STORIA


PLAYA GIRON:conferenze ed interviste
 

 

LE CONFERENZE STAMPA CHE SI SONO SVOLTE  DOPO I LAVORI QUOTIDIANI DELLA  “CONFERENZA  ACCADEMICA : GIRÓN 40 ANNI DOPO”

 

Questa Conferenza Internazionale è stata convocata dall’Università dell’Avana tramite il suo Centro di Studi sugli Stati Uniti assieme all’Istituto di Storia di Cuba, il Centro di Ricerche Storiche della Sicurezza di Stato e il Centro di Studi sull’America, che si è svolta nel marzo di quest’anno.

Il giorno 21 si è svolta nell’Hotel Palco la prima di quattro conferenze stampa (la Conferenza ufficiale era a porte chiuse). I partecipanti disposti a parlare con i giornalisti cubani e internazionali erano per la parte statunitense: Arthur Schlesinger, ex assessore del presidente John Kennedy; Alfredo Durán, ex membro della brigata degli invasori 2506;  Jorge Domínguezm
la nostra Gioia Minuti alla conferenza
direttore del Centro di Studi Internazionali dell’Università di Harvard; Peter Kombluh, direttore del progetto Cuba dell’Archivio di Sicurezza degli Stati Uniti.

Per la parte cubana c’erano José Ramón Fernández, Vicepresidente del Governo cubano; Juan Vela Valdés, Magnifico Rettore dell’Università dell’Avana; José Ramón Barrios, direttore del dipartimento degli Stati Uniti del Minrex (il Ministero degli Esteri di Cuba).

Il primo a parlare è stato J.R. Fernández con un breve discorso di circostanza.

Kombluh a sua volta ha spiegato le funzioni dell’Archivio dell’Archivio che lui dirige e che ha sede a Washington. Kombluh ha messo in risalto il fatto che il tema più importante nelle relazioni politiche tra gli Stati Uniti e Cuba è stata la battaglia della Baia dei Porci. Egli ha anche segnalato l’importantissimo ruolo di alcuni membri della delegazione statunitense come Arthur Schlesinger e Robert Goodwin, due figure chiave dell’amministrazione del Presidente Kennedy. John Nolan è stato consigliere di Robert Kennedy ( Ministro di Giustizia durante la presidenza di suo fratello John ) e il personaggio principale dei negoziati per il rientro negli Stati Uniti dei membri prigionieri della Brigata 2506; erano presenti anche i due agenti della CIA, Robert Reynolds, ex responsabile della stazione di Miami e Sam Helpurn, l’ufficiale responsabile della “Operazione Mangosta”. 

Alfredo Durán ha detto che: “I membri della Brigata 2506 sono venuti all’Avana perché pensano che sia venuto il tempo di incontrarsi per i rappresentanti delle due parti, di coloro che parteciparono alla preparazione dell’invasione e alla battaglia, coloro che hanno sofferto e che hanno diviso le conseguenze di un avvenimento che ha avuto una così grande importanza marcando la storia di Cuba per quaranta anni e più.  Non era possibile effettuare questo incontro senza la presenza di membri della brigata 2506 -  ha continuato a dire Durán - perché noi venimmo a Cuba per combattere contro i nostri compatrioti e lì morirono cubani delle due parti, cubani che avevano famiglia, cubani che, nelle due parti, erano persone d’onore che amavano la patria, persone con grandi e profondi sentimenti per la propria patria e il proprio popolo.”

“Non si poteva effettuare questa riunione senza offrirci l’opportunità di partecipare. Noi siamo venuti qui con il profondo desiderio – in un atmosfera di rispetto totale - di analizzare i fatti storicamente. Vogliamo esporre le nostre ragioni, spiegare perché i membri della Brigata 2506 sbarcarono il 17 aprile nella Baia dei Porci: noi sbarcammo come cubani, sbarcammo per amore alla patria… non sbarcammo  pensando a noi stessi e non eravamo al servizio di alcun paese straniero. Noi sbarcammo con la sola condizione di cubani coinvolti nella realtà di quei momenti: eravamo convinti di fare il nostro dovere e per quello venimmo a Cuba.  Io spero che in questi giorni di dibattito, con la visita finale a Playa Girón, potremo chiarire per sempre ciò che avvenne nella Baia dei Porci e anche perché avvenne tutto quello. Perché si scatenò quel conflitto che ci pose gli uni contro gli altri… Io spero che tutto ciò possa essere una lezione che ci farà riflettere per far sì che cose simili non accadano mai più.

Perché noi cubani non dobbiamo combattere tra di noi causare la morte e la tristezza e la tragedia nel nostro popolo.”

 Shlesinger ha detto: “ Io sono venuto all’Avana con un doppio ruolo: uno come ex assessore di Kennedy e l’altro - un ruolo veramente storico - perché sono dei sopravvissuti del Governo Kennedy nella Casa Bianca, tra coloro che approvarono l’invasione. Ringrazio ai cubani di aver reso pubbliche  centinaia di pagine di documenti, perché ciò permetterà di arricchire e di completare gli archivi storci di quel deplorevole avvenimento.”

 Un famoso studioso di storia francese disse che i partecipanti allo stesso avvenimento storico, anche se sono stati antagonisti, hanno una certa affinità e io penso che i nordamericani presenti qui e i cubani che parteciparono a quella battaglia non siano soddisfatti della divisione che esiste tra i nostri paesi.”

“Io credo che lo stesso Presidente Kennedy, nell’autunno del 1963 stava svolgendo una ricerca – con l’appoggio degli ambasciatori William Atwood e Carlos Lechuga – per normalizzare le relazioni tra gli Stati Uniti e Cuba . Sfortunatamente tutto terminò quando le pallottole lo uccisero a Dallas.” 

“Tutto questo avvenne molti anni fa ma i nostri paesi oggi sono ancora divisi. Io spero che questa Conferenza contribuisca a una miglior comprensione tra le due nazioni e che le relazioni possano avere un andamento normale…”

 

Jorge Domínguez, professore dell’Università di Harvard, ha chiarito che:

“ Io sono qui come cattedratico e per appoggiare le dichiarazioni dei partecipanti a quegli avvenimenti. Voglio sottolineare due cose: la prima è che ciò che ha detto Schlesinger sul processo di sviluppo delle conversazioni, chiamato “logistica tecnica” che ha permesso di unire i partecipanti agli avvenimenti, cioè coloro che furono gli autori di documenti importanti a questa riunione. Indubbiamente Cuba ha documenti importanti  di fonti individuali. Questa è una conferenza storica per molte ragioni e io credo che noi che siamo venuti da fuori e – suppongo – anche coloro che vivono a Cuba e che hanno vissuto a Cuba in tutti questi anni dividono con noi un criterio molto importante che va molto più in là della ricerca…“Onorare onora” e noi siamo venuti qui a onorare tutti coloro che parteciparono a quegli avvenimenti da tutte e due le parti, i cubani degli Stati Uniti e  quelli di Cuba, a un conflitto che oggi ricordiamo perchè gli avversari sono qui presenti, come ha detto Alfredo Durán. Io credo che noi ci troviamo qui per trattare di affermare con tutta la volontà che abbiamo, che quei fatti e quegli avvenimenti non si dovranno ripetere mai più.”

 

José Ramón Fernández : “Le parole pronunciate dai presenti ci stimolano a confermare che sentiamo una profonda soddisfazione nel vedere questo gruppo di persone coinvolte in molti modi diversi in quei fatti, come partecipanti attivi o come funzionari di governo in differenti istituzioni, come ricercatori o come autori, che oggi sono qui presenti e che il proposito che li anima è solamente quello di dibattere, di esaminare i punti di vista delle parti, in una atmosfera di profondo rispetto, con la volontà di fare chiarezza, di analizzare profondamente quei fatti, di trarre conclusioni… insomma di operare in maniera educativa per l’attualità e per il futuro, di chiarire tutti gli errori commessi. Io ringrazio vivamente per le parole appena pronunciate da chi mi ha preceduto e ripeto il nostro ringraziamento per la loro disposizione, per la loro attitudine, perchè sono venuti qui e perché vogliono come noi riesaminare quegli avvenimenti alla ricerca della verità.”

 

La parola ai giornalisti:

Domanda: “Sig. Durán,  può chiarire meglio quanti ex membri della Brigata 2506 sono venuti qui e se la sua partecipazione alla Conferenza ha provocato reazioni di ostilità nei circoli cubano - americani della Florida?”

Durán;“ Sino ad oggi siamo qui presenti in cinque, tra coloro che parteciparono alla invasione della Baia dei Porci. Se ci sono stati (e ci saranno) problemi per la nostra partecipazione, senza dubbio, considerando che questo incontro ha un valore storico, questi problemi provengono da settori che tradizionalmente non vogliono capire i processi storici, quei processi che portano ad una discussione libera sul problema di Cuba.” 

 Domanda: Il Presidente Kennedy è stato incolpato della disfatta di Baia dei Porci e non il Governo degli Stati Uniti… Lei pensa che sia stato giusto…” 

Schlesinger: Il Presidente Kennedy ha “ereditato” l’organizzazione della spedizione dall’amministrazione Eisenhower, quando già le forze erano state addestrate. Avrebbe potuto annullare l’invasione, ma non poteva cancellare né gli uomini, né la CIA che l’avevano preparata.

Domanda a Fernández: “Questo incontro accademico, secondo alcuni, corrisponde a uno scongelamento di verità storiche…”

Fernández: “Cuba non ha congelato mai le verità…

Noi abbiamo sempre reso nota la verità, ma ovviamente questa verità diviene più solida quando la confrontiamo con l’altra parte e ascoltiamo i differenti criteri sui momenti corrispondenti.  È chiaro anche che noi  nella nostra verità abbiamo situazioni che non sono state valute a fondo perché non conosciamo le ragioni di determinate azioni, non sappiamo chi decise che si effettuassero e che propositi specifici si stavano perseguendo, anche se  conosciamo i propositi generali.  Per questo non si può parlare di “scongelamento” dal mio punto di vista, perché esiste la ratificazione di tutti i fatti che conosciamo, un consolidamento della verità che noi vogliamo confrontare con l’altra parte e l’addizione alla nostra verità di quegli elementi che erano sconosciuti sino ad ora e che solo con la partecipazione dell’altra parte si potranno definire o meno determinanti.”

Domanda a Durán: Come vede le prospettive delle relazioni tra i due paesi dopo questo incontro che è un evento storico nel bel mezzo di un inasprimento della tensione dell’embargo a Cuba. Crede che possa avere un significato speciale?”

Durán: “Io non voglio speculare su questioni che non conosco realmente, come l’inasprimento delle relazioni o le posizioni storiche; non sono cose che io posso risolvere, non voglio e non posso speculare su ciò che significherà questa conferenza, se avverranno fatti che potranno risolvere alcune di queste problematiche. Io so che sia Kombluh che Domínguez hanno dichiarato che questa conferenza non è solo un’analisi storica, ma è in sé e per sé un fatto storico, perché quando gli avversari si riuniscono attorno a un tavolo in maniera civile per capire e discutere avvenimenti così importanti come quelli che avvennero durante tutto il processo dell’invasione di Playa Girón – prima, durante e dopo - qualsiasi persona può speculare su tutto e la politica acquisisce una dinamica propria…  io sono sicuro che chi partecipa a questa riunione lo fa però in modo differente, senza speculare.  Preferisco aspettare che la riunione finisca e poi risponderò alle domande e dirò la mia opinione.”

