LE RIFLESSIONI DI FIDEL

 

La Battaglia di Girón
(Prima parte)

 

 

 

 

 

 

 

Più di un anno prima del 16 aprile del 1961, dopo rigorose analisi e scambi, il presidente Dwight  Eisenhower decise di distruggere la Rivoluzione Cubana.

 

Lo strumento fondamentale del tenebroso piano era il blocco economico a Cuba, al quale la letteratura politica dell’impero si riferisce con il termino anodino e quasi pietoso  di “embargo”.

 

In un memorandum segreto dell’allora vice segretario assistente di Stato, Lester Mallory, si enumerarono gli obiettivi concreti del tenebroso piano: “La maggioranza dei cubani appoggia  Castro  - dice il documento-   [...] Non esiste un’opposizione politica efficace [...] L’unico modo possibile per far perdere l’ appoggio interno [al governo] è provocare il disinganno  e la delusione mediante l’insoddisfazione  economica e la penuria [...] Vanno messi in pratica rapidamente tutti i mezzi possibili per debilitare la vita economica [...] negando a Cuba denaro  e rifornimenti, con il fine di ridurre i salari nominali e reali, con l’ obiettivo di provocare fame, disperazione e la caduta del governo.”

 

L’insieme delle misure da prendere era denominato “Programma d’Azione  Segreta contro il regime di Castro”.

 

Qualsiasi osservatore, sia o meno d’accordo con questi ripugnanti metodi, che mancano di etica elementare, ammetterebbe che questo implica l’idea di piegare un popolo. In questo caso, si trattava di un confronto tra la potenza più  poderosa e ricca del pianeta e un piccolo paese di differenti origini, cultura e storia.

 

Eisenhower non era un criminale nato. Sembrava, e magari lo era, una persona educata e di buona condotta in accordo con i  parametri della società in cui viveva. Era nato in seno di una modesta famiglia di agricoltori a Denison,  in Texas, nel 1890. D’educazione religiosa e vita disciplinata, entrò nell’Accademia Militare di West Point nel 1911, e si laureò nel 1915. Non partecipò alla Prima Guerra Mondiale, e gli assegnarono solo compiti amministrativi.

 

Assunse per la prima volta il comando delle truppe nel 1941, quando gli Stati Uniti non partecipavano ancora alla Seconda Guerra Mondiale. Era già generale a cinque stelle e mancava d’esperienza  combattiva quando Gorge Marshall gli assegnò il comando delle truppe che sbarcarono al Nord dell’Africa

 

Roosevelt, come presidente del paese con più ricchezze e mezzi militari, assume il ruolo di nominare il capo militare delle forze alleate che dovevano sbarcare in Europa nel giugno del1944, quattordici mesi prima della fine della guerra; compito che assegnò al generale Eisenhower, dato che Marshall, il suo capo con la maggior autorità, svolgeva l’incarico di Capo dello Stato Maggiore dell’Esercito.

 

Non era un militare brillante, commise errori considerevoli nel Nord dell’Africa e nello stesso sbarco della Normandia, dove ebbe seri rivali tra i suoi alleati, come Montgomery, e avversari come Rommel; ma era un professionista  serio e metodico. Concluso questo  riferimento obbligatorio al Generale a cinque stelle Dwight Eisenhower, presidente degli Stati Uniti dal gennaio del 1953 e sino al gennaio del 1961, passo a una domanda: com’è possibile che un uomo  serio, che ha osato esporre il nefasto ruolo del Complesso Militare Industriale, sia condotto da un atteggiamento tanto criminale e ipocrita come quello che portò  il governo degli Stati Uniti all’attacco contro l’indipendenza e la giustizia che il nostro popolo aveva cercato durante quasi un secolo?

