CUBAOGGI


GRANDE VITTORIA DI CUBA NELLE NAZIONI UNITE


 

 

L’Europa non è divenuta complice del blocco genocida

 

179 paesi hanno votato nella Nazioni Unite contro il blocco imposto a Cuba

La Risoluzione presentata dall’Isola ha ricevuto solamente tre voti contrari di Stati Uniti, Israele e Isole Marshalls e due astensioni

Nazioni Unite (PL) – L’assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato con una schiacciante maggioranza la volontà di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti a Cuba.

La Risoluzione presentata ha ottenuto la cifra record di 170 voti a favore, tre contrari, di Stati Uniti, Israele e Isole Marshalls e due astensioni. Il pronunciamento ricorda le dichiarazioni formulate dai Capi di stato o di governo  nei Summit Ispano - Americani relative alla necessità  di eliminare l’applicazione unilaterale dei metodi di carattere economico e commerciale che danneggiano il libero sviluppo del commercio internazionale.

Inoltre esprime preoccupazione perchè continuano le promulgazioni e l’applicazione di leggi come la statunitense Helms Burton, che danneggia la sovranità degli altri stati, gli interessi legittimi delle entità e delle persone sotto la sua giurisdizione, la libertà di commercio e della navigazione. In conseguenza ha reiterato la sua esortazione a tutti gli stati che si astengono dall’intraprendere azioni di questo genere e invita a far sì che nel più breve tempo possibile le annullino o le lascino senza effetto.

Si chiede al Segretario Generale della ONU che prepari una relazione sulla presente risoluzione alla luce dei propositi e dei principi della Carta dell’Organizzazione e del Diritto Internazionale e la presenti alla Assemblea Generale nel seguente periodo di sessioni.

In questo modo il tema è stato iscritto nel programma di deliberazioni dell’anno prossimo come una questione di interesse permanente. 

 

Il Governo nordamericano ha costretto Cuba nel 2002 a spendere circa 114 milioni di dollari in più di quello che avrebbe dovuto spendere se non esistessero le proibizioni.

La Legge di Riforma delle Sanzioni Commerciali e per l’Incremento delle Esportazioni degli Stati Uniti, dell’ottobre del 2000, che ha permesso la vendita controllata di una certa quantità di viveri a Cuba, é una chiara dimostrazione del fatto che il blocco è sempre più ferreo, con la sua rigorosa applicazione delle restrizioni legittimate dalle leggi precedenti.

Per esempio, il fatto che le transazioni possano essere effettuate solo da una parte impedisce, tra le altre cose, l’uso razionale ed efficiente del trasporto, perchè  le navi devono rientrare vuote; e questo succede anche quando la successiva destinazione della nave non è un porto statunitense.

Lo stesso accade con i carichi sfusi che potrebbero costare circa il 36% in meno dei costi di trasporto: si pagano 15,50 dollari a tonnellata per il noleggio, quando se ne potrebbero pagare 10 se le navi potessero ritornare cariche negli Stati Uniti.

Se i due paesi potessero comprare e vendere liberamente tra di loro in condizioni normali, i vantaggi per gli agricoltori e i consumatori nordamericani e per tutti i cubani sarebbero notevoli.

Se così non fosse, l’Isola avrebbe potuto risparmiare più di 22,4 milioni di dollari per l’importazione di viveri da altri mercati più lontani, e con le risorse stanziate per l’alimentazione avrebbe potuto comprare da società nordamericane nel 2002, 52 000 tonnellate di grano, 40.000 di riso e 4.000 di latte intero in polvere, arricchendo l’alimentazione della popolazione cubana con vantaggi economici per i produttori.

In quello stesso anno l’agricoltura cubana, fondamentale per la produzione degli alimenti ha subito un danno che ammonta a 108, 5 milioni di dollari per causa del blocco sulle importazioni e sulle esportazioni.

Prima del 1959 la vendita agli Stati Uniti della frutta cubana  era una voce importante. Oggi Cuba potrebbe esportare negli USA 13.000 tonnellate di frutta varia per un valore di circa 25 milioni di dollari, usufruendo dei vantaggi doganali che gli Stati Uniti offrono alle importazioni di frutta.

Gli agrumi e i loro derivati riportano perdite per oltre 4,5 milioni di dollari l’anno per il  prezzo del noleggio degli attracchi. Più del 50% di queste esportazioni potrebbe essere destinato al mercato degli Stati Uniti.

I semi di patate costano il  50% in più perché non possono essere importati dagli Stati Uniti.

L’allevamento degli animali da cortile, se si potesse accedere alle tecnologie sviluppate negli Stati Uniti e con l’attuale quantità di pollame in produzione, permetterebbe di incrementare la produzione di uova di 291 milioni e la produzioni di carni bianche di circa 8.800 tonnellate.

Dei 72 mila milioni di dollari che Cuba ha perso per il blocco economico commerciale e finanziario  una buona parte corrisponde agli alimenti che i cubani non hanno potuto consumare e che gli statunitensi non  hanno potuto vendere.