Fernández:. “Io sono d’accordo con Durán. Questa è una conferenza storica, ma non solo di carattere storico: queste analisi e queste discussioni civili, precise, calme, pazienti, alla ricerca di una verità, sono ciò che la parte cubana ha proclamato da diversi mesi e speriamo che in nessun caso le discussioni e le analisi, per quanto controverse e differenti nelle proprie posizioni, abbiano altre sfumature o altro spirito che non sia quello della ricerca della verità in maniera obiettiva, realista, profonda e misurata, per non creare irritazioni, non stimolare antagonismi, anche se locali e momentanei…”    

 

Seconda Conferenza Stampa

Partecipanti: Jorge Hernández direttore del Centro di Studi sugli Stati Uniti dell’Università dell’Avana, Thomas Blanton Direttore degli Archivi Nazionali di Sicurezza, Peter Kombluh Responsabile del Progetto Cuba degli Archivi Nazionali di Sicurezza, José Ramón Fernández Vice – Presidente cubano.

Jorge Hernández presenta un riassunto dei lavori del primo giorno.

“In realtà stiamo operando con molto entusiasmo ed eccitazione, perché la conferenza si sta sviluppando in maniera fruttifera e con molti argomenti. Ci entusiasma anche il fatto che il Presidente (Fidel Castro) abbia trovato il tempo di stare con noi nella mattina e nel pomeriggio di oggi. La conferenza sino ad ora è stata caratterizzata da una partecipazione molto differente delle parti, la cubana e la statunitense, con una miscela di tutti i punti di vista, con opinioni, domande, osservazioni, chiarimenti da parte dei partecipanti, degli attori storici, dei funzionari dei due lati, degli accademici e degli studiosi.   La fluidità caratterizza questa conferenza, nel senso che stiamo passando da un tema all’altro, anche se abbiamo cercato di lavorare con disciplina e di addentrarci nelle motivazioni e nelle attitudini - che il Governo degli USA, le sue diverse agenzie, i membri della Brigata 2506, i cosiddetti esiliati politici – che tutti portarono alla  organizzazione di tutto quel processo che voleva la distruzione della Rivoluzione cubana e poi la risposta cubana…

Ci siamo soffermati sull’esame e nell’analisi delle relazioni cubane, delle risposte cubane di fronte a quelle manovre, a quella strategia, in un congiunto di azioni di carattere sovversivo.

Facendo questo breve riassunto di alcuni aspetti e delle questioni fondamentali, ci possiamo soffermare su due o tre questioni importanti. La prima è  stata segnalata da Kombluh questa mattina ed è una analisi filosofica che ha sempre primeggiato nelle analisi fatte sugli avvenimenti di Playa Girón ignorando il ruolo vissuto da Cuba nella sconfitta degli Stati Uniti. Molte volte la storia dell’invasione di Playa Girón si legge attraverso il prisma della Brigata 2506 e del governo statunitense che la fece addestrare e la appoggiò in ogni senso. Costoro sono stati gli sconfitti ma questo non si legge quasi mai con il prisma della verità cubana sugli avvenimenti. Non si parla del popolo cubano organizzato, delle milizie armate rivoluzionarie. Del ruolo fortissimo della Rivoluzione, nel nome della quale Cuba vinse la battaglia.  Abbiamo cercato di stabilire un bilancio tra perdite e vantaggi, trattando di chiarire e di delucidare un punto - e  credo che  questo sarà l’argomento chiave anche domani - cioè di tutto ciò che Cuba, il governo cubano e le sue strutture specializzate conoscevano sul progetto dell’invasione, sulle risorse del nemico, su quando sarebbe avvenuta e altro… 

Stiamo anche discutendo di un altro argomento, cioè  delle aspettative e delle percezioni della popolazione degli Stati Uniti e di come venne a conoscenza dell’invasione.

In senso generale stamattina abbiamo precisato gli argomenti fondamentali e il fatto che ci si aspettava che la Rivoluzione cubana, ossia il governo rivoluzionario non avrebbe sopportato l’invasione . Inoltre si credeva che le milizie non erano all’altezza di ciò che era necessario compiere per vincere la battaglia e infine si pensava anche che gli Stati Uniti si aspettavano una vittoria facile, consolidando l’obiettivo di base con la conquista  di una spiaggia. Questo doveva essere il preludio dello stabilimento di un governo provvisorio di cubani emigrati che si sarebbero  trasferiti nuovamente a Cuba. Un altro punto importante del dibattito è quello che vuole stabilire se l’invasione fu un atto che apparteneva alla logica della guerra fredda (e c’è molta discussione a questo proposito); poi abbiamo parlato del problema dei sovietici e del comunismo, che era l’inquietudine fondamentale attorno al quale si sviluppava il processo rivoluzionario cubano, definito pericoloso  dagli Stati Uniti, perché faceva parte di una correlazione globale di forze che portavano ad una analisi che si dirigeva irresistibilmente  verso il comunismo, verso l’Unione Sovietica, verso il sistema socialista internazionale.

Il nostro dibattito vuole analizzare se tutta questa azione era invece una  parte di un’anteriore scalata nello stesso senso, compiuta con la logica  interventista che aveva caratterizzato il ruolo degli Stati Uniti nell’emisfero, in America Latina e nei Caraibi  al di fuori di quella logica di guerra fredda o delle implicazioni del socialismo nell’ambito di Nostra America.  Per le questioni specifiche stiamo avanzando nell’esplorazione delle attitudini della CIA verso la rivoluzione cubana prima dell’invasione di Playa Girón. Stiamo cercando di dare una continuità a tutte quelle preoccupazioni che dava la rivoluzione cubana prima di Playa Girón. Quali elementi avevano inciso nei cambiamenti di quelle percezioni, quale era la posizione dell’ambasciata statunitense qui all’Avana, nella tappa immediatamente precedente l’invasione, le motivazioni della Brigata 2506 e il  modo di agire dei suoi membri, che ruoli avevano disimpegnato nelle modificazioni della strategia degli Stati Uniti verso Cuba in quegli anni...

Insomma stiamo lavorando per ricostruire il contesto storico e la situazione di 40 anni fa, stimolando la partecipazione di tutti i presenti.

Il ruolo e la partecipazione del terrorismo come parte della strategia di intervento sono stati un punto che ha attirato maggiormente l’attenzione, soprattutto l’importanza che ebbe il sabotaggio della nave francese La Coubre nel marzo del 1960 con le relazioni che iniziarono allora tra Cuba e l’Unione Sovietica, che forse erano già sviluppate e anche le possibili relazioni esistenti tra Cuba e la Cina.  Inoltre abbiamo analizzato le affinità ideologiche di tutte le questioni che avevano a che vedere con il meccanismo interno sovversivo assieme ai problemi del banditismo, i problemi della controrivoluzione interna, delle organizzazioni che esistevano in quegli anni che cercavano di bloccare lo svolgimento del processo rivoluzionario con azioni terroristiche e sabotaggi.   John  Kennedy era il Presidente durante l’invasione, perché Nixon non aveva vinto le elezioni, ma fino a che punto l’invasione fu un fattore soggettivo e sino a che punto Nixon aveva giocato un ruolo importante nello svolgimento dell’invasione ? Ci siamo chiesti anche se Kennedy avrebbe promosso l’intervento USA nel caso in cui la Brigata avesse conquistato Playa Girón.” 

Domanda: “Gli accademici qui presenti hanno sostenuto che sicuramente l’invasione di Baia dei Porci e l’esplosione della nave “La Coubre” erano state organizzate, finanziate e dirette dai dirigenti del Governo degli Stati Uniti…Da cosa deriva questa sicurezza?”

Risposta: “La partecipazione del governo degli Stati Uniti nell’organizzazione, implementazione e logistica dell’invasione di Playa Girón ha presentato una serie di evidenze, diciamo delle reiterazioni, perché ci sono le conferme che avallano tutto questo; l’azione vincolata al sabotaggio della Coubre  è stata uno dei punti di maggior partecipazione da parte del Comandante Fidel Castro.  Ci si è chiesti se esistevano evidenze che documentavano i vincoli  della CIA in quei fatti. La conclusione è stata questa: anche se non esistono evidenze esiste la convinzione, considerando i precedenti simili  che parlano di una cornice nella quale si inquadra tutto ciò.  La nave portava armi per la rivoluzione che a causa del sabotaggio produssero due esplosioni, la seconda molto più dannosa della prima …tutto era stato previsto prevedendo - dati i comportamenti abituali e il modo di trattare i problemi da parte dei dirigenti della rivoluzione - effetti devastanti con la seconda esplosione che avrebbero potuto essere fatali…

Il Comandante Fidel Castro venne fermato proprio quando avvenne la seconda esplosione e il compagno Fernández e altri partecipanti studiarono a fondo i fatti e la situazione… 

Abbiamo parlato di chi sosteneva la tesi di un incidente accaduto nel trasporto delle granate e delle munizioni, ma ogni genere di intento – compreso il lancio simulato da un aereo di un artefatto - ha avuto un risultato negativo,  ossia non è stato possibile provocare due esplosioni successive similari, e inoltre non è mai successo nulla di simile in tutti gli invii di armi fatti a Cuba dall’estero e non si sono mai verificate esplosioni… Inoltre esistevano antecedenti tanto precisi che confermano in maniera inequivocabile che si trattava di un’azione di sabotaggio.”

Domanda: “L’invasione di Playa Girón è stata determinante per una radicalizzazione posteriore della rivoluzione cubana?”

.Il vincolo di Cuba con la ex Unione Sovietica era stato già stabilito? La politica degli USA verso i movimenti della sinistra nella regione divenne più aspra per queste ragioni?”

Risposta di Thomas Blanton: “Stiamo discutendo di tutto questo e la base del dibattito generale sono ovviamente le relazioni tra gli USA e Cuba in quegli anni, giungendo sino ad oggi. Le radici del conflitto e l’ubicazione di Cuba in un contesto più generale saranno il tema principale di domani. Parleremo della radicalizzazione delle ostilità degli Stati Uniti verso Cuba come fattore contingente, che ha condizionato la posizione difensiva della Rivoluzione, perché Cuba ha sofferto fortemente la rottura delle relazioni diplomatiche ed economiche con gli Stati Uniti a causa del blocco economico… 

Cuba ha sofferto un’invasione militare mascherata, la cui verità è stata rivelata nel tempo.

Io sono Thomas Blanton e dirigo l’archivio nazionale di sicurezza dell’università George Washington. Ho auspicato questo incontro e credo di poter offrire elementi interessanti per il dibattito, interessante e rigoroso che si è svolto sinora . Io ho con me dei documenti chiave che ora consegneremo a voi giornalisti. Peter che lavora con mesi è impegnato molto per poter portare qui questo materiale che era segreto negli Stati Uniti e nel quale si leggono notizie decisamente nuove.

