LUCHANDO EN COLOMBIA

TESTIMONIANZE DI LOTTA

 

 

 ESERCITO DI LIBERAZIONE NAZIONALE

COLOMBIA  "FRONTE INTERNAZIONALE"


In questa pagina troverai una presentazione sintetica dell' E.L.N., la storia della guerriglia in Colombia, l'analisi della situazione attuale, la posizione e le proposte dell' E.L.N. sul processo di pace

Sommario

  • Storia della guerriglia in Colombia

  • L'Esercito di Liberazione Nazionale della Colombia.

  • La Concentrazione della ricchezza

  • Mancanza dello Stato di Diritto e di Democrazia reale

  • Il Governo viola sistematicamente i Diritti Umani

  • Il Narcotraffico si estende rapidamente

  • La Corruzione insanguina il Paese

  • Il progetto Paramilitare, una politica di Stato

  • I Processi di Pace : una storia di fallimenti.

  • .La proposta di Pace dell' E.L.N.

  • .La Convenzione Nazionale


1. STORIA DELLA GUERRIGLIA IN COLOMBIA

La guerriglia come risposta alla repressione

In Colombia la guerriglia non fu inventata da una sinistra che cercava la presa di potere. E' molto più antica, è una risposta popolare alla violenza dei ricchi e dei potenti.

Dai tempi della colonia le proteste e le ribellioni popolari sono state represse nel sangue. Chi ha letto "Cent'anni di solitudine" di G. Marquez, sa quanto numerose siano state le guerre civili che seguirono la repressione dell'oligarchia.

Ufficialmente queste guerre sono interpretate come conflitti tra il Partito Conservatore e quello Liberale. Ma in realtà si trattò di guerre motivate dalle disuguaglianze sociali in cui le dirigenze dei due partiti cercarono di trarre vantaggi per estendere il loro potere.

Da ciò risulta che la lotta armata, come espressione dei conflitti sociali, è un fatto storico molto più antico della formazione di organizzazioni guerrigliere. Dopo la guerra dei mille giorni (1897-1899) segue la crudele repressione del movimento sindacale e indigeno degli anni venti e il massacro delle bananiere del 1828. Nel dipartimento della Magdalena, la multinazionale United Fruit Company fa massacrare centinaia di scioperanti che stavano aspettando una delegazione per negoziare una causa di lavoro. (G. Marquez, Cien anos de soledad - la massacre bananiera)

La guerra civile del 1948-53

Nel 1948 le oligarchie del paese fanno uccidere il lider popolare Jorge Eliecer Gaitàn che rappresentava la speranza per milioni di colombiani di ottenere un cambiamento sociale. Fa seguito il massacro di almeno 200.000 persone (1948-53) e di nuovo si massacrano persone con il pretesto della lotta tra liberali e conservatori. Però si tratta come al solito di una guerra dei terratenenti contro il popolo.

L'aspetto più importante di questa ultima guerra civile, è il fatto che in molte parti del paese sorgono gruppi contadini indipendenti che si difendono dai potenti. Questi sono la prima cellula della guerriglia colombiana attuale. Molti gruppi di autodifesa contadina, nati tra gli anni 40 e 50, non consegnarono le proprie armi dopo l'accordo tra liberali e conservatori che diede vita al Frente Nacional. Mentre i due grandi partiti si alternano al governo, cresce la resistenza dal basso. Nei campi resiste il potere dei contadini autorganizzati che danno vita a Repubbliche Indipendenti.

Nel frattempo nasce un movimenti popolare ampio contro il Frente Nacional dell'oligarchia (All'inizio degli anni 60). E' il Frente Unido del Pueblo, il cui lider è il prete rivoluzionario Camillo Torres. Mobilita decine di migliaia di operai e operaie, gente del popolo, studenti e contadini/e che uniscono il loro grido contro le ingiustizie sociali e il regime bipartitista. Entrambi i movimenti si convertono in obiettivi del terrore: la Repubblica Indipendente di Marquetalia è annientata dall'esercito nel 1964;

Camillo Torres, come dirigente del FUP, riceve una serie di minacce di morte fino a che non decide di ritirarsi nel campo, dove esisteva già un primo nucleo dell'ELN.

La nascita della guerriglia moderna

Nel 1964 nascono le prime due organizzazioni guerrigliere moderne. Alcuni gruppi di autodifesa contadina influenzata dal Partito Comunista, danno vita alla Fuerza Armada Revolucionarias de Colombia - Ejèrcito del Pueblo.

Nello stesso tempo si sviluppa un fuoco guerrigliero, ispirato dalla rivoluzione cubana e al tempo stesso vincolato alla storica resistenza contadina nel dipartimento di Santander. Si chiama Ejército de Liberacion Nacional, proclama la strategia del Che Guevara per abbattere il governo colombiano e conquista molte simpatie grazie alla entrata del prete Torres nel 65. (Camillo Torres morirà durante il suo primo combattimento nel 1966).

Nel 1967, con la divisione internazionale tra partiti comunisti "pro- sovietici" e "pro-cinese", nasce una terza organizzazione, l'Ejército Popular de Liberation di pensamento maoista. In poco tempo si estende particolarmente nei dipartimenti della Costa Atlantica.

Una guerriglia contadina?

I tre gruppi sono presenti principalmente nei campi. E' un fatto molto importante per capire l'attualità colombiana. In molte occasioni questa si è dimostrata una limitazione del movimento di insurrezione. Si dice che la guerriglia è "contadinista", che si ritirò dalle città, che non ha risposte per i problemi urbani.

Questa critica è corretta fino ad un certo punto. Non si deve dimenticare che è molto difficile portare avanti una organizzazione clandestina in una città, dove la repressione è molto più forte. Inoltre la guerriglia colombiana ha avuto sempre una ripercussione nelle sue capitali, dagli anni 60 ad oggi.

Dall'avanzata guerrigliera alla tregua del 1984

Negli anni 70 nascono altre organizzazioni guerrigliere che si differenziano dalle precedenti per pensiero politico e modalità di azione. La più importante è il Movimiento 19 de Abril, molto conosciuto all'esterno per le sue azioni spettacolari come l'occupazione dell'ambasciata domenicana nel 1980 e per la sua massiccia presenza nelle città. Nonostante le divisioni interne del movimento guerrigliero e le diverse crisi delle organizzazioni, la guerriglia si trasforma in un pericolo reale per il governo.

Nel 1977 sorge uno sciopero generale espressione del malcontento generalizzato della popolazione colombiana. L'allora presidente Turbai Ayala (1978-82) reagiva nuovamente con la repressione. .Cominciano le sparizioni degli oppositori al regime,si generalizza la tortura e si promulgano nuove leggi "anti- terroriste".

Ma, al contrario di ciò che si pensava, la resistenza si estende a tutto il territorio colombiano. In questi anni è soprattutto il M-19 che innalza il livello di lotta contro il regime. Nel sud, la guerriglia diviene un piccolo esercito e si avvicina pericolosamente ad alcune capitali dei dipartimenti.

L'amministrazione del conservatore Belisario Betancur avverte il pericolo imminente dell'avanzata guerrigliera. Ma l'esperienza nicaraguense è recente e nel Salvador regna la guerra civile, e per questo Betancur trova una via d'uscita per neutralizzare la guerriglia.

Propone un progetto veramente audace. Decreta un'amnistia per tutti i prigionieri politici, compresi molti dirigenti guerriglieri, e cerca negoziati diretti con il movimento armato.

Di fatto vuole dividere il movimento guerrigliero. Nel 1984, la FARC-EP, il M-19 e l'EPL entrano in tregua, mentre l'ELN (e due organizzazioni più piccole) rifiutano la proposta che secondo loro mira solo alla smobilitazione del movimento popolare.

L'apogeo del movimento popolare

Sono anni molto movimentati. Il movimento popolare si estende in tutto il territorio. Sono operai e operaie, cristiani/e, femministe, indigeni, popolani che si conquistano le strade. Socialisti, comunisti e ex militanti delle FARC-EP formano l'organizzazione politica Union Patriotica. Simpatizzanti dell'EPL si presentano alle elezioni comunali come Frente Popular. E coloro che si erano opposti alla tregua formano il movimento politico A Luchar!

Il governo Betancur fa il doppio gioco. Mentre si presenta agli occhi del mondo come il governo della riconciliazione, promuove la formazione di gruppi paramilitari e da inizio alla guerra sporca.