 

L’intervento del Ministro degli Esteri cubano nell’Assemblea Generale

 

Il blocco danneggia anche i diritti del popolo nordamericano

 

Nazioni Unite ( PL) - Il ministro degli esteri di Cuba, Felipe Pérez Roque, ha denunciato oggi nell’Assemblea Generale della ONU il blocco degli Stati Uniti contro Cuba come “Un delitto di genocidio, un’aberrazione giuridica e una violazione flagrante dei diritti umani che  viola la Carta delle Nazioni Unite, danneggia il commercio internazionale e  ostacola la libera navigazione” ha detto il Ministro cubano nella riunione generale dell’Assemblea dedicata al tema.

Tralasciando il suo discorso scritto, Pérez Roque ha definito “volgare e bugiardo” il rappresentante degli Stati Uniti che era appena intervenuto, parlando contro il progetto di risoluzione per porre fine al blocco, l’unico che si è espresso in questo senso.

“Ho contato 15 menzogne e udito attacchi senza rispetto” ha dichiarato Felipe Pérez Roque chiarendo che gli Stati Uniti dovrebbero occuparsi dei diritti umani in altre nazioni (e non certo a Cuba) e delle violazioni nel loro stesso territorio  e anche al di là delle frontiere. 

Tra le menzogne dette dal rappresentante nordamericano, il Ministro cubano ha ricordato che costui ha detto che la questione del blocco è un problema tra i due paesi, che Cuba non ha offerto indennizzi di beni nazionali ai proprietari nordamericani. Gli attacchi contro il presidente Fidel Castro sono stati  definiti decisamente irrispettosi.  Il Ministro cubano ha puntualizzato che gli Stati Uniti vogliono imporre una dittatura mondiale.

Pérez Roque ha poi ripreso il testo ed ha aggiunto che il blocco lede anche i diritti del popolo nordamericano, quelli dei cubani che risiedono negli Stati Uniti e dei nazionali in altri paesi che desiderano commerciare e investire liberamente a Cuba.

Ha poi ricordato che il blocco è il maggior ostacolo allo sviluppo economico e sociale di Cuba che ha provocato all’Isola perdite per più di 72 mila milioni di dollari.

Dove poteva arrivare Cuba nella sua nobile opera di uguaglianza e giustizia sociale se non avesse dovuto affrontare questo blocco feroce e spietato per più di quarant’anni? ha chiesto all’auditorio molto attento.

Il Ministro cubano ha respinto l’idea che i cubani che vivono negli Stati Uniti appoggiano il blocco, quando solo una minoranza corrotta e ambiziosa, che non ha mai avuto esitazioni nell’organizzare ed eseguire azioni di terrorismo contro il nostro popolo, è interessata a che si mantenga. Il Presidente Bush è un ostaggio degli interessi sporchi di questa minoranza, poichè le deve la presidenza ottenuta, con imbrogli nel 2000.

Il Ministro cubano ha segnalato che gli Stati Uniti devono riconoscere che il blocco è ingiustificabile moralmente ed eticamente e che è un fallimento che provoca il loro isolamento. “Noi cubani invece di  arrenderci siamo più fermi che mai; siamo indipendenti; invece di dividerci ci siamo uniti, invece di scoraggiarci abbiamo trovato forze nuove per difendere la nostra sovranità e il nostro diritto alla libertà!” ha proclamato Felipe Pérez Roque che ha sostenuto che gli Stati Uniti devono annullare le Leggi Helms Burton e Toricelli, permettere che Cuba esporti nei loro territori e importi liberamente.

Il Ministro si è riferito alle proibizioni imposte per le vendite di zucchero, nichel, tabacco, crostacei e pesce, vaccinazioni, prodotti della biotecnologia, programmi di computazione e altre produzioni cubane. Inoltre ha ricordato il diritto agli acquisti di alimenti e di beni agricoli.

Egli ha invitato Washington a  permettere  che i cittadini statunitensi viaggino liberamente a Cuba, smettendola di impedire il libero scambio delle idee e l’uso del dollaro nelle transazioni commerciali,  di far sì che le istituzioni finanziarie facciano credito a Cuba.

Il Ministro cubano ha detto che si devono  restituire a Cuba gli attivi congelati e che si deve impedire che il denaro cubano venga rubato da  trafficanti di influenze e ambiziosi personaggi di Miami.

La base navale di Guantanamo occupata contro la volontà cubana nel territorio  dell’Isola va restituita e va abrogata la legge di Ajuste Cubano. Gli USA devono accettare le proposte di cooperazione per eliminare il traffico illegale degli emigranti.

Gli Stati Uniti devono liberare i Cinque giovani cubani che sono ingiustamente detenuti e arrestare i terroristi che passeggiano liberamente per le strade di Miami.  In un’altra parte del discorso ha segnalato che Bush si sbaglia quando dice che “Cuba non cambierà da sola” perchè al contrario Cuba cambia ogni giorno e non esistono cambi più profondi e permanenti di quelli di una Rivoluzione.

Dopo aver interpretato la frase di Bush come una minaccia latente contro l’Isola, il ministro ha avvisato che il Presidente  nordamericano deve sapere che le sue attuali difficoltà sono solo un pallido riflesso  di quello che succederebbe  se si sbagliasse con Cuba. Dovrebbe sapere che non esiste forza umana che possa imporre ai cubani la rinuncia ai loro sogni e alla loro libertà, ha affermato.      

 

info@siporcuba.it

 HyperCounter