Robert Reynolds, ufficiale pensionato della CIA e direttore dell’ufficio dei Caraibi dal 1957 al 1960, quando si unì alle forze speciali che stavano organizzando l’invasione di Baia dei Porci si sentiva, come ha dichiarato “un convinto fidelista” in quell’epoca, perché Fidel aveva attaccato e vinto un regime corrotto, vincendo la guerra, nonostante le incredibili difficoltà. Il popolo cubano si era identificato con quella vittoria, anche se poi le cose cambiarono nel 1959. Per un certo periodo Reynolds si sentì a lato dei “fidelisti” originali così come tutto il suo personale.

Un fatto molto importante per questa riunione è che tutti i presenti hanno analizzato un enorme volume di documenti, tutti quelli presentati alla riunione …Il Presidente Castro ha portato un documento tratto da un libro di informazioni statunitensi e ci ha letto sorridendo un paragrafo nel quale si riassume la sua visita negli USA, nell’aprile del 1959.

 Il Dipartimento di Stato USA affermava che :

“ Nonostante la sua apparente semplicità e il desiderio di dare sicurezza al popolo degli Stati Uniti ci sono poche probabilità che Cuba alteri il corso radicale della Rivoluzione

Fidel Castro conosce il pubblico statunitense e le sue reazioni e forse questo rivela che Castro sarà  un uomo più difficile da affrontare quando tornerà a Cuba, sarebbe un grave errore sottovalutare quest’uomo nonostante il suo aspetto ingenuo e non sofisticato e nonostante sia ingenuo, poco sofisticato e  ignorante su molti fatti è evidentemente un persona con una forte personalità un leader nato con un grande coraggio e forti convinzioni personali…” Tutti noi presenti, gli accademici e i 48 veterani, siamo stati d’accordo su questo.   Fidel Castro – ha continuato Blanton – ci ha parlato dei primi invii di armi a Cuba e ci ha rivelato che la Rivoluzione non si avvicinò al blocco sovietico in cerca di armi nel ’59,  conoscendo bene il fatto accaduto in Guatemala, quando una nave di armi provenienti dalla ex Cecoslovacchia era divenuta    motivazione di ricatto e minaccia da parte della CIA.  Un nostro collega ci ha fornito un documento recuperato nell’Ufficio dei Documenti Pubblici di Londra, nel quale si legge una corrispondenza tra l’ambasciatore britannico e Allen Dulles, il direttore della CIA. Il documento è del 24  novembre del 1959, quando gli inglesi pensavano di migliorare le forze armate di Castro vendendo alla Rivoluzione  aerei Hunter.  Dulles avvisò l’ambasciatore inglese che sperava fortemente che potessero ritornare su questa decisione, rinunciando a vendere gli aerei a Cuba. In questo modo i cubani forse avrebbero acquistato armi dai sovietici o al blocco sovietico… 

Nello stesso documento Dulles, dopo aver fatto un riferimento alla spedizione di armi in Guatemala, dichiara che se gli inglesi avessero deciso di non vendere gli aerei si poteva sperare in una offerta da parte dei sovietici e lui quindi avrebbe potuto agire…

L’eco provocato dalle dichiarazioni di Castro e di quelle di Dulles era tremendo.

Fidel Castro – ha continuato a riferire l’accademico statunitense – ha dichiarato che l’invasione di Playa Girón non voleva provocare un sollevamento popolare, ma era stata organizzata per permettere un intervento armato degli Stati Uniti.”

Alfredo Durán, ex presidente della brigata 2506  ha risposto alle affermazioni del Presidente  Castro:

“Sono completamente d’accordo che l’invasione fu  preparata per permettere un intervento militare USA a Cuba e io stesso pensavo che i marines erano proprio dietro di me”

Con questa conferenza stiamo cercando di creare una storia interattiva congiunta di questa nostra storia comune così amara…”

Peter Kombluh:

Credo che la conferenza sia molto positiva e  un aspetto importante è stata la lettura da parte di James Blight, il moderatore, che ha letto una nota dell’ex Segretario di Stato MacNamara è  molto dispiaciuto di non poter partecipare a causa di impegni presi in precedenza. MacNamara ha dichiarato che l’invasione della Baia dei Porci è stata un errore e che non si doveva realizzare.   Attualmente un pacchetto di documenti internazionali si può consultare nel sito web dell’archivio di sicurezza degli Stati Uniti.  Questi documenti erano presenti anche negli archivi inglesi, cechi, canadesi, russi, brasiliani e di altri paesi e sono molto interessanti.  Oggi vi presento un nuovo documento scritto nell’estate del ’59; fu il primo, di molti, che la CIA propose. Cito direttamente:
“Analisi profonda sull’eliminazione di Fidel Castro e dei personaggi più vicini a lui: Raúl Castro e Ernesto Che Guevara, anche se non hanno la stessa importanza per la  popolazione. Molti stranieri pensano che la scomparsa di Fidel Castro potrebbe accelerare tremendamente la caduta del governo attuale.”

 

Questo è il primo documento ufficiale nel quale la CIA propone di assassinate l’attuale Presidente di Cuba, che allora era Primo Ministro. La data del documento è 11 dicembre del 1959.

Questi sono i documenti che abbiamo ottenuto senza la censura, escludendo due nomi alla fine. Un nome che si legge è quello di Robert Reynolds, che è qui presente e che ha dato un apporto molto utile a tutta questa parte della storia.  Egli ha parlato per primo oggi e ha spiegato il ruolo svolto dalla CIA, di cui lui era responsabile per i Caraibi e poi vice direttore delle forze speciali ossia del gruppo speciale per Cuba. Pochi mesi fa – 4 o 5 – è stato presentato senza censura e per la prima volta il documento dove si legge la differenza di opinioni della CIA nell’emisfero occidentale.   Il responsabile della divisione dell’emisfero occidentale sostiene nel documento che il Governo cubano si poteva distruggere solamente con la forza e non solamente con l’assassinio di Fidel Castro, Raúl Castro e del Che Guevara: anzi, l’operazione per l’eliminazione dei tre era un fatto troppo tortuoso. Nel documento si vedono i piani originali per creare gruppi di infiltrati a Cuba, per armarne altri, per addestrarli, nella concezione iniziale che portò alla invasione della Baia dei Porci .

Vi presentiamo anche un documento del Brasile, straordinario, perché parla di quei cinque appartenenti alla Brigata 2506 che riuscirono ad arrivare sino all’Avana da Playa Girón, e che si rifugiarono nell’Ambasciata del Brasile. Così i brasiliani vennero informati su tutta l’organizzazione dell’invasione e noi siamo riusciti ad ottenere questi documenti dai loro archivi e a tradurli. Inoltre abbiamo anche un documento sulla relazione dell’Ispettore Generale della CIA a proposito dell’invasione a Cuba. Si tratta di uno studio sull’operazione eseguito nell’ottobre del 1961 ed è la maggiore autocritica mai letta nella storia della CIA . Questo documento è stato segreto per quasi 38 anni e da soli tre anni è stato reso pubblico. Noi riteniamo che l’invasione a Cuba fu una infamia…”

José Ramón Fernández:

“Io consegnerò ora due documenti della sicurezza di Cuba, uno del 12 gennaio e l’atro del 15 aprile del 1961, che parlano della preparazione, dell’attacco e dell’aggressione armata contro la nostra patria. Un documento che ora vi consegneremo ha un’importanza molto notevole perché rivela la sequenza delle decisioni prese dal Comandante Fidel Castro durante tutte le azioni, a partire dal 17 aprile, quando la Brigata 2506 sbarcò in due punti delle nostre coste.

Fidel Castro personalmente diresse la difesa della Rivoluzione e in questi documenti potete leggere ordini, disposizioni e commenti. Egli visse un ruolo decisivo in quella battaglia e prese tutte le decisioni necessarie per la disfatta degli invasori.   Tutti i cubani erano certi della vittoria sin dall’inizio della battaglia e la partecipazione fu rapida e ferma. Fu una vittoria del popolo cubano. La fiducia illimitata di Fidel Castro nelle Forze Armate Rivoluzionarie e nella Milizia era contraccambiata da parte di tutti i combattenti.   

Purtroppo alcuni documenti non esistono più soprattutto quelli che riguardavano l’inizio dell’invasione, ma in questo che presentiamo si legge lo svolgimento dei fatti e degli ordini più importanti, sino alla vittoria.

Potete leggere per esempio:

12:05 la batteria di Puentes Grandes deve mandare la batteria di Verama a Covadonga, dove stanno avvenendo le azioni offensive comandate da Pedro Mir. L’altra batteria deve andare a Oriente da Raúl.

12:07, due minuti dopo: Messaggio per Curbelo che era il capo della Forza Aerea. Controlla la posizione degli  invasori lì dove sei, dimmi dove si trovano (qui si legge una serie di parole molto forti e volgari che puntualizzano la situazione…) abbiamo  deciso di non eliminare le parolacce…

Ieri Domínguez parlava della presentazione di documenti autocritici: io sapevo che si stava parlando di un documento scritto da me e voglio precisare che sono stati gli organismi specializzati e incaricati dalla legge che hanno deciso di non diffonderlo. Fidel però, con la sua autorità, ha deciso che era meglio presentarlo e domani ne avrete una copia. Sono certo che noi cubani abbiamo consegnato documenti importantissimi su quei momenti.  Fidel lo fece nella riunione sulla Crisi di Ottobre e anche in altre occasioni, ma mai prima di oggi erano stati resi pubblici documenti con più di 600 pagine e nessuno parla di cose leggere…”

Terza Conferenza Stampa

Partecipano  Esteban Morales, Ricercatore Titulare del Centro di Studi sugli Stati Uniti della Università dell’Avana, Juan Carlos Rodríguez, storiografo e autore del libro “La Battaglia Inevitabile”, José Ramón Fernández , Vice – Presidente del Governo di Cuba, Thomas Blanton direttore dell’Archivio della Sicurezza Nazionale dell’Università  George Washington, Jorge Domínguez dell’Università di Harvard.

Esteban Morales: Questa conferenza è storica anche per la realtà che stiamo vivendo qui. Oggi potremmo dire che il Comandante Fidel Castro ha di nuovo diretto la battaglia di Playa Girón sino alla vittoria cubana.  Coloro che si affrontarono a Girón oggi hanno cercato di rivedere insieme quello che accadde ed è stato molto emozionante sia per i cubani che per tutti gli statunitensi che parteciparono a quella battaglia..

Credo che il nostro sia un autentico appuntamento con la storia. Abbiamo parlato della situazione che si creò all’inizio dei bombardamenti il 15 aprile e in quel momento il Colonnello Jímenez che faceva il moderatore propose di andare a parlare intorno al plastico …abbiamo praticamente ricostruito tutti gli avvenimenti della battaglia di Girón assieme agli ufficiali che vi parteciparono. Un ex membro della Brigata ha ricordato tutto quello che accadde dal suo lato e io mi sento privilegiato per aver partecipato a questa riunione. Abbiamo poi analizzato la lezione che è stata Girón per la politica  USA verso Cuba e in generale per le relazioni bilaterali tra i due paesi. Noi speriamo anche che un giorno si possa realizzare una conversazione o un’attività tra i Governi di Cuba e degli USA, dove si analizzino i fatti e le posizioni con la stessa precisione e serietà con cui qui abbiamo analizzato i fatti avvenuti dopo il trionfo della Rivoluzione. Tra Cuba e gli USA esistono precedenti storici antichi…Noi abbiamo analizzato i primi anni di Rivoluzione – tra il ‘59 e ‘63  -  e abbiamo chiarito molte cose che avvennero tra le due nazioni in quel periodo. Abbiamo discusso le posizioni del Presidente Kennedy poco prima della sua uccisione, cercando di chiarire se davvero ci furono opportunità perdute nelle relazioni, quando apparentemente c’era la volontà di trovare un’alternativa di intesa con Cuba, di negoziare i rapporti.