Il 1984 è la data di nascita del movimento terrorista parastatale più crudele del mondo. Una alleanza di militari, paramilitari, servizi segreti e narcotrafficanti mobilitano centinaia di gruppi paramilitari che a differenza degli squadroni della morte centroamericani, , non si limitano all'assassinio politico e ai massacri. Esercitano un reale potere territoriale. In decine di municipi colombiani i paramilitari cominciano a controllare la vita quotidiana. Puerto Boyacà nel Magdalena Medio (il centro dello Stato) e la zona di allevamenti di bestiame di Cordoba (nella Costa Atlantica) si convertono in stati paramilitari all'interno di una stato pseudo - democratico.

La guerra sporca: strategia dello Stato

A metà degli anni 80, sono assassinati i principali lider della sinistra, come il presidente della Union Patriotica, Jaime Pardo Leal, e i portavoce del M-19 e dell'EPL, in quel momento in tregua. L'esercito perseguita continuamente gli accampamenti guerriglieri, violando così l'accordo di tregua. Nello stesso momento cominciano i massacri indiscriminati contro i sindacalisti e i contadini nelle zone di conflitto.

In questo modo la UP ha perso più di 2000 tra deputati, consiglieri e attivisti dal 1984. Si calcola ci siano stati più di 30000 morti a causa delle attività paramilitari, non solo attivisti popolari, ma anche omosessuali, prostitute, piccoli delinquenti, bambini della strada.

Oggi si sa che i principali massacri compiuti da paramilitari sono stati diretti dall'esercito.

I documenti degli organismi per i diritti umani e della stessa giustizia colombiana, basati sulle testimonianze di diversi dirigenti paramilitari, incolpano generali illustri come Jesus Gil Colorado (capo dell'esercito fino al 1994) e Farouk Yanine Dìaz (primo capo della quinta brigata a Bucaramanga e in seguito docente della scuola interamericana di Difesa a Washington).

La cosa più grave è che questi protagonisti della guerra sporca godono della più assoluta impunità. Se non fosse stato per le pressioni internazionali, non ci sarebbe stata neanche una delle indagini giudiziali a cui abbiamo assistito.

L'unico militare che realmente è stato punito per i suoi crimini di lesa umanità fu Jesus Gil Colorado, che fu ucciso in seguito a un attentato delle FARC-EP nei pressi di Villavicencio nel 1994. Suona crudele però è la triste verità: se non ci fossero state azioni guerrigliere di questo tipo l'esercito ne sarebbe uscito totalmente impunito.

1987: nasce il Coordinamento guerrigliero Simon Bolivar

Sono queste condizioni di guerra sporca e di persecuzione militare che portano improvvisamente alla fine del processo di pace. Dopo un anno di tregua il M-19 e l'EPL tornano alla lotta armata perché non vedono un reale interesse del governo per una democratizzazione del paese.

Si forma il Coordinamento Nazionale guerrigliero, formato principalmente dal M-19, dall'EPL e dall'ELN. Nel 1987 si uniscono le FARC e nasce il Coordinamento Guerrigliero Simon Bolivar. Poiché il governo non può presentare soluzioni negli anni ottanta si allarga la lotta armata. L'ELN, per esempio, che aveva quattro fronti all'inizio degli anni 80, supera nel 90 i 30 fronti aperti di guerriglia. Nonostante adottasse una strategia differente, anche la FARC-EP registra una crescita impressionante. Nello stesso periodo conquistarono 50 fronti quando ne avevano poco più di 20 negli anni 80. La guerriglia diviene in molti territori un contropotere palpabile e massiccio.

Smobilitazione del M-19

Nel logorio del movimento popolare, una conseguenza della guerra sporca e dello sgretolamento del mondo "socialista", sta la causa della crisi del movimento guerrigliero. Il M-19 in particolare rimane molto debilitato tra il1985 e l'89.

Perde la maggior parte dei suoi dirigenti e cerca accordi incondizionati con il governo. Nel 1991 si smobilita e si converte in un partito politico, la Allianza Democratica M-19 che nelle prime elezioni conquista poco più del 10% dei voti.

Non è tanto il passo reale fatto dal M-19 quanto le ripercussioni politiche di questa smobilitazione a mettere in crisi tutta la guerriglia colombiana.

L'M-19 aveva una reputazione internazionale, molti simpatizzanti nelle città, ma in seguito simbolizzò solamente una grande bugia di fronte al paese, e cioè che la smobilitazione delle guerriglie avrebbe portato la pace e la giustizia sociali.

Oggi come oggi si può constatare come il processo di pace del M-19 fosse un altro inganno dell'oligarchia. Il dirigente principale del M-19 e candidato alla presidenza, Carlos Pizarro Leongomes, fu ucciso da sicari poco dopo la sua integrazione alla vita legale, perché i partiti di governo ne temevano la popolarità.

Inoltre non ci fu mai nessun cambiamento sociale che migliorò la vita dei poveri. Nemmeno nell'ambito dei diritti umani, la legalizzazione del M-19 ha potuto moderare la politica statale. La guerra sporca è oggi più crudele che mai. Comunque la strategia del M-19 otteneva consensi. Si smilitarizzarono altre due piccole organizzazioni guerrigliere e si divise l'EPL.

Ci furono terribili processi di scomposizione sociale degli ex guerriglieri. A Urabà, ex combattenti dell'EPL passarono coi paramilitari. Questo, da una parte perché lo stato non presentava alternative reali, dall'altra perché anche le organizzazioni guerrigliere commisero gravi errori. L'autoritarismo delle organizzazioni e la mancanza di presa di coscienza da parte dei combattenti portarono a questo tipo di scomposizione. E' questa l'autocritica che si fa il movimento attuale di guerriglia.

Senza giustizia, nessuna pace

Nonostante tutti questi problemi, la maggior parte delle forze del Coordinamento Simon Bolivar (composta da adesso dalle FARC-EP, ELN, e una minoranza del'EPL e presieduta da Francisco Caraballo) mantengono le attività militari senza tuttavia opporsi ai dialoghi col governo. Nel 1991 la CGSB avvia una serie di negoziati con lo stato. Questo progetto verrà distrutto unilateralmente per volontà del governo Gaviria nel 1993.

A differenza del "processo di pace" del M-19, la proposta del CGSB parte dalla analisi secondo cui la lotta armata non è la causa ma la conseguenza della violenza. Sarebbe a dire che la violenza nasce dalle disuguaglianze sociali e il terrore oligarchico contro i movimenti popolari. Perciò i gruppi armati sono legittime forme di difesa popolare. In tali circostanze, la smobilitazione delle guerriglie non ha nessun senso.

L'unica via di pacificazione è la democratizzazione radicale del paese, la fine della repressione antipopolare, la punizione per i responsabili della guerra sporca e una politica economica a vantaggio della maggioranza.

Le statistiche appoggiano questa argomentazione. Il politologo dell'università Eduardo Pizarro ha da poco segnalato che solo una minima parte dei fatti di violenza si devono al conflitto armato tra l'esercito e la guerriglia. La grande maggioranza dei morti sono vittime della guerra sporca, delle "pulizie sociali" o della delinquenza causata dalla miseria.

Nonostante tutto la guerriglia è cresciuta

Oggi la guerriglia colombiana è più forte che mai. In gran parte questo si deve alla repressione governativa, in Colombia praticamente non esistono spazi legali per l'opposizione. Il sindacalista, il cristiano, lo studente universitario, o chiunque viva in un quartiere marginale, sono minacciati.

Il posto più sicuro per un oppositore al regime colombiano è la selva e la lotta armata. Non si tratta di una esagerazione: è la triste verità. Poiché non ci sono altre vie le organizzazioni del CGSB si sono preparate negli ultimi anni. Secondo il governo stesso più di 500 dei 1000 municipi colombiani registrano la presenza guerrigliera.

Inoltre si stanno avvicinando alle città. La guerriglia sta nelle periferie di Bogotà, Cali e Medellin. Nei quartieri popolari si sono formate milizie urbane e le FARC hanno iniziato ad attaccare con unità irregolari nella stessa area urbana di Bogotà.

Nel frattempo in molte zone di campagna, la guerriglia esercita funzioni di governo e amministra i beni.

