MIRADA CUBANA ARCHIVIO


 

 

La revolucion posible



All’inizio del XXI secolo esistono alcune parole come: patria, popolo,  militanza, comitati di base, comunità, socialismo, rivoluzione, che si  possono definire quasi estinte, vuote o deformate del loro vero significato.

La “patria” adesso è quella a cui inneggia la destra fascistoide nel  puro senso nazionalista ma c’era anche la patria difesa e per la quale morirono migliaia di partigiani nella lotta di liberazione, come  scordarsi dei GAP (Gruppi di Azione Patriottica); il “popolo” è sinonimo  di volgo o plebe; la “militanza”…che cos’è? è forse legata ad Al Queida  o a qualche gruppo armato?; i “comitati di base” !? questa è veramente  difficile; la “comunità”…chiaro quella di recupero per tossicodipendenti  o alcolisti o quella religiosa,
non certo quel sentimento di solidarietà ed aiuto reciproco tra gli abitanti dello stesso quartiere che c’era nell’allora Italia del dopoguerra; il “socialismo” alla maniera socialdemocratica naturalmente, lasciamo stare quel tipo di socialismo “perdente” dell’ URSS o DDR o meglio ancora l’ideale socialista come  derivazione della parola stessa da “sociale”; la “rivoluzione”,  impiegata in spot pubblicitari assume il significato di cambio o evoluzione di un prodotto.

Questo è il nostro odierno dizionario, sta cambiando il senso delle  parole o meglio stanno scomparendo alla maniera di “1984” di George Orwell. Questo è il sistema Italia o meglio il sistema globalizzato mondiale.

A questa logica si sta opponendo un paese latinoamericano, il Venezuela, che ha tutta l’intenzione di intraprendere un cammino differente, in controcorrente, rivoluzionario.

Qui le parole assumono il loro vero significato, a partire da  rivoluzione; è la /“Rivoluzione Bolivariana”/ quel processo di cambio e giustizia sociale che sta attraversando il paese dalla vittoria del  presidente Hugo Chavez alle elezioni del 1998.

Da allora la lotta dei movimenti popolari attivi da molti anni ha  trovato uno sbocco, un’alternativa al modello neoliberista a cui già dal  Caracazo del 1989 (prima vera opposizione mondiale di un popolo alle misure dettate dal FMI) aveva fatto intendere che la politica della vecchia pseudo-democrazia borghese era finita.

Una /“rivoluzione pacifica”/ in quanto sta cambiando il paese a forza di leggi e decreti ma soprattutto appellandosi alla nuova costituzione, una delle più progressiste al mondo. Rivoluzione sostenuta a suon di vittorie elettorali ma che dall’altro lato si trova a fronteggiare un’accanita violenza mossa dall’oligarchia venezuelana e straniera che vede sempre più a repentaglio i propri interessi.

Come scordarsi il colpo di stato dell’ 11 aprile 2002 che lasciò 19 morti sul suolo sacrificati per causa del loro diabolico piano e quelli del 12 a seguito della repressione per le strade in pieno regime dittatoriale; la “serrata padronale” di due mesi che ha messo in ginocchio l’economia nazionale e a rischio la vita di molte persone a cui mancavano generi di prima necessità; le azioni di disturbo di bande armate nei quartieri chavisti (la Guarimba) provocando ulteriori morti; la destabilizzazione della frontiera attraverso l’utilizzo di paramilitari colombiani che con le continue incursioni in territorio venezuelano provocano lo sfollamento e l’uccisione di indigeni della zona; l’inneggiamento continuo alla violenza e alla ribellione rivolto alle forze armate e alla gente da parte della stragrande maggioranza dei media in mano all’opposizione; le bombe all’ambasciata spagnola e colombiana; l’attentato mortale al Pubblico Ministero Danilo Anderson che stava indagando sui fatti del “golpe”; il sicariato che uccide quotidianamente nei campi per mano dei latifondisti che non vogliono cedere nemmeno un ettaro incolto dei centinaia di migliaia che possiedono illegalmente per mezzo di certificati falsi o inesistenti, sono più di 200 i leader contadini uccisi solo per reclamare quello che la “Ley de Tierras” conferisce per legge.

Questa violenza non appare in alcuna maniera nel sistema d’informazione dominante di tv, radio e giornali controllato dai media privati, si cerca invece di denigrare il governo accusandolo di regime autoritario dove non vengono rispettati i diritti umani e la libertà d’espressione.
Certo è che non è mai stato chiuso un mezzo d’informazione (l’unica radio attualmente sotto processo è la Radio Alternativa di Caracas filo governativa), e non esistono prigionieri politici, almeno che il fascista criminale Carlos Ortega, ex dirigente illegittimo del sindacato padronale CTV che inneggiò le masse a marciare contro il palazzo presidenziale causando morti e feriti, non venga ritenuto tale.