 

Fu il sistema capitalista, la preminenza dei privilegi dei ricchi, dentro e fuori dal paese, a detrimento dei diritti più elementari dei popoli. Non hanno mai preoccupato la poderosa potenza la fame, l’ignoranza, la mancanza di lavoro, di terra, d’educazione, di salute e dei diritti più  elementari per i poveri della nostra nazione. Nel tentativo brutale di sottomettere il nostro popolo, il governo degli  Stati Uniti  avrebbe trascinato i soldati del suo paese in una lotta nella quale non avrebbe potuto ottenere la vittoria.

 

Nei temi di carattere storico sono molti i fatti imponderabili e non poche le incidenze dell’ azzardo. Io parto dall’informazione che ho, e dall’ esperienza che ho vissuto in quei giorni  in quei giorni in cui nacque la frase che Girón fu la “prima sconfitta dell’imperialismo in America”. Da quell’esperienza ho tratto molte conclusioni. Chissà possano interessare a qualcuno.

 

Noi  non disponevamo di un esercito nazionale nel nostro paese. Alla fine di quello che gli storiografi in Cuba chiamarono la Terza Guerra d’Indipendenza -nella quale l’esercito coloniale spagnolo sconfitto  ed esausto  poteva solo conservare già a mala pena il controllo delle  grandi città-, la metropoli rovinata a  mille miglia di distanza, non poteva mantenere una forza quasi uguale a quella degli Stati Uniti in Vietnam, alla fine della guerra genocida che fecero nella vecchia colonia francese.

 

Fu in quel momento che gli  Stati Uniti decisero d’intervenire nel nostro paese. Ingannando il loro stesso popolo, quello di Cuba e il mondo, con una dichiarazione congiunta nella quale si riconosce che Cuba, di fatto e di diritto, doveva essere libera e  indipendente. Firmano a Parigi un accordo con il governo coloniale e vendicativo della Spagna sconfitta, e disarmano l’ Esercito di Liberazione con il ricatto e l’inganno. Successivamente impongono al nostro paese l’Emendamento Platt, la consegna dei porti per l’uso della loro armata, e consegnano la presunta indipendenza, condizionata da un paragrafo costituzionale che concedeva  al governo degli Stati Uniti il diritto d’intervenire a Cuba.

 

Il nostro coraggioso popolo lottò solo, come nessun altro in questo emisfero, per la sua indipendenza di fronte alla nazione che, come disse Simón Bolívar, era chiamata a plagare di miseria i popoli d’America in nome della libertà.

 

In Cuba  c’era un esercito addestrato, armato e preparato dagli Stati Uniti.

Non dirò che la nostra  generazione possedeva più merito di qualcuna che l’aveva preceduta, i cui leaders e combattenti furono insuperabili nelle loro lotte eroiche.

Il privilegio della nostra generazione è stata l’opportunità  di provare, per azzardo più che per merito l’idea la idea martiana che “un principio giusto dal fondo di una caverna, può più di un esercito”. Partendo dalle idee giuste e dopo aver superato amare prove, partendo solo con sette fucili, non avemmo dubbi nel proseguire la lotta nella Sierra Maestra dopo che il nostro distaccamento di 82 uomini per mancanza di esperienza e per altri fattori avversi, fu attaccato di sorpresa prima di raggiungere le falde delle montagne.

In soli 25 mesi il nostro popolo eroico sconfisse quell’esercito equipaggiato con le armi, l’esperienza di combattimento, le comunicazioni, i centri d’istruzione e la conoscenza con cui gli Stati Uniti avevano mantenuto per più di mezzo secolo il dominio totale del nostro paese e di Nuestra America.

 

Applicando metodi corretti di lotta, i principi di rispetto della popolazione e la politica di guerra con l’avversario -curando i feriti e rispettando la vita dei  prigionieri senza una sola eccezione in tutta la guerra-, assestammo una sconfitta schiacciante  all’apparato militare creato dagli yankee e sottraemmo loro  finalmente le centomila armi e gli strumenti militari che possedevano e usavano contro il nostro popolo.

