CUBAOGGI
 

CASTRISTI ANTI-CASTRISTI
SUB-CASTRISTI


 

 

MAURIZIO MATTEUZZI Il manifesto 19 luglio 2003


Il manifesto lanciato dai Ds contro Cuba, con Fassino e Staino che hanno arruolato anche il povero Bobo nella guerra di liberazione contro Fidel, si può definire - dal nostro punto di vista - un orrore ma non un errore. Visto da dove viene, appare come la logica conclusione di un percorso della «sinistra moderna» italiana. Al massimo si può dire che è un eccesso di zelo, caratteristico di molti convertiti. In sua difesa si è mobilitata la sinistra moderna e «coraggiosa». Fassino. La sinistra kennediana e «coraggiosa». Veltroni. La sinistra illuminata e «coraggiosa». Michele Serra. La sinistra spiritosa e «coraggiosa». Sergio Staino, che si è poi fatto intervistare da l'Unità per spiegare il perché e il percome nell'84 andò a Cuba e la disegnò in modo «non dico trionfalista, ma con un certo entusiasmo sì» (nell'84, non nel `64 o nel `68) e nel 2003 disegna Fidel come i manifesti della Dc disegnavano l'ombra di Stalin nel `48 nei manifesti contro il fronte popolare. E, per assicurare che si è pentito di quegli entusiasmi giovanili, alla domanda su cosa è cambiato rispetto a vent'anni fa (Cuba o lui), spara scempiaggini del tipo: «Non è cambiato nulla. Cuba è solo la prova finale che lo strumento comunismo è un generatore di mostri». Anche la sinistra del più uno, il correntone diessino, non ha voluto essere da meno in questa nobile gara e i Folena e le Melandri fanno a gara a rivendicare la primogenitura ideale di quel manifesto «forte, efficace, convincente».


Sicuramente avrà convinto il catto-fascista Gustavo Selva, quello che paragona la Cuba di Castro con il Cile di Pinochet, e il ministro degli esteri Frattini che la settimana prossima se lo porterà dietro alla prima riunione politica dell'Unione europea del semestre italiano che, guarda caso, ha al primo punto all'ordine del giorno non la guerra e la post-guerra di «liberazione» dell'Iraq ma l'anticipata revisione della posizione della Ue rispetto a Cuba.

Alla sinistra illuminata «e coraggiosa» tipo Michele Serra questo particolare non interessa ma a noi, a rischio di essere inchiodati fra i «subcastristi nostrani», invece importa sapere se una costante e dura critica rispetto alle vicende di Cuba coincide e combacia con quelle dei Selva e dei Berlusconi.

Gli eccessi di storicismo e della «contestualizzazione ossessiva» sono riprovevoli e accecanti. Ma anche non voler vedere e cancellare il contesto lo è. E porta ad errori altrettanto gravi, anche se di segno opposto, di quelli dei Cossutta e Diliberto con la loro difesa a oltranza e acritica di qualsiasi errore (e orrore, perché sia chiaro) il regime castrista commetta.

Dopo le spropositate condanne di aprile contro 75 oppositori - di cui è sacrosanto chiedere l'immediata liberazione - e la fucilazione dei tre dirottartori del ferry-boat, Eduardo Galeano scrisse su questo giornale un pezzo da antologia - per chi si dica e si senta di sinistra - dal titolo emblematico di «Cuba ci fa male». Alla sinistra moderna «e coraggiosa» Cuba non sembra fare affatto male ma «essere» il male. Come «il comunismo generatore di mostri» di cui parla Staino. Mostri che non hanno nulla a che vedere con la storiella dei 40 anni di embargo americano, con l'ossessione americana per l'isola ribelle a 90 miglia dalla Florida - un'ossessione meta-politica, visto i rapporti degli Stati uniti con paesi come la Cina, il Vietnam, l'Arabia saudita... -: «che c'entra?», ci inchioda Serra.

