Uno sguardo di prospettiva di genere alla situazione e
allo status delle donne, nel processo della rivoluzione cubana
Alcune delle idee che appaiono in questo articolo sono
tratte dall'autrice da un documento della Cattedra delle Donne -
Università degli Studi dell'Avana (2008)
Intervento al Seminario del 50 ° anniversario della
Rivoluzione cubana, luglio 2008.
"Porque cuando una mujer dice
que el sexo es una categoría política
puede dejar de ser mujer en sí
para convertirse en mujer para sí
constituir a la mujer en mujer
La discussione cominciò sul finire della sera e si
prolungò fino all'arrivo dell'alba. Per sette ore, Fidel Castro,
Comandante in capo all'Esercito Ribelle e alle Milizie, discusse con
la sua truppa la consegna delle armi ad un distaccamento formato da
donne.
Quella notte del 4 settembre 1958, nelle vicinanze de
l'hospital de La Plata, nella Sierra Maestra, le argomentazioni contro
la discriminazione di genere sono state difese con veemenza da Fidel
ed hanno germinato, dando vita al plotone Mariana Grajales.
Sono questi i fatti a cui si riferì il leader della
Rivoluzione Cubana nel suo primo discorso al paese il 1° gennaio1959,
a Santiago di Cuba, quando elencava i problemi da affrontare per il
conseguimento di una società giusta: "io volevo dimostrare alla mia
truppa che le donne potevano essere buoni soldati e che i loro erano
pregiudizi e che la donna è parte del nostro paese ed è vittima della
discriminazione nel lavoro e in molti altri aspetti della vita."
L'aneddoto illustra in primo luogo la priorità del
punto all'ordine del giorno della Rivoluzione cubana e d'altro canto,
suggerisce una caratteristica che contraddistingue il processo di ciò
che è stato chiamato, nel contesto cubano, la lotta per la la parità
delle donne : la volontà politica di equità e le azioni per potenziare
questa volontà (che si sono sviluppate in un divenire dove coabitano
la partecipazione ed il protagonismo con la resistenza cosciente e/o
incosciente, a livello individuale e sociale) al cambiamento.
Donna, Rivoluzione e studi di genere a Cuba
Il tema si è sviluppato insufficientemente, benché
esista una tendenza crescente nell'ultimo decennio agli studi di
genere (si è infatti creato il Centro Studi della Donna della FMC,
dove funzionano 30 Cattedre sulla Donna e la Famiglia e da poco più
due anni esiste un master in Studi di genere presso l'Università degli
Studi dell'Avana).
Le ricerche effettuate in più discipline (raccomando a
coloro che vogliono approfondire, il lavoro della Dr. Marta Núñez [3]
) risultano parziali e non sono riuscite a sistematizzare le
particolarità del processo cubano in una cultura della parità di
diritti, opportunità e possibilità tra donne e uomini.
Non vi è alcuno studio trasversale che stabilisce quali
sono le tendenze [4]. Molte informazioni sono sparse nelle relazioni e
nei discorsi. Vi è anche una produzione di scritti da parte di
ricercatrici non cubane, molti dei quali non sono stati pubblicati o
resi noti sull 'isola e che sarebbe interessante conoscere per
stabilire un dialogo critico.
Io propongo in queste pagine un approccio da una
prospettiva di genere, sulla situazione e lo status delle donne nel
processo della rivoluzione cubana...appoggio la concezione che assume
il genere [5] riferito alla disuguaglianza e all'asimmetria che si
riflette nelle gerarchie sociali, nel dominio, nella subordinazione ,
nelle inclusioni o esclusioni, nella sua estrema oppressione. Mi
riferisco cioè, ai giochi di potere che richiedono qualcosa di più per
materializzarsi, di più che una logica struttura binaria.
Benché il genere alluda alla relazione dialettica tra i
sessi e, pertanto, non solo allo studio delle donne e del femminile,
ma degli uomini e delle donne nei loro rapporti sociali, in questo
lavoro circoscriverò specificamente la mia analisi al trattamento del
tema della donna dentro l'ideologia umanista della Rivoluzione
Socialista a Cuba. Un aspetto che ha segnato radicalmente la mia
opinione ed in maniera peculiare ed innovativa il processo della
Rivoluzione Cubana.
