OFF TOPIC


                   NON SOLO CUBA

 


 

LA SINISTRA ITALIANA E LA COSCIENZA DI CLASSE

 

 

Il governo Prodi è miseramente caduto evidenziando che non sempre e non tutti hanno un prezzo. La coesione affatto coesa, di una colazione che abbracciava dagli ex DC ai Comunisti Italiani ha pagato il prezzo della illogicità che è servita solo a non rinnovare a Berlusconi il suo mandato per altri cinque anni. Ma troppe erano e sono le differenze che univano Di Pietro e Di liberto, Mastella e Pecoraro Scanio e poche le idee di un programma politico che null’altro era che una summa di ipotesi –più o meno fantascientifiche- che avrebbero dovuto garantire una Italia diversa e sensibile ai problemi dei lavoratori, dei più poveri, dei giovani, degli anziani.

Nei primi mesi del governo Prodi abbiamo assistito a quello che temevamo e, cioè, al proseguo di una politica confusa fatta di compromessi atti a tutelare il potere delle poltrone, disinteressandosi invece, di quella base che aveva votato il centrosinistra nella speranza che lo stesso potesse prendere a cuore le problematiche dei deboli.

L’arroganza di D’Alema, il narcisismo di Rutelli, il democristianesimo di Mastella, la poca chiarezza di Prodi sono stati alcuni degli elementi realmente emersi in questi primi mesi di governo dove, nessuno ha mantenuto ciò che aveva promesso al suo elettorato. Da scontro centrosinistra-Berlusconi, si è semplicemente passati ad una gestione del potere che non ha tenuto conto di quanto la vera sinistra (per quanto poca sia) aveva chiesto: fuori l’Italia da Irak ed Afganistan e da tutte le guerre;  una riforma reale per le pensioni che assicurasse la minima dignità a tutti quegli anziani che sono costretti a sopravvivere con 500 euro/mese; una politica per il lavoro che, quando c’è, è precario e mal pagato; un’assistenza per il problema casa; una differente politica contro le iniquità di un sistema sociale poco attento alle problematiche dei giovani; l’arricchimento di inevitabili conquiste sociali come i PACS e un giusto equilibrio alla malsanità, e via dicendo.

Nulla o poco di tutto questo è stato fatto ed ora, si corre ai ripari con un eventuale Prodi bis, magari allargando ulteriormente la base dell’unione (sic!) a forze che la sinistra –definita radicale- possono vedere come fumo agli occhi.

Ci domandiamo a questo punto, dove sia finita la sinistra italiana e, in realtà, cosa sia rimasto di sinistra. Ci chiediamo anche quale sia la coscienza di classe e se ancora esiste una coerenza politica.

Come la giriamo rimangono inalterati tutti i problemi delle classi più vulnerabili che, ormai, non sanno più a chi e a cosa credere. I DS non sono più di sinistra e ci appaiono come un movimento confuso, più coinvolto in una socialdemocrazia che non verso un socialismo reale. Rifondazione e Comunisti Italiani presentano discrepanze tra vertice e base che non capisce più se ci siano dei valori da rispettare oppure se si deve seguire l’onda chiudendo gli occhi. Troppe cose non vanno ad iniziare la coerenza e ci viene un po’ di magone ripensando al proporzionale e a quando c’erano le tribune elettorali condotte da Zatterin.

Poi ci si chiede perché riaffiorino movimenti estremi come le nuove BR: è chiaro, la disperazione porta all’estremismo che, come diceva Lenin verso i comunisti tedeschi, null’altro è che la malattia infantile del comunismo.

Tanto va che questa Italia che continua a vivere di reality e debiti, resta ingabbiata nei giochi di potere degli schieramenti confusi ed arruffati della nostra seconda repubblica che, forse, è ancor peggio della prima.

 

 

SIPORCUBA


commenti ricevuti:

CONCORDO cari amici di Siporcuba.

Io stavo per andare via dall’Italia per utilizzare il mio cervello in un contesto più consono. Sono sempre rimasto per il bene del paese. Mi sto ricredendo.

Domenico Cafarchia

------

"Ci domandiamo a questo punto, dove sia finita la sinistra italiana e, in realtà, cosa sia rimasto di sinistra. Ci chiediamo anche quale sia la coscienza di classe e se ancora esiste una coerenza politica."

