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rRIVISTA TELEMATICA MENSILE A CURA DI GIOIA MINUTI

Le tre esecuzioni

 

di PHILIP AGEE

 

• IL sequestro del traghetto “Baraguá” nel porto dell’Avana non poteva avvenire in un momento peggiore. E’ stato il 7º sequestro in 7 mesi ed è avvenuto il 2 aprile, un giorno prima dell’inizio dei processi ai dissidenti, rendendo facile il compito dei nemici di Cuba - e di non pochi amici -: di associare i due eventi disuguali in una sola “ondata di repressione”.

Il traghetto non è che una barcaccia a propulsione autonoma di bassa profondità, con una cabina, sicura solo sulle acque tranquille del porto. Quella sera c’erano a bordo circa 50 persone, includendo bambini e turisti stranieri. I sequestratori armati l’hanno portato in alto mare con un vento assai pericoloso, di forza 4. Quando è finito il combustibile, costoro hanno minacciato via radio che avrebbero cominciato a lanciare gli ostaggi in acqua se non avessero ricevuto  combustibile sufficiente per arrivare in Florida. Il fatto straordinario è stato che i guardacoste cubani hanno convinto i sequestratori ad accettare di far rimorchiare il traghetto - che andava alla deriva – sino al porto di Mariel, dove le forze speciali hanno montato una trappola e i gli uomini rana si sono preparati per il riscatto. Dopo molte ore di scontro, tutto è finito in meno di un minuto quando una turista francese si è lanciata improvvisamente nell’acqua, seguita dagli altri ostaggi e dai sequestratori. Tutti gli ostaggi sono stati riscattati e i sequestratori rapidamente detenuti.

Nel processo lo Stato ha chiesto e ottenuto la pena di morte per i tre caporioni del sequestro. La decisione è stata confermata da una corte d’appello. Si trattava di un atto di terrorismo di estrema gravità, anche se nessuno è stato ferito.

Il Consiglio di Stato doveva ratificare o commutare la pena. Cuba doveva finire la sua moratoria di quasi tre anni sul tema delle esecuzioni? Doveva provocare la condanna del movimento mondiale contro la pena di morte? Doveva ritardare la sua decisione e lasciare quegli individui in attesa nel corridoio della morte durante un tempo, non di 15 – 20 anni come negli USA, ma di almeno poche settimane per non dimostrare troppa fretta? Oppure doveva commutare la pena in ergastolo e dimostrare clemenza?

Veramente, poiché mi oppongo alla pena di morte, ho pensato che una combinazione delle due ultime alternative sarebbe stata il meglio: aspettare e commutare. Ma io non sapevo che in quel momento le forze di sicurezza cubane seguivano altri 29 complotti per sequestri. Dal  punto di vista del Consiglio di Stato, sicuramente quello sarebbe stato l’inizio di un’ondata di sequestri incoraggiati, come al solito, dalla  Ley de Ajuste Cubano del 1966 e dalla politica che discrimina tutti gli immigranti illegali non cubani. Cuba ritiene particolarmente insultante il trattamento da eroi che hanno ricevuto i sequestratori in Florida e il fatto che, se un pilota porta intenzionalmente un aereo e i passeggeri, non viene considerato un dirottatore e non è colpevole di altro che “malversazione alla proprietà”.

Se c’è un principio al quale Cuba ha sempre aderito, almeno sin dalla crisi dei missili del 1962, è quello di non dare mai agli USA un pretesto per una azione militare. Cuba poteva evitare un altro esodo da Mariel o una crisi di “balseros”. Ma un’ondata di sequestri avrebbe costituito un pretesto - come ha concluso Fidel successivamente - per imporre un blocco navale USA, una campagna generalizzata di bombardamenti e un’invasione diretta. Andavano immediatamente fermati i sequestri. Fidel aveva ragione. Il 25 aprile il capo del Bureau cubano del Dipartimento di Stato ha informato al Capo della Sezione di Interessi di Cuba a Washington che gli USA avrebbero considerato qualsiasi nuovo sequestro una minaccia seria alla sicurezza  nazionale nordamericana. Non era  paranoico capire il messaggio come : “Un altro sequestro e iniziamo un’azione militare”.