 

Ma  fu necessario anche sconfiggere nel campo  ideologico l’immenso arsenale di cui disponevano, e il monopolio quasi totale dei mezzi d’ informazione con cui inondavano il paese di menzogne inzuccherate.

 

I lavoratori disoccupati, i contadini senza terra, gli operai sfruttati, i cittadini analfabeti, i malati senza ospedali, i bambini senza libri o senza scuola, l’interminabile lista di cittadini feriti nella loro dignità e nei loro diritti, erano infinitamente più di quella minoranza ricca e privilegiata, alleata all’impero.  Educazione, scienza, cultura e arte, sport, le professioni che favoriscono lo sviluppo  umano, mancavano di appoggio nel nostro paese, dedicato alla sola coltivazione  della canna ed altre attività economiche subordinate alle banche e alle imprese trasnazionali yankee, con le quali il poderoso vicino del nord impone la  sua “democrazia”  e i “diritti umani”.

 

Devo segnalare che uno spettacolo come quello de La Colmenita –che alcuni giorni fa ha recitato nel teatro Karl Marx-, creata dal figlio di una delle persone assassinate dai terroristi del Governo degli Stati Uniti nell’aere che partì da Barbados il 6 ottobre del 1976, non ha rivali nel mondo. Sia l’impressionante spettacolo culturale dei pionieri, come il Congresso terminato nello stesso giorno, sarebbero mai stati possibili senza l’educazione che la Rivoluzione ha offerto ai bambini, agli adolescenti ed ai giovani della nostra Patria.

 

Il 16 aprile del 1961, quando si proclamò il carattere socialista della Rivoluzione, erano trascorsi due anni e tre mesi dal trionfo del Primo Gennaio de 1959. Il nostro piccolo e vittorioso Esercito Ribelle nella sua lotta per la liberazione,  contava sole sulle armi sottratte alla tirannia, che nella stragrande maggioranza erano state consegnate dagli Stati Uniti. Era imprescindibile armare il popolo.

 

Per non offrire  pretesti che servissero da base alle aggressioni degli Stati Uniti, come fecero in Guatemala, tentammo di comprare e pagare i fucili e altre armi in paesi dell’Europa, che tradizionalmente le esportavano a molte nazioni.

 

Acquistammo varie decine di migliaia di fucili semiautomatici FAL calibro 7,62 con pettini da 20 pallottole e le munizioni corrispondenti, tra le quali  le granate antipersona e anticarro di queste armi, che furono trasportate in navi mercantili abituali, come fa qualsiasi paese.

 

Ma che cosa accadde con quegli ingenui acquisiti di armi ‘non comuniste’, che per la loro qualità ci sembravano eccellenti?

 

La prima nave arrivò a Cuba normalmente e con lei, decine di migliaia  di fucili FAL.

Non c’erano illegalità di sorta e non esistevano pretesti per le campagne contro Cuba.

Quella situazione però durò poco. La seconda nave arrivò a un importante molo della capitale e gli operai del porto e i combattenti ribelli scaricavano  i pacchi perchè allora non esistevano  i contenitori. Io  mi trovavo al quarto o al quinto piano dell’edificio dell’ Istituto di Riforma Agraria, dove oggi si trova il Ministero delle Forze Armate  Rivoluzionarie, vicino a Piazza della Rivoluzione ; io avevo lì il mio ufficio di lavoro, quando non mi muovevo da qualche parte della città o del paese.

Il vecchio Palazzo del Governo era stato trasformato in Museo  e il nuovo non era ancora terminato. Era  il 4 marzo del 1960. Una forte esplosione fece tremate l’edificio; guardai per istinto verso il porto, dove sapevo che si stava scaricando il mercantile francese La Coubre, e una densa colonna di fumo saliva da quel punto non distante, in linea retta. Compresi subito l’accaduto.