é finita tra il sette e l'otto per cento...non il settanta o l'ottanta, e qui i voti contano ancora!!

casidifficili

-----

Come analisi politica generale potrei essere daccordo ma scendendo sul piano reale e pratico le cose mi sembrano diverse. Quando affermiamo che la sinistra è sopraffatta da partiti,ex comunisti riformisti e frange di borghesia spostatesi poco a sinistra di dove stavano, dimentichiamo di dire che una parte di quel popolo,da 500 Euro al mese di persone senza o con limitati diritti lavcoratori precari ecc.ecc., non danno forza sufficente ai partiti della sinistra " radicale " che con tutti i difetti elencati rappresentano tuttavia l'unica alternativa alla marea centrista imperante, non solo ma sono convinto che gran parte dei difetti attribuitigli sono da addebbitarsi alla poca adesione da parte delle masse portatrici di innovazioni e nuova linfa per imporre la presenza sulla scena politica dei movimenti antagonisti al sistema.

Cerco sempre di ricordarmi che nel nostro Paese c'è una Confindustria e una ventina di sindacati, che la contingenza e la scala mobile, strumenti di autotutela delle masse lavoratrici strappati con aspre lotte dei lavoratori negli anni settanta sono state cancellate con un colpo di mano da parte di un partito della sinistra e due sindacati, rappresentanti dei lavoratori, per intenderci PSI CISL UIL con il placet del migliorismo imperante a quei tempi nel pci di cui la massima espressione ce la ritroviamo oggi sul colle Quirinale. Se è vero, e non ho dubbi che lo sia che il 54% degli italiano sono contro la base USA di Vicenza contro le ingerenze del Vaticano per il ritiro delle truppe dai teatri di guerra per i PAX ecc.ecc. come mai votano poi per Rutelli Fassino Capezzone e Di Pietro? Qualcosa non funziona. Se Rifondazione comunista ha dato spettacolo di se per la corsa alle poltrone dove era la base comunista di quel Partito? Mi viene spesso in mente il periodo dello strapotere della DC quando  fette del mondo del lavoro la appoggiavano ma tranquillizzati per la presenza di un forte Partito Comunista sentinella dei diritti dei lavoratori. In Italia oggi come ieri e forse come sempre c'è una gran voglia di centro e si può riscontrare dai dati elettorali se non riusciamo a scuotere le coscenze, a far maturare i lavoratori i cittadini cominciando forsr negli stessi partiti della sinistra esistenti credo sarà vano prendersela con Prodi, Dalema o Di Pietro. Personalmente me la prendo con il masochismo imperante che pervade trasversalmente la popolazione italiana.

Con questo non voglio dire di stare in attesa di giorni migliori, personalmente opero,discuto mi batto per risalire la china non dimenticando mai però che anche quando pensavamo al forte PCI come grande sinistra rimanemmo delusi alla Bolognina perchè solo il 9% e diviso uscì a sinistra.

Quindi il mio titolo potrebbe essere: IL POPOLO ITALIANO E LA COSCIENZA DI CLASSE.

Luciano Coletti

-----

Cari compagni intendete aggregarvi alle "Brigate Rossi per il berlus-comunismo"'?. Noi siamo convinti che la destra di Berlusconi ha pagato qualcuno per "scendere in campo" DI NUOVO. Ma ci batteremo  con tutte le nostre forze contro il prevalere di Berlusconi.

Per favore, cominciate con il togliere il nostro indirzzo dalla vostra lista.

Catullo NALIN - CONSIGLIERE COMUNISTI ITALIANI FERRARA E CENTO

-----

Carissimo,

Sono pienamente d'accordo sulla tua analisi della sinistra.

Qui alla Fiera del Libro è venuto Vattimo, anche lui predicava che bisogna tornare ad essere dei veri comunisti o l'Italia è persa.

Che schifo, la caduta di Prodi è stata come un gioco di bambini, uno ha detto ridatemi la biglia che non gioco più.