Chi sia passato da quelle parti può constatare che, nonostante le limitazioni innegabili, la guerriglia lo faccia con maggiore efficacia e onestà della tradizionale classe politica. Il movimento degli insorti si è convertito in un nuovo potere, in controgoverno e in una palpabile forza militare che impedirà una pacificazione a sangue e fuoco come la vorrebbe il governo.

Il movimento armato è un dato di fatto reale e legittimo nella condizione sociale della Colombia. Non vuole che continui la violenza e paradossalmente dovrà continuare a crescere per arrivare a quel punto.

2. L'ESERCITO DI LIBERAZIONE NAZIONALE DELLA COLOMBIA

LOTTA PER LA PACE CON GIUSTIZIA SOCIALE E DIGNITA’

L'Esercito di Liberazione Nazionale , "E.L.N.", è un'organizzazione di carattere politico-militare, sorta il 4 Luglio del 1964 come rifiuto al potere imperante e come risposta alla situazione contingente dell’epoca ; la stessa si mantiene intatta nei suoi aspetti fondamentali e aggravata ancor più da nuove sofferenze per il popolo colombiano.

L’ELN è composto da uomini e donne di distinti settori sociali provenienti da tutte le regioni del paese, uniti volontariamente da norme e caratterizzazioni ideologiche e politiche stabilite democraticamente. L’Organizzazione è centralizzata intorno a dei comandi eletti democraticamente in eventi periodici. Ha presenza militare permanente in varie regioni del paese ed è rappresentata politicamente in distinti scenari politici attraverso la sua militanza clandestina. Il maggiore retroterra lo ha nel Nord, nell’Oriente ed Occidente del paese, mentre la sua presenza è debole nel Sud.

Sin dall’inizio la lotta dell’Esercito di Liberazione Nazionale è stata orientata alla costruzione di un nuovo paese, con un nuovo ordine sociale basato sulla giustizia economica, senza esclusione e discriminazione sociale ; dove la ricchezza della Nazione sia in funzione del benessere del popolo e del suo sviluppo futuro. Un nuovo paese dove lo Stato, democratico e solidale, rappresenti veramente l’interesse comune della Nazione, elimini l’oppressione e generi gli spazi di piena partecipazione democratica. Uno Stato che elimini il terrorismo come metodo di gestione del potere ed eliminazione dell’opposizione politica ; che riscatti la sovranità nazionale e che riattivi le relazioni con la Comunità Internazionale in base al mutuo rispetto, alla collaborazione e alla solidarietà tra i popoli.

Per l’ELN la pace è un obiettivo fondamentale. Siamo consapevoli che bisogna costruirla, che necessariamente sarà il frutto del lavoro di tutti quei colombiani che sognano un nuovo paese dove regni la giustizia sociale, dove ci siano pari opportunità ed il rispetto della dignità umana. Un paese dove la soluzione alla guerra e il superamento delle sue conseguenze, passi attraverso la realizzazione di un Grande Accordo Nazionale, necessario per ricostruire la società ed eliminare le cause che hanno originato ed alimentato il conflitto.

3. CONCENTRAZIONE DELLA RICCHEZZA, INCREMENTO DELLA POVERTA’

La Colombia è un paese con molta ricchezza. Ha un’estensione di 1.141.478 km. quadrati dove vivono 40 milioni di persone. Possiede tutti i climi, ottime terre per un’agricoltura variegata e per gli allevamenti. Le sue coste sono bagnate dall’oceano Atlantico e Pacifico. La Colombia ha un grande potenziale idrico, abbondanti boschi tropicali e moltissime risorse naturali, come petrolio, smeraldi, oro, platino, nichel, carbone, ferro, ecc..

Le ricchezze naturali sono saccheggiate dalle multinazionali, attraverso contratti svantaggiosi, lesivi degli interessi nazionali e con la complicità di una classe dirigente, che si è arricchita attraverso questi sistemi. Lo sfruttamento petrolifero è uno dei casi emblematici dello storico saccheggio di cui soffre il paese.

L’economia nazionale attraversa una profonda crisi, risultato di interessi egoistici, di incapacità di gestione e dell’affanno smisurato delle multinazionali e dei principali gruppi economici, ad arricchirsi rapidamente e concentrare nelle proprie mani il controllo dell’apparato produttivo e le decisioni economiche.

Come effetto di questa erronea politica, viene avanzando un lento processo di deindustrializzazione e di smantellamento dei programmi agricoli ; processi che paralizzano l’economia nazionale e accrescono la miseria tra la popolazione.

  • Il 30 % della popolazione detiene la ricchezza nazionale, mentre il 57 % vive nella povertà assoluta. La cosa più preoccupante è che questo squilibrio aumenta giorno dopo giorno.

  • L’ 85 % dei contadini possiedono il 15 % delle terre ; l’ 1,3 % dei grandi proprietari sono padroni del 48 % delle terre più produttive. Questa cifra è in continuo aumento grazie ad una sorta di controriforma agraria imposta con l’allontanamento dei contadini e con il furto delle loro terre attraverso i massacri realizzati dalle Forze Pubbliche e dai gruppi paramilitari. Il 15% di queste terre sono in mano dei narcotrafficanti.

  • 50 famiglie ed i gruppi economici controllano il 60% dell’attività economica del paese : 4 gruppi controllano il 92% delle attività finanziarie, 4 gruppi controllano l’80% dei mezzi di comunicazione. I gruppi Santo Domingo e Ardila Lule controllano il 48% della stampa, radio e tv della Colombia.

  • 23 milioni di colombiani sono sotto la soglia della povertà ; di questi 13, 5 milioni vivono nella miseria assoluta. Il 19,5% dei colombiani in età lavorativa sono senza lavoro. Il 50% degli occupati lavorano nell’economia informale e nella ricerca di una prima occupazione. 3.5 milioni di colombiani guadagnano 154 Dollari al mesi che è il salario minimo legale ma insufficiente per vivere in Colombia. Un milione e mezzo di famiglie non hanno casa. 6 milioni e 800 mila persone vivono nei quartieri marginali delle grandi città. Il 15% della popolazione è analfabeta. 20 milioni di colombiani sono privi di previdenza sociale.  

4. NON ESISTE STATO DI DIRITTO, NE’ DEMOCRAZIA REALE

  • Da 170 anni i partiti liberale e conservatore controllano i poteri dello stato con uno spirito egoista, meschino e per profitto personale. Si alternano al potere attraverso un sistema corrotto basato su di un meccanismo clientelare per la compra di voti con denaro dei contrabbandieri, dei gruppi economici, delle multinazionali e dei narcotrafficanti. E’ con questo denaro che lo stato elegge i governi affini ai suoi interessi. I partiti sono in decadenza, hanno perso la loro credibilità davanti al popolo rappresentando e difendendo ormai sono i propri interessi economici.

  • Il potere antidemocratico viene sostenuto attraverso il terrorismo di stato. I gruppi di giustizia privata sono storicamente esistiti al servizio dei latifondisti e dei leader politici. Le forze dell’ordine e del potere giudiziario hanno avuto come missione quella di intimidire ed eliminare ogni forma di espressione dell’opposizione criminalizzando la protesta sociale con sentenze pilotate e assassinando selettivamente gli oppositori politici. Nel 1914 venne assassinato il generale Rafael Uribe Uribe latore, per quei tempi, di idee progressiste. Nel 1948 l’oligarchia uccise Jorge Elicier Gaitan, un leader popolare che propugnava un cambiamento democratica e maggiore giustizia sociale. Nella decade degli anni ’50, in una guerra sporca simile all’attuale, sono stati assassinati oltre 300 mila contadini. Negli ultimi 15 anni si sono registrati 3200 casi di sparizione forzata di attivisti politici mentre 3500 militanti della sinistra legale sono stati assassinati.

  • Lo Stato riposa in un regime presidenzialista, con un potere legislativo incondizionatamente sottomesso ad una equa redistribuzione sia degli incarichi burocratici che del "bottino" sul bilancio economico dello Stato. Il potere giudiziario, plasmato sugli interessi personali e di regime, non può ostentare indipendenza e si è dimostrato incapace di applicare la giustizia a causa degli alti livelli di corruzione. Il 97% dei delitti infatti restano impuniti. Il vuoto di potere nello Stato e nella giustizia è stato occupato con la forza dai gruppi di giustizia privata e dalle azioni della guerriglia. Questo spiega in parte la complessità del conflitto colombiano.