Tentativo di una diagnosi
È proprio la coesistenza di vecchi e nuovi paradigmi
tra donne e uomini, che definisce le relazioni tra i sessi nella
società cubana 50 anni dopo la leggendaria discussione per creare il
battaglione di donne nella Sierra Maestra. Potrebbe essere
caratterizzato come un paradossale e contraddittorio scenario in cui
gli estremi non si incontrano
La partecipazione delle donne alla vita economica,
politica e sociale, alla crescita e allo sviluppo individuale e
sociale nel processo di ripensamento e di ricostruzione (ciò che è
tradizionalmente considerato come maschile e femminile), mostra
innegabili progressi.
E 'essenziale per capire l'alto l'empowerment delle
donne nella società cubana il Piano di Azione della Repubblica di Cuba
... "coerente con il suo progetto di giustizia sociale, di democrazia
partecipativa e di tenace lotta per eliminare tutte le forme di
oppressione e di discriminazione per motivi di classe, sesso e razza,
dal 1959 ha attuato la sua strategia di sviluppo nazionale che
comprende l'esecuzione in forma articolata e armonizzata, delle parti
economiche e sociali. A questo riguardo ha promosso lo sviluppo
dell'attività economica, giuridica, educativa, culturale e sociale,
garantendo la parità di diritti, opportunità e possibilità per gli
uomini e le donne, trasformando lo stato di discriminazione e di
subordinazione in uno Stato laico e promuovendo l'eliminazione dei
tradizionali stereotipi di ruolo sessuale oltre alla
re-concettualizzazione del ruolo delle donne nella società e nella
famiglia. "FMC[6]
Ho tentato di non lasciarmi sedurre dalle statistiche
per riferirmi ai cambiamenti accaduti nella vita delle donne e di
andare oltre le cifre, in un approccio di analisi dei processi che
hanno portato ai cambiamenti, in modo che di questi si possa fare
esperienza ed in modo che rivelino le sfide future. Tuttavia, la
tentazione è enorme, perché i dati sono sorprendenti: [7]
* Le donne rappresentavano il 12% della forza lavoro
nel 1953, oggi sono il 46% .
* Erano il 3% dei laureati ed ora sono più del 60%
* Sono il 51% dei lavoratori in campo scientifico e il
48%dei ricercatori
* Sono il 66% dei professionisti e dei tecnici nel
settore civile.
* Dei 403 medici donne nel 1953 cioè il 6,5% di tutti i
medici, si è passati al 56% e al 51,7% degli operatori sanitari
* Le donne deputati rappresentano il 43% dei
parlamentari.
* Oltre il 70% dei pubblici ministeri sono donne.
* L'aspettativa di vita delle donne è aumentata di 20
anni
* Le donne cubane ricevono parità di retribuzione nel
lavoro a parità di valore e con la stessa preparazione.
Tuttavia, questi dati devono essere visualizzati in una
rete di relazioni sociali e non assunti come una realtà omogenea.
Questo ci consente di affrontare la questione nella sua complessità e
rivelare che c'è ancora un lungo cammino da percorrere verso una vera
e propria cultura della parità tra uomini e donne.
Ricordiamo che, come bene segnala Judith Butler, il
termine donna non ha un significato stabile bensì è un termine
problematico che può contenere molteplici significati. [8]
Uno sguardo alle cifre, sulla base di uno studio fatto
dalla Dott.ssa Patricia Ares [9], che tiene conto delle ultime
tendenze nella combinazione tra capitale economico, culturale e
sociale della famiglia cubana, permette di abbozzare tre tipologie
principali che illustrano che questi alti livelli di partecipazione si
esprimono in maniera eterogenea.
La Dott.ssa. Ares definisce tre gruppi principali:
- Le donne con una professione che hanno forse un
capitale economico basso, ma alto capitale culturale: quelle della
generazione del protagonismo sono solitamente vincolate ai progetti
sociali, quelle della nuova generazione hanno fatto proprie forme
differenti di relazione con gli uomini, posticipato la maternità ed a
differenza della generazione precedente, stabiliscono più
comunicazione coi loro compagni. Le giovani si vanno posizionando in
direzione del vero protagonismo, l'interesse per lo studio e la
carriera.
- Un gruppo di basso livello culturale, educativo ed
economico, caratterizzato da famiglie monoparentali, con donne o madri
sole. Queste donne esercitano un protagonismo, ma a causa della loro
precarietà, riproducono modelli di genere che sembravano superati.
- Un gruppo chiamato mediocrazia: con un notevole
potenziale economico e culturale, ma senza una posizione sociale, la
donna ricerca un patriarca che la mantenga. E' il paradigma della
famiglia tradizionale borghese, non ci sono altre aspirazioni
A questa classificazione si deve aggiungere che in
molte occasioni la partecipazione alla vita pubblica si realizza in
condizioni di doppie e triple giornate di lavoro per le donne.
