MIRADA CUBANA ARCHIVIO


 

 

A Vilma, la rivoluzionaria più bella

 

Messaggio di amore inopportuno   (Canto intimo XV) 
 

di Celia Hart Santamaria* 

 

 

Io non ero a Cuba quando ci lasciò per sempre il sorriso più bello della rivoluzione. 

Vilma Espin è deceduta dopo essere stata malata molto tempo. Nonostante, la costernazione dei fatti inevitabili si impadronisce dell'anima. Per fragili istanti la morte si trasforma in una sentenza burlona della stessa vita.   

Vilma nacque ricca, bella ed intelligente Tutte le categorie delle classiche principesse dei racconti delle fate. Ma il suo palazzo incantato fu la lotta rivoluzionaria ed il suo principe azzurro un piccolo ribelle con il viso d’adolescente. 

Nonostante, non ha mai smesso di essere una principessa. Se guardiamo un'altra volta quell'immagine con la camicia a quadri ...un fucile ed un sorriso, c'inginocchieremo tutti palpitanti davanti alla principessa.  

La sua pelle, i suoi capelli e la sua figura slanciata ricordano un giglio pieno di profumo. Questo è Vilma: un giglio slanciato. 

Lì c’è materiale di studio per quelli che tentano di sistemare la nascita dei leader in uno stretto margine da manuale “piccolo borghese”, nazionale rivoluzionaria”,etc. 

Se qualcosa non era la bella Vilma ...era essere piccola. Era grande in tutto, e soprattutto nella sua fiducia nel futuro. 

Fino a quando non capiremo gli stimoli più importanti che spingono il cuore ed il pensiero seguiremo questa rotta pericolosa di non saperci identificare di fronte al Capitale, noi, quelli che non abbiamo niente da perdere. 

Vilma fu delle partecipanti più focose della clandestinità. Il suo nome si associa immediatamente al delicato ricordo di Frank Pais. La sua dedicazione nella presa della città di Santiago il 30 novembre fu speciale.  

Lo so perché me lo hanno detto i miei genitori che parteciparono con lei. Tutti e due mi dicevano... “Era tanto bella con il fiammante (e benedetto) braccialetto rosso-nero!”. 

Il tempo ci lascia sempre spazio per riprendere la storia. Osservino solo tre di quelle donne fondatrici: Celia, Haydée e Vilma. Le prime due sono scomparse nel 1980. Ognuna a modo suo e con l'irriverenza di entrambe. Celia fu la contadina che seppe scoprire la bellezza splendida della rivoluzione, senza separarsi da Fidel un solo istante, facendo perfino parte sostanziale delle sue riflessioni, quelle di oggi!       

A Haydée traboccava la passione, e convulsa, seppe consegnare agli intellettuali ed agli artisti quelle strade di lotta contromano... 

Vilma fu allora la più serena, fu l'anima della famiglia cubana. 

Nei momenti difficili, la Federazione di Donne Cubane si dedicò a curare quegli spazi che solamente la famiglia sa toccare. L'incipiente prostituzione, la condotta sociale e morale. 

Forgiò una gran famiglia al fianco di quel... quel “principe azzurro” del Secondo Fronte Orientale. Quello stesso che tremando ha portato, solo, le sue ceneri con una rosa rossa. 

Quello stesso che oggi si occupa della casa con accortezza ed uffizio, mentre Fidel si ristabilisce ...con una penna in mano, perché non smette di scrivere. 