5. IL GOVERNO VIOLA SISTEMATICAMENTE I DIRITTI UMANI

La classe dirigente, per mantenersi al potere, ha utilizzato diverse forme di violenza soprattutto contro i cittadini colombiani più poveri. Lo confermano numerose relazioni di prestigiosi organismi umanitari come Amnesty International, American Watch, Justicia y Paz, la dottoressa Mary Robinson dell’Acnur e diverse associazioni di difesa dei diritti umani europei, statunitensi, canadesi e colombiani. Sinteticamente si possono registrare alcuni fatti più eclatanti :

  • Negli ultimi 40 anni, a causa della violenza politica sviluppata dalla classe dirigente del paese, sono stati assassinati oltre 1 milione e mezzo di colombiani. Nella stragrande maggioranza contadini e abitanti dei quartieri popolari.

  • Ogni anno, per motivi ideologici o di "pulizia sociale", vengono assassinati oltre 30.000 persone. Secondo alcune statistiche, il 10 % delle morti violente nel Mondo, si producono in Colombia.

  • Negli ultimi 5 anni, per l’incessante lotta in difesa dei diritti umani, politici e sociali e per la loro opposizione al regime bipartidico, 10.000 dirigenti popolari sono stati assassinati dalla Forza Pubblica e dagli squadroni della morte. Tra i casi più recenti si possono ricordare l’assassinio di Jesus Maria Valle, Eduardo Umana Mendoza, Mario Calderon e Elsa Alvarado.

  • Nello stesso periodo sono stati assassinati 2.900 dirigenti sindacali. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro, considera la Colombia come il paese dove maggiormente si violano i diritti umani e sindacali dei lavoratori. Solo il 4 % dei lavoratori è sindacalizzato.

  • Negli ultimi 4 anni, i gruppi paramilitari e le Forze Armate, hanno compiuto 500 massacri, obbligando oltre un milione e mezzo di contadini ad abbandonare le loro terre e le loro risorse economiche accumulate con anni di lavoro.

  • Il 76 % delle violazioni dei diritti umani è compiuto dai gruppi paramilitari che agiscono impunemente con l’avallo e la copertura della forza pubblica. Il 10 % delle medesime violazioni, vengono attribuite alle Forze Armate, mentre il restante 14 % alla delinquenza e alla guerriglia.

6. IL NARCOTRAFFICO SI ESTENDE A TUTTO IL PAESE.

Questo è un altro dei tanti problemi gravi che vive la Colombia. La corruzione, creata attraverso il potere del Narcotraffico, ha penetrato tutte le istituzioni dello Stato. Il fenomeno del narcotraffico ha aggravato la decomposizione morale e la perdita dei valori nella società, incrementando gli indici di criminalità e soprattutto, si è associato al progetto paramilitare che si retroalimenta delle sue stesse finanze.

  • La Colombia è il primo produttore di cocaina nel mondo. Il 65% di tutta la sua produzione, arriva nel mercato USA, il 30 % in Europa e il 5 % negli altri mercati.

  • La politica antidroga imposta dagli Stati Uniti ha fallito. Invece di ridurne la quantità, gli ettari di terreno coltivati a coca, sono aumentati. Nel 1985 si registravano 16 mila ettari coltivati o a coca e marijuana. Nel 1998 le estensioni delle coltivazioni sono aumentate a 84.000 ettari per la sola coca, 16.000 per il papavero d’oppio e 6.000 a marijuana, mentre la DEA sostiene di aver distrutto, nel solo ’98, 59.000 ettari di coltivazioni illecite.

  • I prezzi favorevoli della foglia di coca e la crisi dell’agricoltura, sono due fattori che contribuiscono all’ampliamento delle coltivazioni illecite. L’agricoltura tradizionale non è remunerativa. I contadini denunciano forti perdite per l’assenza di sostegni economici da parte del Governo, per le ristrettezze del mercato e per gli alti costi dei trasporti.

Nonostante la politica anti-droga sostenuta dalla DEA e dei colpi inflitti ai grandi cartelli della droga in Colombia, l’esportazione si è intensificata. Sono nati nuovi e piccoli cartelli mentre quello di Medellin si è riorganizzato intorno al progetto paramilitare di Cordova e Urabà. Nelle loro zone di controllo risiedono i maggiori laboratori di elaborazione della cocaina e dalle loro coste partono le maggiori quantità di droga dirette al mercato internazionale. Ciononostante desta sospetti il fatto che queste sono le zone dove meno sono presenti le autorità impegnate nella lotta al narcotraffico. Ogni giorno è sempre più evidente che la lotta al narcotraffico non può essere vinta da un solo paese ma che questa battaglia deve essere assunta dall’intera comunità internazionale. Rispetto alla coltivazione è possibile la sua riduzione e sostituzione solo quando si affronterà questo fenomeno da un punto di vista economico e non solo sociale,  quando cioè si svilupperà una politica programmatica di prevenzione onde evitare l’estendersi del fenomeno a nuove aree e si sviluppino programmi di sostituzione con altre coltivazioni che siano redditizie, che abbiano mercato e possano dinamicizzare una economia alternativa capace di svilupparsi nelle regioni colpite dal fenomeno del narcotraffico. L’ELN sostiene una politica di netto rifiuto al narcotraffico. Nelle zone del paese di maggiore influenza, l’ELN non permette coltivazioni di droga, non condivide la politica dello sradicamento violento delle coltivazioni e si batte affinché si possano sostituire, quindi poter generare, una economia più redditizia e uno sviluppo sociale per le zone rurali.

7. LA CORRUZIONE INSANGUINA LA NAZIONE

Il bilancio dello Stato è utilizzato come mercanzia per scambi di favore e per risolvere debiti politici, per aumentare le ricchezze personali delle classe dirigente e di chi li supporta a livello elettorale. Una parte considerevole del denaro dei contribuenti finisce nei conti bancari personali privando la comunità dei servizi fondamentali come salute, educazione, vie di comunicazione eccetera.

8. IL PROGETTO PARAMILITARE : UNA POLITICA DI STATO.

In Colombia i gruppi di giustizia privata sono sempre stati legati ai grandi interessi economici e politici, affini ai vari governi che si sono avvicendati al potere, e sostanzialmente vincolati alla Forza pubblica. E’ stato così fin dal secolo scorso, ma anche a metà del novecento le azioni di questi gruppi, appoggiati dal partito conservatore allora al potere, si sono intensificate in una "pulizia" molto simile a quella che oggi si denuncia in Kosovo. Già da allora il proposito era l’eliminazione del partito liberale che era maggioritario. In quella violenza di partito morirono oltre 300 mila contadini.

I gruppi paramilitari attuali sono la continuazione di questa "pratica di Stato". Le forze armate, con il pretesto della lotta antisurrezionale, ha addestrato, organizzato ed armato i gruppi paramilitari già finanziati da latifondisti e narcotrafficanti. Come negli anni 50, questi stessi gruppi paramilitari hanno scatenato un’offensiva di sterminio dei contadini sospettata di appoggiare la guerriglia colombiana. Negli ultimi quattro anni oltre 500 massacri e un milione e mezzo di sfollati interni rendono la dimensione della crudeltà con cui operano ed il livello di complicità con cui il governo li appoggia e li sostiene. Il paramilitarismo e il narcotraffico sono due problemi che complicano qualsiasi tentativo di pace e riconciliazione tra colombiani.

9. I PROCESSI DI PACE : UNA STORIA DI FALLIMENTI.

La riconciliazione e la ricostruzione del paese sono un imperativo per tutti i colombiani. Questi propositi hanno piena vigenza in tutti i momenti e le fasi della ricerca della pace. Storicamente la classe dirigente non ha dimostrano alcuna volontà in tal senso. I processi di pace precedenti sono falliti per l’incapacità di compiere i cambiamenti necessari che permettessero di superare le cause che hanno dato origine al conflitto.

  • Negli anni 50 si realizzò un processo di pace che stabiliva la smobilitazione e il disarmo delle guerriglie liberali. I loro principali dirigenti furono assassinati. Tutto il sistema di potere e di ingiustizia sociale restò intatto.

  • Negli anni ’80 si diede vita ad un processo di pace che diede origine all’UNIONE PATRIOTTICA. Appena questo percorso si mise in moto iniziò il genocidio di 3.200 militanti di questa formazione politica. L’intolleranza e la mancanza di volontà fece fallire questo nuovo tentativo.

