confessare
che forse il mio brano più amato è quello che s’intitola “Qualsiasi
luogo è la mia terra”.
E furono “la sua terra l’Angola e l’Africa del sud così come l’America,
come per tutti coloro che lottarono e lottano, seppur in modi
differenti, per la libertà, l’indipendenza, la giustizia; tutti coloro
che amano Fidel, che seguono e sostengono le sue idee, che mettono in
pratica la solidarietà internazionalista.
“Io non canto generalmente, canticchio le canzoni mentre le scrivo e non
canto neanche sotto la doccia. Certo magari a qualche festa o in qualche
incontro con i miei compagni canto anch’io. Il tempo che ho per questo
però non è molto. Il mio autore preferito è sempre stato Cindo Garay, un
grande musicista, un mito della trova cubana. Poi Ñico Saquito, per
esempio. Ho avuto la fortuna di conoscere Cindo, così com’ero amico di
Nicólas Guillen e di tanti altri grandi artisti. Stimo moltissimo
Silvio, Pablo e tanti altri cantautori cubani ed ho conosciuto anche
Renzo Arbore, italiano, che mi è molto simpatico. Tra i cantanti
italiani mi piace molto Andrea Baccelli, ma tutta la musica mi piace,
anche se indubbiamente preferisco il son, il bolero e il danzón.
Ascolto volentieri anche il rap. I primi che sentono le mie canzoni sono
i miei collaboratori - rise – e la mia segretaria... e loro - indicò i
compagni che lo aiutano nel suo lavoro d’alto dirigente - ascoltano e
mi possono fare tutte le critiche, che però devono essere giuste e
serene, perchè altrimenti non le accetto”, e rideva assieme a tutti noi.
“A me piace scrivere canzoni che piacciano prima di tutto proprio a me,
che siano piacevoli per me stesso e che contengano un messaggio. Un
pianista si occupa di trascrivere le note e le parole che si fissano in
uno spartito. Un giorno io e lui, indicò uno dei suoi collaboratori,
siamo andati a vedere la statua di John Lennon nel parco del Vedado, e
devo dire che ci ha impressionato, perchè sembra proprio che stia lì a
guardarsi attorno e, per non sentirci a disagio ci siamo fermati a
parlare con tre ragazze di Camagaüey e ci siamo fatti delle fotografie
con loro”, ridacchia.
“Io, al tempo del grande successo dei Beatles ero molto impegnato in
cose differenti e non ho ricordi particolari, così come non ho mai avuto
problemi musicali di generazione con i miei figli. Ho avuto poco tempo
per stare con loro quando erano piccoli e adesso mi godo di più i
nipotini, anche se ho un figlio, il più giovane, che ha 14 anni, è un
ragazzo. Ogni tanto sento che ascolta la registrazione d’una mia canzone
e confesso che mi fa molto piacere. A proposito di parchi, tra poco -
era il 2001 – s’inaugurerà una statua di Benny Moré a Vera Cruz in
Messico. Il parco è bello, con una bella fontana. Credo che andrò là per
l’inaugurazione perchè vogliamo promuovere il giusto valore all’immagine
di questo rappresentante della musica cubana, com’è avvenuto l’anno
scorso alle Capannelle, a Roma. Tra le tante iniziative c’è anche
l’inaugurazione di un parco nel Vedado, dedicato a Saka Sankofa, il
negro statunitense assassinato sulla sedia elettrica negli Stati Uniti,
ucciso solo perchè era negro.
Io ho nove figli, in tre matrimoni diversi e mi piace dedicare le mie
canzoni alle donne, perchè credo che per un uomo vero, un gentiluomo, la
donna sia l’elemento più importante della vita, come moglie, amante,
amica, madre, sorella. Dedico le mie canzoni anche all’amore, perchè è
un sentimento bellissimo”.
Gli chiesi se il Comandante Fidel apprezzava la sua musica. “Fidel
non ha mai criticato la mie canzoni, che io sappia, ma nei primi mesi
dopo il trionfo della Rivoluzione mi disse di studiare musica...”
Le canzoni di Juan Almeida Bosque vengono interpretate da decine di
cantanti famosi ( Silvio Rodríguez, Raquel Marquéz, per esempio), a
Cuba, in Messico ed in altri paesi dell’America Latina dove vengono
trasmesse dalle radio quasi quotidianamente.
Quest’uomo, che era un grande rivoluzionario, un eroico combattente, un
infaticabile internazionalista, all’epoca partecipava con Raúl a tutte
le Tribune Aperte che si svolgevano tutti i sabati in tutta l’Isola,
denunciando le ingiustizie e le infamie perpetrate dagli Stati Uniti per
la loro vergogna nel mondo intero.
Le edizioni strumentali o vocali delle opere di Almeida sono molto
belle e interessanti. Mi regalò i suoi dischi ed anche l’originale del
testo di una canzone. Il CD del maestro russo Igor Frolov, una
versione libera per violino e pianoforte di alcuni dei suoi brani, è
appassionante, così come il CD “Lo cubano sempre” e “Ricordi del
Messico”. Il Cd delle elegie è del 1998 e non dovrebbe mancare tra i
dischi degli amici di Cuba, perchè contiene brani speciali sulla storia
dell’indipendenza dell’Isola.
Se qualcuno non lo avesse ancora capito, specifico che
questo Juan Almeida Bosque, musicista prezioso, era lo stesso vero e
autentico Comandante della Rivoluzione cubana, il ragazzo che smise di
fare il muratore e che seguí Fidel per andare a combattere per un mondo
migliore, il leader del III Fronte Guerrigliero sulla Sierra Maestra,
dove andranno a riposare i suoi resti.
Un giorno di lutto e la folla che gli rende omaggio
resteranno marcati nei nostri cuori. Era un uomo molto degno, era un
grande, e lascia un vuoto incolmabile...
Il compagno Almeida era nato nella capitale il 17
febbraio del 1927.
Tra le molte privazioni di una famiglia e umile e
numerosa, con i suoi genitori come guide, si formò con alti valori
patriottici ed apprese dalla vita stessa che la lotta è il solo cammino
dei poveri per conquistare i propri diritti calpestati. Quando avvenne
il colpo di Stato del 1952, si unì alla lotta contro la tirannia,
vincolandosi al compagno Fidel. Era un muratore sino all’assalto alla
caserma Moncada nel 1953, il secondo di dodici fratelli, che aiutò il
padre a mantenere la numerosa famiglia. Nei 57 anni trascorsi da allora,
il Comandante Almeida è stato sempre in prima linea di combattimento
assieme al Capo della Rivoluzione, coraggioso, deciso e fedele sino alle
ultime conseguenze.
Quello che ti voglio dire, se tu lo vuoi sapere, col fucile che mi
spetta, quando e dove sarà, quello che io vorrei, se tu lo vuoi sapere e
sarai al mio fianco e mi vedrai morire, è che tu mi apra la mano, e
legga quel che c’è scritto, quello che ti voglio dire, se lo vuoi
sapere: sempre internazionalista e che viva Fidel, çhe viva Fidel!.