MIRADA CUBANA ARCHIVIO


 

CUBA: se ne parla poco, se ne parla male.

 

Questo editoriale punta il dito sulla informazione mal proposta, o addirittura ignorata, dai media italiani a proposito di Cuba.

Chi opera a livello di divulgazione di notizie su tematiche cubane, ben conosce che questo problema è cronicamente storico e che presenta diversi vizi di forma.

Cuba allo stato attuale delle cose, non fa più notizia. E, in una informazione che vive grazie a sponsorizzazioni  di vario tipo (da quelle commerciali per finire a quelle politiche), non si ama trattare argomenti impopolari che non interessano il grande pubblico. Meglio argomentare sociologicamente sugli effetti del Grande Fratello mascherando, dietro ad improponibili teorie psicologiche, i pettegolezzi di quello o quell’altro partecipante dello show.

Basta dare uno sguardo sulla stampa italiana (dai quotidiani passando per i settimanali e finendo al digitale) per rendersi conto che l’argomento “Cuba” proprio non interessa a nessuno.

Ovviamente, laddove possibile a causa di episodiche situazione circostanziali (l’avvenimento 2003 dei “tre fucilati” docet!) la notizia viene elaborata e distorta per creare un momento contro a tutto quanto in difesa del governo cubano (leggi Fidel ndA), sfruttando tali occasioni per ridicolizzare o, peggio ancora criminalizzare, Cuba ed i suoi governanti.

Se tale operazione può essere coerente da parte del potere globalizzato che ha il suo tornaconto a tacere oppure a parlar male di Cuba, il comportamento assunto dalla sinistra italiana è, a dir poco, imbarazzante.

Dimenticati gli slogan che vedevano la piazza (pilotata) inneggiare Fidel e Cuba come esempi di lotta internazionalista e di baluardo contro l’arrogante potere nordamericano, assistiamo attoniti ad un riformismo del riformismo riformista (ahimé, così è) che ha iniziato a prendere posizioni di una certa distanza dagli argomenti “Cuba” perché, a loro modo di intendere e vedere, sicuramente inquietanti e forieri di possibili ulteriori svuotamenti dell’elettorato che, a sua volta condizionato dalle menzogne dei media, potrebbe decidere di cambiare posizione politica.

In questo contorto giro di elucubrazioni schizofreniche, si celebra la sconfitta della sinistra istituzionale che non ha saputo mantenere  negli anni le sue posizioni (già alquanto centriste) nei confronti di un elettorato stanco di uno statico immobilismo politico.

Si può argomentare che il comunismo è defunto e sepolto da un muro che non esiste più con la stessa intensità con la quale si può controbattere che, nell’evoluzione delle teorie, c’è ancora spazio per un socialismo del terzo millennio che potrebbe poco rifarsi ai dogmi del marxismo ottocentesco mal somatizzato dal comunismo del XX secolo.

Ciò che importa alla fine, è sempre quel potere istituzionale che si raggiunge grazie alla macchina elettorale per cui, recita la sinistra, perché rischiare di arroccarsi su delle posizioni indifendibili e storicamente remote, come la difesa di Cuba?

Il parere, strettamente personale, è che di arretramenti di questo genere la sinistra ne ha compiuti diversi e l’elettorato non stupido, si è ritrovato a fare i conti con una leadership che non tutelava –almeno sulla carta- i suoi interessi. Improvvisamente, parole d’ordine che per decenni hanno fatto parte della vita di milioni di persone, venivano tutt’al più sussurrate da una minoranza (definita estremista) e abbandonate o ripudiate dalla classe dirigente.

Si spiegano così gli insuccessi della italica sinistra che, bene che tirasse il vento, è stata rappresentata da politici ex DC, per contrastare una destra populista e festosa che marciava verso il potere, resosi disponibile al crollo della cosiddetta Prima Repubblica.

La destra, forte di nuovi significati tambureggiati dai media dalla stessa quasi totalmente controllati, ha creato quello scossone necessario per buttare giù dalla torre cantastorie e mazzettati, promettendo Alice nel Paese delle Meraviglie ben sapendo che trattasi solo di puro marketing politico.

La sinistra italiana, non potendo controbattere, ha pensato bene di sfardellarsi di pericolosi argomenti per paura di perdere ulteriore terreno e Cuba era un peso troppo imbarazzante da mantenere vivo.

Rientrando in tema, capiamo il perché chi doveva prendere le parti di Cuba non lo ha fatto o lo ha fatto male, lasciando ad altri questo troppo gravoso impegno.

Quindi, da anni, nessuno ha trattato esaustivamente argomenti come Elian, i cinque cubani imprigionati nelle carceri Usa, Fabio Di Celmo, il blocco economico, le sanzioni internazionali, i vari dirottamenti di aerei e navi organizzati dalla mafia cuboamericana. Nessuno, tranne rare eccezioni che ne confermano la regola.

Dopo il fatto dei tre fucilati, la sinistra ha preso una netta posizione contro Cuba, criticando “democraticamente” il suo operato e affiancando il coro di voci globalizzate che chiedevano a gran voce la fine di Fidel e del suo regime.

In questo marasma (celebre è il ricorso alla battuta “non fate l’onda”…) anche il Partito della Rifondazione Comunista ha avuto il suo bel daffare elucubrando teorie più o meno distorte non sapendo che posizione assumere. I suoi militanti si sono divisi negli obbligatori schieramenti dei pro e dei contro, mentre la direzione del partito glissava superbamente sul problema.

La manifestazione nazionale del 28 giugno dello scorso anno, organizzata da un coordinamento di associazioni (alcune vicinissime proprio a Rifondazione) ha visto una presenza variegata dell’emisfero della sinistra della sinistra ma ha celebrato fondamentalmente i cosiddetti cani sciolti che, a titolo personale, si sono aggregati a quello specifico momento di lotta.

Quel che è peggio è il fatto che, dal 28 giugno si doveva continuare a parlare di Cuba mentre lo si è dimenticato, riproponendo solo a distanza di quasi un anno, una sorta di mobilitazione a favore dei 5 eroi e sempre a causa di una circostanza congiunturale (la riapertura dell’appello dei 5 a Miami).

Come ormai d’abitudine, anche questa volta, l’informazione di sinistra si è resa latitante ormai preda delle sue fobie e, anziché dare spazio ad una crescente sensibilizzazione internazionale (basti vedere in Francia come si comportano le associazioni pro-Cuba) è restata al palo a subire gli eventi.

Certo non possiamo sperare che dagli organi informativi di centro destra, possa giungere una corretta informazione ma ci attenderemmo di più da una irriconoscibile sinistra che, del duo Prodi-Rutelli, ne fa il proprio emblema.

 

Con Cuba senza “se” e senza “ma”? Mah…

 

 

 

 

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