Tra quelle tre donne così diverse e complementari si è collocata la donna cubana nel posto che ha riscoperto più azzeccato. Vilma è stata forse quella che ha avuto maggiore inflessione. Pensino solo a questo: Celia non ebbe figli, il suo lavoro fu accompagnare Fidel nel suo lavoro militante. In questo Fidel che rimpicciolisce la morte e continua da una provocatoria distanza ad insidiare la nostra impertinenza per vederlo ...lì c’è Celia Sanchez, sicuramente, curando perfino i suoi ultimi anni.  Haydée non conobbe i suoi scarsi nipoti e lasciò i suoi due figli piantati in asso in piena adolescenza ...per volontà e coscienza propria. La sua missione fu far ricorso alla fretta per trasformare l'arte in un’arma di combattimento ...lo ottenne senza dubbi. Dentro questa arte contestatrice e rivoluzionaria, che si spande dappertutto a Cuba e nel mondo, c’è l'anima ingarbugliata di Yeyé, con la sua ironia ed i suoi scherzi. Vilma è morta, tuttavia avvolta di una prodigiosa famiglia di figli e nipoti già giovani. Rappresentò il cuore della famiglia cubana, degli spazi della donna, di riuscire a far coincidere la maternità e la stabilità familiare con le domeniche di lavoro volontario, di fare in modo che non fosse incompatibile la casa e la rivoluzione. E anche questo lo ottenne.....con il suo esempio inequivocabile davanti.  

In quei giorni del chiamato Periodo Speciale, quello che io considero come un Comunismo di Guerra, Vilma fu presente aiutando la donna cubana a cercare delle formule per mantenere unita la famiglia. 

Lo so molto bene perché sono stata segretaria della FMC nel mio quartiere. Lì progettiamo mille strategie di resistenza....dappertutto c’erano i richiami di Vilma. 

La mia rivoluzione è spruzzata da queste figure meravigliose.   

Vilma è una di loro.... di quelle donne che ebbero il privilegio che difficilmente avremo noi: armare un cambiamento di epoca con la pienezza di Fidel e del Che. Dubito che torni a ripetersi….almeno oggi ...quando mi sequestrano le lacrime dell’irrimediabile. 

Infine, una gratitudine per lei quando le feci sapere in quel momento: 

Già era malata ed io gli dissi senza dargli troppa importanza che in una lettera mia madre Haydee Santamaria desiderava essere stata sepolta a Santa Ifigenia, il Cimitero di Santiago di Cuba.    

Per chi mi conosce un poco, sa che per me queste cose sono irrilevanti... Ma Vilma lo prese come un tema personale. Ricordo che stavo nel suo ufficio, lei programmando punto a punto la cerimonia, disegnando personalmente il cartello da porre nella funzione, contrattando la più grande quantità di girasoli (fiore di Haydee) che si potesse raccogliere, per fare il nuovo funerale di Haydée, quello vero: lì di fianco ai suoi compagni morti nel Moncada, lì di fianco a suo fratello Abel e soprattutto di fianco a Martí 

Bastò che io gli menzionassi la lettera e lei fece sua quella grandiosa opera.  

Al principio non lo capii bene ...Però dopo questo giorno non ho più pianto i 28 luglio, giorno del suicidio di mia madre.  

Questo sì sapeva farlo, Vilma: cullare le bambine come me.... bambine di quaranta anni. 

Oggi che piango perché è andata via, non posso smettere di ricordare il suo sorriso acceso nella strada San Jeronimo, quando mi raccontava le avventure dei miei genitori novelli sposi nella clandestinità, quando tutto sembrava musica e colore. Credo che lei sapesse che io non avrei più pianto i 28 luglio. 

La ringrazio per questa missione da psicoanalista....di non piangere più in quel giorno. 

Per questo motivo non diremo addio alla rivoluzionaria più bella di Cuba. Quella che preferì un fiore della Sierra di fronte alle perle a cui aveva diritto per nascita.  

Non le voglio dire addio per sempre a colei che mi riempì di tenerezza in quella casa di San Jeronimo, alla madre della mia affettuosa ed eretica sempre Mariela. 

A lei come a Celia, come a mia madre le diciamo, sempre avvolti in un misterioso scongiuro...e con la fretta di non sbagliarci troppo.... 

Hasta la victoria siempre!

 

*l’autrice è una famosa scrittrice cubana, figlia di due grandi rivoluzionari, Haydée Santamaria ed Armando Hart-preso da Visiones Alternativas-traduzione di Ida Garberi

 

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