  • Negli anni ’90 è iniziato il terzo processo di pace che è culminato con la smobilitazione e il disarmo di cinque gruppi con circa 6.000 guerriglieri. Come nel processo di pace avviato negli anni ’50, anche in questa occasione sono stati assassinati vari dei loro dirigenti. Anche questo processo non produce i cambiamenti sperati ma al contrario si converte in una profonda crisi aggravata dal rafforzamento del paramilitarismo. Una parte degli ex guerriglieri viene arruolata nel DAS finendo ad integrare le formazioni paramilitari in Urabà.

  • Nel 1997 inizia il quarto processo di pace con il gruppo guerrigliero Jaime Bateman Cayon. Uno dei suoi massimi dirigenti trova la morte in un confuso incidente. Dopo pochi mesi dal suo avvio il processo si è bloccato.

  • Alla fine del 1998 inizia il quinto processo di pace. Le FARC-EP e il presidente Andres Pastrana si accordano per l’avvio di un dialogo di pace. Nello stesso anno l’ELN, con gli accordi di "Porta del cielo", firmati in Germania, dà inizio al processo della Convenzione Nazionale, come parte integrante di un processo di pace.

Il governo Pastrana discrimina la società colombiana dalla partecipazione alla proposta di pace dell’ELN. La classe dirigente colombiana interpreta la pace come un atto di smobilitazione e disarmo della guerriglia che le permetta di essere legittimata e quindi garante della gestione del paese a suo beneficio.

Ed è propria questa concezione di pace a renderne difficile la costruzione.

10. LA PROPOSTA DI PACE DELL’ELN.

L’Esercito di Liberazione Nazionale ha presentato al paese una proposta di pace divisa in due punti :

a) - la Convenzione Nazionale, intesa come processo e spazio di partecipazione della società colombiana ;

b) -  l’apertura del dialogo e di accordi con il Governo.

Il processo della Convenzione Nazionale, che ha trovato il suo culmine con gli accordi sottoscritti in Germania nel 1998 nel docuemento "Accordi di Porta del Cielo" e di Rio Verde in Colombia, si è paralizzato per la manifesta mancanza di volontà del Governo a contribuire al suo sviluppo. L’avvio del dialogo è stato rimandato nella speranza di trovare tempi migliori per il suo reale sviluppo. La Convenzione non è un evento ma una molteplicità di momenti, di spazi di interlocuzione e dialogo con la nazione.

In pratica si raggrupperebbero in cinque blocchi tematici tutti i problemi del paese, discutendoli in differenti e specifiche riunioni di lavoro e in un foro per ogni blocco tematico. Le conclusioni, risultato del confronto nei distinti ambiti di discussione, costituiranno l’evento conclusivo della Convenzione nazionale.

Questi blocchi sono :

  1. Diritti umani, Diritto internazionale umanitario, sfollati, paramilitarismo, giustizia e impunità.

  2. Stato, democrazia, forze armate e conflitto.

  3. Modello economico e sviluppo.

  4. Risorse naturali e sovranità nazionale.

  5. Riforma agraria, narcotraffico, ambiente, identità nazionale, culturale, minoranze nazionali, corruzione.

La Convenzione è un elemento fondamentale della proposta di pace concepita come spazio di democrazia e di incontro tra i movimenti di liberazione e la nazione tutta. In questa interlocuzione puntiamo a strutturare un Grande Accordo Nazionale che comprometta tutti nella costruzione di una Colombia con pace, giustizia, dignità, benessere, pari opportunità e democrazia.

ESERCITO DI LIBERAZIONE NAZIONALE DI COLOMBIA

 Comando Centrale Maggio 1999

11. Convenzione Nazionale

Una proposta per la ricostruzione della societa’

Di fronte alla gravità della crisi che soffre la Colombia e di fronte al conflitto generato e riprodotto dalla stessa, l’eln individuando i vuoti politici nel dialogo sostenuto con i precedenti Governi, ha avviato la ricerca di una soluzione politica. Più che strategia di pace, ha potuto riscontrare solamente una particolare determinazione ad eliminare il movimento insorgente ; sia che fosse per la strada della smobilitazione o per quella della sua riduzione militare. Politica sbagliata, visto che non si riconosce che il conflitto armato trova le sue radici nella crisi strutturale prodotta dalla cattiva gestione del Governo.

Durante i governi precedenti, come quello di Gaviria o di Samper fu tentato il dialogo; ma risultarono tentativi effimeri, in quanto tali governi assunsero un atteggiamento di comodo rispetto alle congiunture del momento finendo ad investire nella guerra e nei profitti politici.

Dati questi precedenti l’eln ha pensato fosse più produttivo sviluppare un dialogo con i diversi settori della società, con il fine di strutturare una politica più coerente e duratura che permettesse di trovare vie di uscita alla crisi del Paese.

Il Paese non può continuare a lasciare la bandiera della pace nelle mani dei Governi, poiché quest’ultimi puntano solo a obiettivi congiunturali. Alla fine dei loro mandati ,lasciano il Paese in una crisi ancora più acuta ed i problemi restano, come sempre, nelle mani della società e del popolo.

Per questa ragione, per l’eln è determinante stabilire un dialogo diretto con i diversi settori della società, perché, alla fine, i problemi dovranno essere affrontati dai colombiani. Il tempo dei governi sembra essere passato e tuttavia, da più di quattro decadi si riscontra questo saldo negativo delle loro gestioni. Attualmente la Colombia attraversa una crisi profonda, dove il livello di disorganizzazione della società è arrivato a tali dimensioni che mette in discussione l’esistenza futura della nazione. Vari analisti azzardano a dire che, se non si comincia a risolvere i problemi strutturali che mantengono la Colombia sull’orlo di un possibile precipizio, la sua esistenza, come progetto di nazione o società, è messo seriamente in discussione. Questa è la minaccia che dobbiamo risolvere se vogliamo affrontare con ottimismo il prossimo millennio.

La crisi nazionale

I problemi strutturali, acutizzati dal terribile disordine generato dalla cattiva gestione dei governi durante tutta la storia del Paese, hanno la loro origine nella ingiusta e antidemocratica organizzazione economica, sociale e politica. In questo senso, non esistendo un reale progetto di società, inteso come un percorso costruito collettivamente, nel quale tutti i colombiani possano contare e sentirsi compromessi con il destino del paese, sarà difficile pensare ad una Colombia proiettata nel prossimo millennio. Possiamo affrontare il futuro solo se comprendiamo che la nostra società deve essere ricostruita dalle fondamenta, intendendo con queste: giustizia sociale, democrazia, uguaglianza di fronte alla legge, pari opportunità, libertà, solidarietà e tolleranza. Ma soprattutto è necessario che lo Stato comprenda che questi sono postulati che deve, prima di tutto, esso stesso compromettersi ad onorare e salvaguardare.

Pensare ad un futuro economico, implica assumerne un modello che sia in corrispondenza con un disegno di società tale che tenga conto del miglioramento crescente del benessere del popolo. L’economia non può essere pensata con il criterio del privilegio. Di conseguenza l’economia non può essere un fattore di disorganizzazione sociale, ma, al contrario, garante della stabilità sociale.

La struttura di potere in Colombia è stata costruita con la pratica della corruzione, che ha permesso alla classe politica e ai settori economici privilegiati di accumulare e creare grandi fortune appropriandosi dei soldi pubblici; soldi che sono proprietà di tutta la società. Come risultato di questo furto sistematico e storico, tutto il progetto di sviluppo e promozione sociale è stato abbandonato, mentre peggiorano le condizioni di vita e la giustizia sociale.

La corruzione ha convertito lo Stato in uno strumento delle élite al potere per arricchirsi sempre di più e il clientelismo è stato quella dinamica politica che ha reso possibile il perpetuarsi dei loro stessi leader al potere, per continuare a perpetuare il furto sistematico del patrimonio del popolo. La corruzione è questo, è il modo di rubare o di saccheggiare quei soldi che la maggior parte dei colombiani versa per contribuire alle imposte ; è un furto alla maggioranza del paese, ai poveri della Colombia mentre i soldi finiscono sempre nelle mani dei ricchi. D’altro canto, queste élite, a differenza di altri paesi, non si sono mai preoccupate di essere fattore di sviluppo economico o sociale, semmai sono diventati veri parassiti della nazione.