Scriveva Galeano in quell'articolo di aprile che «il ventesimo secolo e questo scampolo del ventunesimo ci hanno dato testimonianza di un doppio tradimento del socialismo: la destabilizzazione della democrazia, che ai nostri giorni è arrivata al colmo del sergente Tony Blair, e il disastro degli stati comunisti trasformati in stati polizieschi. Molti di quegli stati si sono già disintegrati, senza infamia e senza lode, e i loro burocrati riciclati servono il nuovo padrone con entusiasmo patetico. La rivoluzione cubana nacque per essere diversa. Sottoposta a un'incessante pressione imperiale, è sopravissuta come ha potuto e non come avrebbe voluto. Si è molto sacrificato quel popolo, intrepido e generoso, per continuare a stare in piedi in un mondo di prostrati. Ma nel duro cammino che ha percorso in tanti anni, la rivoluzione ha perso progressivamente il vento della spontaneità e della freschezza che al principio l'aveva sostenuta. Lo dico con dolore. Cuba ci fa male».

A noi «subcastristi» fa male. Alla sinistra moderna «e coraggiosa», che si è liberata finalmente di un altro pezzo della sua ragione di essere e della sua storia, no.

 

Tutto quello che non sapete su Cuba
di Gianni Minà

Proprio gli Stati Uniti, ai quali ormai si perdona tutto in nome di meriti passati, godono ormai di una sorta di impunità.
E’ stato imbarazzante rilevare come, nel dibattito parlamentare voluto dai Ds su Cuba, si è pervicacemente ignorato che negli ultimi due anni, in base alle leggi speciali varate dopo l’11 settembre, più di duemila esseri umani sono spariti negli uffici delle polizie del paese senza che le famiglie ne sappiamo più niente, né qualche avvocato si possa occupare di loro. E’ stato di fatto abolito l'habeas corpus, cioè il diritto fondamentale di un essere umano, quando viene privato della propria libertà, di sapere perché lo stai arrestando. Alcuni di loro potrebbero essere stati “esecutati” in base alla licenza di uccidere firmata da Bush jr. nel famoso pacchetto di leggi antiterrorismo. Questa realtà è scivolata come acqua sui vetri suole coscienze democratiche dei nostri parlamentari e credo che questo atteggiamento rilevi una ipocrisia senza limiti. Finché noi saremo schiavi di questa ipocrisia non potremo dare lezioni a nessuno.
Ipocrisie e strumentalizzazioni, come quelle usate dalla maggior parte dei media che hanno spesso manipolato le parole di molti intellettuali.
Gabriel Garcia Marquez, come ho ricordato prima, ha scritto una nota autografata via internet per porre fine alle speculazioni che si stavano tentando riguardo alle affermazioni su Cuba da lui rese a Susan Sontang. Eduardo Galeano, che ha scritto l’articolo più dolente sugli ultimi accadimenti cubani pubblicato in Italia da “Il manifesto”, mi ha detto: “
Vorrebbero mettermi fra coloro che hanno ripudiato Cuba. E invece no! Io sono una persona che continua a stare dalla parte di Cuba, ma che mi dolgo del fatto che il governo di quel paese abbia scelto di dare una risposta al terrorismo che la ferisce uguale a quella praticata, in questi anni, dagli Stati Uniti, cioè una risposta brutale. Ma io difendo ancora le conquiste della rivoluzione che sono indiscutibili in un continente come l’America Latina”. I giornali italiani hanno dato risalto ad un manifesto molto critico verso Cuba di intellettuali spagnoli, evidentemente colpiti dalla lettera di Saramago “Io mi fermo qui”, ma non hanno avuto l’onestà intellettuale di riportare il grido di allarme partito dal Messico di più di 130 personalità del continente e non solo sul pericolo che a Cuba possa toccare, in prossimo futuro, lo stesso destino dell'Iraq. Questo documento è stato, tra gli altri firmato da due premi Nobel per pace, Rigoberta Menchù e Adolfo Peres Equiver e da due premi Nobel per la letteratura, Gabriel Garcia Marquez e la sudafricana Nadine Gordimer che ha anche ringraziato i cubani per aver liberato la Namibia, invasa da trent'anni dal Sudafrica, con l'assenso delle grandi nazioni democratiche del nord d’Europa. Come si spiega questa distanza, questa diversità di valutazione fra gli intellettuali europei, anche progressisti, e quelli latinoamericani? Evidentemente i latinoamericani non possono dimenticare che quando si parla di democrazie in America Latina si mente, si prende in giro la gente, ci si nasconde dietro votazioni quasi sempre fasulle. Mi ha detto una volta Rigoberta Menchù: “Le cedole elettorali nei villaggi maya non sono arrivate mai”. C’è, insomma, una sensibilità diversa nel giudicare Cuba.
Questi intellettuali del continente a sud degli Stati Uniti, sono tutti contro la pena di morte ed hanno, in molti casi, espresso la loro critica alla risposta esagerata data dal governo dell’Avana, al palese tentativo di destabilizzare la sua società, ma tutte queste persone sanno anche che, se si vuole parlare di dignità umana, Cuba è uno dei pochi paesi del Sud del mondo che l’ha difesa.