Questi sono i nostri politici, si sentono le stesse responsabilità di bambini dell'elementari!!!!

bacionissimi
 

Ida Prensa Latina- Cuba

 


22 febbraio 2007
(far circolare, se possibile)

CONSIDERAZIONI SPARSE, MA NON TROPPO
di Roberto Massari

1) Il giornale Liberazione di oggi (22 febbraio) contiene descrizioni   apologetiche di D’Alema, della sua politica estera e del suo discorso   al Senato. Neanche una critica e neanche un cenno al fatto che nella   replica di quel discorso (che in un primo momento nulla aveva detto   sulla base di Vicenza), D’Alema abbia ribadito la linea   filostatunitense intransigente e dura sulla costruzione della nuova   base (condita con cenni di tenera preoccupazione per le esigenze dei   vicentini). La grande manifestazione di Vicenza, quindi, non ha avuto   alcun effetto su D’Alema (e questo si sapeva) e nessuno su   Rifondazione (e questo pare che lo sapessimo solo io e pochi altri,   visto ciò che è stato detto e scritto nei giorni scorsi sugli esiti   politici della grande manifestazione).
2) Il guaio è che quella manifestazione non solo non ha impedito a   Rifondazione di compattarsi ferreamente intorno alla linea  imperialistica del governo Prodi (base compresa), ma non lo ha  impedito nemmeno alle tante altre anime belle che - da ancor prima di   Vicenza - annunciavano dubbi o addirittura voti-contro al Senato:  lasciando perdere Lidia Menapace da tempo perduta alla causa del   pacifismo onesto e coerente, mi viene da pensare a Franca Rame, a   Heidi Giuliani, a Loredana Depretis e i pochi altri che avevano   annunciato la possibilità di un voto-contro e che invece hanno votato   a favore, zitti e chini come richiesto da chi comanda nell’Unione. 
Devo aggiungere che questo gruppetto di “anime belle” si fa vivo   puntualmente ad ogni vigilia di voti scomodi e reazionari,   conquistando spazio sui giornali, ma solo per poi confermare il   proprio voto a favore. Moralmente non mi piacciono molto, perché sono   rimasto all’antica: se si è per la guerra si è per la guerra (e si va  anche a combattere); se si è per la pace si è per la pace (e si   finisce anche in carcere o davanti alla corte marziale per obiezione  di coscienza). Questo cinico uso degli strumenti più banali della   società dello spettacolo è veramente riprovevole.
3) Deludenti anche le conseguenze della grande manifestazione di   Vicenza sull’area dell’Ernesto (Grassi). Costoro seguono uno strabico   percorso storico per il quale più l’Unione si dimostra di destra,   meno loro vi si oppongono. E quindi altro voto a favore.
4) Schizofreniche le reazioni di chi ci viene a dire che il governo è   caduto perché gli sono mancati i voti di Andreotti, Pininfarina,   Rossi e Turigliatto. Ma come siamo potuti arrivare al punto di  “sperare” che il capostipite dei democristiani e un normalissimo  padrone votino alla stessa maniera di un ex Pcdi e della Quarta   internazionale? Quali mutazioni genetiche nella testa dei compagni   possono portare a desiderare simili inciuci? Cosa ha reso possibile   una simile aspettativa?
5) Tutta la solidarietà possibile a Rossi e Turigliatto per non   essersi sporcati nuovamente le mani (come invece avevano fatto per  Afghanistan, Libano e Finanziaria di guerra) con un voto di consenso  al programma bellicista dell’Unione.
Si ricordi, però, che la loro è stata una non-partecipazione al voto  (che al Senato influisce solo sul quorum). Non è stato un voto contro  né un’astensione (che al Senato, tecnicamente corrisponde a un voto  contro, ma moralmente, politicamente e simbolicamente è cosa diversa). In più ricordo che da prima di Vicenza Rossi aveva promesso un  incondizionato voto-contro, che invece non c’è stato.
6) E qui veniamo alla realtà aritmetica che pochi vorranno vedere e   molti vorranno dimenticare: non c’è stato alcun voto-contro e nemmeno  un’astensione verso la politica estera dell’Unione da parte di alcun  senatore. Al Senato, dei 27 Forchettoni rossi del Prc e degli 11  Verdi +Pdci, nessuno ha votato contro, nessuno si è astenuto, due   soli si sono assentati dal voto (Rossi e Turigliatto). Continuo a  ignorare cosa abbia fatto Bulgarelli perché di lui i giornali non  parlano (ed evidentemente non ha rilasciato dichiarazioni).
7) Chi aveva ribattuto al mio precedente intervento (quello  sull’inizio del “dopo Vicenza”) che la grande manifestazione antibase  apriva contraddizioni e crepe in Rifondazione comunista dovrebbe  ricredersi e dimostrarsi molto più vigile nel futuro. (Mi dovrebbe  dare anche ragione, ma questo sarebbe chieder troppo...)
8) Sono molto preoccupato, perché vedo che nei momenti di “crisi” (si  fa per dire, visto che per ora sono solo schermaglie parlamentari)  anche compagni attivi nella sinistra antagonistica finiscono per  considerare i governi imperialistici dell’Unione come qualcosa tutto  sommato meglio di quelli del centrodestra. Tra le qualità migliori  includono una presunta maggiore permeabilità o sensibilità all’umore  delle masse (delle masse in lotta, si spera...).
No, proprio il contrario. I centrosinistri sono convinti di avere le  masse con sé e quindi se ne strafregano, Vicenza o non-Vicenza,  pacifisti o non-pacifisti (andate a vedere che bella lista di  firmatari sta in calce a un appello di solidarietà col governo  guerrafondaio di Prodi da parte di Arci, Beati costruttori di Pace,  Tavolo della Pace, Un Ponte per... e chi più ne ha più ne metta).
E’ anche questa presunzione che ha fatto scivolare su uno scarto di  soli due voti un politico disonesto e consumato come D’Alema:  evidentemente aveva finito per credere sul serio che Andreotti e  Turigliatto avrebbero votato per la sua politica estera, nonostante  Vicenza, nonostante l’ostilità del 55% degli italiani verso questo ex  governo di guerra e di rapina.
9) Sono molto preoccupato per come questa sinistra antagonistica si  avvia ad affrontare il dopo-Prodi 1, che potrebbe contenere un Prodi  2 o altro. Non oso pensare che cosa farebbe nell’ipotesi di elezioni  anticipate (magari per il solo Senato, come qualcuno sta pensando  seriamente di proporre).
10) Non c’è stata chiarezza nei confronti di Rifondazione alle ultime  elezioni politiche, non c’è stata nei mesi di governo antipacifista e  antipopolare, non c’è stata in occasione di Vicenza (quando  sbeffeggiarli sarebbe stato più facile, visto che stavano al governo  e si permettevano di andare alle manifestazioni contro se stessi):  figuriamoci se - per una qualche alchimia parlamentare al momento  imprevedibile - dovesse non far parte di un qualunque prossimo  governo di centrodestra o di centrosinistra. Sai che corri-corri ad   aiutarla e a coprirla.
11) Sono molto preoccupato. Ma in quanti siamo ad esserlo veramente?

