I CINQUE

 

 

 

 

Sono andato  a Miami per porre fine alla violenza contro il mio paese

 

Tribunale  Distrettuale degli Stati Uniti
Distretto sud della Florida
Caso n. 10-21957-Civ-Lenard
Criminal Caso n. 98-721-Cr-Lenard
Gerardo Hernández, Richiedente
Gli Stati Uniti, Sollecitato

 

Io, Gerardo Hernandez, dichiaro, sotto la pena di commettere spergiuro, che:

 

1. Io sono il richiedente sopra riportato e rilascio questa dichiarazione giurata a sostegno della mozione per interrompere, annullare o correggere il processo e la condanna del 28 USC 2255, depositata il 14 giugno 2010.


2. Al processo sono stato rappresentato da Paul A. McKenna, un avvocato nominato dal Tribunale, che esercita a Miami, in Florida. Non l'avevo conosciuto prima. Non ricordo se il signor McKenna ed io avessimo avuto una conversazione prima del processo relativamente al tema della separazione dei processi.

 
3. Quello che però ricordo è che non mi ha mai spiegato che era possibile avere un processo separato per il III capo di imputazione , nel quale io avrei avuto il diritto di testimoniare a mio nome in relazione all'accusa di cospirazione a commettere omicidio, senza pregiudizi per altre accuse , ed altri imputati. Se avessi saputo questo, avrei insistito per esercitare il mio diritto di testimoniare in mia difesa nel processo per di cospirazione a commettere assassinio, per mostrare che sono state erronee le interpretazioni delle prove fatte dal pubblico ministero, e per dare alla giuria la conoscenza della verità.

 
4. Il signor McKenna non mi ha mai spiegato che in un processo separato io avrei potuto garantire la deposizione di uno o più degli altri testimoni senza che loro dovessero scegliere tra l’auto incriminazione o il rifiuto a fornire rilevanti prove pertinenti al mio processo per cospirazione a commettere assassinio .


5. Ciò che non ho mai capito, perché non mi era stato mai spiegato finora,  è che, secondo la legge degli Stati Uniti, io avrei potuto chiedere un processo separato in relazione all'accusa di cospirazione a commettere omicidio, per avere la possibilità di testimoniare e presentare prove rilevanti in mia difesa. Io non ho mai avuto alcuna esperienza precedente del sistema giudiziario degli Stati Uniti, e non ero consapevole del fatto che uno stralcio avrebbe consentito una simile possibilità. Se lo avessi saputo, avrei insistito affinchè il mio avvocato facesse di tutto per garantire il processo separato per tale capo di imputazione. Se il III capo di imputazione fosse stato giudicato separatamente, avrei testimoniato a difesa della mia innocenza.

 

6. Se avessi saputo di poter avere un processo separato per il III capo di imputazione, al mio processo avrei testimoniato, in sostanza, quanto segue:

 

A. Prima degli eventi del 24 febbraio 1996, e fino ad oggi, io non sapevo nulla di un presunto complotto per abbattere un aereo degli Hermanos al Rescate ( Fratelli al Riscatto ndt ).

 

B. Nessuna delle missioni a cui ho partecipato prima del 24 febbraio 1996 erano destinate a far parte di un presunto piano, nè ero consapevole del fatto che alcune delle mie azioni potessero contribuire alla realizzazione di qualche presunto piano, sempre che esistesse.



 

C. Dal momento che non sapevo nulla di qualsiasi presunto complotto per abbattere qualsiasi aereo, men che meno ho tentato di contribuire, né avevo alcuna conoscenza di nessun presunto piano, che si proponesse di abbattere un velivolo nello spazio aereo internazionale o nella giurisdizione marittima e territoriale degli Stati Uniti, come si presume nel III capo di imputazione.

 

D. Durante il periodo passato in vacanza a Cuba, dall'inizio del novembre 1995 fino al mio ritorno a Miami il 26 gennaio 1996, non ho ricevuto alcuna informazione da nessuna fonte riguardo il presunto complotto per abbattere aerei, o di alcun tentativo di minacciare , avvertire o di combatterli militarmente, ma mi resi conto dalle dichiarazioni pubbliche rilasciate dal governo cubano, che non sarebbero state più tollerate ulteriori violazioni della sovranità cubana da parte degli aerei degli Hermanos al Rescate, come quelle avvenute dal 9 al 13 gennaio 1996.