Continuano ad essere loro, indicativamente, le responsabili dei
compiti domestici, l'educazione dei figli e la cura dell'anziano.
Sebbene sia nelle relazioni coi compagni e nella casa
dove più si evidenziano le reminescenze di un'ideologia patriarcale,
questa si manifesta anche in più svariati aspetti della vita sociale.
Il processo di cambiamento è da contestualizzare nella
sfida che segnalava Rosa Luxemburg: "Vincolare la lotta quotidiana col
grandioso progetto di una riforma del mondo, questo è il gran problema
che si pone per il movimento socialista"[10]
A livello ideologico si sovrappongono le tradizionali
visioni delle cose considerate femminili, coi nuovi modelli maschili.
Possiamo parlare forse di un ibrido nel quale si stanno sviluppando, i
nuovi paradigmi. Mi riferisco ovviamente a tendenze perché, come in
ogni processo sociale, si va dagli individui più attaccati alla
cultura patriarcale fino ai più estremisti della visione di genere.
Il Che scriveva già in suo classico, "L'uomo ed il
Socialismo a Cuba": "Il cambiamento non si produce automaticamente
nella coscienza, come non si produce neanche nell'economia. Le
variazioni sono lente e non sono ritmiche; ci sono periodi di
accelerazione, altri periodi tranquilli e altri perfino di
retrocessione". [11]
Non si possono, pertanto, semplificare i processi
ideologici e soggettivi che hanno la loro propria dinamica e che sono
condizionati da fattori psicologici, di classe, razza, orientamento
sessuale, etici, familiari, culturali e sociali. E' in questo
macrocontesto socioculturale e politico che bisogna situare il
concetto di donna e uomo, mascolinità e femminilità e le loro
relazioni, a Cuba.
Una rivoluzione all'interno di una rivoluzione
Lo spazio non mi permette di scrivere delle pioniere
del pensiero e della pratica femminista a Cuba come Gertrudis Gómez de
Avellaneda o Ana Betancourt, María Luisa Dolz, Mariblanca Sabas Alomá,
Camila Henríquez Ureña, Loló de la Torriente o Mirta Aguirre[12]...
Anche se è da segnalare che, a partire dalla metà del XIX secolo,
nasce l'idea che articola più tardi il pensiero femminista del suo
tempo
Orbene, la concezione teorico-politica sul tema della
discriminazione della donna a Cuba, sebbene sia espressione di
quell'ideologia, non parte specificamente da lì, bensì da una dottrina
che propone di unire il processo di emancipazione della nazione con le
specificità di forme di oppressione di classe, razza e di sesso.
Questa concezione si riassume nella conosciuta frase del 1966: "Questo
fenomeno della donna nella Rivoluzione è una Rivoluzione dentro
un'altra Rivoluzione." [13]
Un'analisi con gli attuali mezzi che offre la
prospettiva di genere alla Rivoluzione e alla sua politica per
potenziare l'uguaglianza di diritti e delle opportunità delle donne,
rivela alcune delle sue caratteristiche essenziali: il riconoscimento
della dimensione di classe, razza e genere nell'analisi della
situazione e condizione delle donne; la necessità di politiche
specifiche e di forme di organizzazione che permettano la
rivendicazione dei suoi interessi particolari; il necessario
protagonismo femminile nella propria liberazione articolato coi
cambiamenti sociali generali; la coscienza della necessità di
realizzare profonde trasformazioni nelle relazioni ed nei ruoli
all'interno della casa.
Precisamente, la peculiarità e il contributo del
pensiero di Fidel e della pratica politica cubana è data nel nostro
paese - a differenza della concezione sovietica, dopo la morte di
Lenin, dove si afferma che il socialismo è liberatorio in sé e che
rimuove tutte le disuguaglianze - dalla creazione di politiche
specifiche per potenziare l'uguaglianza di diritti ed opportunità tra
uomini e donne.
Afferma Carolina Aguilar[14] che nel 1970 in occasione
delle celebrazioni a Mosca del Simposio Internazionale per commemorare
il Centenario del Compleanno di Lenin, le partecipanti domandarono ai
funzionari del PCUS le proiezioni del Partito del lavoro politico
ideologico in relazione alla discriminazione delle donne e questi
dissero che non erano necessarie, perché la liberazione della donna
sarebbe arrivata con lo sviluppo del socialimo, al momento la priorità
era lo sviluppo del paese.
