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        25 APRILE: ORA E SEMPRE RESISTENZA 
          
        Passa quasi in sordina, la celebrazione del 25 aprile: 
        giornata significativa per un intero popolo che si liberava dalla morsa 
        della dittatura nazifascista.A distanzia di qualche decennio, non solo questa giornata è oramai vista 
        solo come festiva per fare qualche gita in campagna ma, addirittura, i 
        giovani non ne comprendono il significato, ignorando totalmente la 
        storia del nostro paese o capovolgendola nei contenuti che vengono 
        stravolti da versioni bipartisan per chiudere una epoca maledetta. I 
        tentativi di rigenerare la storia condizionandola in maniera più dolce, 
        o mettere allo stesso livello le foibe o le esecuzioni dei partigiani 
        contro i repubblichini di Salò, sono tentativi di un ricondizionato 
        opposto estremismo che tende a generalizzare il tutto in un unico 
        calderone di scheletri negli armadi di destre e sinistre, ormai 
        parlamentarmente parlando ambedue fuori dal gioco.
  
        Così, i massacri dei fascisti e nazifascisti durante 
        tutto il periodo del ventennio, pare essere dimenticato a trasformato in 
        qualcosa che non è neppure degno da ricordare, alla stessa stregua dei 
        martiri della resistenza che, con fede e coraggio, tanto hanno 
        contribuito alla cacciata della dittatura e della guerra. I pochi 
        superstiti ancora in vita -che tanto hanno da insegnare a tutti noi- 
        vengono dimenticati o emarginati come pericolosi testimoni scomodi che 
        prima lasciano questa pesante eredità e meglio è per tutti. 
        Non dobbiamo continuare a cadere nel trappolone del 
        buonismo liberatutti: c'è gente che è morta per lasciare una Italia 
        libera e democratica e che ha dedicato la propria vita con coraggio ed 
        abnegazione sul filo della speranza. Speranza mal riposta evidentemente, 
        visti i risultati che ci vedono a distanza di oltre sei decenni, ancora 
        a tribolare quotidianamente per raggiungere ciò che i partigiani avevano 
        pensato di aver conquistato. 
        Il fatto è che la resistenza deve far parte integrante 
        della nostra vita, in ogni modello sociale: è resistenza pretendere di 
        raggiungere gli obbiettivi di una vita umana dove nessuno può essere 
        emarginato e sfruttato. E' resistenza quella che ci deve vedere sempre 
        in prima linea per tutelare i diritti di una Costituzione che in molti 
        vogliono cambiare per i propri interessi. E' resistenza pretendere una 
        informazione che non sia manipolata da un qualsiasi gruppo di potere che 
        cerca di eliminare la personalità di ognuno di noi. E' resistenza 
        difendere la storia di questo nostro paese che non deve sottostare a 
        rivisitazioni di sorta solo per appiattire e coprire quanto è accaduto 
        in Italia.E' sempre resistenza percorrere ogni strada per conquistare e mantenere 
        tutto questo.
 E' resistenza ricordarsi che migliaia di persone hanno imbracciato un 
        arma per offrirci un futuro migliore che non abbiamo saputo mantenere e 
        neppure considerare tale.
 Si dirà che la storia ha fatto il suo corso e che di quel particolare 
        movimento spontaneo, resta solo l'istituzionalità: non deve essere così.
 La resistenza ci ha insegnato molto. Ci ha insegnato come guadagnare la 
        libertà e come lottare per raggiungerla di fronte ad uno schema di 
        potere (ieri era il nazifascismo, oggi è la globalizzazione 
        capitalistica) a costo di personali sacrifici.
 
         
        Si dirà che in Italia non c'è la guerra. E' sbagliato 
        pensarla. E' un tipo di guerra differente ma c'è: basti pensare ai morti 
        sul lavoro. Ai precari senza occupazione stabile. Ai disadattati che non 
        hanno una casa dove poter vivere. Alle donne violentate dalla brutalità 
        machista nata da un modello criminale di branco che è generato dalla 
        mancanza di valori. Alle persone sempre più povere che non arrivano a 
        fine mese con il loro salario. Alla mancanza di informazione 
        indipendente (non è una censura questa?). Alla demagogia di tutti i 
        politici che, al di là delle differenze che vogliono far vedere 
        esistenti fra loro, sono tutti legati dal denominatore comune del potere 
        politico dedicato ai soli interessi di parte. Alla istruzione che è 
        monca di quei valori che non siano solo teorici e nozionistici tendenti 
        ad appiattire ogni cosa fuori dal coro. Per queste ragioni e molte 
        altre, oggi e sempre dobbiamo resistere e lottare e non solo il 25 
        aprile bensì tutti i giorni nelle nostre realtà quotidiane che si 
        chiamino posti di lavoro, scuole, uffici.Se alla disperazione non c'è mai fine, neppure deve terminare la lotta 
        permanente per liberarci dalla schiavitù e dalle violenze di coloro che 
        vogliono imporci la loro dittatura ed il loro potere.
 
        Grazie ai martiri della resistenza.Grazie ai partigiani.
 
        Consapevole 25 aprile a tutti. 
          
          
          
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