 L’Operazione Mangosta fu più fumo che arrosto si disse e si legge anche in alcuni documenti che abbiamo presentato,  però in quel periodo  furono eseguiti più di 5800 sabotaggi a Cuba e si cercò ripetutamente di uccidere i leaders della Rivoluzione… Quello fu il prezzo che dovette pagare Cuba e che dimostrò quanto aggressiva era l’Operazione Mangosta.”

“Questa conferenza non è terminata ma i suoi risultati sono decisamente storici e straordinariamente importanti ed entreranno a far parte degli elementi basilari nel confronto tra Cuba e gli Stati Uniti” ha dichiarato Thomas Blanton, raccontando che Fidel Castro aveva sottolineato quella mattina che per la prima volta nella storia tutti gli ufficiali cubani che avevano partecipato alla battaglia (i sopravvissuti ovviamente)  erano riuniti insieme.   Un documento a cui voglio accennare, con altri,  riguarda il Vicepresidente Fernández, e dice di quando costui decise di non sparare ai distruttori statunitensi che stavano vicino alla costa perché sparare significava creare un confronto molto più duro e difficile. Fernández e Fidel Castro hanno avuto una piccola discussione e il Presidente Castro scherzando ha detto: “Lei non mi ha consultato in quella occasione !”  Alfredo Durán, l’ex presidente dell’associazione dei veterani di Playa Girón si è avvicinato e si è presentato dopo che molti avevano già parlato, presentando la propria avversione su quei fatti, sulle reazioni che avevano provocato, su quello che ere stato detto e su quello che invece era stato taciuto.

Durán ha presentato la sua versione, spiegando che lui era giunto sulla costa dalla zona laterale … Fidel Castro gli ha offerto una sedia; all’altro lato c’era Arnaldo Morfa.

. Fidel gli ha detto: “ Qui c’era l’uomo che ti stava sparando addosso, proprio a te e contro di te: tutti e due vi stavate sparando addosso, uno contro l’atro…  In quel momento i due antichi nemici si sono dati la mano e hanno raccontato l’uno all’altro come si sparavano in quei momenti.

Successivamente un altro membro della Brigata 2506, Mario Cabello, di Miami, raccontò che si trovava a bordo della nave Houston, quando Enrique Carreras la bombardò e che per fortuna – disse - i proiettili colpirono la nave sotto la linea di galleggiamento, perché era piena di benzina… se le avessero sparato in un altro punto più alto la nave sarebbe saltata, incendiandosi.  Fidel Castro ha raccontato che: “Carreras istintivamente avrebbe voluto sparare sugli invasori ma io gli dissi – No! Attaccate le navi – Noi avremmo potuto utilizzare metodi  molto più duri e più precisi… e per fortuna l’impatto era in acqua… così Carreras ti ha salvato la vita…” ha aggiunto guardando Mario Cabello.  

Tutti abbiamo riso e ci sono stati anche degli applausi

Al termine di questa conferenza daremo a voi giornalisti quattro documenti; in uno di questi (tratto dagli archivi brasiliani), si leggono le dichiarazioni di Goodwin (assessore di Kennedy) in una conversazione con l’ambasciatore del Brasile  negli Stati Uniti che dichiarava:

“La situazione è catastrofica, l’amministrazione è confusa e non sappiamo che fare!”  

Questa informazione dice quanto fu forte le choc per la Casa Bianca e che disordine c’era in quel momento. Un altro documento degli archivi canadesi – Canadà era uno stretto alleato degli Stati Uniti, del giugno del 1961 - riassume in 4 pagine  scritte dall’incaricato degli affari canadesi a Cuba la descrizione  della fallita invasione di Baia dei Porci, spiega  come la tentata invasione contribuì a rinforzare la Rivoluzione, aggiungendo poi le conclusioni per la futura  politica canadese verso Cuba. “Il Canada seguirà una politica di relazioni amichevoli, non fraterne, evitando interventi negli affari interni della politica cubana.”

 Un documento molto interessante scritto sempre da Richard Goodwin parla di una operazione d’ordine che doveva essere diretta da Robert Kenendy, fratello del Presidente. Si trattava del  memorandum per la partenza della Operazione Magosta. 

Io credo che furono determinanti due decisioni prese nei momenti finali della battaglia di Playa Girón – su cui abbiamo discusso stamattina – una del Presidente degli USA John Kennedy che decise, nonostante lo straordinario  potere politico e militare della sua nazione, di non continuare a combattere, intensificando il conflitto tra Cuba e gli Stati Uniti. Egli decise di non permettere alle forze armare degli USA di sbarcare a Cuba prolungando quella guerra . L’altra decisione fu quella della parte cubana che anche se era in guerra, anche se aveva quelle navi nemiche statunitensi nella baia davanti alla costa, non  intensificò la difesa per rendere peggiori quei momenti. Ricordo tutto questo perché non solo quelle decisioni  ebbero un notevole valore storico, ma anche perchè è importate ricordare che queste persone  presero decisioni responsabili in momenti difficili, nonostante tutti i problemi che poi sorsero e che sono stati decisivi nelle relazioni tra i due paesi: potremmo dire che senza quelle decisioni potevano avvenire fatti sicuramente peggiori.

Jorge Domínguez: Io sono troppo giovane e non ho mai fatto parte della Brigata 2506 ma ieri ho avuto l’occasione di andare a cenare con alcuni degli ex membri della Brigata e abbiamo conversato. Io ho chiesto loro se avevano ascoltato o se c’erano parole che li potevano offendere e la risposta è stata unanime: Mercenari.  La delegazione cubana è stata molto rispettosa riferendosi agli ex brigatisti e solo in un caso, durante una discussione accalorata uno dei partecipanti ha usato la parola “Mercenario” e Fidel Castro, con un gran senso dell’umorismo lo ha corretto dicendogli : “Ti sei sbagliato, dovevi dire brigatista !” 

.Segnalo tutto questo perchè le parole hanno valore simbolico e hanno anche valore storico; le parole hanno valore politico,  non solo in relazione al passato ma anche riferendosi al presente e al futuro. Cuba è stata molto gentile con gli ex appartenenti alla Brigata 2506 e tutti gli ex membri sono d’accordo con questo mio criterio. Voglio ricordare anche un momento molto drammatico , quando Fidel Castro ha invitato il Gen. Morfa che era quello che sparava le cannonate contro la brigata degli invasori a stringere la mano a Alfredo Durán che gli stava a lato. Io avevo le lacrime agli occhi…

José Ramón Fernández:

Il Sig. Domínguez senza nominarmi due giorni fa parlò di un documento reso noto per l’occasione nel quale io segnalavo criticamente alcune decisioni riferite allo sviluppo del combattimento da parte delle forze armate cubane, dell’aprile del 1961. Voglio solamente chiarire un particolare a questo proposito: il documento che non doveva apparire qui e che invece consegneremo tra poco alla stampa per me non esisteva più da molti anni e rimasi molto stupito quando me ne parlarono… Dissi che c’era un errore, ma mi sbagliavo perché il documento era davvero nell’archivio di Playa Girón. È lo stesso documento che io firmai però; voglio dire che tutto quello c’è scritto è completamente autentico… tutto fu scritto da me il 12 agosto del 1961, il documento è quello originale…

 

LA DICHIARAZIONE CONGIUNTA SULLA CONFERENZA “PLAYA GIRON 40 ANNI DOPO” LETTA DAL MAGNIFICO RETTORE DELL’UNIVERSITÀ DELL’AVANA, JUAN VELA

 

   Siamo giunti al termine di questa Conferenza Accademica “Girón 40 anni dopo” soddisfatti di aver realizzato gli obiettivi previsti. Questo è stato uno storico incontro sulla storia che ha riunito i partecipanti sopravvissuti a quel tentativo di invasione, i membri del Governo cubano, della Casa Bianca di John Kennedy, della Agenzia Centrale di Intelligenza (CIA) e della Brigata 2506.  Aiutati dalla lettura dei documenti segreti resi noti, provenienti dai due governi e con l’aiuto di specialisti dei due paesi, i partecipanti hanno avuto un’opportunità eccezionale per ampliare e per chiarire tutta questa documentazione storica. La stessa documentazione storica si è arricchita in maniera considerevole grazie alla presentazione pubblica di questi nuovi documenti, soprattutto da parte cubana, con una pubblicazione ufficiale senza precedenti degli archivi di questa conferenza. La nostra comprensione e interpretazione di questi documenti è stata migliorata dalle testimonianze e dai commenti dei partecipanti diretti che parteciparono a quei fatti. Nei dibattiti che hanno toccato molti temi i partecipanti hanno abbordato l’invasione da ogni punto di vista, con i comportamenti, le attitudini, le azioni e le reazioni che portarono all’attacco, la battaglia di tre giorni, come tale e anche la conseguenza per le relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti che si svilupparono da quel momento. Il dibattito è stato emozionante, ma sempre misurato e ciò ha rivelato un forte contrasto con il carattere amaro dei fatti dell’aprile del 1961.

Nuovi fatti sono stati rivelati e sono state chiarite vecchie polemiche: tutto si è svolto con onestà e con rispetto mutui. Noi speriamo che il successo di questa conferenza serva da modello per continuare ad ampliare il dialogo su questi fatti e su altri temi importanti del prolungato conflitto tra gli Stati Uniti e Cuba.

Lo spirito che ha caratterizzato questa importante riunione ha implicazioni per tutti i cubani come per tutti gli statunitensi. Gli organizzatori dei due paesi che hanno partecipato a questa storica riunione sperano che l’esempio che questa ha significato contribuisca nel futuro a salvare le differenze che esistono tra Cuba e gli Stati Uniti.

 

Le interviste ai partecipanti al termine della Conferenza

“Girón 40 anni dopo”

La Conferenza è terminata ufficialmente e ci troviamo nel Museo di Playa Girón.  Qui ci sono i resti di alcuni aerei abbattuti c’è la grande lapide con tutti i nomi dei 156 morti in combattimento e all’interno ci sono, in un grande salone oltre a documenti armi e reperti vari, le foto di tutti i cubani che hanno dato la vita per difendere la patria e la Rivoluzione socialista.  Un collega giornalista mi dice “Quello lì con i baffetti era un mio vicino di casa, faceva il panettiere… aveva 18 anni. Adesso ne avrebbe 58 come me. Sua mamma abita sempre vicino a noi: era figlio unico!”

I visi degli Eroi di Girón  sono quasi tutti giovani e a volte giovanissimi.

Dichiarazione di Thomas Blanton, il direttore degli archivi della Sicurezza Nazionale dell’Università George Washington.

I.G.: “Quali sono le sue impressioni finali su questa  Conferenza?”