 

Immaginai le vittime, scesi rapido e con la piccola scorta salimmo sui veicoli e ci muovemmo verso il porto, transitando per strade strette e con molto traffico. Ero già molto vicino quando sentii una seconda esplosione nello stesso punto,

Si può comprendere l’ansia che ci provocò quella nuova esplosione. Immaginai il danno provocato agli operai e ai soldati che stavano aiutando le vittime della prima. A malapena riuscii a far avvicinare la macchina al molo, dove riuscii ad osservare il drammatico, ma eroico comportamento di quegli uomini.

Circa 100 persone morirono ; i feriti erano molti e necessitavano un’assistenza urgente.  Il giorno dopo, dall’Università trasferimmo i morti per la grande calle 23 fino al cimitero dove un anno, un  mese e 11 giorni dopo, avremmo dato sepoltura alle vittime del bombardamento degli aerei yankee con le insegne cubane.  Il 5 marzo, per la prima volta e in forma assolutamente spontanea, durante il funerale degli operai e dei combattenti  vilmente assassinati, esclamai “Patria o Morte! Non si trattava di una frase: era una convinzione profonda.

 

Gli ricordai quello che avevano fatto i militaristi giapponesi con la base  nordamericana di Pearl Harbor nel dicembre del 1941:

 

“…no pretendiamo con questo di fare paragoni- dissi – perchè quando i giapponesi

lottavano contro i nordamericani, era una battaglia  tra due paesi imperialisti, una battaglia tra due paesi  capitalisti, una battaglia tra due governi sfruttatori,

colonialisti, una battaglia tra due governi che tentavano di dominare i mercati, le materie prime e l’economia di una parte considerevole del mondo .”

 

“Noi ci  differenziamo dagli Stati Uniti perchè gli Stati Uniti sono un paese che sfrutta gli altri popoli; gli Stati Uniti sono un paese che si è impadronito di gran parte delle risorse naturali del mondo e che fa lavorare a beneficio della sua casta di milionari, decine e decine di milioni di lavoratori in tutto il mondo.”

 

“Noi, con la nostra Rivoluzione, non solo stimo sradicando lo sfruttamento di una nazione da parte di un’altra nazione ma anche lo sfruttamento degli uomini su altri uomini!”

 

“Gli Stati Uniti costituiscono oggi un sistema di sfruttamento di altre nazioni da parte di  una nazione e un sistema di sfruttamento dell’uomo su altri uomini.”

 

“Per questo, la battaglia t rail Giappone e gli Stati Uniti  era una lotta tra  sistemi similari; la battaglia tra gli Stati Uniti e Cuba è una lotta  di principi distinti, cioè una battaglia tra coloro che mancano di ogni principio umano  e noi che abbiamo innalzato la difesa dei principi umani.”

 

“Senza dubbi -e come servono questi fatti per comprendere! - come servono  questi fatti per insegnarci le realtà del mondo! Come servono questi fatti per educare il nostro popolo! Sono care le lezioni,sono dolorose le lezioni, sono sanguinose le lezioni, ma come apprendono i popoli da questi fatti! Come apprende il nostro popolo! Come si educa e come cresce il nostro popolo!

 

 “…per qualcosa in questo momento siamo uno dei popoli che ha appreso di più e in meno tempo nella storia del mondo.”

 

“Era molto difficile sapere quello che succedeva nel mondo  quando al nostro paese

non giungevano altre notizie che le notizie nordamericane! Quanti inganni inculcherebbero in noi e di quante menzogne ci farebbero vittime! Se a qualcuno restassero dei dubbi, se qualcuno in questo paese con buona fede - e non parlo di miserabili vermi, parlo di uomini e donne capaci di pensare con onore, anche se non pensano come noi – se a qualcuno restassero dei dubbi, se qualcuno credesse che resta un apice d’onore nella politica yankee, se qualcuno credesse che resta un apice di decenza o di giustizia e onorabilità nella politica yankee...”