Credi che il trattamento riservato a Cuba possa toccare domani anche al Brasile di Lula?
Subito dopo Castro toccherà a Chavez, perché in Venezuela c'è il petrolio. Lula? Vi rispondo con un interrogativo che mi ha posto frei Betto, il teologo della Liberazione collaboratore stretto del nuovo presidente brasiliano, che si occupa del piano "Fame zero", il titanico tentativo di dare tre pasti al giorno a tutti i cittadini di un paese in cui ci sono 10 milioni di bambini “randagi”.
Betto al Forum di Porto Alegre, mi ha chiesto: “Quando fra due anni noi ci troveremo, molto probabilmente, con le spalle al muro, criminalizzati dai grandi potentati economici come il Venezuela di Chavez, voi sarete ancora al nostro fianco o ci abbandonerete? Non ho saputo rispondere, perché conosco il cinismo delle nazioni ricche.


E l’Unione europea, l’Onu, possono giocare un ruolo?
La comunità europea farà come Ponzio Pilato, chiederà solo qualche atto di buona volontà come ha fatto il Papa, che ha tenuto la posizione più equilibrata in questa improvvisa ostilità generalizzata contro Cuba. E io spero che Castro si apra a questa richiesta. La Comunità europea, d’altronde, sa che ci sono stati come la Spagna, l’Italia, la Francia, che hanno consistenti rapporti economici con Cuba e sarebbero gli imprenditori di questi Paesi che chiederebbero ragione ai loro governi in caso di sanzioni. Quando si tocca l’economia si diventa tutti più realisti.


Da undici anni l'Onu ogni anno vota la condanna dell'embargo a Cuba e gli Usa se ne fregano altamente pur essendo stati, negli ultimi anni, più di 140 i paesi che hanno respinto questa sanzione. A favore hanno votato solo Israele, Usa
e Isole Marshall. Quelli che hanno parlato al Parlamento italiano, specialmente quelli che erano di sinistra o che dicono di essere ancora di sinistra, non hanno ricordato abbastanza che Cuba subisce da 40 anni il più immorale e antistorico embargo della storia moderna. Purtroppo questi signori, con i loro discorsi, hanno offerto un’immagine di mediocrità e di doppia morale senza eguali in altri Paesi.

Ecco le loro parole infami:

29 Aprile 2003
Cuba: dichiarazione di voto del Segretario dei Ds Piero Fassino durante il dibattito in aula
Dal resoconto stenografico dell
a seduta del 29 aprile 2003