Questa è la /“revolucion silenciada” /come la chiama lo scrittore nicaraguese Ernesto Cardenal, in quanto i media preferiscono non parlare delle sue conquiste, usando la tattica del mutismo di fronte ad una realtà così scottante.

L’unica iniziativa presa dal governo per controbattere i continui incitamenti alla violenza dei media venezuelani è stata la promulgazione della “Ley Resorte” legge di responsabilità sociale in radio e televisione, una legge esemplare nel contesto mediatico mondiale dove vengono tutelati i diritti dei bambini ad una programmazione decente in orario giornaliero, si regolamenta la pubblicità (nei tempi, modi e contenuti, senza spot a giochi d’azzardo, alcolici o sigarette), viene garantito uno spazio per la programmazione indipendente nazionale e internazionale, così come per la musica e cultura tradizionale venezuelana.

La /“rivoluzione delle invenzioni”/ come la chiama Chavez, un processo in piena evoluzione che non vuole seguire schemi precostituiti ma aperta ad ogni tipo di idea. Da qui nascono le “missioni governative”, apparati ìparalleli creati per scavalcare tutto quel sistema burocratico
istituzionale che non avrebbe mai snellito quello che doveva essere un piano di azione immediato per risolvere problemi impellenti nel campo sociale.

Le Mision Robinson, Ribas e Sucre nel campo dell’alfabetizzazione e dell’educazione di grado medio e superiore; la prima riesce in appena 2 anni ad alfabetizzare 1.450.000 persone e dichiarare il Venezuela tecnicamente libero da analfabetismo secondo il limite stabilito dall’UNESCO; gente di ogni età che impara per la prima volta a leggere e scrivere o che può permettersi di diplomarsi o laurearsi gratuitamente, per i più bisognosi anche con borse di studio, e finire quindi gli studi lasciati per problemi economici.

Le Università Bolivariane aperte a tutti ed a stretto contatto con le comunità, che possono essere agricole, indigene o altro, dove l’università si cala per apprendere nella pratica e nel sapere ancestrale oltre che per insegnare.

La Mision Vuelvan Caras, corsi professionali rivolti a giovani che vogliono imparare un mestiere, venendo stimolati ad unirsi in cooperative e lavorare con la comunità, dando vita quindi ai “Nuclei di Sviluppo Endogeno”, veri e propri gruppi organizzati nella produzione di beni e servizi utili all’autosufficienza, un lavoro da e per la comunità, inquadrati nell’ottica della piena sovranità in campo alimentare, aiutati con micro-crediti concessi da banche statali create a questo scopo.

Nel settore sanitario la Mision Barrio Adentro con la costruzione dove possibile di moduli di prima assistenza sanitaria in pieno barrio (favela) o nelle zone più remote del paese, altrimenti utilizzando case messe a disposizione dalla gente. Grazie all’aiuto di circa 15.000 medici cubani la salute adesso è un diritto di tutti, sono loro infatti ad attendere la gente povera nei consultori e distribuire medicine gratuite.

Le recenti Barrio Adentro II e III, veri centri diagnostici integrali e cliniche mediche equipaggiati con sale operatorie, riabilitazione, strumentazione per le TAC e le radiografie, ambulanze…. naturalmente gratis.

La sanità pubblica era stata portata allo sfascio, privilegiando quella privata, così come l’educazione e tutti gli altri servizi, adesso il senso di marcia va in direzione opposta, in controtendenza allo standard mondiale.

La /“revolucion bonita”/ ci racconta anche della Mision Milagro che ha restituito la vista a migliaia di venezuelani operati gratuitamente a Cuba. Medici, assistenza, ingegneri agronomi, allenatori sportivi in cambio di petrolio a buon prezzo, la relazione di amicizia e solidarietà  tra i due paesi è fortissima.

I Mercal, supermercati a prezzi ribassati fino ad un 40% e stabili da mesi nonostante l’inflazione, le cui merci provengono da cooperative alimentari o di generi di consumo, nuclei endogeni e piccoli produttori con un ottimo rapporto qualità-prezzo.

Le Case di Alimentazione, a migliaia nei barrios, gestite da persone del quartiere che ricevono gli alimenti dal governo, distribuiscono 2 pasti al giorno gratuiti alle persone che vivono in povertà estrema (circa un 40% di quel 80% di popolazione che vive in povertà).