Il Consiglio di Stato non ha dovuto aspettare quelle notizie. Già le sapeva. Ha ratificato le sentenze il 10 aprile e sono state applicate il mattino seguente. Si possono trovare difetti nella decisione cubana stando al principio di “No alla pena di morte in qualsiasi circostanza”.   Cuba è uno dei più di 100 paesi che la includono nella legislazione. I cubani avevano appena visito ciò che le bombe e i missili USA avevano fatto a Baghdad. Si sono resi conto che il meticoloso lavoro di due generazioni era in pericolo, includendo i centri di scienza e tecnologia, le istituzioni educative, gli ospedali e le cliniche, il patrimonio culturale e storico. La cosa  più importante però era che migliaia di cubani  sarebbero stati uccisi o feriti, o mutilati. I cubani non hanno scambiato i sequestratori con i dissidenti. Coloro erano delinquenti divenuti terroristi, che avevano minacciato molte cose, non solo i 50 ostaggi.

Non è stato affatto una sorpresa per Cuba il fatto che, dopo le esecuzioni e la condanna ai dissidenti quasi nello stesso tempo, sia stato sferrato l’uragano in tutto il mondo. Sembrava che l’Isola fosse preparata fino ad un certo punto. Ma si è sentito un certo effetto quando antichi amici della Rivoluzione, come Eduardo Galeano e José Saramago, si sono uniti al coro di condanna. Si sono aggiunti Chomsky, Zinn, Albert, Davis, Dorfman, e altri le cui opere sono tesori della mia biblioteca, che hanno firmato la superficiale dichiarazione del gruppo statunitense “Campagna per la Pace e la Democrazia”:
“Noi, i firmatari, protestiamo energicamente contro l’attuale ondata di repressione a Cuba ...(contro i dissidenti) ... per le loro attività politiche non violente...”

Come se i dissidenti non fossero la stessa cosa che il terrorismo, l’embargo e la guerra psicologica: gli strumenti nell’interminabile campagna di Washington per convertire Cuba in un altro vassallo degli USA. Se quello è ciò che vogliono  per Cuba, affari loro. E' stato un peccato che abbiano firmato senza pensare.

Il reverendo Lucius Walker, uno degli attivisti più effettivi e dedicati della solidarietà con Cuba negli Stati Uniti, ha fatto un elegante richiamo durante la  concentrazione del 1º maggio - che ha riunito più di un milione di persone nella Piazza della Rivoluzione all’Avana - poche settimane dopo le esecuzioni e i processi ai dissidenti, perché Cuba abolisse la pena di morte. Fidel ha risposto con affetto dicendo solamente che si stava studiando la decisione. Poi, in meno di tre settimane, un altro gruppo di 8 sequestratori armati - detenuti prima di impossessarsi di un aereo  il 10 aprile - sono stati giudicati e condannati. I caporioni sono stati condannati all’ergastolo e gli altri a 20 e 30 anni, malgrado la condanna per terrorismo e violenza.

I lettori si rendono conto che in queste pagine non abbiamo considerato l’importante aspetto legale e dei diritti umani del processo. Tra le critiche, sia nel caso dei dissidenti che dei sequestratori, ci sono state molte  imputazioni sul fatto che gli accusati sono stati condannati ingiustamente senza l’opportunità di una difesa legale adeguata. L’analisi di questo punto è difficile per la mancanza di informazione pubblicata sui processi. Per esempio, io non ho trovato  una cronologia pubblica  in nessuno dei 75 casi,  dal momento dell’arresto fino all’inizio del processo, che includa le date e le ore di eventi tali come l’arresto, la presentazione delle accuse e le sedute dell’accusato con un avvocato difensore nella preparazione per il processo. Non sono state pubblicate le accuse scritte né le risposte degli accusati e le loro dichiarazioni, né le decisioni dei giudici, con l’eccezione delle sentenze. Questa mancanza di informazione impedisce la valutazione del processo.

Tuttavia, il Ministro degli Affari Esteri si è sforzato di rispondere a quelle critiche nella sua conferenza stampa di più di tre ore il 7 aprile, sottolineando le origini della colonia spagnola del processo per direttissima e il suo ampio utilizzo nel mondo attuale. Ha detto che ai 29 processi (alcuni con più di un accusato) hanno partecipato 54 avvocati, 44 sono stati scelti dagli accusati e 10 designati come difensori pubblici  dai tribunali. Inoltre il Ministro ha aggiunto che vari avvocati hanno difeso più di un accusato. Il fatto più importante che ha riferito è  che gli accusati hanno potuto testimoniare davanti al tribunale rispondendo alle accuse e partecipando alle domande. Il Ministro ha sottolineato la quantità di persone che hanno potuto assistere ai processi - soprattutto parenti - con una media di 100 osservatori per processo. Malgrado questo, la mancanza di informazione completa sui  procedimenti dell’accusa e del processo ha lasciato la porta aperta alle accuse per l'assenza di un processo dovuto. Le accuse non potranno venire chiarite finché i tribunali non offriranno più dettagli.