Questa concezione ignora che essere donna è una
dimensione dell'essere umano di sesso femminile e che senza dubbio
essere bianca o nera, operaia, intellettuale, classe media o
indigente, segna, definisce in che modo si costruisce l'essere donna
in quell'essere umano e che bisogna assumere questa diversità.
Cosicché la scomparsa dello sfruttamento e la presa del
potere rivoluzionario di per sé, non significa che si siano creati
immediatamente ed in forma automatica, le condizioni affinché le donne
occupino il posto che corrisponde loro nella società. L'uguaglianza di
diritti e di opportunità tra gli uomini e le donne non è condizionata
solo alla creazione di una base materiale, allo sviluppo economico e
sociale, ma deve accompagnarsi ad un vero sviluppo di una cultura
dell'uguaglianza.
A Cuba Fidel ha detto nei primi mesi del 1962: "Le
donne dentro la società hanno interessi che sono comuni a tutti i
membri della società; ma hanno anche interessi che sono propri delle
donne. Soprattutto quando si tratta di creare una società diversa, di
organizzare un mondo migliore per tutti gli esseri umani, le donne
sono molto interessate a questo sforzo, perché, tra le altre cose, la
donna era discriminata nel mondo capitalista in cui viveva. Nel mondo
che stiamo costruendo, è necessario che sparisca ogni vestigio sulla
discriminazione della donna." [15]
Benché questo sia un tema sommamente dibattuto, perché
c'è chi afferma che la Rivoluzione Cubana non aveva un interesse
particolare nell'eliminazione della discriminazione della donna, ma
aveva bisogno della sua forza di lavoro e della sua partecipazione
nella difesa del progetto sociale, la mia opinione è che è impossibile
stabilire una relazione dicotomica ed esclusoria tra la partecipazione
e la difesa della Rivoluzione, da parte delle cubane e le
rivendicazioni specifiche di genere.
Questo tipo di analisi presuppone che i processi
sociali possano strutturarsi in un ordine matematico ed ignora che si
realizzano in un processo dialettico e sistemico dove si presuppongono
e riferiscono in maniera multidimensionale.
La centralità del tema nella costruzione della società
socialista a Cuba si evidenzia in un'altra affermazione di Fidel:
"quando si giudichierà la nostra Rivoluzione negli anni futuri, una
delle questioni per cui saremo giudicati sarà la forma con cui avremo
risolto nella nostra società e nella nostra Patria i problemi della
donna, benché si tratti di uno dei problemi della Rivoluzione che
richiedono più tenacia, più fermezza, più costanza e più sforzo." [16]
L'approvazione di una risoluzione sul pieno esercizio
dell'uguaglianza della donna nel 1975 durante il Primo Congresso del
Partito Comunista a Cuba è anche già un indicatore di questa
centralità menzionata. Per la ricchezza che può apportare al
dibattito, cito questo frammento di detta risoluzione che parla,
benché non la nomini in tal modo, di quello che gli studi femministi
chiamano la doppio giornata: "Il primo Congresso del Partito Comunista
di Cuba proclama che è ineludibile dovere rivoluzionario, raggiungere
la distribuzione equa tra i membri della famiglia degli inevitabili
lavori della casa.
È necessario che tutti comprendano che questa è una
questione che concerne non solo le nuove generazioni, bensì tutti i
membri della nostra attuale società." [17]
Questa dichiarazione di principi fu a sua volta
plasmata nel Codice di Famiglia promosso quello stesso anno.
Un altro aspetto che caratterizza il processo cubano
per l'uguaglianza di diritti, opportunità e possibilità tra donne ed
uomini, fu la creazione della Federazione di Donne Cubane (FMC),
presieduta dalla sua fondazione da una combattente della pianura e
delle colline, Vilma Espin .
La nascita della Federazione delle Donne cubane nel
1959, in forma ufficiale il 23 agosto 1960, è l'espressione della
particolare cura che si è dato al il tema della donna.
Questa è stata la prima organizzazione di massa fondata
a Cuba.
Forse le parole del Che "l'uomo è l'attore di questo
strano e appassionante dramma che è la costruzione del socialismo,
nella sua duplice esistenza di essere unico e membro della comunità"
[18], esprimono meglio di qualsiasi dichiarazione la complessità dei
compiti e delle azioni e delle sfide che ha assunto la missione della
Federazione delle donne cubane per promuovere la parità di diritti e
di opportunità tra uomini e donne.