Roberto Massari editore


 

IL GOVERNO PRODI E L’UNIONE ALL’ULTIMA FERMATA: KABUL

 

Le contraddizioni che si annidavano nella maggioranza a sostegno del Governo Prodi sono emerse sulla questione determinante della guerra: solo due senatori hanno portato fino in fondo coerentemente le proprie posizioni contro la politica estera dell’Unione a sostegno delle guerre USA nel quadro di guerra multilaterale, ma tanto è bastato per far saltare la maggioranza.

Nonostante le pressioni, i vergognosi e minacciosi ricatti morali e politici su Rossi e Turigliatto, a cui esprimiamo la piena solidarietà per la coerenza dimostrata per la quale adesso subiscono anche il “processo politico” da parte del PRC e del PdCI, la debolezza e l’arroganza della maggioranza si è infranta sulla volontà dei due senatori di prestare ascolto alla base popolare,  che si è nettamente espressa contro le basi e contro la guerra, contro l’aggressività statunitense e contro le missioni militari mascherate da missioni di “pace” con la magnifica manifestazione di Vicenza.

Prodi e D’Alema, anziché interrogarsi sulle richieste provenienti dal popolo vicentino ed italiano, hanno preferito rispondere con arroganza, scavandosi la fossa con le proprie mani.

Purtroppo, altri parlamentari dissidenti, che nei mesi scorsi hanno rilasciato centinaia di roboanti dichiarazioni contro la guerra, non hanno fatto seguire i fatti alle parole, perdendo l’occasione di rappresentare la chiara posizione della maggioranza degli italiani contro le missioni militari, e confermando la sostanziale continuità della politica estera italiana del centrodestra e del centrosinistra (nonostante la propaganda dell’una o dell’altra parte).