 

E. Avrei testimoniato che in nessun riferimento o appunto, che io ho potuto fare nella relazione di bilancio, può essere letto di aver mai ricevuto fondi dal "Quartier Generale" o dal "MX", come ha suggerito il governo o che io sia mai stato presente ad alcun incontro nel centro di comando.

 

F. Io avrei spiegato alla giuria che, dal momento che ero un agente sotto copertura, mi era stato severamente vietato di entrare in qualsiasi struttura collegata ai servizi segreti, perché tale comportamento avrebbe potuto rivelare la mia vera attività e mettere a repentaglio la mia missione. Questo era così anche a Cuba, dove sapevamo che gli Stati Uniti avevano agenti del controspionaggio.

 

G. Avrei anche testimoniato che mi è  stato illustrato un piano chiamato "Operazione Venezia", ​​che fu progettato con l’obiettivo di "neutralizzare le azioni controrivoluzionarie degli Hermanos al Rescate”, concepito dalla Direzione di Intelligence all’inizio del dicembre 1995. Vedere l'Appendice B allegata Memorandum 2255. Il suo scopo era quello di "richiamare l'attenzione nazionale e dell'opinione pubblica internazionale" mediante il ritorno a Cuba di Germain ( Roque )  ed una successiva denuncia pubblica nei confronti delle attività degli Hermanos al Rescate che continuavano a violare la sovranità di Cuba e le leggi del diritto internazionale.

 

H. Io sono stato incaricato di lavorare per garantire il suo ritorno "a fine febbraio o agli inizi del marzo 1996."


I. Avrei spiegato che in nessun momento, né durante il mio soggiorno a Cuba, nè prima e nè dopo, ci sia mai stata alcuna menzione di nessun piano per abbattere aerei degli Hermanos al Rescate in nessun luogo, nè qualsiasi altra forma di comunicazione che mi consentisse credere o sospettare l'esistenza di un tale piano.  Nessuno mi espresse in nessun momento alcuna preoccupazione in relazione  alle attività degli Hermanos al Rescate, , laddove volassero nello spazio aereo internazionale. Tuttavia, si produssero alcune inquietudini per  le dichiarazioni pubbliche rilasciate degli Hermanos al Rescate secondo le quali avrebbero tentato di continuare a condurre operazioni nello spazio aereo cubano, in violazione della sovranità cubana.

 
 

J. Se avessi avuto la possibilità di testimoniare, avrei spiegato alla giuria che, durante i mesi trascorsi fuori da Miami, il mio lavoro fu portato avanti da un altro agente, il  A-4 (a me noto solo come A-4 o Miguel. Io non conosco il suo vero nome.). Si trasferì nel mio appartamento a North Miami e gli consegnai il mio dischetto di decodifica, il quale conteneva un programma che permetteva all'utente di decodificare i messaggi da e verso Cuba.
Ognuno aveva il proprio computer portatile. Io portai con me il mio quando andai a Cuba. Anche se questi portatili non potevano inviare o ricevere messaggi, avevano la capacità di elaborare una serie di numeri ricevuti da segnali radio ad alta frequenza, e potevano trasformarli in un messaggio coerente, ma solo con l'ausilio di un dischetto contenente il programma di decriptazione . C’era soltanto un dischetto nell’appartamento ed io glielo lasciai ad A-4 quando andai in vacanza a Cuba.

 

K. Quando ritornai nel mia dimora  a North Miami, alla fine del gennaio 1996, A-4 rimase e continuò ad utilizzare il floppy per la decodifica. Lui era il comandante, dal momento che io ero solo un tenente e  mi superava in grado. Per diversi mesi, fino alla sua partenza, il dischetto rimase nelle sue mani utilizzandolo per inviare e ricevere messaggi. I messaggi furono inviati con un codice che era comune ad entrambi, ma in quel periodo solo A-4 ha avuto la capacità di decifrare i messaggi utilizzando il dischetto. Anche se avevo accesso al floppy, principalmente rimase in suo possesso. Ai primi di marzo 1996 A-4 ricevette l’ordine di restituirmi il software per la decodifica.

