MIRADA CUBANA ARCHIVIO


 

 

Terroristi in carcere! 


di Andres Gomez*

    

 

Torna a mostrare i suoi artigli il settore più intollerante dell'estrema destra cubano-americana nella nostra città, Miami.  Il settore dei terroristi, quello dei soci dei terroristi; il settore di quelli che si nutrono della politica statunitense di aggressione permanente contro il popolo cubano. 

Da decine di anni, Miami è la tana della controrivoluzione latinoamericana. Qui si uniscono in impegni criminali e revanscisti la parte peggiore delle nostre nazioni.  E quando i nostri popoli si decidono ad approfondire i loro processi libertari, e non c'è posto nei nostri paesi per questi malviventi, la loro frustrazione si rovescia contro quelli che vivono qui e ci opponiamo ai loro malefici propositi. 

In tempi recenti, non solo i nostri popoli si sono decisi a rendere reale una società giustiziera ma anche, in questo paese, finalmente, la maggioranza del popolo respinge le politiche dell'Amministrazione Bush, che hanno attentato ai diritti politici, sociali ed economici dell'immensa maggioranza, e che hanno lanciato questo paese in una criminale politica di guerra e di conquista, che è stata responsabile di morte e distruzione in Iraq ed in Afghanistan. 

Questa amministrazione e le sue politiche di orrore--alleata incondizionata dei terroristi del patio--si disintegra, giorno dopo giorno.  Benché fino ad ora la Casa Bianca abbia potuto ostacolare che si accusi il terrorista Luis Posada Carriles per i vili delitti dei quali è colpevole, l'ha dovuto mantenere detenuto in carcere.  Hanno arrestato anche altri due terroristi cubano-americani, Santiago Alvarez ed Osvaldo Mitat, i soci di Posada Carriles, quelli che lo portarono illegalmente negli Stati Uniti, quelli che avevano almeno, (saprà Dio quanti di più), due arsenali di armi, approvvigionamenti ed esplosivi nascosti in differenti luoghi della nostra comunità. 

E sembra che sia solo questione di tempo, poco tempo, affinché si smantellino le restrizioni dei viaggi a Cuba ed altre parti delle fondamenta della politica genocida dell’embargo.  Cresce l'esigenza e la necessità di una nuova politica tra gli Stati Uniti e Cuba in differenti settori della vita nazionale, una pratica del governo che rimpiazzi la fallita politica di aggressione permanente contro il popolo cubano, che tanto danno ha causato a quelli che vivono nell'Isola ed a quelli che vivono qui. 

Inoltre, i soci dei terroristi nella Camera dei Rappresentanti, Iliana ed i Diaz Balart, ora senza il potere di prima--in un clima politico alquanto mutevole--prendono le distanze, almeno pubblicamente, dai loro soci di sempre.  

I terroristi ed i loro consorti dell'estrema destra cubano-americana hanno ragione di preoccuparsi.  Le regole del gioco stanno cambiando, precipitosamente.   

Tra loro ci sono sempre stati quelli che vivono nell'isteria. Venerdì scorso, 19 gennaio, alcune delle organizzazioni dell'estrema destra cubano-americana, soci dei terroristi, convocarono -in un angolo del centro, in piena Calle Ocho- ad una manifestazione, esigendo la libertà del criminale Luis Posada Carriles.  Con poca fortuna, questo settore, che nonostante abbia convocato il meeting in anticipo per la stampa, ed aver annunciato che sarebbe durato sei ore, la stampa stessa informò che non più di 100 persone risultarono presenti per tutto questo tempo.  

Due ragazzi ed una ragazza, dirigenti dell'organizzazione universitaria, Gioventù Bolivariana, decisero, quasi spontaneamente, di fare valere i loro diritti costituzionali di libera espressione, ed in maniera pacifica, senza nemmeno parlare, sul marciapiede di fronte alla manifestazione terroristica, mostrarono uno striscione che diceva a grandi lettere: Terroristi in Carcere.  

La risposta dei soci dei terroristi non si fece aspettare.

In maniera istintiva, un'accozzaglia di una parte di loro, indemoniati, incominciò a prendere a calci i ragazzi, tirandogli pugni, sputacchi e maledizioni. Tutto è accaduto -davanti alle macchine fotografiche della stampa—in una questione di uno o due minuti, il tempo necessario affinché i ragazzi, che avevano deciso di non rispondere alle aggressioni, montassero nella loro macchina, che era parcheggiata lì vicino-e circondati dei posseduti attaccanti, se ne andassero da quel luogo. 

Per fortuna non è successo nient'altro.  Questa gente è capace di qualunque cosa; l'hanno dimostrato abitualmente. Una delle organizzazioni che convocarono all'atto, Vigilia Mambisa--si fa chiamare così--è il fior fiore di questo settore.  Cercano di intimorire con le loro prepotenze chi si oppone alle loro idee.  Il suo comportamento pubblico non riconosce il diritto degli altri ad esprimersi liberi e pacificamente.  Operano sfrenatamente contro la legge e la considerazione dovuta ai diritti degli altri.  I ragazzi della Gioventù Bolivariana hanno presentato una denuncia davanti alla polizia, come la legge richiede, affinché le autorità agiscano e presentino delle accuse contro gli attaccanti.  Inoltre, un numero di organizzazioni della nostra città capiscono che è arrivato il momento di esigere nuovamente alle autorità le garanzie imprescindibili, affinché si rispetti il diritto di tutti alla libera espressione, pacifica e pubblicamente, senza pericolo di intimidazione alcuna, come lo garantisce la Costituzione.  

Meno non si può esigere alle autorità, di quello che chiesero questi tre ragazzi nella Calle Ocho, venerdì scorso: terroristi in carcere!   

 

*l’autore è direttore di Areitodigital, rivista dell’immigrazione cubana progressista di Miami-traduzione di Ida Garberi   

 

 

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