 

Il PRC e il PdCI, dopo aver accettato supinamente le scelte del Governo sulla base di Vicenza e sulla missione in Afghanistan di cui si apprestano a votare il rifinanziamento, stanno ora lavorando alacremente per riesumare la salma del Governo Prodi, con un’operazione di bassa contabilità priva di qualsiasi reale svolta politica. Giordano è persino disposto ad imbarcare il centro-mezzista Follini in maggioranza, nel tentativo di non affondare.

L’Unione si è svelata per quello che è, una alleanza completamente iscritta nelle politiche antipopolari del neoliberismo e della guerra come risoluzione delle controversie internazionali, cioè delle politiche neocolonialiste ed imperialiste. Non bastano promesse fumose di exit strategy peraltro neppure impostate né finanziamenti alla cooperazione internazionale e alle Ong per segnare una svolta in politica estera: queste scelte sono invece ambigue e strumentali rispetto ad una penetrazione neocolonialista più profonda nelle aree strategiche del Medio Oriente.

La facciata del multilateralismo e dell’ONU non giustifica infatti le aggressioni militari passate né tanto meno quelle che si vanno preparando per la primavera in Afghanistan: il NO alla guerra deve restare senza se e senza ma, con o  senza l’ONU!

 

Mantenere ancora in piedi questa maggioranza non ha dunque più senso, se non per proseguire nel disfacimento di qualunque ipotesi alternativa di politica sociale, economica, estera. Sarebbe servita una risposta coerente e ferma da parte di tutta la “sinistra radicale”, che avesse collegato la questione delle basi al sistema di guerra che gli USA vogliono imporre agli “alleati” in funzione aggressiva, per rovesciare il segno della politica estera italiana: è stata invece riconfermata completamente il filo-atlantismo e le politiche di guerra perseguite costantemente dai governi italiani fin dalla prima guerra del Golfo, passando dall’intervento in Somalia alla guerra contro la Yugoslavia (presidente del consiglio D’Alema), per arrivare alle ultime avventure (Afghanistan, Irak, Libano). Chi ha bombardato il Kosovo nel 1999 (D’Alema) per Giordano e il PRC diventa oggi il grande innovatore in politica estera, ma non basta il ritiro delle truppe dall’Irak (mantenendo la presenza in Afghanistan e in Libano) per invertire il segno aggressivo e militarista, confermato peraltro dall’aumento delle spese militari della Finanziaria 2007. 

 

Per più di 10 anni da tutti i governo del centro-sinistra è stato agitato lo spauracchio Berlusconi per giustificare lo spostamento a destra della politica sociale ed economica italiana: privatizzazioni, svuotamento della Costituzione, precarietà del mondo del lavoro ecc.

Oggi, anche PRC e PdCI hanno confermato di essere ormai totalmente subalterni al riformismo filo-atlantico di Prodi, D’Alema, Amato e Rutelli. Tuttavia, come avevamo auspicato durante la campagna elettorale, le contraddizioni sono infine scoppiate nel seno della sinistra “radical-alternativa”. Di fronte a questo disastro politico, sta adesso a tutte le forze coerentemente antiliberiste e antimilitariste indicare una direzione comune per dare concretezza ad una strategia di opposizione sociale e politica anticapitalista nel nostro paese.

Occorre rompere la camicia di forza del bipolarismo e conquistare una legge elettorale proporzionalista che permetta la rappresentazione reale del Paese: abolire il maggioritario (più o meno corretto) è l’unica soluzione per dare rappresentanza all’opposizione sociale e politica anticapitalistica del nostro Paese.

 

Ai comunisti il determinante compito inserirsi nelle contraddizioni, avviare processi di ricomposizione sociale della classe nelle lotte e nel conflitto sociale, e di riorganizzazione politica di un soggetto capace di progettare una piattaforma di trasformazione radicale della realtà.

 

Associazione Comunista IL PIANETA FUTURO


L’UNIONE, O LA FIERA DELLE IPOCRISIE

L’editoriale di Radio Città Aperta di venerdì 23 febbraio

 

Se la situazione non fosse tragica ci sarebbe da ridere. Anzi, da sbellicarsi dalle risate.

