La verità sequestrata
di
Ricardo Alarcón
Il tema che mi è stato
assegnato per questo seminario si intitola “Situazione attuale del caso dei
nostri Cinque Eroi”.
Comincerò dicendo che dal
punto di vista giuridico già è terminato il corso normale degli eventi.
Assistiamo adesso ad un processo straordinario, il cosiddetto Habeas Corpus,
che è un’opportunità che si offre per una sola volta ai condannati dopo che
sono passati, senza successo, per tutti i relativi appelli.
Se si considerano i
precedenti, sono molto remote le possibilità, per questa via, di ottenere la
liberazione dei nostri compagni.
Tuttavia, diamo questo
passo, per due ragioni fondamentali. La prima è una questione di principio :
dobbiamo combattere questa battaglia su tutti i terreni possibili, perchè si
tratta di cinque innocenti che stanno soffrendo una giusta e crudele
prigionia.
La seconda ragione, è che
soltanto mediante il pronunciamento delle sentenze giuridiche, si è potuto
superare, anche se soltanto in parte, la ferrea censura che i grandi mezzi
di comunicazione hanno imposto a questo caso.
Avrei potuto iniziare
questo intervento dicendo che la situazione attuale dei Cinque è la stessa
che li caratterizza da tredici anni. Su di loro non si hanno informazioni.
Stanno soffrendo un
duplice regime carcerario, da parte dei loro carcerieri, ma allo stesso
tempo da parte dei giornalisti.
La prima riflessione che
andrebbe fatta è sulle ragioni di un tale silenzio mediatico.
Forse Cuba, la sua
Rivoluzione, i suoi problemi, sono temi di scarso interesse per questi mezzi
di informazione? Tutti voi sapete che è sicuramente vero il contrario. La
nostra Patria ha sempre ricevuto, e continua a ricevere un’attenzione
incomparabilmente maggiore rispetto a qualsiasi altro paese del Continente;
siamo costantemente posti, giorno e notte, sotto la luce di potenti
riflettori, sotto lenti di ingrandimento, con lo scopo di trattare, quasi
sempre in maniera distorta, i più diversi aspetti della nostra realtà.
Perchè allora, quasi mai nessuno, ha speso una parola su questo caso?
Se i Cinque fossero
responsabili di qualche crimine, se qualcuno di loro avesse fatto, o
soltanto provato a fare qualcosa contro il popolo nordamericano, qualcuno di
voi ha forse il minimo dubbio che sarebbero stati oggetto costante della
propaganda anticubana?
La verità è che i Cinque
sono completamente innocenti, e sono letteralmente, senza voler fare alcuna
esagerazione, degli eroi che hanno sacrificato le loro vite per salvare le
nostre, fornendo una prova di insuperabile altruismo.
Non sto facendo un
esercizio di retorica. Questa verità è testimoniata dai documenti officiali
del Governo degli Stati Uniti e dei suoi tribunali. Il fatto che la loro
missione era quella di provare a scoprire i piani terroristi contro Cuba,
appare scritto a chiare lettere in numerosi documenti, nell’Atto d’accusa
iniziale formulato contro di loro, ed in numerose mozioni degli avvocati
dall’apertura del processo e per tutta la sua durata, fino alle sentenze
conclusive che furono imputate loro.
Che il proposito del
Governo nordamericano fosse quello di proteggere i terroristi, anche questo
è ben testimoniato in questi documenti e nei ripetuti interventi degli
avvocati che sono tutti stati registrati negli atti del tribunale. Il
grande problema che ci tocca affrontare, è che l’Impero è riuscito ad
impedire che queste informazioni arrivassero alla gente. Il suo successo è
stato notevole.
Sono riusciti a
sequestrare impunemente la verità. Non sto parlando di testi secretati o
confidenziali. Mi sto riferendo a documenti che sono stati, e sono tuttora
disponibili, per chiunque acceda al sito ufficiale del Tribunale Federale
del Sud della Florida e cerchi il caso “Stati Uniti versus Gerardo Hernandez
et al.”
Ma questo lo fanno solo
pochi specialisti o persone particolarmente interessate.
La gran parte del pubblico
viene a conoscenza di quello che accade nelle aule di tribunale, per la
versione che vogliono dare i cosiddetti “mezzi di informazione”. E di questa
causa, la più lunga nella storia di un paese, che inoltre può contare su
numerosi canali televisivi e altre pubblicazioni dedicate esclusivamente a
questioni giuridiche, nulla è stato detto al di fuori della città di Miami.
Mi tocca insistere su questo punto.
Come vi ho precedentemente
detto, siamo in questo momento, alle prese con la presentazione dei ricorsi
del Habeas Corpus.
Il caso più complicato è
quello di Gerardo, al quale mi dedicherò più avanti. Ma esiste un elemento
comune a tutti i diversi appelli, che va riferito alla gestione del caso da
parte della stampa.
Mentre veniva
completamente ignorata nel mondo intero, la causa aveva avuto a Miami
un’incredibile e stridente copertura da parte dei mezzi di informazione
locali, che contribuirono a creare un clima di odio contro gli accusati,
minacciando e provocando il giudice, gli avvocati e i testimoni. La stessa
giuria aveva protestato più volte contro lo stesso governo, chiedendo che si
mettesse fine ad una situazione che chiaramente violava le norme del
processo in atto. Questa è una delle principali motivazioni che spinse nel
2005, la Corte d´Appello, a prendere la decisione unanime di annullare
quella farsa e d’ esigere un novo processo, una giusta decisione,
successivamente revocata per le pressioni del governo di Bush. L´anno
successivo, nel 2006, si è saputo che questi “giornalisti” di Miami venivano
pagati dal Governo per realizzare il loro spregevole lavoro.