T.B.: “E stata un successo autentico e oggi noi abbiamo una nuova versione della storia grazie alla riunione di diversi personaggi, e non parlo solamente dei membri della Brigata 2506 e dei cubani che parteciparono alla battaglia contro l’invasione. Parlo per esempio di Fidel Castro che ha potuto vedere ieri dopo 40 anni tutti i comandanti delle unità che combatterono al suo lato e che si sono riuniti per la prima volta dopo tanto tempo.  I documenti presentai dalle due parti sono straordinari e formano una nuova e più autentica storia e il fatto di camminare su quelle spiagge – e non solamente coloro che sbarcarono qui, ma anche alcuni che dirigevano dalla Casa Bianca e altri che cercarono inutilmente di evitare lo sbarco, produce emozioni molto forti.”

I.G.: “ È stata una Conferenza utile dal suo punto di vista?”

T.B.: “ Incredibilmente positiva.”

I.G.: Crede che si potrà organizzare una nuova Conferenza negli Stati Uniti su questo aspetto?”

T.B.: “ Certo che si potranno organizzare altre Conferenze su altri aspetti della lunga storia di avvenimenti accaduti tra gli USA e Cuba!”

I.G.: “ Quali per esempio?”

T.B.: “ Per esempio il prossimo anno si compiranno 40 anni dalla crisi dei missili e questo potrebbe essere un argomento molto interessante. Io sono molto contento di aver partecipato e anche di aver potuto dichiarare i miei sentimenti su quei fatti e sulla realtà attuale.”

Arthur Schlesinger  assistente speciale del Presidente J. F. Kennedy è un uomo anziano, che risponde lentamente alle domande, abbastanza sfuggente, apparentemente in difesa di quella amministrazione dopo tanti anni. Lo accompagna la moglie, che tutti scambiano per la sorella minore del Presidente Kennedy sino a che l’equivoco non viene chiarito …

I.G.: “ Quali sono le sue impressioni finali su questa conferenza?”

A.S.: “Credo che sia stato un incontro molto importante e interessante, perchè oggi possiamo parlare meglio della storia, per completare e chiarire tutte quelle notizie ufficiali su quella lontana avventura. Per il mio paese questo aspetto è molto importate. La conferenza si è svolta in un’atmosfera molto civile e sono anche stati realizzati progetti per il futuro. Uno dei momenti più emozionanti è stato quello nel quale alcuni membri della Brigata 2506 hanno stretto la mano dei difensori cubani… Io credo che la riconciliazione tra di loro sia stata molto soddisfacente.” 

I.G.: “Questa Conferenza ha risposto alle sue aspettative?”

A. S.: “Io credo che sia stata molto vantaggiosa, soprattutto per ciò che riguarda la declassificazione dei documenti cubani perché quelli degli Stati Uniti erano già stati resi noti mentre i cubani erano ancora segreti . Si tratta di un notevole successo valutandola politica che abitualmente portano avanti i paesi comunisti…”   

Marta Elina Denis Cepero, membro del Bureau Politico - Ideologico del Comitato Municipale del Partito Comunista Cubano. 

I.G.: “ Voi che vivete in quest’area che venne attaccata dagli invasori, cosa pensate della visita in questi luoghi di alcuni membri della Brigata 2506?”

M.E.D.C.: “Posso dire solamente che c’era molto interesse da parte nostra nel conoscere, quaranta anni dopo, che cosa pensano oggi alcuni tra coloro che parteciparono all’invasione di Playa Girón, sapere come valutano oggi  tutti quei fatti…I cittadini che vivono in questa zona ( e molti ci vivevano anche durante l’invasione) hanno seguito con interesse le notizie dei telegiornali e delle radio sullo svolgimento della  conferenza  - che si è svolta a porte chiuse - e hanno letto con passione le rivelazioni dei documenti segreti resi noti, che sono state pubblicati nella stampa cubana. Tutti coloro che vivono in questa zona sono molto interessati soprattutto al cambiamento avvenuto in quei partecipanti all’invasione che oggi sono venuti qui a Cuba, perché, chi avrebbe mai detto che quaranta anni dopo ci saremmo potuti sedere, noi con loro, fianco a fianco, per parlare di tutto quello che successe allora, con tutte le sue conseguenze ?”

 

Juan Vela, Magnifico Rettore dell’Università dell’Avana

I.G.: “ Quali sono le sue opinioni sui risultati di questa Conferenza? Coincidono in pieno con la dichiarazione congiunta che lei ha letto?”

J.V.: “Io credo che sia stato un incontro molto positivo, che si è svolto nello scenario più adeguato, perché i partecipanti storici potessero confrontare le proprie opinioni e i propri criteri, rivelando la propria versione su tutti quei fatti. Io penso che la delegazione cubana ha davvero chiarito molte cose e ha ratificatole proprie posizioni. Gli specialisti del tema hanno potuto leggere molti documenti che hanno chiarito molti fatti rispetto all’invasione di Playa Girón.”

I.G.: “ Come le è sembrata la partecipazione del Comandante Fidel Castro?”

J.V.: “ Potrei dire che ieri Fidel ha diretto un’altra volta la battaglia di Playa Girón assieme a tutti i suoi compagni, sui vari fronti di combattimento, davanti alle colonne delle truppe cubane. Parteciparono molte forze differenti di cubani a quella battaglia! Fidel era davvero “Il Comandante” e 40 anni dopo ha diretto nuovamente la nostra vittoria a Playa Girón.”

I.G.: “ E ha vinto nuovamente?”

J.V.: “  Ha vinto un’altra volta, come sempre!”

 

ALFREDO DURAN, EX INTEGRANTE DELLA BRIGATA 2506 E EX PRESIDENTE DELLA ASSOCIAZIONE DEI VETERANI INVASORI NELLA BATTAGLIA DI PLAYA GIRÓN

I.G.: “ Ci può raccontare le sue impressioni sul risultato finale di questa conferenza? Quali sono stati per lei i momenti più interessanti? Le è sembrato che ci fossero dei difetti nell’organizzazione o nello svolgimento?”

A.D.: Questa Conferenza si è svolta con un grande rispetto reciproco, da parte di tutti e in forma veramente straordinaria e io mi sento molto soddisfatto per aver partecipato, tutti riuniti, a questo incontro. Abbiamo potuto parlare di fatti tanto importanti come tutta la storia dell’invasione di Playa Girón. Nessun partecipante ha mai usato parole offensive, nessuno è trasceso… Io spero che il risultato permetta un’analisi ancora più profonda su perché avvennero quei fatti e quali furono le conseguenze della battaglia di Playa Girón. Noi avremmo dovuto capire, con quella lezione, che fatti simili non si dovrebbero mai più ripetere, a Cuba o in altri paesi.

I.G.: “ Ieri nel Miami Herald c’era scritto che qui all’Avana non c’era una vera rappresentanza della Brigata 2506, perché erano venuti solamente cinque integranti …La reazione in Florida è molto accesa per la vostra presenza a questa conferenza. Lei che cosa commenta a questo proposito.”

A.D.: “Io mi aspettavo tutto questo e sono venuto a Cuba con la coscienza che mi avrebbero attaccato. So esattamente che un gruppo di persone non ha potuto e saputo superare il proprio odio, mentre io ho vinto il mio antico odio. Coloro sono divenuti i fondamentalisti del processo con Cuba, ma per fortuna il numero di queste persone è sempre più ridotto. In realtà questa Conferenza è un processo storico al quale doveva partecipare qualche integrante della Brigata, per esporre i punti di vista della Brigata, i suoi motivi… Per dire chi eravamo noi della Brigata, noi che siamo venuti qui e anche quelli che non hanno voluto venire. Questo è un problema loro, non è un problema mio e io credo di stare compiendo il mio dovere.

La questione della rappresentatività alla Conferenza è relativa. A questo incontro non potevano partecipare tutti : per esempio contro di noi combatterono circa 60 – 70 – 80.000 miliziani… non so quanti erano in realtà e oggi ci sono solamente 24 persone dell’opposto schieramento per parlare delle proprie posizioni… ossia  se si parla di rappresentatività si devono anche valutare il contesto e le motivazioni della riunione.

Altrimenti dovevamo andare a Piazza della Rivoluzione, no?”

I.G.: “ Vuole aggiungere qualcosa?”

A.D.: “ No, no, basta così!”

 

ROBERT REYNOLDS, EX AGENTE DELLA CIA E RESPONSABILE DELLA STAZIONE DI MIAMI NEGLI ANNI ’60. 

I.G.: “ Lei faceva parte del gruppo che organizzò l’operazione di Baia dei Porci nel 1961?”

R.R.: “ No, no! Io no!”

I.G..: “Quale era quindi il suo ruolo nella CIA rispetto a  Cuba?”

R.R.: “ Il mio ruolo principale io lo svolgevo a Miami, dove avevamo una base e dove reclutammo moltissimi cubani auto - esiliati, nel 1960.

Noi li portavamo nei campi di addestramento e molti poi parteciparono alla invasione e alla battaglia di Baia dei Porci, a Cuba.”

I.G.: “Lei dice che ammirava Fidel Castro, però il suo lavoro era quello di reclutare persone per combattere contro Cuba.  Non ha mai avuto problemi per il suo comportamento così contraddittorio?”

R.R.: “No, no!  Lei sa bene come succede quando si lavora per un governo…”

Si gira e se ne va…

 

PETER KOMBLUH, DIRETTORE DEL PROGETTO CUBA DEGLI ARCHIVI DELLA SICUREZZA NAZIONALE DELL’UNIVERSITÀ GEORGE WASHINGTON

I. G.: “ Che pensa al suo termine, di questa conferenza?”

P. K.: “ La conferenza è stata uno sforzo per esaminare nuovamente la storia: una storia molto importante per le relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti. La battaglia della Baia dei Porci fu anche un aspetto molto importante delle politica interna degli USA.

Io credo che questa sia stata una conferenza storica, ma il fatto di aver unito le due parti per la prima volta creando un ponte tra i combattenti che si affrontarono su questa stessa spiaggia 40 anni fa è un fatto davvero straordinario… Io credo che questa conferenza abbia un significato immenso per la situazione politica degli Stati Uniti e che avrà una forte ripercussione, forse nel tempo e sicuramente non con questa amministrazione (Bush). Forse ci vorranno 3 o 4 anni ancora.

L’incontro al quale abbiamo partecipato è stato molto positivo perché quella lezione che è stata la sconfitta nella battaglia di Baia dei Porci insegna che una aggressione come quella non deve far pare dei metodi di politica estera di una super - potenza come gli Stati Uniti, soprattutto nel mondo in cui viviamo attualmente.

 

WAYNE SMITH, EX AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI A CUBA   

Waye Smith fu ambasciatore degli Stati Uniti dal 1958 al 1961 e poi il responsabile - dal 1978 al 1989 - dell’Ufficio di Interesse.

I.G.: “ Lei crede che questa conferenza possa in qualche modo influire sulle relazioni tra gli Stati Uniti e Cuba ?”

W.S.: “Assolutamente no! Questo forse è il fatto più doloroso e mi dispiace dirlo, essendo io un cittadino statunitense, ma negli ultimi due giorni parlando degli errori degli Stati Uniti e della CIA abbiamo constatato che gli USA non hanno appreso nulla negli ultimi 40 anni e proprio adesso si sta parlando di nominare Otto Reich un “duro” tra gli esiliati di Miami, sotto - segretario per gli Affari Latino – Americani.