 

“Se qualcuno in questo paese, che ha avuto il privilegio di vedere trasformare tutto un popolo in un popolo di eroi e in un popolo di uomini degni e coraggiosi; se qualcuno in questo paese,  il cui cumulo di merito, di eroismo e di sacrificio cresce ogni giorno, avesse o mantenesse ancora quelle dubbio; se quelli che non penseranno come noi  credono di innalzare e difendere una bandiera onorata, credono che difendono e innalzano una bandiera giusta e per questo sono pro-yankee e sono difensori del governo degli Stati Uniti, se qualcuno in buona fede resta nel nostro paese tra costoro, che servano questi fatti [...] perchè già non resti loro più alcun dubbio.

 

“Ieri, come sa tutto il mondo, aerei da bombardamento  divisi in tre gruppi, alle 6.00 in punto della mattina, sono penetrati nel territorio nazionale, provenienti dall’estero, ed hanno attaccato tre punti del territorio nazionale; in ognuno di questi punti gli uomini si sono difesi eroicamente; in ognuno di questi punti  è stato versato il sangue valoroso dei difensori; in ognuno di questi punti ci sono stati mille o centinaia e centinaia di testimoni di quello che è accaduto.

 

Era, inoltre un fatto che si aspettava; era una cosa che ogni giorno si aspettava; era il culmine logico degli incendi dei campi di canne, delle centinaia di violazioni del nostro spazio aereo, degli attacchi pirata alle nostre raffinerie con l’imbarcazione che è entrata una mattina; è la conseguenza di quello che sa tutto il mondo; è la conseguenza dei piani d’aggressione che stanno perpetrando gli Stati Uniti in complicità con i governi lacchè dell’America centrale; è la conseguenza dalle basi aeree che tutto il mondo sa e conosce, perchè lo hanno pubblicato anche gli stessi giornali e le agenzie di notizie nordamericane e  le stesse agenzie e gli stessi giornali si sono stancati di parlare degli eserciti mercenari che organizzano, dei campi d’aviazione che esistono già pronti, degli aerei che il governo degli Stati Uniti ha consegnato, degli istruttori yankee, delle basi aeree in territorio del Guatemala.” 

 

“Credete che il mondo avrebbe saputo dell’attacco a Cuba, credete che il mondo avrebbe saputo quello che è accaduto, credete o concepite che era possibile spegnere nel mondo l’eco delle bombe e dei rockets criminali che hanno tirato ieri nella nostra Patria?,  che questo sarebbe accaduto a qualcuno nel mondo?, che qualcuno potesse cercare d’ingannare il mondo intero, cercato di occultare la verità, di imbrogliare il mondo intero?  Perchè nel giorno di ieri non solo hanno attaccato la nostra terra, con un attacco  preparato vile e criminale, e che tutto il mondo sapeva, e con aerei  yankee, e con bombe yankee, e con armi yankee, e con mercenari pagati dall’Agenzia Centrale d’Intelligenza yankee; non solamente hanno fatto questo, non solamente hanno distrutto beni nazionali, non solamente hanno distrutto vite di giovani molti non ancora ventenni,  ma inoltre il governo degli Stati Uniti ha tentato ieri di truffare il mondo[...] nella maniera più cinica e più vile che si sia mai potuta concepire.”

 

“…quello che hanno detto al mondo, che forse hanno fatto credere a decine e decine di milioni di esseri umani, quello che hanno pubblicato ieri migliaia e migliaia di giornali, quello che hanno pronunciato ieri migliaia e migliaia di stazioni radio o di televisione su quello che è accaduto a Cuba, quello che ha saputo il mondo o una gran parte del mondo, una parte considerevole del mondo attraverso le agenzie yankee.

Si stavano per fare molte investigazioni, ma in quell’istante non avevo dubbi sull’intenzionalità del menzionato massacro. La nave mercantile era stata sabotata da quando salpò dal porto europeo e il sabotaggio era opera d’esperti.