Gli Orti Organopolici, come quello appoggiato dalla FAO e diretto da ingegneri cubani in pieno centro di Caracas, dove una cooperativa sta portando avanti un prototipo di agricoltura urbana per attendere ai bisogni dei cittadini della capitale.

La Mision Identidad che ha già fornito il documento d’identità e dato il diritto di voto a più di 3 milioni di abitanti dei circa 5 milioni senza nome ai quali i passati governi non è mai interessato rivolgersi.

Non dimentichiamoci poi delle Scuole Bolivariane che oltre alle materie classiche forniscono ai bambini delle primarie corsi di computer, teatro, cinema, danza e tre pasti giornalieri ed il Plan Simoncito rivolto ai bambini fino ai 6 anni.

L’importante piano di costruzione ed adeguamento delle abitazioni coordinato con i Comités de Tierras Urbanas, nati con la legge che concede il titolo di proprietà della terra e della casa in settori urbani degradati dove le case o “ranchitos” sono state autocostruite dalla gente su terreni occupati.

La nascita e lo svilupparsi di molteplici esperienze di media comunitari o alternativi aiutati da una legislazione unica nel suo genere e spinti dalla necessità di rendere partecipe la comunità nel “fare informazione, non subirla” (slogan della tv comunitaria Catia Tv) e far conoscere quello che si sta muovendo dalla base.

L’arte, la cultura, gli eventi sportivi accessibili a tutti, con musei, mostre d’arte contemporanea della nuova Venezuela, ecc. ad ingresso gratuito, così come gli spettacoli teatrali e musicali di altissimo livello presentati nei più grandi teatri del paese.

L’esercito è attivo in ogni missione, esercito come ente sociale che si è unito al popolo in quella che si chiama unità civico-militare. Un esercito differente da quello che conosciamo in America Latina, composto da gente di ogni classe, non di casta, che segue un indirizzo umanista.
Un esercito che partecipò già nel ’62 a due tentativi di colpo di stato o meglio di ribellione militare appoggiato da movimenti di sinistra come il MIR (Movimento Izquierda Revolucionario) e il PCV (Partito Comunista Venezuelano) e successivamente nel ’92 con altri due intenti falliti, uno dei quali comandato dal tenente colonnello Hugo Chavez Frias in forza nel MBR 200 (Movimento Bolivariano Rivoluzionario 200), formazione clandestina composta da civili e militari contrari alla democrazia borghese dell’allora presidente socialdemocratico Carlos Andres Perez che nel ’89 dava l’ordine di reprimere le agitazioni contro il caro vita (Caracazo), lasciando al suolo più di 3000 morti.

La vera forza di questa rivoluzione va cercata nell’organizzazione popolare, figlia di anni di lotta contro la logica “puntofijista” che voleva l’esclusione dei partiti più progressisti e la spartizione del potere tra democristiani e socialdemocratici, nonché la svendita del paese alle multinazionali straniere e la sottomissione all’imperialismo
del nord.

Figlia dei movimenti guerriglieri attivi negli anni ’60-’70 sulla scia della rivoluzione cubana e generata da tutte quelle pratiche di resistenza al sistema neoliberale che, in pieno Tien An Men, in Venezuela mieteva migliaia di vittime innocenti nell’oscurità assoluta  dei media mondiali.

Una militanza attiva nelle comunità di base, di contadini, confederazioni sindacali, Circoli Bolivariani, nelle Unità di Battaglia Elettorale (create durante la fase preparatoria al referendum revocatorio di Chavez e attualmente trasformate in Unità di Battaglia Endogene) e nelle molteplici realtà legate al territorio e le missioni governative.

Questo è il vero popolo venezuelano, sempre più convinto di questo processo rivoluzionario e cosciente che il cammino è iniziato e non si torna più indietro; un popolo che rispose al colpo di stato del 2002, alla “serrata padronale” e che fronteggia le continue minacce e provocazioni di una opposizione razzista (gente bianca di classe alta) legata alla cupola ecclesiastica, che detiene ancora il controllo mediatico ed economico, grazie alle sue potenti lobby.

Il popolo ama chiamare il comandante Hugo Chavez “un loro infiltrato al governo” e forse questa è la migliore definizione per identificare la figura del presidente.