Ciò che ci ha lasciato Vilma ed il suo pensiero
meriterebbero un approfondimento su di lei, ma basta menzionare la
creazione dei circoli infantili, l'educazione sessuale, il lavoro per
il rispetto alla libero orientamento sessuale, le relazioni nuove coi
compagni.
"La donna ha trovato la libertà nel socialismo, ma la
libertà non solo significa assenza di pressioni, bensì libertà di
decisioni. Il diritto di uomini e donne a determinare la propria vita
con libertà include il riconoscimento dello stesso diritto per tutti
gli altri." [19]
L'ampio lavoro di base della FMC, il suo lavoro
nell'elevare il livello educativo, culturale, politico, ideologico
delle donne ed il suo impegno per l'inclusione di esse in tutti gli
ambiti e livelli della società cubana, si esprime in molteplici azioni
sulla salute, sull'educazione, prevenzione ed attenzione sociale, così
come all'interno di ciascuna piccola comunità.
Il prestigio per il suo ruolo al governo in materia di
donne, il loro ruolo di facilitatore nell'introdurre all'ordine del
giorno le questioni di genere nei contesti istituzionali, accanto al
processo di crescita dei singoli membri e dell'organizzazione, ha
consentito alla Federazione delle donne cubane di essere riconosciuta
come uno strumento nazionale dello stato Cubano per il progresso delle
donne.
FMC ha riconoscimento costituzionale, personalità
giuridica propria e gode anche di iniziativa legislativa. L'avvallo
ottenuto all'interno dela società civile cubana, l'ha dotata
dell'autorità che le permette di agire ed influenzare le politiche,
promulgare leggi e decisioni governative.
Tuttavia, alle porte del suo VIII Congresso e con più
di quattro milioni di socie, l'organizzazione coglie la sfida di
assumere le complessità di forme più sottili di discriminazione che si
esprimono oggi; di trovare metodi per incidere in forma più specifica
sulla soggettività di uomini e donne e di attrarre le donne giovani
che vedono come "naturali" molti diritti conquistati dalle loro madri
e nonne; di rendere visibile la discriminazione di genere, soprattutto
quando entra nella vita lavorativa e di cominciare ad evidenziare le
incompatibilità che ancora a livello sociale, si esprimono tra la vita
pubblica e la vita familiare.
Un altro importante elemento per potenziare l'empowerment
delle donne a Cuba, è la legge.
La Costituzione della Repubblica di Cuba, nel capitolo
V, Uguaglianza, proclama:
Articolo 41 .- Tutti i cittadini godono di pari diritti
e sono soggetti a parità di mansioni.
Articolo 42. - La discriminazione per motivi di razza,
colore della pelle, sesso, origine nazionale, credenze religiose e
ogni cosa che leda alla dignità umana, è sanzionata per la legge. Le
istituzioni dello stato educano tutti, dalla più precoce età, al
principio dell'uguaglianza degli esseri umani.
Articolo 43. - Lo stato consacra il diritto conquistato
dalla Rivoluzione, che i cittadini, senza distinzione di razza, colore
della pelle, sesso, credenze religiose, origine nazionale
hanno accesso, secondo meriti e capacità, a tutti i
carichi ed impieghi dello stato, dell'Amministrazione Pubblica e della
produzione e prestazione di servizi;
accedono a tutte le gerarchie delle forze armate
rivoluzionarie e della sicurezza ed ordine interno, secondo meriti e
capacità;
ricevono eguale retribuzione per eguale lavoro;
godono dell' insegnamento per tutti in tutti gli
istituti di istruzione del paese, dalle scuole elementari alle
università, che sono uguali per tutti;
ricevono assistenza in tutte le istituzioni di salute;
si domiciliano in qualunque settore, zona o quartiere
delle città e si alloggiano in qualunque hotel;
sono servite a tutti i ristoranti e altri servizi
pubblici;
usano, senza separazioni, i trasporti marittimi,
ferroviari, aerei ed automotori;
godono degli stessi stabilimenti balneari, spiagge,
parchi, circoli sociali ed altri centri di cultura, sport, ricreazione
e riposo.
Articolo 44. - Donne e uomini hanno pari diritti in
campo economico, politico, culturale, sociale e familiare.
Lo stato garantisce che si offrano alla donna le stesse
opportunità e possibilità che all'uomo, al fine di riuscire la sua
piena partecipazione allo sviluppo del paese.
Lo stato organizza istituzioni tali come circoli
infantili, convitti e collegi scolastici, case di cura per anziani e
servizi che facilitano la famiglia lavoratrice nell'adempimento delle
sue responsabilità.