 


L. Io non ricordo di avere mai ricevuto un messaggio relativo all'operazione Scorpion. Data l'occasione, avrei dichiarato che non scrissi né inviai il messaggio del 12 febbraio 1996, classificato nel corso del processo come  DG104, che fu  indirizzato a "Iselin", con l’avvertenza che nessun agente sarebbe dovuto volare sugli aerei degli Hermanos al Rescate per il fine settimana dal 24 al 27 febbraio 1996. Io non ho mai parlato di quell’ agente con quel nome, dal momento che preferivo utilizzare l’altro suo nome in codice, "Castor", come viene evidenziato da molte altre prove. (Durante il processo il governo ha sostenuto che "Castor", era René González). Non so perché il mio nome è stato inserito come firmatario di quel documento. Tra le centinaia di rapporti che facevano parte dei documenti sequestrati, questo, per quanto ne sappia, era l'unico teoricamente firmato da due agenti.


M. Avrei voluto dire alla giuria che, dal momento che conoscevo il lungo elenco delle provocazioni degli Hermanos al Rescate, e di che tipo di risposta avevano ricevuto fino a quella data, qualsiasi conflitto pensato al di fuori dello spazio aereo territoriale cubano, era qualcosa di cui io non avrei mai potuto immaginare, anche perché conoscevo lo sforzo che le autorità cubane stavano facendo per evitare qualsiasi azione che potesse provocare una risposta militare degli Stati Uniti e le sue terribili conseguenze. La teoria che Cuba avrebbe sviluppato un piano per affrontare gli aerei in acque internazionali è stata per me – ed è ancora - assurda ed irrazionale.


N. Io avrei spiegato che non vi era alcuna base razionale per credere che né Roque nè Castor avevano la possibilità di volare con gli Hermanos al Rescate quel fine settimana. Roque non avrebbe potuto volare con gli Hermanos al Rescate quel fine settimana perché lui a quel tempo era già sulla via del ritorno a Cuba, mentre Castor era da più di un anno che non più volava con gli Hermanos al Rescate, e non faceva più parte dei loro piloti.


O. In ogni caso avrei informato la giuria di vicende che avrebbero contraddetto la tesi della pubblica accusa secondo cui in qualche modo io avrei avvisato L'Avana che nessuno avrebbe partecipato ai voli  e che questa informazione avrebbe quindi consentito l’abbattimento dell’aereo. In un processo separato per il III capo di imputazione, avrei testimoniato che non avevo mai scritto o comunicato in nessun modo che Roque e Castor non avrebbero volato quel fine settimana, o che erano stati avvertiti di non farlo.


P. L’ Operazione Venezia fu un grande sforzo della direzione di Intelligence per denunciare l’ organizzazione Hermanos al Rescate, sia a livello locale sia internazionale, per le loro illecite violazioni della sovranità di Cuba, con l'intenzione di fermare le loro continue violazioni dello spazio aereo cubano. Se avessi avuto l'opportunità di testimoniare, avrei spiegato che questo progetto ha coinvolto molto di più del semplice ritorno di un agente (Roque) a Cuba, come emerso dal processo.

 

L’incarico di occuparmi di tirarlo fuori da Miami, fu particolarmente complicato. Roque era un pilota di MIG cubani che disertò Cuba per andare negli Stati Uniti.

A Miami è stato subito salutato come un eroe. Fu scritto un libro sulle sue imprese pubblicato e ampiamente diffuso dalla Fondazione Nazionale Cubano Americana. Fu stato assediato da gruppi e organizzazioni della comunità di Miami per tenere delle conferenze.


Era pertanto una figura pubblica. Ma era anche un uomo sposato, e la sua scomparsa sarebbe stata subito notata. E la cosa più importante è che noi sospettavamo che lui potesse essere controllato dalla contro intelligenza.

Lavorare con lui, incontrarci e prendere accordi per il suo ritorno a Cuba, ho esposto me e gli altri ad essere identificati. Farlo uscire da Miami e farlo tornare a Cuba ha richiesto uno grande sforzo, e fu necessario concentrare la mia attenzione e le mie risorse per garantire la riuscita della sua partenza e del viaggio attraverso un paese terzo.

Ho anche ricevuto pericolosi ordini dell'ultimo minuto, come quello di registrare alcuni video mentre usciva dagli uffici della FNCA di Miami.