 

Dedicai la debita attenzione alle investigazioni richieste. Necessitavo sapere se quelle granate contenute nelle casse dove avvennero le esplosioni potevano scoppiare per un incidente, come la caduta di una o una cosa simile. Per scartare quella possibilità - che gli specialisti, dopo uno studio dei meccanismi  di sicurezza delle granate avevano scartato- chiesi che alcune casse di quelle granate che erano venute nella nave fossero lanciate da mille metri d’altezza; osservai le prove e non scoppiò nessuna granata.

S’indagarono tutti  i movimenti      che la nave aveva realizzato e fu evidente che mani esperte avevano realizzato quel sabotaggio, come parte del piano approvato dall’ amministrazione degli Stati Uniti.

Avevamo ricevuto una lezione di quello che ci poteva aspettare dall’imperialismo. Non esitammo a dirigerci verso i sovietici, con i quali non avevamo contraddizioni di principio.

Ci consegnarono i crediti pertinente per l’acquisto di quelle armi. Da quando la  URSS e altri paesi socialisti come la Repubblica Socialista della Cecoslovacchia, la Repubblica Popolare della Cina e la Repubblica Popolare Democratica della Corea cominciarono a fornirci armi e sino ad oggi, più di un migliaio di navi ha  trasportato armi e munizioni a Cuba, senza che avvenisse mai un’esplosione.  Le nostre stesse navi hanno trasportato per decine di anni una gran parte delle armi usate dalle forze internazionaliste cubane, senza che nessuna esplodesse.

Del discorso che pronunciai il 16 aprile del 1961, nelle onoranze funebri delle vittime dal  bombardamento  a tradimento dell’alba del giorno precedente, era indirizzato ai compagni dell’Esercito Ribelle, alle Milizie Nazionali Rivoluzionarie e al popolo di Cuba, riproduco paragrafi testuali e idee, senza le quali sarebbe impossibile conoscere l’importanza e l’ardore della battaglia che si sferrò. _

 

“È la seconda volta che ci riuniamo in questo stesso  slargo. La prima fu quando avvenne l’esplosione del La Coubre, che costò la vita a un centinaio di operai e di soldati”.

 

“Dall’inizio del Governo Rivoluzionario, il primo sforzo che hanno realizzato i nemici della Rivoluzione, è stato impedire che il nostro popolo  si armi.”

 

“…di fronte al fallimento dei primi passi di tipo diplomatico sono ricorsi al sabotaggio(...) per impedire che queste armi giungessero nelle nostre mani.”

 

“Quel brutale attacco costò la vita di numerosi operai e soldati, [...] abbiamo il diritto di pensare che i colpevoli del sabotaggio erano coloro che erano interessati a che non ricevessimo quelle armi…”

 

“…a tutti noi,  al nostro popolo, è restata la profonda convinzione  che la mano che aveva preparato quel fatto barbaro e criminale, era la mano degli agenti segreti del governo degli Stati Uniti.”

 

“…per molte persone in questo paese, a anche  fuori, risultava difficile credere che il governo degli  Stati Uniti fosse capace di giungere a tanto; risultava difficile credere che i dirigenti di un paese fossero capaci di mettere in pratica procedimenti simili . [...] Noi tuttavia non avevamo ancora  fatto nostra la dura esperienza che abbiamo acquisito durante questi due anni e mezzo; ancora non conosciamo bene i nostri nemici; [...] ancora non sapevamo quello che era l’Agenzia Centrale d’Intelligenza del governo degli Stati Uniti; tuttavia  non avevamo avuto l’opportunità di constatare, un giorno dopo l’altro, le loro attività criminali contro il nostro popolo e la nostra Rivoluzione.”

 

“…il nostro paese stava già soffrendo una serie d’incursioni  da parte di aerei pirata, che un giorno lanciavano  volantini con proclama, un altro giorno bruciavano le nostre canne da zucchero, e un altro giorno tentavano di lanciare una bomba su una del nostre fabbriche di zucchero.”