Si sta parlando di fondi per fare propaganda contro Cuba, per organizzare l’opposizione a Cuba e via dicendo. 

Siamo ancora fermi al primo capitolo della  conferenza, ossia alla organizzazione della battaglia, con un totale fallimento…

I.G.: “ Lei che è un ex diplomatico e che conosce bene l’Avana che cosa prevede da questo governo con il Presidente George Bush?”

W.S.: “ Io credo che sia giunto il momento di stabilire una politica sensata verso Cuba, anche se non è necessario essere d’accordo su tutto, ma si deve cominciare a aprire un dialogo e discutere, negoziare i disaccordi tra i due paesi …Se abbiamo relazioni diplomatiche e commerciali, relazioni normali con la Cina e con il Vietnam, se possiamo dialogare con la Corea del Nord – io ero caporale durante la guerra in Corea e ho perduto là molti amici, ma oggi possiamo sederci attorno a una tavola con i nord - coreani e ne sono lieto perché questo fatto merita un applauso - perchè non facciamo lo stesso con i cubani? Mi appare decisamente assurdo…”

I.G.: “ Avrebbe partecipato a una riunione come questa dieci anni fa?”

W.S.: “ Si di fatto io ho partecipato anche alla conferenza sulla crisi di ottobre …

I.G. Prima si poteva conversare meglio di adesso?”

W.S.: “ Nel ’92, con Clinton nacquero alcune speranze per un cambiamento, una apertura, ma adesso con Bush io credo che non ci si possa aspettare nulla di positivo:  certo che vorrei poter essere più ottimista.”

I.G.: Perché questa amministrazione è tanto ostinata nella sua politica contro Cuba?”

W.S.: “ Non me lo spiego nemmeno io…Sembra che il Congresso abbia un debito verso il gruppo, assolutamente minoritario, dei cubano – americani di  Miami. È assurdo anche pensando alle elezioni… Gore ha vinto nella Contea di Miami - Dade dove vivono moltissimi cubani esiliati. Lì ha vinto Gore e la sua vittoria, ossia il margine di differenza fu molto stretto per la vittoria per la Florida. Alcune centinaia di cittadini, includendo tutti coloro che sono decisamente contrari all’embargo, avrebbero potuto coprire il margine della vittoria…  La FNCA, la Fondazione Nazionale Cubano Americana e i suoi “duri” regalano molto denaro, ma  non si deve dimenticare che gli industriali ne regalano molto di più e così i ricchi agricoltori e altri … perché quindi compiacere questo piccolo gruppo di Miami? La nostra politica verso Cuba è obsoleta per definizione, la guerra fredda è terminata, non serve per gli interessi degli Stati Uniti, non risponde agli interessi degli imprenditori e degli agricoltori, non viene appoggiata dalla gran maggioranza degli statunitensi e nemmeno dalla maggioranza del Congresso…  Ma l’amministrazione insite a mantenere o forse anche a rendere più dura questa politica assurda per fare piacere a questa piccola minoranza. Io davvero non mi spiego il perché. Affermare che si tratta di un problema di politica interna non è certo una spiegazione! Io posso capire questo, ma la politica interna necessita un cambiamento che non si fa vedere… Io dico anche che tutto questo è umiliante per un cittadino statunitense e che questa politica è così stupida che è penoso analizzarla.”

I.G.: “ Lei dice che è umiliante perché il governo degli Stati Uniti si comporta come un ostaggio nelle mani della comunità cubano americana della Florida ?”

W.S.: “ Non dico nemmeno  che si tratta di affari interni, affari nostri …va bene… ma non c’è nessuna logica!”

I.G.: “ Lei crede che da parte del Governo cubano ci siano le condizioni per effettuare cambiamenti?”

W.S.: Io credo che con una politica differente da parte degli Stati Uniti si potrebbe ottenere una miglior disposizione da parte del governo cubano per negoziare e per cominciare un dialogo. Dato però che il governo cubano vede solamente ostilità la reazione è di difesa ed anche totalmente comprensibile. D’altronde, in che maniera si potrebbe reagire davanti al tentativo di nominare sotto segretario il Sig. Otto Reich?”

Ci saluta e se ne va ridendo …

 

José Ramón Fernández

I.G.: Come valuta la  Conferenza al suo termine? Che effetto le ha fatto rivivere tutti quei successi dopo 40 anni?

J.R.F.: “ Credo che si stata un successo, si è svolta molto bene è stata utile, ma non possiamo pretendere in un solo incontro di chiarire tutti i dubbi… Certo un dialogo e uno scambio come questi aiutano a chiarire il passato e anche il pensiero di tutti coloro che parteciparono e che sono qui presenti: abbiamo coinciso fortemente nell’analisi dei fatti che accaddero…”

I.G.: “ Lei crede che il prossimo anno si potrebbe ripetere un incontro come questo  per il 40º anniversario della crisi di ottobre o crisi dei missili?”

J.R.F.: “ Non dipende da me perché io non partecipai alla crisi dei missili ma credo che potrebbe essere sicuramente utile.”

I.G. : “Per tutta la Conferenza i cinque ex membri della Brigata 2506 sono stati chiamati “brigatisti”… Al termine dell’incontro torneranno ad essere mercenari?”

J.R.F.: “ Saranno gli invasori o i brigatisti come abbiamo detto in questi giorni. Noi siamo persone serie e abbiamo valutato accuratamente la volontà di costoro che sono  venuti qui e abbiamo utilizzato termini precisi per riferirci a loro e a tutti coloro che hanno un comportamento civile, di dialogo e di scambio, di analisi e di discussione.” 

I.G.: “C’è stato qualcosa in questa  Conferenza che non l’ha  soddisfatta?”

J.R.F.: “ Io mi sento soddisfatto e mi sono mosso seguendo le mie convinzioni, ho chiarito sin dall’inizio che non si trattava di un dialogo composto da rancori e parole amare perché 40 anni sono sufficienti per creare condizioni favorevoli a uno scambio civile e rispettoso così come è avvenuto.”

I.G.: “ Lei aveva detto che con questo incontro si sarebbe fissata definitivamente la storia di tutto ciò che avvenne a Playa Girón (e che lei lo sperava vivamente). Al termine di questa Conferenza pensa davvero che la messa a fuoco sui quei fatti sia cambiata, sia più chiara?”  

J.R.F.: “Oggi abbiamo una migliore comprensione sull’origine di molti fatti, considerando che anche coloro che venivano contro di noi avevano pareri differenti e spesso non attribuivano ai fatti le stesse origini o le stesse responsabilità. Io credo che ci sia una nuova messa a fuoco anche se non riguarda tutti i fatti avvenuti passo passo… Spero che continueremo a parlare anche quando la conferenza sarà  finita.

I.G.: “ Generale Fernandez, come mai sono rimasti i cartelloni con la parola “Mercenari”, visto che il termine è stato annullato durante la Conferenza?”

J.R.F.: “ I cartelloni sono lì e lì rimarranno per favore…Non abbiamo usato il termine per i motivi già spiegati precedentemente…”

I.G.: Ma si pensa comunque che i membri della Brigata 2506 erano mercenari oppure no?”

J.R.F.: “ Non voglio parlare di questo perché noi, qui  e adesso abbiamo usato termini rispettosi e concetti ritenuti  adatti alla discussione nella situazione attuale e con l’atmosfera che si è creata tra di noi, per loro e per noi.”

I.G.: “ Ma quale è stato questo stato d’animo?”

J.R.F.: “ Pacato, di analisi solida ben fondato alla ricerca di cause per realizzare un’esperienza educativa…”

 

Ricardo Alarcón de Quesada, Presidente dell’Assemblea Nazionale del Poder Popular.

Credo che la Conferenza sia stata importante perché ci ha permesso un’analisi ponderata su tutti gli avvenimenti nel loro contesto storico, inseriti nella loro cornice, cioè in quella politica statunitense che portò al tentativo di invasione di Cuba e ci ha anche permesso anche un’analisi dell’attualità, con quei fattori che portarono a quei fatti sempre presenti. Negli Stati Uniti si è fatto molto rumore attorno a questa Conferenza, ma purtroppo la sconfitta durissima subita 40 anni fa non ha insegnato nulla agli USA, soprattutto nell’ambito ufficiale di Washington.   

I.G.: “ Questa Conferenza con la sua dichiarazione finale per esempio potrebbe contribuire a migliorare le relazioni con gli USA?”

R.A.: “ Gli Stati Uniti non sono qui; qui sono presenti alcune personalità che furono importanti personaggi in causa nell’amministrazione Kennedy, ci sono alcuni ufficiali importanti della CIA dell’epoca, accademici vari…I rappresentanti del governo attuale però non ci sono…e inoltre guardandoci bene intorno sembra che l’attuale governo statunitense, l’attuale amministrazione e l’attuale congresso stiano seguendo esattamente la stessa linea che portò a Playa Girón in quei giorni.”

I.G.: “ Lei crede che si potrebbe ripetere un aggressione?”

R.A.: Quando una politica si basa sull’irrazionalità non si può escludere nulla e io credo che, perlomeno, dobbiamo avere fiducia nel fatto che è molto utile ricordare a quei signori che se 40 anni fa non sono stati capaci di batterci, oggi la loro sconfitta sarebbe sicuramente decuplicata.

 

Arthur Schlesinger, Assessore di John Kennedy

Io faccio parte della delegazione degli Stati Uniti e ringrazio tutti per averci dato la possibilità di confrontarci Ringrazio il Presidente Castro che ha dato la sua disponibilità per  questo nuovo incontro. Il Presidente Kennedy disse dopo la sconfitta di Baia dei Porci che la vittoria ha cento padri, ma la sconfitta è orfana…

Richard Goodwuin ha chiarito questa dichiarazione e l’ha convertita in un aforisma; ha  detto che  se la vittoria ha cento padri, la sconfitta ha cento storiografi. Ma la storia è un argomento senza fine e non esiste una mai parola definitiva… 

Alcuni storiografi sono prigionieri delle proprie ricerche e dei propri risultati e, come disse Oscar Wilde, la storia dovrà sempre venire scritta nuovamente. Io da parte mia dirò che la Conferenza ha messo in risalto nuovi punti di vista, nuovi documenti… e così siamo riusciti a chiarire, ad arricchire, a cambiare anche la storia di alcuni fatti registrati sino ad oggi con procedimenti meno esatti. Vorrei sottolineare quello che ha detto Kombluh rispetto al passato e rispetto al futuro. Questo dialogo riguarda un ricordo amaro, una situazione triste per alcuni di noi presenti: è stato positivo trovarci qui, parlando in maniera misurata, perché ci aiuta a sperare nel futuro.  Oggi io sono contrario a quella terribile avventura, così come mi oppongo alla politica attuale del mio governo che sostiene l’embargo contro Cuba anche molto tempo dopo che le motivazioni che giustificarono questa imposizione sono scomparse, con il termine della guerra fredda e da quando il governo cubano non appoggia più i movimenti rivoluzionari dell’America del Sud. Ormai è stata eliminata la possibilità dell’esistenza  di una base sovietica a Cuba e non ci sono motivazioni per mantenere l’embargo. Non sono probabili cambiamenti in questo senso dopo le elezioni avvenute negli USA, ma dobbiamo sperare, perché le inchieste tra il pubblico degli Stati Uniti dimostrano che la maggioranza dei cittadini sarebbe felice di eliminare questa imposizione contro il popolo cubano. Io penso che l’amministrazione Bush dovrebbe riflettere. Potrebbero avvenire cambiamenti e spero di vivere abbastanza per vederli ( chi parla ha più di 80 anni). Mi piacerebbe vivere ancora nel momento in cui le relazioni tra i due paesi si saranno ristabilite. 