Proteggono la sua salute e per una sana discendenza, lo
stato concede alla donna lavoratrice licenza retribuita per maternità,
prima e dopo il parto, ed opzioni lavorative temporali compatibili con
la sua funzione materna.
Lo stato si sforza di creare tutte le condizioni che
propizino la realizzazione del principio di uguaglianza.
Si sono dettate numerose leggi e disposizioni
giuridiche che garantiscono diritti umani fondamentali per l'uno e
l'altro sesso e particolarmente per la donna, come: La Legge sulla
Maternità (1974) perfezionata in varie occasioni non ultimo il decreto
legge 234 che include il diritto alla licenza per paternità, il Codice
della Famiglia (1975), la Legge di Protezione ed Igiene sul Lavoro
(1977), la Legge sulla Previdenza sociale (1979), il Codice
dell'Infanzia e della Gioventù (1984), il Codice del Lavoro (1985), il
Piano di Azione Nazionale della Repubblica di Cuba l997 e la Legge 62
del Codice Penale (1987) che classifica come delitto la violazione del
diritto di uguaglianza e nel suo articolo 295 la discriminazione per
qualunque motivo.
Tra gli accordi giuridici internazionali emerge che
Cuba fu il primo paese a firmare ed il secondo a ratificare la
Convenzione sull'Eliminazione di tutte le forme di discriminazione
contro la Donna.
In generale, possiamo assicurare che dal punto di vista
giuridico le cubane hanno garantiti i loro diritti civili e politici,
i diritti sessuali e riproduttivi, il diritto all'impiego, il diritto
allo studio e all'abilitazione. Tuttavia, la legislazione non è
sufficiente per articolare cambiamenti che hanno a che vedere con
stereotipi sociali, tradizioni, giudizi di valore, pregiudizi, ruoli
assegnati ed assunti.
Quando i pezzi del Muro di Berlino cominciarono a
essere venduti come souvenir e gli analisti politici dell'ovest
proclamarono la fine della storia e delle ideologie, a Cuba cominciò
quello che eufemísticamente è chiamato periodo "speciale": affrontare
la perdita del 80 percento del commercio estero.
L'impatto fu molto grande per le donne, perché la forte
contrazione nei servizi, la scarsità di alimenti, le difficoltà di
trasporto, le interruzioni di energia elettrica e la quotidianità
esigevano un maggiore sforzo, più sacrificio e più ore dedicate ai
compiti domestici. Tuttavia, la resistenza che si espresse dalla vita
quotidiana e che vide protagoniste le donne fu essenziale per il
sostegno della Rivoluzione.
Non si produsse, tuttavia, un processo significativo di
ritorno alla casa in quel periodo. Vari sono i fattori che Marta Núñez[20]
adduce: le categorie occupazionali delle donne ed il loro legame con
le biotecnologie ed altri tipi di industrie, la necessità economica
delle donne di casa capofamiglie, la tradizione che esisteva già tra
le giovani figlie di lavoratrici ed io aggiungerei, la volontà
politica di preservare il diritto della lavoratrice e la creazione di
commissioni di impiego femminile per proteggere le donne quando
bisognava chiudere un centro lavorativo.
In questo periodo si formano fondamentalmente gli studi
di genere in alcuni discipline come la storia, la letteratura e la
psicologia. Particolarmente interessante è la fine del decennio, con
la fioritura della letteratura femminile che entra con uno sguardo
curioso in argomenti poco trattati precedentemente, come l'erotismo
femminile, la violenza contro le donne, i nuovi modelli di donne con
la loro trasgressione nella ripartizione tradizionale di genere, tra i
tanti il lesbismo.
Tuttavia, la percezione ed autopercezione della donna
come oggetto sessuale si evidenzia come un elemento dell'immaginario
che non era sparito, perché ritorna la prostituzione, rinominata "jineterismo",
con caratteristiche molto differenti da quella eliminata nei primi
anni della Rivoluzione.
Torna ad evidenziarsi in questo momento storico, il
convivere di vecchi stereotipi che dalla pratica sociale e da simboli
condivisi,definiscono la femminilità con nuove forme trasgressive.
Negli anni 90 alcune di queste tendenze si polarizzano a conseguenza
della crisi.
Polemiche intorno alla pratica cubana
Frequentemente si è discusso dell'opera della
Rivoluzione Cubana in relazione alle donne, riguardo certi pregiudizi
ed incomprensioni che alla fine degli anni 60 e principio degli anni
70 esistevano nel nostro paese sul movimento femminista, soprattutto
radicale.