Il leader di un partito che si definisce “radicale” come Franco Giordano da giorni non fa che ripetere che il discorso di Massimo D’Alema in Senato sarebbe stato “il più a sinistra che ci si potesse aspettare”. Ma quale discorso ha ascoltato Giordano? Da quando in qua la guerra, le missioni militari coloniali, la militarizzazione dei territori, l’aumento delle spese militari sono politiche di sinistra? Il fatto che il Governo Bush non veda di buon occhio il multilateralismo ricercato da D’Alema non significa affatto che quest’ultimo non sia supino agli interessi di Washington, ma solo che dall’altra parte dell’Atlantico c’è una banda di squinternati e pericolosi dottor Stranamore.

Solo una dose enorme, eccessiva di ipocrisia può far chiamare i bombardamenti missioni di pace. Oltre a una buona dose di cinismo, naturalmente.

Turigliatto e Rossi avevano chiesto, per poter supportare il documento sulla politica estera del governo Prodi, anche delle aperture di natura simbolica che potessero in qualche modo soddisfare le richieste di discontinuità venute pochi giorni prima dalla enorme e determinata manifestazione di Vicenza. Massimo D’Alema, in un delirio di onnipotenza, ha creduto invece necessario ribadire che la negazione del permesso al raddoppio della base a Vicenza avrebbe rappresentato un atto ostile nei confronti dei nostri amici di Washington. La cosa stupefacente non è il non voto dei due senatori “dissidenti”, ma il voto favorevole della cosiddetta sinistra radicale a un programma di politica estera in contrasto con le aspirazioni e gli obiettivi dei movimenti che si oppongono alla guerra.

Il vergognoso linciaggio lanciato dalle segreterie di PdCI, Rifondazione e Verdi nei confronti dei due senatori – evidentemente troppo dignitosi per poter sedere tra i banchi di Palazzo Madama - non potrà nascondere a lungo l’impotenza e la subalternità dei tre partiti che dopo aver portato all’ammasso milioni di voti radicali in nome dell’antiberlusconismo ora ci chiedono addirittura di manifestare per “difendere il Governo Prodi”. Cose mai viste! Si chiede a chi è in procinto di essere processato da una corte neoliberista e guerrafondaia di manifestare per difendere il boia! Non pretenderete mica che ci presentiamo al patibolo col sorriso sulle labbra?

Chi ci ha chiesto pazienza e fedeltà in tutti questi mesi, nell’attesa che la sinistra radicale riuscisse a condizionare non si sa bene come un esecutivo schierato a difesa dei poteri forti, ora si consegna ammanettato a un Prodi che chiede – e otterrà - mano libera per fare la guerra e le basi militari straniere, la Tav e il taglio delle pensioni. Quando si dice che il meno peggio – cioè il centrosinistra – prepara il peggio non si dice una banalità, ma una sacrosanta verità.

Abbiamo la sensazione che lo slogan reale della manifestazione indetta per domenica dalla sinistra europea sia “governare, governare, governare”. Non ci saremo. Preferiamo di gran lunga “resistere, resistere, resistere”.


 

Cari compagni e compagne,
se la reazione dei militanti di base del Prc è veramente quella che   riportano abbondantemente i giornali (dal Manifesto al Corriere della  Sera) e se le molte lettere pubblicate su Liberazione e il Manifesto   riflettono un orientamento politico realmente diffuso, dovremmo dire  che il Partito della Rifondazione comunista si è trasformato in uno   strumento reazionario da cima a fondo nel giro dei pochi mesi di   partecipazione al governo imperialistico di Prodi.
Che questo fosse vero della sua direzione nazionale, il sottoscritto   - insieme a Utopia rossa - lo va dicendo da alcuni anni, spiegando   che la direzione bertinottiana, dalla svolta del dopo-referendum in  poi si è candidata al ruolo di punta avanzata dell'imperialismo  italiano. Il problema è che uno si illude sempre che la base sia  migliore del vertice. Sarà ancor vero?
Nelle lettere di molti militanti che protestano contro Rossi e   Turigliatto vi sono termini e ragionamenti che un tempo appartenevano   al peggior sottofondo oscuro e reazionario della cultura di destra. 
Ma vi è anche tanta tanta scemenza: basti pensare alla credenziale di   pacifista che in coro assegnano a D'Alema per ciò che avrebbe detto   al Senato (e che per giunta non ha detto), nonostante di lì esca  riconfermata tutta la linea dell'oltranzismo Nato, Vicenza e   Afghanistan inclusi.