Da cinque anni, gruppi
della società civile nordamericana, reclamano contro le autorità, affinché
rivelino tutto ciò che ancora rimane nascosto circa i bilanci di
quest’operazione milionaria – quanto pagarono, a chi pagarono e perchè –
nell’ambito di una congiura, la cui scoperta, dovrebbe essere più che
sufficiente per dichiarare nullo, e senza valore alcuno, tutto il processo
svolto contro i nostri compagni.
Nei confronti di Gerardo,
è stata mossa un’ulteriore accusa, una calunnia infame, che è la ragione per
cui, contro di lui sono già stati emesse due condanne ad ergastolo.
Lo hanno accusato di
“cospirazione in assassinio di primo grado”.
Eppure, qui con me ho
questo documento, datato 30 maggio del 2001. Appartiene al Procuratore
Generale degli Stati Uniti. Qui viene detto che non erano in grado di
provare una tale accusa e per questo fu chiesto che venisse ritirata
all’ultimo momento.
Nonostante ciò, Gerardo fu
dichiarato colpevole d’un crimine che non aveva mai commesso, che era
impossibile provare, e questo è il colmo, da parte di coloro che già non lo
accusavano più.
Ma a che serve un tale
documento se nessuno ne parla?
Si accusava ingiustamente
Gerardo d’aver partecipato a una cosa con cui non aveva avuto assolutamente
nulla a che fare : l´abbattimento, nel febbraio del 1996, in acque cubane,
di due aerei appartenenti ad un gruppo terrorista che si dedicava
sistematicamente a violare il territorio cubano, annunciando e
propagandando, senza alcun pudore, ogni loro atto di violazione attraverso i
mezzi di informazione di Miami.
Indipendentemente dal
fatto che questo documento costituisce una prova inconfutabile del fatto che
l’accusa formulata fosse insostenibile, c’è un altro dato, molto importante,
che ci mostra il grado di prevaricazione delle autorità nordamericane.
Per reclamare la propria
giurisdizione nei riguardi dell’incidente, gli Stati Uniti dovevano
dimostrare che lo stesso era avvenuto al di fuori del territorio cubano.
I radar cubani
registrarono l’accaduto all’interno delle acque cubane, in prossimità della
capitale, L´Avana.
I radar nordamericani al
contrario, hanno fornito dati confusi e contraddittori. Le indagini operate
dalla Organizzazione dell’Aviazione Civile Internazionale (OACI) hanno
esplicitamente fatto richiesta delle immagini registrate dai satelliti degli
Stati Uniti, ma Washington non ha voluto mostrarle. Durante il processo di
Miami, la difesa ha riformulato questa richiesta, ma il governo l’ha
nuovamente rifiutata.
Ora Gerardo le ha
nuovamente reclamate nel suo Habeas Corpus ma Washington, ancora una volta,
non ha concesso a nessuno l’accesso a queste immagini.
Sono ormai più di quindici
anni, che va avanti un continuo e sistematico occultamento di prove, che
dimostra una volta in più, il carattere fraudolento delle accuse
statunitensi.
Ma Washington è riuscita
ad ottenere che nessuno ne abbia fatto denuncia, riuscendo in questo modo a
continuare ad ingannare i più.
L’informazione è una
questione chiave per ottenere la libertà di Gerardo Hernández Nordelo, Ramón
Labañino Salazar, Antonio Guerrero Rodríguez, Fernando González Llort y René
Gonzalez Sehwerert.
Per vincere questa
battaglia, dobbiamo mobilizzare molta gente, milioni di persone, ed essere
in grado di spiegare un movimento di solidarietà che sia realmente amplio ed
effettivo. Qualsiasi considerazione a riguardo, se ha un minimo
d’obiettività, deve riconoscere che siamo ancora molto lontani da questa
meta.
È provato, che i grandi
mezzi d’informazione hanno imposto un silenzio assoluto su questo caso,
particolarmente rigoroso negli Stati Uniti, dove l’immensa maggioranza della
popolazione lo ignora completamente. La totale assenza di questo tema da
tali mezzi di informazione, non è un riflesso dell’incapacità professionale
dei giornalisti, ma di un disegno che obbedisce ad istruzioni precise, alla
volontà politica d’occultarlo che proviene dai più alti livelli di
Washington.
Aspettarsi che questi
censori cambiano la loro attitudine, è un’illusione senza senso, equivale a
volersi ingannare da soli. Denunciare attraverso tali mezzi, più e più
volte, è corretto, ma insufficiente perchè per questa via le nostre continue
denunce hanno una minima ripercussione.
È molto di più, moltissimo
di più, quello che possiamo e che dobbiamo fare.
Prima di tutto dobbiamo
considerare, obiettivamente, il livello raggiunto, oggi giorno, da quella
che dobbiamo iniziare a chiamare con il suo vero nome: ‘La tirannia
mediatica globale’. Non sto parlando solo di ciò che dicono o non dicono i
giornalisti famosi, le grandi catene televisive o le agenzie di stampa che
scelgono le notizie da trasmettere in tutto il mondo, ma di tutto questo
nello stesso tempo, unificato in un enorme monopolio, che controlla e
manipola le informazioni, estendendo il proprio controllo addirittura su chi
vuole essere alternativo a questa dittatura globale, includendo perfino i
mezzi d’ informazione che si autodefiniscono rivoluzionario alternativi.
C’è tanta gente nel mondo
che si sforza per poter parlare e poter farsi ascoltare con risorse molto
limitate, riuscendo in alcune occasioni a penetrare la muraglia della
disinformazione e dell’inganno.
Le nostre possibilità sono molto maggiori,
quelle delle Università cubane, dei loro professori e dei loro studenti.
Facciamo come i bambini de La Colmenita e domandiamoci sinceramente che cosa
possiamo fare di più.

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