Questo modello economico si basa sull’arricchimento di pochi attraverso un doppio furto, realizzato, da un lato attraverso lo sfruttamento economico da parte delle grandi imprese industriali e commerciali, con bassi salari e con la vendita di articoli alla popolazione, e dall’altro con l’appropriazione indebita delle imposte. In sintesi, la struttura economica sulla quale si va costruendo la società è doppiamente ingiusta, e quindi la corruzione ed il clientelismo devono essere eliminati da quel nuovo ordinamento sociale che tutti meritiamo. La corruzione ha demotivato tutti i settori economici non corrotti, dato che quest’ultimi sanno che i soldi raccolti non vengono mai destinati a beneficio della società.

In distinti momenti della storia del paese, sono state illustrate le tante istanze popolari ai governi di turno, ma la stessa élite si è ostinata, attraverso gli apparati statali, a reprimere e sostenere una guerra contro tutti quelli che non condividono questo sistema di corruzione ed ingiustizia.

Gli imprenditori e gli altri settori economici devono esprimersi, sia rispetto al modello di società che vogliamo costruire, che sui distinti ambiti di questa proposta globale ; un’organizzazione sociale che garantisca in modo stabile una vita migliore, un migliore benessere, un migliore futuro, la libertà, l’uguaglianza e la giustizia sociale. Questo permetterà a tutti noi di arrivare al prossimo millennio.

Come possiamo vedere, per far si che ciò si realizzi è indiscutibilmente necessaria, una società organizzata. Gli impresari degli altri settori economici devono comprendere che costruire una società stabile ha i sui costi, e che solamente nella misura in cui esistono maggiori livelli di investimento sociale si potrà realmente generare una società con giustizia sociale, base fondamentale per la stabilità della Colombia.

Ci troviamo di fronte ad un disordine generato da distinti fattori insiti nella struttura di potere in Colombia che ci portano a dire, senza alcun dubbio, che in questo disordine "neanche lo Stato stesso esiste", poiché non lo vediamo da nessuna parte, e quando appare, lo fa solamente per reprimere o per imporre autoritariamente scelte, che non risolvono i gravi problemi esistenti, al di sopra della realtà della società. E con questo modo di governare, non è possibile nessun progetto di società futura.

Lo Stato colombiano per una buona parte è già privatizzato, visto che vive una profonda frammentazione in quei settori che rispondono agli interessi e privilegi delle élite economiche e politiche del Paese. Inoltre è uno Stato altamente tributario giacché il grosso del suo bilancio proviene dalla riscossione delle imposte alla popolazione ; bilancio che invece di essere destinato agli investimenti sociali, viene distribuito nell’eterna burocrazia o, attraverso i contratti, nei portafogli di coloro che controllano il Paese. In ultima analisi, non è uno Stato che si preoccupa di essere produttivo, di creare nuove ricchezze, mentre la poca prodotta non viene destinata al benessere dell’insieme della società.

Parliamo di uno Stato con una dottrina neo-liberale che si ostina a porre fine alla sua funzione sociale, che dimostra palesemente di non esistere, di non essere chiaramente strutturato con funzioni definite. Possiamo concludere che l’assenza dello Stato, in Colombia, diventa sempre più marcata. La sua esistenza, evanescente. Senza dubbio l’assenza dello Stato, la sua irresponsabilità, favorisce la violenza, il crimine, la corruzione e la ricerca di percorsi equivocati da parte di individui o di settori della società.

Logicamente, all’interno di questa stessa "assenza" si inserisce l’insorgenza, come progetto di cambiamento e di trasformazione della società.

Davanti a tale realtà è impossibile parlare di civiltà o di esistenza in Colombia di cittadini che possano dire "che siamo tutti uguali di fronte alla legge", o che "possiamo concorrere liberamente al mercato", o che "abbiamo uguali opportunità". I fondamenti sui quali si presume si basi la legalità dello Stato in Colombia, hanno smesso di essere una realtà da molti decenni, e lo Stato, non vegliando più su questi postulati, ha decretato la sua stessa medesima estinzione. Inoltre, dato che i beni pubblici sono utilizzati come "lauto banchetto" per i loro portafogli, l’élite politica ha privatizzato quel poco che esisteva dello Stato, contribuendo ulteriormente a disorganizzare la società. Una volta totalmente disorganizzata, la società non può esigere dallo Stato che questi rispetti i propri doveri. In altre parole, l’élite del potere economico e politico ha privatizzato lo Stato impadronendosi dei soldi pubblici, dei beni pubblici e delle ricchezze nazionali, favorendo così i loro propri interessi e scaricandosi delle responsabilità nei confronti dell’insieme della società. Questo è il nodo o la ragione fondamentale della crisi del Paese.

Questa crisi diventa sempre più profonda in quanto prodotto dell’intolleranza e della esclusione e, dato che in Colombia è proibito pensare in modo differente dalle istituzioni, la critica è stata storicamente perseguitata e condannata a morte.

Oggi giorno, possiamo affermare che la critica all’ingiustizia sociale, la critica alla mancanza di democrazia o lo sviluppo della lotta sociale, è possibile che sia sostenuta solo da quei colombiani che hanno la capacità di proteggere la propria vita con le armi.

Per questo diciamo che la pratica dell’esclusione politica per la via della persecuzione e dell’assassinio di coloro che contraddicono e non si conformano allo stato presente delle cose, ha rappresentato un elemento fondamentale di disorganizzazione della società, elemento che permette il perpetuarsi del progetto di società elitaria ed antidemocratica. Perciò non è casuale che qualsiasi forma di organizzazione e di protesta delle comunità o dei settori sociali, continui ad essere annientata senza pietà.

La nostra visione della società civile, è concepita come l’insieme delle posizioni espresse da tutti coloro che sono fuori dallo Stato ; da coloro i quali necessariamente hanno delle libertà nella misura in cui hanno anche dei diritti, e che queste libertà e questi diritti sono garantiti dallo Stato. Ma questa condizione può difficilmente esistere se pensiamo ad una società che lo stesso Stato si è impegnato a disorganizzare. La società civile come tale, può esistere soltanto come società organizzata che esige dallo Stato il compimento dei suoi obblighi.

In questo contesto, di idee e realtà, possiamo affermare che in Colombia non esistono DIRITTI, visto che non esiste lo Stato che li garantisce e veglia su di essi. Ancor meno quando la stessa esistenza dello Stato è messa in discussione.

Ci troviamo, quindi, da molto tempo, con l’inesistenza di alcuni DIRITTI, condizione che ci richiede l’elaborazione di una nuova concezione su quali debbano essere i nostri OBBLIGHI come esseri umani di fronte alla realtà di una società in crisi. In ultima analisi, poiché nel Paese nessuno ci garantisce i DIRITTI, abbiamo l’obbligo di lottare per la vita, il benessere, la libertà, la democrazia e la giustizia sociale. Per questo, la dottrina dei diritti umani in Colombia deve essere tracciata nuovamente e definitivamente, perché se non c’è uno Stato che li garantisce, essi non potranno esistere. Questa è la nuova realtà a cui oggi siamo legati.

Per questo, l’esistenza di una società proiettata nel futuro implica necessariamente avere un nuovo Stato che garantisca più diritti e più libertà. Ciò vuol dire che abbiamo bisogno di uno Stato responsabile che rispetti i suoi obblighi, che risponda alle necessità di una società organizzata e le garantisca il futuro.

CRISI E GLOBALIZZAZIONE

Tra i tanti fattori che incidono sulla disorganizzazione della nostra società, non possiamo non menzionare quello degli Stati Uniti che, con il loro ruolo permanentemente destabilizzante e la loro politica interventista su tutti i fronti, sommata al fenomeno della globalizzazione, ha acutizzato la crisi ed il disordine sociale in Colombia.