Ebbene, tutti avranno letto e valutato seriamente i 12 punti   ultimatisti presentati da Prodi e fatti firmare anche a Giordano,  Diliberto e Pecoraro. Non entro nel merito di tutti i punti (per es.  la perentoria accettazione della TAV) perché sono ignobili e ci   vorrebbe un libro per smascherarli (e non è detto che il libro non  arrivi).
Ma il punto di politica estera, nella versione comunicata alle   agenzie e riportata da il Manifesto, recita così:
"Sostegno costante alle iniziative di politica estera e di difesa   stabilite in ambito Onu e ai nostri impegni internazionali, derivanti   dall'appartenenza all'Unione Europea e all'Alleanza Atlantica, con   riferimento anche al nostro attuale impegno nella missione in   Afghanistan".
E' una cambiale in bianco firmata e controfirmata che impegna il Prc   e il Pdci e Verdi ad approvare qualsiasi avventura bellicista nascerà  nei prossimi mesi (oltre a quelle già in atto), compreso quel nero  oscuro interrogativo che riguarda la possibilità di atti di   aggressione degli Usa verso l'Iran, con bombardamenti di impianti  impiegati per l'arricchimento dell'uranio.
La questione è gravissima.
Chi ha conservato un minimo di dignità e razionalità non potrà più   accettare l'adesione del Prc-Pdci a iniziative di pacifismo o  internazionalismo senza una preliminare sconfessione della firma a  quella cambiale in bianco. Se la base è meglio del vertice, deve   cominciare a farlo vedere con atti politici concreti. Il silenzio   sarebbe omertà con  i 108 Forchettoni rossi (prima erano 110) rimasti  ad occupare i loro scranni in Parlamento.

Roberto Massari


Condivido gran parte di quanto avete scritto.

Mi va di aggiungere però, che al di là di una situazione elettoralmente deficitaria in cui questo governo si è trovato sin dalla propria nascita (e non certo per prorpie rsponsabilità dirette vedi legge elettorale) il nocciolo della questione stà nell'impostazione gerarchica ma soprattutto nella gestione che i partiti della sinistra "radicale" a cui mi sento molto vicino come ideali si sono dati negli ultimi anni.

Sono sinceramente stufo di sentire i presunti leader di questi schieramenti rimpierisi la bocca con discorsi sui movimenti sul pacifismo e quant'altro senza dare importanza al partito stesso.

O ci mettiamo in testa che sono i movimenti a dover eventualmente seguire la linea politica di un partito e non il contrario, oppure scordiamoci di ottenere vittorie nelle nostre battaglie. Non posso accettare che un giorno Diliberto e Giordano sfilino a Vicenza contro la base Usa (ma non dimentichiamoci le centinaia di manifestazioni contro l'Afganistan a cui hanno preso parte) , e poi seguire le votazioni in parlamento con gli stessi che votano l'esatto contrario di quanto urlato a ai quattro venti in quel di Vicenza. Se si imposta una linea politica, questa la si rispetta, non mi interessa cosa pensano i movimenti, se sono con noi bene, se no ognuno per la sua strada. Il partito nasce dalla gente, è fatto dalla gente, è il partito che deve essere movimento stesso. Ai tempi del PCI non ci sarebbero stati problemi perchè comunque si fosse votato non avremmo sentito  voci contarie tutti avrebbero votato un' unica linea programmatica, poi sia chiaro io condivido in pieno quanto detto da Turigliatto, ma se il partito avesse seguito la sua ideologia e non i suoi interessi, D'Alema avrebbe ceduto.Ripeto è la gestione del partito il problema.

Mi spiace ma gente come Togliatti o Berlinguer non nasce tutti i giorni, anche se devo ammettere che Rifondazione un po di problemi ha cominciato ad accusarli con l'investitura a Presidente della Camera di Bertinotti, in questo momento forse l'unico che reputo ancora un leader a sinistra.

Concludendo, l'augurio che posso fare alla sinistra italiana è di accantonare una volta per tutte le divisioni di cui è vittima (perchè poi di divisioni non bisogna parlare ma di interessi diversi) e di dar vita finalmente ad un partito unico che nasca sull'ideologia comunista e che senta ancora dei valori nel proprio DNA di cui Cuba  ne è l'esempio nel mondo.

 

Un caro saluto


Diego


 

 

 

 

 

info@siporcuba.it

 HyperCounter