Signor Presidente, onorevole Selva, io penso non sia una buona cosa piegare tutto ciò che succede nel mondo alla dialettica politica interna di casa nostra, farsi prendere dalla tentazione di una misera strumentalizzazione che, francamente, riduce qualsiasi credibilità di una seria riflessione su questi temi. In ogni caso, onorevole Selva, le potrei dire facilmente questo, e poi passerò agli argomenti veri. La nostra condanna per queste condanne a morte, per queste sentenze, è netta; chiediamo la sospensione di tutte le pene irrogate ingiustamente, chiediamo la liberazione degli oppositori che siano stati incarcerati senza che ve ne sia stato motivo, chiediamo che a Cuba si riconoscano i diritti di democrazia e di libertà che sono universali e che non possono essere piegati da nessun regime politico.
Diciamo questo tanto più per Cuba, perché
Cuba ha rappresentato per un certo periodo una speranza, è stata un punto di riferimento in un'America latina che negli anni settanta e ottanta era caratterizzata da colossali ingiustizie, da dittature militari, da oppressioni di ogni tipo. Essa ha rappresentato una speranza che presto si è rivelata vana, che è stata frustrata dall'incapacità del regime castrista di combinare una politica sociale, che certamente ha realizzato degli obiettivi nel campo della sanità e dell'istruzione, con il riconoscimento della libertà, della democrazia e dei diritti per ogni cittadino che vivesse in quell'isola.
Credo che oggi - questo ci dice sia la vicenda irachena sia la vicenda cubana - dobbiamo finalmente fare i conti con questo tema. Crediamo si debba mettere in campo ogni iniziativa di pressione e di sostegno alle forze democratiche cubane per non isolarle e per non lasciarle sole nella battaglia per conquistare democrazia e libertà nel loro paese. E fare tutto questo in modo tale che una politica di pressione non si traduca in una penalizzazione delle condizioni di vita della popolazione cubana che peraltro rischia di pagare, già sulla propria pelle, la limitazione della libertà e dei diritti.
In altri termini, dire che noi vogliamo che a Cuba ci sia democrazia e libertà significa essere capaci di combinare una politica di pressione con una politica di contaminazione democratica che aiuti e favorisca un'evoluzione in quell'isola, in quel paese, in ragione tale che la democrazia e la libertà vengano riconosciute nei tempi più rapidi possibili e le forze di opposizione, che si battono per la democrazia e la libertà e che oggi sono le vittime della repressione, prendano forze e non siano lasciate sole e sappiano,
grazie all'aiuto della comunità internazionale, essere un punto di riferimento, un interlocutore, per gestire il processo di transizione politica e democratica.

Diciamo queste cose oggi, ma non le diciamo da oggi: si tratta di posizioni che abbiamo assunto da tempo, e siccome l'onorevole Selva ha avuto la bontà di citarci tutte le sue dichiarazioni, voglio ricordare che le posizioni che io ho espresso in questa sede sono contenute in una mozione, approvata dalla Camera dei deputati il 28 settembre del 1995, primo firmatario il sottoscritto, assieme a rappresentanti di tutti i gruppi politici, in cui si chiedevano esattamente queste cose.
Per questi obiettivi e con questo impianto, voteremo a favore della mozione che, assieme ad altri gruppi del centrosinistra, abbiamo presentato, e voteremo altresì a favore di quelle parti delle altre mozioni che rispondono all'obiettivo di sostenere e favorire un processo di evoluzione democratica a Cuba (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Verdi-l'Ulivo).

NB: si noti l’ignoranza sconcertante e la superficialità nauseante con cui Fassino ritiene che SOLO in passata in america latina vi fossero colossali ingiustizie e che per questo Cuba fosse punto di riferimento. NO COMMENT

Si noti anche il viscido riferimento alla “comunità internazionale”, quella che non tollera modelli politico-sociali alternativi al neoliberismo e alla dittatura della finanza e del capitale, e che per questo promuove guerre umanitarie o per la democrazia… o terrorismo e embarghi come contro Cuba.