 

Q. Il ritorno di Roque a Cuba e la conferenza stampa produssero importanti risultati. Lui rese pubblici i nomi ed i numeri di telefono degli agenti dell'FBI con i quali si era incontrato, così come fotografie e altro materiale che dimostrano che egli era profondamente vincolato alle organizzazioni della società civile e della comunità di Miami. Ma le cose più importanti sono state le sue rivelazioni sulla natura criminale degli Hermanos al Rescate e la loro intenzione di condurre le attività terroristiche contro il popolo cubano. Queste rivelazioni sono state, naturalmente, oscurate dai tragici eventi del 24 febbraio.


AA. I messaggi ad alta frequenza intercettati e presentati al processo, hanno rivelato che il mio ruolo fu riconosciuto e ricevetti una menzione speciale dal quartiere generale per il successo dell’Operazione Venezia, e che Roque aveva ricevuto un'attenzione speciale da parte del Comandante in Capo con il quale si incontrò due volte. In nessun momento mi fu dato un simile riconoscimento per l’Operazione Scorpion.


BB. Durante il processo, il governo ha impugnato la mia risposta al riconoscimento che ho ricevuto, quando riferendomi al nostro lavoro dissi di “averlo terminato con successo”, il che è stato interpretato come se io stessi relazionando in merito all’abbattimento degli aerei e non dell’Operazione Venezia. Niente è più distante dalla verità. Come ho già menzionato, è molto chiaro a partire dalle relazioni e dallo specifico contesto, che il riconoscimento mi era stato dato per il mio ruolo svolto nell’Operazione Venezia.


CC. Avrei voluto anche testimoniare per correggere l'errata interpretazione del linguaggio utilizzato per motivare questo riconoscimento che descrive che nel mio lavoro affrontavo "le provocazioni messe in atto dal governo degli Stati Uniti lo scorso 24 febbraio" come se si trattasse di un riferimento al presunto complotto per abbattere gli aerei degli Hermanos al Rescate. In realtà si riferiva al mio sforzo sostenuto in seguito all'abbattimento dei velivoli al fine di determinare se per quel giorno, e per alcuni giorni successivi, l'indignazione pubblica di Miami che reclamava un possibile attacco contro Cuba e le provocatorie dichiarazioni pubbliche di alcuni membri del governo degli Stati Uniti, potessero essere considerati segnali di reale pericolo per il mio paese.


DD. Immediatamente dopo gli eventi del 24 febbraio, lavorai per diversi giorni, praticamente senza dormire, raccogliendo informazioni, monitorando la TV, ascoltando la radio e leggendo molti giornali. Fortunatamente, gli Stati Uniti non risposero militarmente, però mi fu riconosciuto il merito di aver contribuito a determinare se si stava sviluppando una situazione potenzialmente pericolosa.

 
EE. Ed infine, il governo ha distorto le ragioni della mia promozione a capitano, il 6 giugno 1996, sostenendo che era frutto del mio presunto lavoro che permise l’abbattimento degli aerei. Se fossi stato in grado di testimoniare, avrei potuto spiegare che in realtà, a quei tempi, ero stato un tenente per quattro anni, e fui promosso in occasione dell'anniversario della fondazione del Ministero degli Interni, insieme ad altri tenenti che avevano servito impeccabilmente per quattro anni, tra cui Nilo Hernandez, un altro imputato che non ha avuto nulla a che fare con l’Operazione Scorpion, ma aveva anche lui servito per quattro anni. A Cuba, questo è il periodo di servizio, che permette di essere promosso ed io ho ottenuto la mia promozione solo su queste basi.

 

 

Sono consapevole che testimoniare al processo comporterebbe il fatto di essere sottoposto ad un controinterrogatorio. Data la mia innocenza per le accuse relative al III capo di imputazione, sarei stato disposto a sottopormi durante un processo separato per queste accuse.
 

Sono venuto in Florida per prestare un servizio al mio paese, disarmato, per contribuire a porre fine alla violenza contro il mio popolo e, quindi, per salvare vite umane. Il fatto di essere stato accusato di cospirazione a commettere omicidi è la cosa più estranea al mio pensiero ed alla mia realtà. Ho la speranza che questo documento possa aiutare la Corte nello sforzo per trovare la verità e ristabilire la giustizia.

 

 

Gerardo Hernández

 
Ha giurato e firmato di fronte a me

16 marzo 2011

 

 

info@siporcuba.it

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