Proprio Vilma Espín, presidentessa della Federazione di
Donne Cubane ed altre fondatrici della FMC, hanno spiegato le
circostanze in cui si sono verificati questi disaccordi. A Cuba le
donne erano pienamente integrate nei grandi cambiamenti della società:
si approvavano tesi nei Congressi del Partito e della Federazione
sull'Uguaglianza della Donna, le leggi evidenziavano una volontà
politica di affrontare la discriminazione sessuale... si pensava
allora che quel femminismo era proprio del capitalismo, qualcosa di
straniero, altro alla nostra realtà.
Ma già dall'inizio degli anni 80 si cominciò ad
assumere la diversità del movimento e la FMC partecipò attivamente
agli Incontri Femministi e si appropriò agli strumenti della teoria di
genere con un approccio contestualizzato al processo di emancipazione
di una cultura cubana di uguaglianza.
Judith Astelarra, femminista argentina radicata a
Barcellona, racconta nel prologo all'edizione cubana del suo libro
Libera ed uguale?: "Per molto tempo le amiche cubane non parteciparono
al femminismo latinoamericano, ricordo durante gli anni 80 incontri
con quelli delle Nazioni Unite che polemizzavamo con le delegazioni
cubane (...) Oggi idee e proposte femministe hanno acquisito presenza
nel dibattito accademico e politico cubano." [21]
C'è ancora poca appropriazione degli strumenti del
femminismo e dello studio del femminismo marxista e delle polemiche
tra femminismi. La dimensione di genere sollecita la ricerca comune.
Quando si guardano i risultati della Rivoluzione Cubana
si esalta l'educazione, la salute, lo sport non si può nascondere ciò
che è stato raggiunto in materia di diritti ed opportunità per le
donne, perché risulta una conquista sociale senza precedenti....
[22]... [24]
La sopravvivenza del machismo nella società cubana
attuale, tanto negli uomini, come nelle donne, è spunto di dibattito
per alcuni che lo considerano come un errore della costruzione del
socialismo, adducendo che è stata prestata poca attenzione alla
soggettività.
Ma il complesso processo di costruzione di relazioni
sociali più eque e giuste implica non solo modificare la base
economica e le relazioni di produzione, ma anche una profonda
rivoluzione culturale che si è andato forgiando giorno dopo giorno,
senza ricette, scoprendo la strada cammin facendo.
Le forme in cui il pensiero patriarcale si riproduce
sono varie, esso si trasforma e rifiuta di sparire ancorato come sta
nelle tradizione e nella cultura. Si affaccia nel testo di una canzone
in voga, nei giudizi di valore di un amministratore che deve
promuovere una lavoratrice, nei dibattiti sulla proposta di
modificazione del Codice di Famiglia. Ma è un processo logico che deve
assumersi nella sua complessità. Cinquanta anni di Rivoluzione sono
solo un sospiro nel tempo, se li paragoniamo ai 500 anni di cultura
occidentale giudaico-cristiana, che ha formato precedentemente la
nazione cubana.
Gli stereotipi, i pregiudizi, le condotte ed i giudizi
di valore sessisti radicati nelle tradizioni della cultura patriarcale
a Cuba si modificano in un complesso processo di
re-concettualizzazione nel quale incidono la volontà politica, la
legislazione, i mezzi di diffusione, la scuola, la famiglia, la
soggettività di ogni individuo: la società nel suo insieme.
Le sfide, 50 anni dopo, si profilano da diversi punti
di vista:
Il riconoscimento della propria discriminazione e le
sue forme di espressione.
Il potenziamento delle politiche pubbliche promosse dal
Piano d'azione nazionale di Pechino
L'inclusione della prospettiva di genere nelle ricerche
sociali, come una categoria di analisi indispensabile.
La continua formazione a tutti i livelli di istruzione.
L'opera di sensibilizzazione con i mezzi di
socializzazione e di altre istituzioni.
L'abbattimento del "soffitto di cristallo" cioè
l'accesso delle donne al processo decisionale.
Il potenziamento degli studi sulla mascolinità.
L'approvazione della proposta di riforma del codice di
famiglia che legittima i tribunali della famiglia, le unioni legali
tra persone dello stesso sesso e migliora il trattamento dei problemi
connessi alla violenza di genere.