EPILOGO

A Washington, nonostante il colpo che pensano che Cuba ha dato a sé stessa, i sostenitori nel Congresso della legislazione per finire o alleviare l’embargo e abolire la proibizione di viaggi, si sta mobilitando nuovamente con l’introduzione di una nuova legislazione a questo proposito. Anche se la maggioranza ha condannato gli eventi di aprile, si sta attenendo ai  propri principi, soprattutto perché crede che gli statunitensi che andranno a Cuba cambieranno i cubani. Nel giro degli anni ho visto che capita proprio il contrario. Ma la fine della proibizioni ai viaggi sarà certamente vantaggiosa, qualunque sia la ragione.

L’amministrazione Bush, piena di cubano-americani della linea dura, ha continuato ad accrescere le pressioni con l’espulsione di 14 diplomatici cubani a Washington e New York per vaghe accuse di spionaggio. Evidentemente è una decisione politica e non di sicurezza nazionale. Qualcuno del FBI ha lasciato filtrare l’informazione che, a quanto pare, la Casa Bianca ha detto al Dipartimento di Stato di espellere i cubani e che il Dipartimento di Stato ha chiesto alcuni nomi al FBI. La fonte del FBI ha aggiunto che nessuno dei cubani era stato oggetto di una ricerca attuale per spionaggio. Contrariamente i rappresentanti cubano-statunitensi di Miami al Congresso –Ros Lehtinen e Díaz Balart- si sono rammaricati apertamente che Bush non soddisfa i loro reclami esigendo una rapida soluzione al problema Cuba una volta per tutte.

A Miami tutte quelle ONG's che stanno succhiando i capezzoli dell’AlD e la NED per mantenere il funzionamento dell’industria anti castrista, insieme al loro confortevole modo di vita, dovranno tornare ai loro computer e preparare nuovi piani  per la Società Civile a Cuba. Dovranno cercare il modo di salvare i loro fronti nell’lsola e più cubani con pochi scrupoli e sufficiente istinto auto-distruttivo per accettare il loro denaro.

Qua all’Avana J. Cas. farebbe bene ad andarsene silenziosamente al Dipartimento di Stato e poi in pensione. Dopo tutto, egli ha portato in prigione 75 dei “nostri ragazzi”, alcuni per molto tempo, e tutta la propaganda che è risultata dal suo servizio a Otto Reich non compensa in nessun modo questo fatto. J. C. è finito nel Servizio Estero. Anche se stava seguendo gli ordini di Reich, sarà Cason, non Reich, a pagare il prezzo. Ma C. potrebbe trovare una carriera contro cubana vantaggiosa e nuova in una delle ONG's di Miami.

Nella Sezione di Interessi USA i funzionari del Dipartimento di Stato, l’AID e la CIA dovranno cominciare adesso la ricerca di sangue fresco, inviando nomi e precedenti per l’approvazione di sicurezza delle persone disposte a lavorare con le ONG's di Miami, seguendo i passi dei 75. ll servizio della sicurezza cubana sicuramente li aiuterà con candidati promettenti. Come ha sempre fatto nel passato.

E NOI?

La minaccia di guerra contro Cuba da parte di Bush e il suo circolo di guerrafondai - tutti quanti impazziti  dopo l’invasione in lraq - è reale. Una campagna militare contro Cuba, in coincidenza con la campagna elettorale del 2004 ormai iniziata, può essere l’unico cammino grazie al quale Bush  possa sperare di venire rieletto. Anche se solo per il suo secondo mandato. Ogni giorno che passa l’economia lavora contro lui, senza segni di miglioramento nel 2004. Si sa che l’economia rovinò la campagna di ri - elezione di suo padre nel 1992. Egli può arrivare alla conclusione che il successo della sua missione divina di estendere il controllo militare USA in tutto il mondo richiederà una crisi molto vicino a casa.

Il momento di mobilitarsi contro quella guerra è adesso, e non si può perdere un solo giorno. ( Dal Granma Internacional)