 

 “…per lo scoppio della bomba che volevano lanciare, esplose l’aereo pirata con il suo equipaggio, [...] in quell’occasione, il governo degli Stati Uniti non poteva negare, come faceva a proposito di quegli aerei che provenivano delle loro coste; [...] di fronte alla documentazione incontrata intatta [...] no fu possibile negare la realtà, [...] si decisero per chiederci una scusa e darci una spiegazione.”

 

“Senza dubbio i voli non si  paralizzarono. [...] e in un’occasione una di quelle incursioni costò al  nostro paese un saldo elevato di vittime. Nessuno di quei fatti aveva il carattere di un attacco militare…”

 

“Non era mai stata realizzata un’operazione che rivestisse tutte le caratteristiche di un’ operazione di carattere nettamente militare.”

 

“…alcune settimane fa, un’imbarcazione pirata è penetrata nel porto di Santiago di Cuba, ha preso a cannonate la raffineria installata là e nello stesso tempo ha provocato delle vittime con i suoi spari tra i soldati e i marinai che erano destinati alla entrata della baia.”

 

“…un’operazione di quel tipo, con imbarcazioni di quella natura, non si può realizzare se non con navi facilitate dai nordamericani e rifornite dai nordamericani in qualche angolo della  zona dei Caraibi.”

 

“…questo continente sì che sapeva quello che erano gli sbarchi di truppe straniere. Lo avevano saputo in Messico, [...] in Nicaragua, [...] in Haiti, [...] a Santo Domingo [...] e tutti questi popoli avevano avuto l’opportunità di sapere quello che erano gli interventi della fanteria di marina degli Stati Uniti.”

 

“…quello che nessun popolo di questo continente aveva avuto l’opportunità di conoscere era questa azione sistematica da parte dei servizi segreti  del governo degli Stati Uniti [...] quello che mai un popolo di questo continente aveva dovuto conoscere, era la lotta contro l’agenzia Centrale d’Intelligenza [...] impegnata a tutti i costi, compiendo istruzioni  del suo governo, [...] a distruggere sistematicamente il frutto del lavoro di un popolo, a distruggere  sistematicamente le risorse  economiche, i centri commerciali, le industrie e quello che è peggio vite preziose di operai, di contadini e di cittadini laboriosi e onesti di questo paese .”

 

“Però con tutto questo nessuno dei fatti precedenti aveva rivestito, come nel caso di ieri, un’aggressione di carattere tipicamente militare. Non si è trattato del volo di un aereo pirata, non si è trattato dell’incursione di una nave pirata; si è trattato nientemeno che di un attacco simultaneo in tre città distinte del paese, alla stessa ora, all’alba. Si è trattato di un’operazione con tute le regole delle operazioni militari.”

 

“Tre attacchi simultanei all’alba, alla stessa ora a L’Avana, a  San Antonio de los Baños e a Santiago di Cuba [...] realizzati da aerei da bombardamento tipo B-26, con il lancio di bombe di alto potere distruttivo, con lancio di rockets e con mitragliamento di tre punti diversi nel  territorio nazionale.  Si è trattato di un’operazione con tutte le caratteristiche e tutte le regole di un’operazione militare.”

 

“È stato inoltre un attacco a sorpresa;  un attacco simile a quegli attacchi  tipici  che i governi vandalici del nazismo e del fascismo praticavano per aggredire le nazioni . [...] Gli attacchi armati sui popoli dell’Europa da parte delle orde hitleriane furono sempre attacchi di questo tipo: attacchi senza avviso precedente, attacchi senza dichiarazione di guerra; attacchi brutali, attacchi a tradimento, attacchi a sorpresa. E così furono invase a sorpresa la Polonia, il Belgio, la Norvegia, la Francia, l’Olanda, la Danimarca, la Yugoslavia ed altri paesi d’Europa.”  

 

(Continua)

 

 

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