La nuova rivoluzione romperà il giogo e porterà le
donne a liberare la loro ali [25] e, come invocò l'Ana Betancourt in
una strada vicino alla Plaza de Guáimaro in Camagüey, dove si
costituiva la prima Repubblica di Cuba in Armi:
uomini e donne, dipende da quanto vorrete volare
lontano...
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[1] Daltón, Roque. Para un mejor amor en
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[2] Castro Ruz, Fidel. Mujeres y Revolución. Editorial
de la Mujer, Ciudad de La Habana 2006. Pág.29
[3]Núñez Sarmiento, Marta. Los estudios de género en
Cuba y sus aproximaciones metodológicas, multidisciplinarias y
transculturales (1974-2001)
en http://www.cubaliteraria.com/delacuba/ficha.php?Id=1787
[4] Un esbozo de periodización puede encontrarse en la
introducción a Mujeres y Revolución realizada por Carolina Aguilar y
Yolanda Ferrer.
[5] Gutiérrez Castañeda, Griselda. El Concepto de
Género una perspectiva para pensar la política.
http://www.modemmujer.org/El_Estante/Web's/La%20ventana.htm.
[6] FMC. Algo más que palabras. Editorial de la Mujer.
2002
[7] Las cifras fueron tomadas del libro de estadísticas
sobre la mujer en Cuba en proceso de publicación por el Centro de
Estudios de la Mujer de la FMC y la Oficina Nacional de Estadísticas.
[8] Butler, Judith. El Género en disputa. El feminismo
y la subversión de la identidad. Paidós, Barcelona, 2001. Pág 33.
[9] Arés, Patricia. Familias y Mujeres: entre cambios y
retrocesos. Entrevista realizada por Sara Más. Revista Caminos. 7 de
noviembre de 2007.
[10] Luxemburgo, Rosa. citada por Dario Rensi en Rosa
de Luxemburgo el embrión de otro marxismo en http//
www.herramienta.com.ar/varios/s/3-6.html
[11] Guevara Ernesto. El socialismo y el hombre en
Cuba. En http://www.marxists.org/espanol/guevara/65-socyh.htm
[12] Ver Gonzalez Pagés, Julio. En busca de un espacio:
Historia de mujeres en Cuba: Ciudad de la Habana, Editorial Ciencias
Sociales, 2003.
[13] Castro Ruz, Fidel. Mujeres y Revolución. Editorial
de la Mujer, Ciudad de La Habana 2006. Pág.112.
[14] Aguilar Ayerra Carolina en Las cubanas de hoy: el
destino y su circunstancia. En Con el lente Oblicuo: Aproximaciones
Cubanas a los estudios de Género. Editorial de la Mujer 1999.
[15] Castro Ruz, Fidel. Mujeres y Revolución. Editorial
de la Mujer, Ciudad de La Habana 2006. Pág. 87.
[17]Partido Comunista de Cuba. Tesis y resoluciones.
Primer Congreso: Editora Política. La Habana, 1976.
[18] Betto, Frei. Carta al Che Guevara. En La Jiribilla
de Papel. Número 10. Octubre 2003.
[19] Espín, Vilma. Sección A Debate. Periódico Juventud
Rebelde. 23 de agosto 1984.
[20]. Núñez Sarmiento, Marta 2001. Estrategias cubanas
para el empleo femenino en los noventa: un estudio con mujeres
profesionales. Papers de Sociología, Nº 63/64
[21] Astelarra Judith ¿Libres e iguales? Sociedad y
política desde el feminismo. Editorial Ciencias Sociales. La Habana,
2006.
[22] Trosky, León citado por Andrea D'Atri en Feminismo
y Marxismo: Más de 30 años de controversia en
http://www.espacioalternativo.org/taxonomy/term/40?from=60
[23]Luxemburgo, Rosa. La Proletaria. En Correspondencia
Socialdemócrata. 5 de marzo 1914. En El Militante 129. 21 de febrero/21
de marzo 2000.
[25] "Ciudadanos: la mujer en el rincón oscuro y
tranquilo del hogar esperaba paciente y resignada esta hora hermosa,
en que una revolución nueva rompe su yugo y le desata las alas". "Ciudadanos:
Aquí todo era esclavo: la cuna, el color, el sexo. Vosotros queréis
destruir la esclavitud de la cuna peleando hasta morir. Habéis
destruido la esclavitud del color emancipando al siervo. Llegó el
momento de libertar a la mujer". Citado por Borges Moya, Ester en Ana
Betancourt: Llegó el momento de libertar a la mujer. En
http://www.cadenagramonte.cu/camaguey/principenos/ana_betancourt_mora.asp