29 Aprile 2003
Cuba: intervento di Marina Sereni al dibattito in aula.
Dal resoconto stenografico della seduta

Signor Presidente, onorevoli colleghi, da oltre dieci anni il PDS prima e i Democratici di sinistra-l'Ulivo successivamente hanno manifestato una posizione e dei comportamenti assolutamente chiari sulla situazione di Cuba.
Le nostre critiche al regime autoritario non sbocciano in questa amara e triste primavera cubana. Esse
derivano da una riflessione e da una scelta di fondo che ci ha portato, in tutti questi anni, da un lato ad affrontare un confronto duro con le autorità cubane e, dall'altro, a stringere relazioni di solidarietà e di scambio via via più significative con le principali realtà dell'opposizione cubana.
Per questo dispiace che nel momento in cui assistiamo con sgomento ad una delle più violente ondate repressive degli ultimi anni a Cuba, in Italia, alcuni, anche in quest'aula, abbiano voluto alimentare un confronto polemico, molto più condizionato da stretti calcoli di politica interna piuttosto che orientato a sviluppare una forte ed efficace iniziativa a sostegno delle libertà civili e politiche a Cuba per la liberazione di tutti gli oppositori vittime della repressione.
La nostra opinione è che
solo attraverso la democratizzazione della società cubana, l'introduzione del pluralismo politico - nelle forme che i cubani decideranno -, la diversificazione economica e il pieno inserimento di Cuba nell'economia di mercato, soltanto procedendo lungo questa strada sarà possibile salvare davvero la parte positiva dell'esperienza storica cubana iniziata con la rivoluzione del 1959.
 Per questa ragione sentiamo la responsabilità di sostenere in ogni modo questa coraggiosa opposizione democratica cubana ed è per questi motivi che diciamo ancora oggi che è necessario adoperarsi per far cessare il doppio embargo: quello economico degli Usa e quello democratico del regime, entrambi contro il popolo cubano. L'embargo degli Usa è ormai la sanzione di una «santa alleanza» tra la destra più radicale degli Stati Uniti, che rincorre una parte dei voti dei cubani di Miami, e il regime castrista. Ad una parte della destra statunitense serve a dimostrare la sua avversione al tiranno barbuto; al tiranno barbuto serve per coprire le vergogne di una gestione economica ultraquarantennale fallimentare, un fallimento che sarebbe diventato del tutto evidente con il crollo dell'Unione sovietica e che è stato già troppo a lungo coperto e mistificato dall'embargo statunitense.
 Si potrebbe suggerire al Ministero degli affari esteri di cominciare con un piccolo ma significativo gesto: fare in modo che la nostra ambasciata inviti, per le prossime celebrazioni della festa della Repubblica, i rappresentanti, liberi o in galera, dell'opposizione democratica cubana e che tale opposizione venga considerata davvero un nostro interlocutore (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

NB: la Sereni è la responsabile esteri dei DS.  Si noti che confessa vantandosene di essere da tempo in combutta coi gusani controrivoluzionari finanziati e spalleggiati dalla Cia.

Si noti l’infinita ipocrisia con cui si sostiene che solo vendendo il culo al neoliberismo, ai suoi sgherri finanziari (FMI, WB, Wto) si può salvare la parte positiva della rivoluzione. Infatti le conquiste sociali (sanità, educazione, pensioni, diritti dei lavoratori) sono di norma le cose sacrificate sull’altare del debito…

Ma l’infamia più vergognosa è la sparata che l’embargo, lungi dall’essere un cappio al collo di Cuba è lo strumento invocato dal “tiranno barbuto” (troia, sciacquati la bocca quando parli di Fidel!) per coprire una quarantennale gestione fallimentare…

Così fallimentare povera cretina, che appena nel 2001, ha ricevuto elogi pubblici dai massimi vertici della banca mondiale (cfr. The guardian, 15 agosto 2001)..

 

Nota bene:

Si sente dire spesso che i vertici diesse sono venduti ma che la base è ancora buona… ecco allora un bell’esempio di quanto la base sia invece omogenea all’ignoranza e alla puttaneria dei suoi rappresentanti:

Ha ragione Fidel Castro

21.6%

Castro se ne deve andare, è un dittatore

33.3%

Castro se ne deve andare, ha tradito la sinistra

33.1%

Ha ragione Bush

2.8%

Ha ragione Bush ma basta embargo

3.5%

Non saprei

5.8%

Allora, in questo sondaggio fatto dall’Unità troviamo queste belle verità:

SOLO 1 diesse su 5 è solidale col governo rivoluzionario aggredito dai fascisti americani…

1 diesse su 15 è addirittura solidale con Bush

quasi 7 diesse su 10 pensano che il governo cubano sia da abbattere e che abbia tradito la sinistra… DA CHE PULPITO!!!!

NON VI STUPITE SE ALLA PROSSIMA FESTA DELL’UNITA’ TROVERETE IL MANIFESTO DEL  “CHE”  AL BANDO…

 

 

info@siporcuba.it

 HyperCounter