Ad oggi il Venezuela sta vivendo una nuova sfida, chiamata da Chavez del “salto adelante”, che si propone di: incentivare le missioni; avanzare nella democrazia partecipativa; attivare dalla base la “contraloria social” contro ogni fenomeno di corruzione e burocrazia che restano una vera piaga dell’apparato statale e a cui far fronte con le denominata /“revolucion en la revolucion”; /applicare una nuova strategia elettorale di modo che i partiti siano necessari solo per vincere le elezioni, dopodiché il potere torna in mano ai cittadini e a partire dai consiglieri ogni carica deve essere scelta dalla base; superare il modello capitalista e costruire un nuovo tipo di socialismo, “il socialismo del XXI secolo”, partendo dai Nuclei di Sviluppo Endogeno e dall’esempio di INVEPAL e INVEVAL (industrie nazionali della carta e delle valvole), di recente fondazione in cogestione operaia tra stato e lavoratori, espropriando la proprietà che le aveva rese improduttive durante la “serrata padronale” e che successivamente gli operai decisero di riaprire in autogestione; lottare contro il latifondo applicando a pieno la “Ley de Tierras”; in campo strategico militare, di fronte alle continue minacce Statunitensi, rafforzare il corpo riservista integrando il popolo alla difesa della “patria nueva” e della sovranità nazionale; infine, a livello internazionale, dare impulso ad un sistema mondiale multipolare e lottare per l’unità Latinoamericana sognata dal “Libertador” Simon Bolivar.

Unità dei popoli secondo i principi della cooperazione e della solidarietà come vuole essere l’ALBA (Alternativa Bolivariana per le Americhe) che si oppone al progetto di ALCA (trattato di libero commercio delle Americhe) fortemente voluto dagli Stati Uniti e attualmente in fase di stallo, il quale privilegerebbe gli interessi del nord ricco a spese dei paesi sudamericani. L’ALBA è già nata tra Cuba e Venezuela e spera di estendersi ad altri paesi.

Il Mercosur (mercato comune del cono sud) ha incluso il Venezuela tra i suoi membri; i trattati petroliferi si moltiplicano, con importanti accordi tra PDVSA (industria nazionale del petrolio) e la brasiliana PETROBRAS, con l’argentina ENARSA, con i paesi caraibici attraverso PETROCARIBE e con l’importante obiettivo di dar vita a PETROAMERICA, unione dei paesi latinoamericani per la gestione libera ed incondizionata da paesi stranieri, delle proprie risorse energetiche.

Anche nell’OEA (Organizzazione Stati Americani) il Venezuela è riuscito a contrapporsi al dominio da sempre esercitato dagli Stati Uniti e per la prima volta viene nominato alla presidenza un candidato non appoggiato da quest’ultimi, senza parlare dell’ultimo scontro sulle risoluzioni presentate dai due paesi dove il Venezuela stravince 8 a 0 contro gli USA. Come da immaginarsi gli attacchi contro Chavez sono continui, accusato di favoreggiamento ed appoggio alla “narco-guerriglia” colombiana, di sostenere il “regime” di Castro, la lotta degli indigeni in Ecuador ed il movimento di Evo Morales in Bolivia.

E’ di ultima notizia l’emendamento approvato al congresso statunitense che autorizza la trasmissione di “immagini e suoni speciali” sul Venezuela con l’intenzione di disturbare il segnale di Telesur.

Tutto questo per combattere la neonata tv satellitare voluta dal governo venezuelano e appoggiata da Cuba, Argentina e Uruguay, una tv con una programmazione propria che vuole essere un’alternativa al dominio mediatico di CNN e FOX in America.

Come riporta il direttore Aran Aharionian dalle parole di Edoardo Galeano: “per 513 anni siamo stati addestrati a guardarci con altri occhi, occhi di straniero, oggi cominciamo a guardarci con i nostri occhi, stanchi del fatto che ci spieghino chi siamo, come siamo, ciò che dobbiamo fare”.

Coscienti di queste parole, da parte nostra è indispensabile imparare una buona volta a saper ascoltare e apprendere con un utile scambio di esperienze ed impegnarci ad appoggiare con forza questa nuova prospettiva che ha gettato le basi in Venezuela e vuole estendersi per tutto il continente Pachamericano.

Per quanto riguarda i nostri politicanti di sinistra, facciano mente locale prima di affermare che quel tipo di democrazia non è quella giusta o che quella linea rivoluzionaria non è corretta, nello stato di cose attuali il progresso viene da quel continente, mentre noi ahimè,
siamo piombati in pieno Medioevo e conviene risvegliarsi se non si vuole rifinire nelle catacombe.

Alessandro Corsini

Comitato di solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana “La Madrugada”-  Firenze lamadrugada_fi@yahoo.it
 

 

 

info@siporcuba.it

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