 

Alfredo Durán membro della Brigata 2506:

Io sono qui a Playa Girón per rendere omaggio a tutti i cubani che sono morti su queste spiagge: quelli delle forze rivoluzionarie di Cuba e quelli della Brigata 2506, con la speranza che un fatto tanto tragico non si ripeta mai nella storia della nostra patria (Cuba). Ringrazio per avermi permesso di partecipare e di venire qui a rendere omaggio a tutti quei coraggiosi cubani.

 

Gioia Minuti, la direttrice di Isla Grande :

Domanda :“Non so chi mi vorrà rispondere, ma vorrei sapere, dopo tutto quello che ho sentito, se veramente la sola soluzione per ottenere una relazione rispettosa da parte degli USA verso Cuba sarà lo sviluppo della questione morale, ossia lo sviluppo  della coscienza nel popolo statunitense per far sì che effettui una pressione tale sul suo Governo e sul suo Congresso da obbligarli a cambiare la politica verso Cuba ?”

Arthur Schlesinger

Credo che la popolazione degli USA sia a favore di una normalizzazione delle relazioni tra gli Stati Uniti e  Cuba. La minoranza che vi si oppone con violenza ha sempre avuta una forte influenza e purtroppo si trova concentrata in uno Stato importante come la Florida, che ha un numero considerevole di voti elettorali (24). Le relazioni tra gli Usa e Cuba non sono solamente di politica estera, ma anche di politica interna.  Voglio poi dire che i democratici che avevano più possibilità di un’intesa con Cuba stavano per vincere in Florida nelle ultime elezioni… Alcune autorità pensano che il Partito Democratico vinse realmente e io spero che avvenga un cambio, prima o poi ...

Ricardo Alarcón de Quesada Presidente del Parlamento Cubano

Indubbiamente la vittoria di Playa Girón è stata determinante nel corso della rivoluzione cubana. Qui, su questa sabbia, su queste spiagge, i cubani hanno combattuto per la prima volta in difesa del socialismo, come si può vedere dalle foto del museo. Qui combatterono i cubani che avevano fatto parte delle associazioni che lottarono contro Batista, riunite in una sola organizzazione politica. La maggioranza dei combattenti erano persone del popolo: Playa Girón fu il loro battesimo del fuoco. Comunque vennero qui a difendere Cuba i combattenti della Sierra e quelli della clandestinità, migliaia di cubani e di giovani che sino a quel momento non avevano mai partecipato alla lotta rivoluzionaria…

Fu un momento di consacrazione dell’unità rivoluzionaria  dell’unità di un progetto socialista : dopo Playa Girón il cosiddetto “Progetto Cuba”, ossia il progetto degli Stati Uniti per distruggere la Rivoluzione cubana non scomparve, ma andò avanti. In questa Conferenza sono state analizzate molte facce della tappa posteriore alla tentava invasione, quando continuò la resistenza e la lotta del popolo cubano, alla quale si riferì anche Ernesto Che Guevara.  Il Che parlò della dinamica dell’aggressione statunitense, delle azioni della contro rivoluzione e della radicalizzazione della Rivoluzione cubana quale risposta. La battaglia di Playa Girón fu uno dei momenti chiave di quella dinamica.

Domanda: “Come si potrebbe eliminare il blocco economico adesso, che si può fare per eliminarlo?”

Arthur Schlesinger: Qualsiasi Presidente USA, prima di Bush, poteva cancellare il blocco economico contro Cuba che venne creato con un ordine esecutivo. Dopo che il Governo cubano sparò ai due aerei del gruppo Hermanos al Rescate, (che avevano ripetutamente invaso il territorio aereo cubano mettendo in pericolo anche la sicurezza degli aerei in transito – Nota del giornalista)  il progetto Helms - Burton venne approvato dal Congresso. Il risultato fu che adesso nessun Presidente degli Stati Uniti può annullare l’embargo, anche se gli uomini d’affari statunitensi vogliono investire e fare affari con Cuba e a Cuba. Speriamo che sorgano  opportunità più favorevoli  nel Congresso per far sì che la presidenza USA possa abolire questa limitazione.

Alarcón chiede di aggiungere alcune dichiarazioni:

R.A.: “La dichiarazione congiunta letta poco fa dimostra che la Conferenza ha avuto un carattere costruttivo, con un dialogo e un dibattito utili e mutuamente rispettosi. Possiamo dire, come cubani, che la conclusione più importante da trarre dalla battaglia di Playa Girón  si riferisce alle conseguenze che portò per i due paesi e si può aggiungere anche che gli Stati Uniti d’America, in tanti anni di storia, hanno voluto ignorare la realtà che Cuba è una nazione libera e indipendente.  Questa pretesa di ignorare l’indipendenza di Cuba condusse a quel dramma che si svolse su queste spiagge.

Quella pretesa esisteva nella storia molto prima che la CIA sviluppasse il “Programma Cuba” negli anni ’60. Molti documenti ora pubblici lo testimoniano, così come altri documenti mai classificati, che sono parte di una storia comune per i due paesi, come per esempio il Diario di John Quincy, che si pubblicò nel secolo passato…

Agli inizi del XXº secolo lo storiografo Ramiro Guerra lo rese famoso a Cuba. Molti cubani lo lessero e oggi  quel diario parla, come  178 anni fa, di un eventuale annessione e il Consiglio dei Ministri degli USA di quell’epoca dovette analizzare e discutere in molte sessioni anche le notizie fornite da un Sig. Sánchez e un Sig. Hernández  (erano evidentemente i nomi di guerra di futuri agenti della CIA)  presentate a un gabinetto ministeriale; lì si discuteva il destino di Cuba, prima ancora che nascesse la maggioranza dei cubani che avrebbe combattuto nella prima guerra di indipendenza.  La pretesa di annessione è molto anteriore all’origine stessa della nazione cubana, ha radici molto profonde e disgraziatamente non è solo un problema storico, ma appare oggi in molti Siti Internet degli Stati Uniti. La negazione dell’indipendenza continua ad essere preponderante negli USA rispetto a Cuba. Noi oggi non stiamo però affrontando un’aggressione militare: la differenza tra il progetto Cuba di oggi e che quello di 40 anni fa è che allora era un’azione nascosta e segreta

mentre adesso, oltre alle operazioni nascoste e segrete ci sono anche le sanzioni legislative e quelle presidenziali, diffuse perché tutti le conoscano. È sufficiente entrare nel Sito Web della CIA Internazionale per conoscere come si sviluppa questo programma: la differenza con gli anni 59 – 60 è assai poca. Allora il programma lo aveva approvato Eisenhower che voleva disporre di una opposizione forte dentro e fuori di Cuba …Vi racconto ciò che il generale Kirkpatrick ci ha spiegato su ciò che si sta facendo sin dal 1959 negli Stati Uniti a questo proposito.  La AID (Agenzia di Sviluppo Internazionale USA) ha sostenuto che ciò che si legge nei Siti è solo una piccola parte di ciò che si fa e che tutto il movimento viene controllato da Inter Agency Working Group che decide l’uso dei fondi, che controlla e verifica l’esecuzione dei progetti dentro Cuba e che è composta dai principali dipartimenti del governo degli Stati Uniti.  Non solamente il Tesoro, ossia lo Stato vero e proprio, ma anche il Consiglio Nazionale di Sicurezza - anche con l’attuale amministrazione – hanno sempre progettato e  progettano di intensificare le attività sovversive contro Cuba.  40 anni fa, quando cominciò la prima fase del Progetto Cuba, i propositi erano gli stessi di oggi. Avvenne la disfatta militare di Playa Girón,  una lezione solenne per gli USA, che fece capire che i cubani non rinunceranno mai alla propria indipendenza, che dimostrò che i cubani sanno combattere …La lezione però non è servita e quelli che prendono le decisioni negli Stati Uniti, ma costoro  devono stare attenti a non obbligarci a dimostrare di nuovo che su qualsiasi terreno noi continueremo a salvare la nostra indipendenza e la nostra sovranità.

Può sembrare  un processo molto complicato un lavoro sulle coscienze degli abitanti degli USA, come diceva la collega italiana, Direttrice di Isla Grande, ma  certamente il ruolo del popolo è determinante, così come  la buona volontà e la grande maggioranza degli statunitensi non vuole opprimere, non ha pretese imperialistiche e per questo è basilare che il popolo statunitense conosca la verità su Cuba. La funzione degli storiografi, degli accademici e dei ricercatori come coloro che sono venuti qui all’Avana per la Conferenza, è molto importante.

Arthur Schlesinger Asessore del Presidente Kennedy: Alarcon conosce bene la storia degli USA ed è vero che sicuramente Quincy pensava nell’annessione di Cuba agli Stati Uniti, così  come Thomas Jefferson, ma di fatto oggi Cuba non è  annessa alla Unione Americana perché è indipendente, al disopra di ciò che pensano gli statisti. Il popolo statunitense rispetta la libertà del popolo di Cuba ( e il popolo cubano l’ha fatta rispettare nella storia… (Nota del giornalista).  Il fatto è che dopo le dichiarazioni di Quincy non è mai stata organizzata una vera mobilitazione in favore dell’annessione di Cuba e io ve lo posso garantire.

                    

I DOCUMENTI RIVELATI

DOCUMENTO  SEGRETO

LA CASA BIANCA

WASHINGTON

Agosto 22, 1961.

MEMORANDUM PER IL PRESIDENTE

Assunto:  La Conversazione con il Comandante Ernesto Guevara di Cuba.

La conversazione è avvenuta nella notte  del 17 agosto (alle 2 circa). Numerosi membri delle delegazioni del Brasile e dell’Argentina avevano operato notevolmente durante la Conferenza a Punta dell’Est per concordare questo incontro tra me e  Che Guevara .   L’incontro si è svolto  con l’ovvio consenso del Che Guevara che dimostrava anche con una certa fretta. Io invece avevo evitato di incontrarlo durante la Conferenza.  Il martedì eravamo arrivati a Montevideo e mi avevano invitato alla festa di compleanno del delegato locale del Brasile,  responsabile dell’area di libero commercio.  Io ero già arrivato da alcune ore, quando uno degli argentini presenti, che faceva parte della delegazione del suo paese, mi informò che era stato invitato alla festa anche il Che Guevara . Giunse alle due della notte circa e avvisò Edmundo Barbosa Da Silva del Brasile e Horacio Larreta dell’Argentina che aveva qualcosa da comunicarmi. Entrammo tutti e quattro in una stanza e quanto segue è un riassunto di quello che ci siamo detti. Il brasiliano e l’argentino si alternavano come interpreti.