La globalizzazione, sebbene già sia un dato di fatto ed una realtà economica in tutto il mondo, è pensata con un’ottica neoliberista. Ma non necessariamente deve essere perseguita sulla base di questo modello. Crediamo che esistano altre realtà economiche e sociali che considerano che il mondo ed il genere umano debba essere tenuto in conto, in quanto la globalizzazione non può essere solo sinonimo di esclusione o uniformità. Piuttosto deve essere un processo fondato sulla solidarietà e sul rispetto delle diversità, su di una maggiore comprensione delle diversità economiche, del rispetto delle culture, del rispetto dei distinti processi sociali che vi sono nel pianeta. Quindi, per il futuro della Colombia, non dobbiamo necessariamente pensare al neoliberismo. Dovremmo inserirci in altri processi che tengano conto di altri sistemi economici che, nell’articolazione della dinamica economica mondiale, non permettano alle multinazionali di imporre le loro condizioni ed il rispetto dei loro diritti, ma dove invece, i diritti siano dei popoli del mondo. La globalizzazione non può essere intesa come l’unificazione del mondo intorno ad una sola cultura e non può essere la cultura nordamericana quella che ce lo imponga. Non si può intravedere il prossimo millennio attraverso questo "parametro monoculturale", ma sulla base del rispetto delle differenti culture che si sono sviluppate nel mondo, quelle che hanno una storia più che millenaria e non solo i 200 anni degli USA.. La globalizzazione dovrà essere pensata e costruita su di una visione più ampia, tanto dal punto di vista economico, quanto politico e militare. Non può essere ridotta a cornice del neoliberalismo, né come imposizione della cultura nordamericana, e tanto meno come dettame dell’ONU o della NATO.

L’avvio del nuovo millennio non può prescindere dal rispetto per la storia dei popoli e per la loro diversità culturale, dal riconoscimento dell’esistenza di altri processi di organizzazione sociale ed economica, ed indiscutibilmente dall’esistenza di altri scenari democratici dove le decisioni di ordine internazionale provengano da reali consultazioni tra i popoli, tra le nazioni e gli Stati del mondo.

La partecipazione della Colombia nel mondo globalizzato, deve avvenire attraverso l’elaborazione di un proprio progetto, attraverso un sistema sociale costruito dai colombiani stessi e da un percorso che non sia definito soltanto da chi pensa a trarne propri vantaggi economici o politici. Al contrario, l’articolazione del nostro processo di globalizzazione deve essere basato sulla partecipazione democratica di tutti i colombiani, ovvero, sulla struttura della società che vogliamo sviluppare. E’ partendo da questo modello di società del futuro, che dobbiamo relazionarci ad altre dinamiche nel mondo. E questa struttura sociale deve essere rispettata, come la nostra vita, perché quel modello di società a cui aspiriamo, nel quadro di una dinamica globale, deve permetterci la promozione e lo sviluppo del nostro sistema sociale. In sintesi, la forma con cui congiungerci al contesto internazionale non deve destabilizzare, disorganizzare o attentare agli interessi dell’insieme del nostro popolo. La nostra cultura, i nostri valori, la nostra storia non deve essere soppiantata, né essere distrutta.

Pensare alla globalizzazione in questo modo implica la coscienza del fatto che la crisi colombiana, sul piano sociale, economico, agricolo ed industriale, non si risolverà nel breve o medio periodo. La globalizzazione ci può portare al collasso sociale, alla medesima condizione che stanno attraversando i paesi dell’Africa e del resto dell’America Latina. E ciò non può sorprenderci, perché nel peggiore dei casi, ci stiamo approssimando a divenire una società -rifiuto.

Perché ? Perché effettivamente la nostra struttura economica non potrà rispondere ai livelli di competitività internazionali, situazione che ci rende più fragili perché il nostro sistema economico non è sostenuto dalla produzione. Piuttosto viviamo di espedienti e del riciclaggio commerciale, attività proprie della realtà economica informale, quali noi siamo, che non rappresenta certamente il risultato di una relazione diretta tra l’insieme della popolazione e il sistema di ricchezza prodotta.

Inoltre, uno Stato totalmente tributario, assente e non interessato a generare ricchezza, non avrà la sufficiente capacità di garantire la sopravvivenza della nostra popolazione nel futuro.

Sebbene esista nel mondo super-abbondanza e super-produzione, non è stato mai possibile risolvere il problema della fame o della scarsità di alimenti per Paese interi ; certamente non perché manchino le tecnologie o la scienza. Queste esistono e i problemi potrebbero essere risolti realmente, ma logicamente c’è soprattutto necessità di un pensiero ed una visione del mondo, veramente solidale, dove oltre al rispetto dell’ecosistema e della natura, si viva in armonia con essa e tra gli esseri umani.

Ma, con l’aumento del fenomeno del nazionalismo e la radicalizzazione delle spinte etniche, nel tentativo di costruire propri Stati, si sta creando una crepa in più nella stabilità mondiale. Questa crisi è il prodotto del tentativo di cancellare le identità dei popoli e di imporre una sola cultura universale.

Si parla dell’esistenza del fondamentalismo che deve essere sradicato, ma con un altro identico fondamentalismo si invade, si esercitano pressioni e si aggredisce. Non si può negare l’esistenza della pressione, esercitata attraverso la televisione ed i mezzi di informazione nordamericani, per invadere la sfera culturale delle nazioni con valori estranei alla storia ed al costume di interi continenti Quest’altro fondamentalismo non solo risponde al pensiero, ma anche alle azioni realizzate dai gruppi di potere delle multinazionali per imporre una sola cultura nel mondo, la "cultura di rendere necessario ciò che non è necessario".

Affinché la Colombia non finisca col divenire un paese-rifiuto, è necessario che si avvii la costruzione di una nuova società, basata sulla partecipazione democratica della maggioranza della nazione. E’ necessario lavorare per creare una struttura sociale profondamente solidale, che faccia della giustizia sociale e della libertà la ragione ultima della sua esistenza. Un sistema economico dove esistano diverse forme di proprietà e di produzione: statale o pubblica, privata e collettiva.

Un sistema regolato, tra l’altro, da politiche tributarie, lavorative e di assistenza sociale che siano la garanzia per una convivenza degna per tutti i colombiani. Questa nuova società deve anche ricostruire delle nuove forme di Governo e di esercizio della politica, dove non siano le élite politiche tradizionali a continuare a governare e il Governo non sia più monopolizzato dai politici di professione, ma dove l’esercizio del potere possa essere assunto in modo diretto dalla maggioranza organizzata del Paese.

Così come per i problemi di ordine internazionale, ce ne sono altri che richiedono un atteggiamento particolarmente critico. Le nostre società non possono continuare a sopportare, come prodotto dello sfruttamento irrazionale delle risorse naturali, la devastazione della natura e la profonda alterazione dell’ecosistema. Debbono essere introdotte trasformazioni sostanziali rispetto alla visione dello sviluppo che abbiamo, perché l’esistenza delle future generazioni non può essere compromessa in maniera così irresponsabile.

I NOSTRI POSTULATI :

Il nostro progetto di società si basa, necessariamente, su due postulati fondamentali :

1. Su di un postulato "Morale" e,

2. Su di un postulato "Etico".

Il postulato morale ha essenzialmente a che vedere con la storia della nostra società ; su ciò che è stata, negli eventi, nei valori che abbiamo costruito durante il trascorrere di questa storia, nella forza che questi valori rappresentano ; come questi sono stati stimolati e sviluppati e come si siano convertiti in quei elementi di costume che caratterizzano oggi la nostra società.

Questo è ciò che noi definiamo l’aspetto "morale". Così come le forze politiche, i movimenti ed i partiti, anche la società deve avere una dimensione storica, perché tutti noi abbiamo un ruolo specifico nella storia del paese.

L’aspetto "Etico", invece, vuole rappresentare ciò che deve essere la nostra società nel futuro, quali ne dovranno essere i fondamenti che ci permetteranno di orientarci verso la nuova società. Ovvero il "dover essere". Perché per noi, la base "dell’ Etica" trova ragione nella libertà dell’uomo, nella libertà per i popoli di costruire il proprio destino in maniera autonoma.

Ogni azione dovrà essere in funzione del rafforzamento di questo postulato. Quindi tutti i processi, attivati per la realizzazione di una nuova società, non possono prescindere da questi due punti fondamentali. Chi non rispetti questi punti chiave, difficilmente potrà contribuire in maniera costruttiva a realizzare un paese nuovo.

Per questo, crediamo che tutti coloro che hanno prodotto tanta desolazione nei campi e nelle città, chi ha commesso orrendi massacri e causato l’esodo forzato di centinaia di migliaia di sfollati, come prodotto del terrorismo di Stato e dell’azione congiunta con il paramilitarismo, non potrà mai essere protagonista politico delle trasformazioni necessarie ad una società che ha contribuito a distruggere.