Il Che Guevara era vestito con l’uniforme verde olivo abituale. Dietro la  barba rada e scarsa i suoi lineamenti erano dolci e gentili, quasi femminili, e il suo comportamento era molto intenso. Egli ha molto senso umoristico e ha scherzato molto durante tutto l’incontrò. Quando ha iniziato a parlare però pareva arrabbiato, ma poi si è rilassato e ha parlato liberamente per tutto il tempo.  Non ha permesso mai che nascessero dubbi sulla sua personale e intensa devozione per il comunismo, ma la sua conversazione era libera dalla propaganda o da posizioni presuntuose.  Ha parlato tranquillamente e direttamente dando molti dettagli e con molta obiettività. Non ha permesso mai che noi avessimo dubbi sul fatto  che  era libero nel parlare a nome del suo governo e raramente ha espresso distinzioni tra le sue osservazioni personali e la posizione ufficiale del governo cubano.  Io avevo la precisa impressione che lui avesse pensato molto accuratamente a tutto quello che stava sostenendo - - loro erano molto ben organizzati. Io gli ho detto al principio della conversazione che non avevo l’autorità per negoziare i problemi del mio paese, ma che avrei riferito tutto quello che egli mi avrebbe detto agli ufficiali interessati del nostro governo.

Il Che Guevara mi ha detto “ Bene!”  e ha cominciato a parlare.

Che Guevara ha cominciato la conversazione dicendo che io dovevo cercare di comprendere la Rivoluzione cubana. A Cuba si voleva costruire uno stato socialista e quella rivoluzione che i cubani avevano  appena iniziato era irreversibile.  Cuba era già uscita dalla sfera di influenza degli Stati Uniti ed anche questo era un fatto irreversibile.

I cubani volevano stabilire un sistema di partito unico con Fidel Castro come Segretario Generale del Partito. Cuba avrebbe avuto molte relazioni con i paesi dell’est europeo per simpatie naturali e per le convinzioni comuni sulle strutture proprie dell’ordine sociale.

“I cubani sentono di avere l’appoggio delle masse per la loro Rivoluzione e sanno anche che questo appoggio crescerà con il passare del tempo.” Ha dichiarato.

Che Guevara mi ha detto anche che gli Stati Uniti non devono pronunciare false accuse come queste :

a)     Gli Stati Uniti possono riscattare Cuba degli artigli del comunismo (si stava riferendo a una seconda azione militare diretta);

b)     Fidel è un moderato circondato da una banda di uomini fanatici e aggressivi che lo possono convincere ad avere relazioni con il mondo occidentale.

La Rivoluzione non si può distruggere, ha continuato, togliendole gli appoggi per danneggiarla, perché diventerà sempre più forte.  

Egli ha parlato della grande forza della Rivoluzione cubana e dell’effetto notevolissimo che aveva nel pensiero liberale di tutta l’America Latina… Per esempio – ha aggiunto ancora - le forze della sinistra dell’Uruguay si stanno riunendo sotto le bandiere di Cuba.  Poi ha detto che se Cuba avesse corso un pericolo si potevano scatenare molte guerre civili in molti paesi - - e che quelle guerre potevano scoppiare in qualsiasi momento. 

Egli ha parlato con molta intensità dell’effetto di Cuba nel continente e della crescete forza del suo esempio. Per la costruzione di uno stato comunista Cuba non aveva ripetuto tutti i movimenti aggressivi avvenuti nei paesi dell’Est. Non pretendevano certo di costruire una cortina di ferro attorno a Cuba, ma volevano invece dare il benvenuto a tecnici e visitanti di tutti i paesi che sarebbero venuti a collaborare.  Ha parlato del problema del furto degli aerei…Ha detto che non sapeva se io ero al corrente che Cuba non era responsabile di alcun sequestro. 

Il primo aereo era stato preso da un giovane che era un buon ragazzo in fondo, un po’ ribelle però, e che ora si trovava rinchiuso  in un carcere. 

I cubani sospettavano che l’ultimo aereo era stato rubato da un provocatore (un agente della CIA). Che Guevara ha insinuato  che temeva che continuando ad avvenire, quei furti sarebbero divenuti un forte pericolo. Poi ha cominciato a parlare delle difficoltà dell’Alleanza per il Progresso. Mi ha chiesto se avevo ascoltato il suo discorso alla chiusura della Conferenza e io gli ho risposto che lo avevo ascoltato con grande attenzione.

Nel suo discorso egli aveva parlato – mi ha ricordato – dei suoi punti di vista sull’Alleanza per il Progresso.

(In quel discorso Guevara disse che l’andamento dell’Alleanza era buono, ma che nel tempo si sarebbe rivelato un fallimento). Poi ha parlato del ruolo delle forze storiche che stavano lavorando per combattere il comunismo, etc – che ci sarebbero state rivoluzioni comuniste e colpi di stato di destra per evitare che le sinistre potessero trionfare e che si sarebbero presentate le occasioni per la conquista del potere da parte dei comunisti con elezioni popolari.

Ha anche detto che voleva aggiungere che esisteva un contraddizione intrinseca nell’Alleanza. Dando coraggio alle forze del cambiamento e ai desideri delle masse, gli Stati Uniti potevano perdere l’autorità su quelle  forze che già si trovavano fuori dal loro controllo e che poteva avvenire anche negli USA una rivoluzione come quella cubana. Non ha detto mai però che Cuba  giocherà un ruolo più diretto nella marcia della storia.  Lui – ha continuato Che Guevara – ora che aveva discusso i nostri problemi (degli USA), sarebbe stato contento di discutere i  problemi cubani –facendolo in maniera franca perché a Cuba si dovevano risolvere molti problemi di base, ha commentato.

1. A Cuba esisteva un sentimento rivoluzionario perturbatore, c’erano uomini armati e sabotaggi.

2.La piccola borghesi era ostile alla Rivoluzione o, nel migliore dei casi, era molto tiepida.

3 La chiesa cattolica… ( qui egli ha scosso la testa in un gesto di incomprensione)

“Le fabbriche cubane continuano a cercare negli USA le risorse necessarie specialmente i pezzi di ricambio e spesso la mancanza di questi pezzi rendeva molto critiche le situazioni.

I cubani hanno accelerato i processi di sviluppo troppo rapidamente e le riserve di moneta forte sono decisamente scarse. Per questo, attualmente, Cuba non ha la possibilità di importare beni di consumo e di soddisfare le necessità di base della popolazione.”

I Cubani però non chiedevano una intesa con gli USA perché sapevano che non era possibile Chiedevano un “modus vivendi”, una formula transitoria di modus vivendi tra le due nazioni.

Ovviamente – ha continuato – è molto difficile trovare la formula effettiva di questo modus vivendi e lui lo sapeva bene perché ci stava pensando già da molto tempo.

Che Guevara ha aggiunto che pensava che gli Stati Uniti stessi potevano trovare la formula giusta, perché da noi, negli USA, ci si deve preoccupare dell’opinione pubblica, e ha detto anche che lui stesso, cioè Cuba, avrebbe accettato qualsiasi formula che non preoccupasse l’opinione pubblica.  

Io non ho detto nulla, nemmeno una parola; lui ha atteso e poi ha aggiunto che  aveva delle idee che gli giravano per la  testa…

Gli cubani non potevano restituire le proprietà espropriate e le banche ma Cuba poteva pagare in cambio per queste proprietà.

Cuba poteva accettare di non stabilire relazioni di alleanza con l’Est europeo, anche se questo non avrebbe danneggiato le simpatie naturali per quella regione.

“Cuba avrà libere elezioni solamente dopo un periodo di istituzionalizzazione, quando la Rivoluzione sarà terminata.” Rispondendo a una mia domanda, Che Guevara ha aggiunto che era previsto lo stabilimento di un partito unico.  Cuba ovviamente non avrebbe attaccato Guantanamo  (in quel momento Guevara ha sorriso sapendo l’assurdità di quella dichiarazione).  Egli mi ha detto con evidente imbarazzo, abbastanza seccato per la presenza dei due “interpreti”, che i cubani avrebbero discusso le attività della Rivoluzione cubana in altri paesi.  Poi ha continuato dicendo che ci ringraziavano molto per la tentata invasione di Playa Girón, perché questa si era trasformata in una grande vittoria politica per Cuba -- che aveva permesso di consolidare la realtà cubana e che aveva trasformato una piccola isola in un paese uguale agli USA.

Ernesto Guevara ha sostenuto che erano tutte cose molto complicate da negoziare, ma che gli USA potevano aprire su alcuni aspetti per cominciare a discutere di molti fatti subordinati.

Egli ha suggerito di cominciare la discussione proprio parlando del sequestro degli aerei.(Noi presumibilmente invece preferivamo utilizzare il caso degli aerei come copertura in conversazioni molto più serie).

I cubani, ha detto ancora, potevano discutere qualsiasi formula che non implicasse la rinuncia al tipo di società che Cuba aveva scelto.

Alla fine egli ha assicurato che non avrebbe detto a nessuno – meno che a Fidel – ciò che si stava dicendo tra di noi. Io l’ho assicurato a mia volta che non avrei mai reso pubblica la conversazione.  Quando abbiamo terminato di parlare io sono andato a scrivere queste note su tutto quello che Guevara aveva sostenuto. Egli è rimasto alla festa e ha conversato con i brasiliani e gli argentini.  Larreta, l’argentino, mi ha telefonato la mattina seguente per dirmi che Ernesto Che Guevara pensava che la conversazione era stata buona e che gli aveva anche confessato che era più facile parlare con le persone della “nuova generazione”.

Queste note riassumono totalmente ciò è stato detto durante  la conversazione completa.

Dick Goodwin

( Assessore speciale del Presidente Kennedy)

 

Note da un documento segreto cubano

 

·         Uno dei centri di reclutamento a Miami si trova in calle 17 e Biscayne Boulevard e lì i mercenari si iscrivono apertamente per formare un esercito invasore… ( è il 1960)

·         Agli inizi del ’61 un gruppo di 200 cubani e 23 statunitensi accampati in baracche nel centro di Miami si stava preparando per sbarcare a Cuba  L’Isola Cisne (Swan)  serve da punto di transito per i gruppi di mercenari… Quest’isola in realtà appartiene  al Guatemala, ma gli Stati Uniti la usano come terra propria.

·         “Radio Cuba Indipendente” trasmette ogni giorno da una imbarcazione che parte da Miami e trasmette consigli su come effettuare sabotaggi in cinema, teatri e altri luoghi affollati dell’Avana.    

·         Da New York a onde corte cinque volte la settimana si trasmette il programma contro la rivoluzione “Per Cuba e con Cuba” che poi Radio Swan ritrasmette a onde lunghe…

Tutte queste notizie fanno parte di una relazione redatta dal Comandante della Rivoluzione Ramiro Valdés, che contiene notizie sugli accampamenti e sulle basi dei contro rivoluzionari in Guatemala, in Nicaragua e nella Florida.

La relazione è datata 12 gennaio del 1961.    

uno dei partecipanti 40 anni dopo l'arrivo a Giron per la conferenza cartellone a Giron
Museo della Central Australia l'ex capo dell'ufficio degli interessi USA Schelesinger e José Ramon Fernandez

clicca sulle foto per ingrandirle

foto Samuel Hernandez

 

info@siporcuba.it

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