Nella stessa forma, occorre palesare una posizione assoluta, senza ambiguità, rispetto al Narcotraffico. Questo male che corrode alle radici le fondamenta di una nuova società, che, come nel caso specifico della Colombia, l’ha trasformata in una società mafiosa, contaminandole l’economia, la politica, la cultura e tutti gli spazi vitali della sua essenza.

L’ELN continuerà a rimarcare la sua più profonda e categorica distanza da qualsiasi pratica che abbia anche lontanamente a che fare con il Narcotraffico, puntando ad una proposta politica integrale ed al contributo della Comunità Internazionale per affrontare le difficili conseguenze di questo flagello.

La grande maggioranza del popolo colombiano condivide queste posizioni. E’ per questo che diventa importantissimo incontrarci per iniziare una riflessione collettiva e necessaria, visto che i governi fino ad ora avvicendatisi al potere, hanno agito per proprio tornaconto, dimostrando l’incapacità di risolvere tale crisi e di non poter offrire un futuro diverso a tutta la Colombia.

Siamo convinti che la comunità, la "società civile" ha dato ampia dimostrazione di saggezza ; siamo certi queste stesse comunità troveranno nuove forme della politica che permetterà loro la ricostruzione della società.

CONVENZIONE NAZIONALE

La Convenzione Nazionale è uno scenario determinante che permetterà a tutti i colombiani di riflettere sulla gravità della crisi che vive il nostro paese e poter comprendere quali siano i problemi strutturali della Colombia. Anche se sappiamo che sulla Colombia esistono interminabili statistiche, è importante che queste ultime, realizzate su differenti ottiche, possano essere messe in comune e in sintonia con la lettura che ognuno di noi ha della nostra società. Lo scenario della Convenzione Nazionale permetterà di identificarci rispetto ai problemi strutturali del nostro paese. L’ambito della Convenzione Nazionale contribuirà alla ricerca della soluzione dei problemi, ad avviare il cammino delle trasformazioni che tutti i colombiani esigono. Nel paese esiste una grande aspettativa, soprattutto da quando abbiamo detto chiaramente che in Colombia le cose vanno male e che c’è necessità di cambiare. Però tale aspettativa va risolta attraverso un accordo su quale paese vogliamo.

La Convenzione Nazionale deve creare una nuova dirigenza, che sia fondata sulla piena convinzione della necessità di un’inversione di rotta verso cui realizzare le trasformazioni necessarie ; per costruire un società più giusta, più egualitaria, con più democrazia e partecipazione, dove tutti i colombiani abbiano eguali responsabilità nell’individuazione del modello di società da realizzare.

Chiaramente in questo esercizio di identificazione collettiva, dobbiamo necessariamente ascoltarci, tutti, vicendevolmente e soprattutto, ascoltare quella grande maggioranza di popolazione nazionale che è stata storicamente esclusa dalle grandi decisioni. Dobbiamo compiere un enorme sforzo per permettere la confluenza delle nostre idee e proposte nelle analisi delle nostre distinte storie, lette ed analizzate da differenti angolazioni, per creare un pensiero comune e collettivo del nostro paese. Certamente vanno anche compiuti grandi cambiamenti nei modelli interpretativi, vanno abbandonati molti comportamenti, molte pratiche. Dobbiamo cambiare ed abbandonare il sistema con cui fino ad oggi si è fatto politica in questo paese, con cui si è costruita la nazione e soprattutto, dobbiamo essenzialmente superare la logica dell’individualismo e dell’egoismo.

Dobbiamo creare le condizioni per cui questo nuovo corso permetta di costruire una società solidale, con una visione collettiva del futuro del nostro paese. Bisogna disfarsi dei contro-valori che hanno incancrenitola nostra società.

C’è bisogno di un "esercizio pedagogico" con il quale individuare quei vizi che, durante la storia di questo paese, hanno generato quella stessa crisi profonda che ancora oggi viviamo. Questo esercizio pedagogico deve essere esteso a tutta la società affinché tutto quello che non deve più tornare a ripetersi, entri a far parte della memoria collettiva della Nazione.

Tutto ciò non può essere il risultato dell’analisi di una ristretta élite politica. Tutti i colombiani debbono essere investiti in prima persona nella costruzione della nuova Colombia. Non si può continuare a lasciare il paese nelle mani di una ristretta élite politica. Questo cambiamento deve essere il risultato della riflessione dei differenti settori sociali ; insieme costruire una visione ed un’idea della società che desideriamo costruire.

Se prende forza questa "proposta pedagogica", possiamo acquisire una reale identità. In altre parole, il principale obiettivo della Convenzione Nazionale è che i popoli costruiscano collettivamente la propria storia, perché crediamo sia possibile individuare collettivamente dei percorsi adeguati per il futuro che permettano di interpretare il pensiero, il senso e le necessità di tutti.

Nella Convenzione Nazionale, non si tratta di giungere a degli accordi per poi esigerne la loro applicazione dall’ELN o dalla guerriglia in generale. Bisogna trovare un accordo per stabilire quali siano stati i problemi strutturali che hanno generato la crisi del paese e, soprattutto, per identificare le trasformazioni necessarie per realizzare la Colombia di cui abbiamo bisogno.

Logicamente, le conclusioni raggiunte nella Convenzione Nazionale saranno un importante punto di riferimento negli eventuali dialoghi tra l’ELN e il Governo, e comunque avvicinerebbero la possibilità dell’avvio di una soluzione politica. Questo sforzo collettivo non è in funzione di una richiesta all’ELN su ciò che deve cambiare, ma una presa di coscienza collettiva su ciò che tutti dobbiamo cambiare.

ACCORDO NAZIONALE

La Convenzione Nazionale quindi, renderebbe possibile l’avvio di un Accordo Nazionale che ci permetterebbe individuare i meccanismi di transizione di questa società, meccanismi ideali per avviare i cambi desiderati. Questo Accordo Nazionale convocherà una Assemblea Costituente, stabilirà la definizione degli obiettivi della stessa, chi saranno i partecipanti, il procedimento di preparazione e la forma di partecipazione della Nazione nell’Assemblea stessa. L’Assemblea Costituente deve fornirci i strumenti necessari a rendere possibile la transizione verso la fondazione di un nuovo paese. Sarà l’Assemblea Costituente a collocare le basi per la costruzione di una nuova società, quelle basi che necessariamente hanno a che vedere con la riorganizzazione dei poteri dello Stato. E’ in questo ambito che occorre definire la nuova struttura del potere che dirigerà la transizione e permetterà l’avvio dei processi di trasformazione della Colombia. E’ lì che gli organi di potere dovranno corrispondere al modello di società che tutti pensiamo di realizzare. Questo vuol dire che deve essere chiaramente stabilito che ci si incammina verso la creazione di uno Stato che deve rispondere alla società delle sue prerogative, uno Stato che non si colloca sopra la società, ma che al contrario, è totalmente compromesso per il bene pubblico, con gli interessi della società e totalmente in sintonia con il progetto di un nuovo paese. Non si tratta di redigere una nuova Carta Costituzionale, ma, per rendere possibile la transizione ad una società più stabile, bisogna definire la strutturazione dei nuovi poteri dello Stato. L’Assemblea Nazionale Costituente è quindi, la strada maestra attraverso cui realizzare la transizione verso una nuova società fondata sulla democrazia, sulla libertà, sull’uguaglianza, sulle pari opportunità per tutti i cittadini e sul rispetto della cosa pubblica ; dove l’esercizio del potere deve essere in funzione della società e non di pochi privilegiati ; dove sia reale la partecipazione democratica delle maggioranze nella gestione del potere. Quel potere da cui esigere che lo Stato ed il Governo rispettino, con responsabilità, i propri obblighi nei confronti della Nazione.In questa sorta di nuova Carta costituzionale, non si deve fare solo una descrizione di norme e di leggi, ma raccogliere in essa gli accordi che regoleranno la società e lo Stato. E’ preferibile che non sia molto estesa. L’essenziale è che ciò che è stabilito al suo interno sia compiuto per le esigenze della società e non per l’imposizione dello Stato.

Questi accordi debbono essere pienamente conosciuti da tutti i colombiani affinché possano esigere dallo Stato un comportamento corretto, perché, in ultima istanza, è lo Stato a non rispettare le leggi.

Esercito di Liberazione Nazionale della Colombia

Comando Centrale

Maggio 1999 

 

 

 

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