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POLITICA - CULTURA |
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ANNOTAZIONI E
SPIGOLATURE CUBANE
a cura di
Gioia Minuti
PRESENTI NELLA SFILATA DEL 1º MAGGIO, MIGLIAIA DI AMICI DI
ALTRI PAESI
Circa 1000 amici di Cuba provenienti da un
centinaio di paesi hanno assistito alla
sfilata del 1º Maggio dalla base del
monumento a José Martí in Piazza della
Rivoluzione de l’Avana...[segue
SPECIALE 1° MAGGIO 2019]
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il romanzo cult
degli anni '90 |
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Una storia d'amore
nella Cuba dei primi anni '90, quando molti
italiani scoprirono le gioie ed i sogni che Cuba
riservava loro... |
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 LE PIU' BELLE FOTO DI CUBA
le foto di Rod |
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juaicaterra
COLOMBIA
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APPUNTAMENTI |
PER SEGNALAZIONI A PROPOSITO DI APPUNTAMENTI
CULTURALI E POLITICI DEDICATI A TEMATICHE
CUBANE, INVIARE MAIL A: info(at)siporcuba.it

IL LIBRO DEL MESE CONSIGLIATO DA
SIPORCUBA

Un itinerario erotico verso la libertà,
la coscienza di sé, la felicità. Il diario di una donna
che si pone come oggetto e soggetto di ricerca,
osservatrice partecipante, con il suo corpo e i suoi
sentimenti, per vedere qual è il limite della forza e
della fragilità delle persone che si scontrano e si
combinano.
COMPRA QUI
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DIFENDERE LA PATRIA È UN DIRITTO E UN
DOVERE
STABILITO DALLA NOSTRA LEGGE DELLE LEGGI
di
Raúl Antonio Capote
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L’11 luglio del 2021 la maggioranza dei media della
stampa del mondo aveva riflesso «uno stato di caos» in Cuba
e « proteste civiche del popolo» contro il governo
rivoluzionario. Le ore del socialismo, secondo loro, «erano
contate nell’Isola».La manipolazione della verità non era
mai stata tanto grande. Il coordinamento della stampa
corporativa nella sua azione contro un paese «nemico degli
USA» aveva rotto ogni record. La vergogna e l’etica
restarono celate sino a nuovo avviso nelle tasche profonde
di coloro che si credono padroni del mondo. Come corrisponde
a una trama ben ordita, tutto era cominciato molto tempo
prima. Durante gli ultimi giorni di giugno del 2021 era
stata incrementata con forza nelle reti sociali,articolate
ai media digitali contro rivoluzionari, la campagna di paura
e demonizzazione contro la Rivoluzione cubana. Il Gruppo
Operativo di Internet creato nel febbraio del 2018 aveva
sincronizzato l’arsenale di media, siti e sicari digitali
creati o comprati per generare il caos, l’incertezza e la
paura nella popolazione dell’Isola grande delle Antille. I
fatti del 11 di luglio formavano parte di un piano maggiore
della Casa Bianca,che prevedeva di passare ad azioni più
severe contro Cuba dopo il «fallimento» proclamato dalla
destra reazionaria della politica
seguita da Barack Obama. Si trattava di una vera
terapia di shock indirizzata a smantellare qualsiasi
risoluzione di resistenza e spezzare la fede dei cubani.
Parte importante del piano era cominciare a «riscaldare la
strada» –come indica con assoluta precisione il manuale di
Gene Sharp– con azioni come quele avvenute nel quartiere di
San Isidro, o come le provocazioni davanti al Ministero di
Cultura e altre istituzioni. Secondo i calcoli degli autori
e dei patrocinatori tutto era pronto: con i milioni
destinati alla sovversione avevano pagato i mercenari, i
ciber sicari e delinquenti, e avevano tentato di ripetere la
sceneggiatura dell’Iran e della Bolivia nel 2019, si erano
lanciati per le strade a distruggere, a provocare e a
fabbricare il pretesto che giustificava l’azione più
importante: «l’intervento umanitario» dell’esercito
statunitense. Appena cominciarono le azioni, i
«manifestanti» avevano ricevuto l’appoggio pubblico e
notorio dei legislatori statunitensi, degli operatori
politici della mafia anti cubana e dei media di
comunicazione. Erano azioni create e pagate da Washington,
con contavano con alte tecnologie. . I contro rivoluzionari
avevano agito approfittando dello scontento provocato da
tagli dell’elettricità, dalle carenze e dalla paura di
fronte all’incremento dei casi di COVID-19. La risposta non
si fece aspettare. Come in tante occasioni nelle quali la
Patria aveva necessitato i suoi figlie e le sue figlie, i
rivoluzionari, in uso del diritto e del dovere stabilito
dalla nostra Costituzione, seguendo la tradizione storica
della nazione, sono usciti a difendere la Rivoluzione in
tutto il paese, sbaragliando il tentativo
controrivoluzionario. |
I PAESI
DI CARICOM POTRANNO SEMPRE CONTARE CON CUBA
Il
ministro delle Relazioni Estere di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla ha
invitato attraverso il suo account nella rete sociale Twitter– un saluto e i
migliori auguri alla Comunità degli Stati dei Caraibi (Caricom) nel 49º
anniversario della sua creazione. «Riaffermiamo il nostro impegno di
continuare ad approfondire i vincoli con gli Stati membri di Caricom», ha
scritto il Cancelliere, ed ha aggiunto:«Potranno sempre contare con Cuba».
La forza delle relazioni diplomatiche tra L’Avana e i paesi integrati a
questo meccanismo è stata segnalata anche durante la 43ª Riunione Vertice
dei suoi capi di Governo iniziata domenica 3 a Paramaribo, in Suriname. In
un dispaccio di Prensa Latina,il primo ministro del Belice, John Briceño,
presidente uscente di Caricom, ha ricordato che alla fine di quest’anno si
compiono cinque decenni di ufficializzazione e che «questo fatto storico ci
chiama a uno sforzo dedicato a far terminare l’ illegale blocco imposto
contro Cuba». In Twitter, Eugenio Martínez Enríquez, direttore generale
dell’America Latina e dei Caraibi del Ministero delle Relazioni Estere di
Cuba, ha affermato che l’Isola conferma la sua amicizia e fraternità a tutta
prova con Caricom, «un modello di relazioni tra i paesi vicini che
affrontano problemi simili dove primeggiano l’aiuto reciproco, la
comprensione e la solidarietà».
DÍAZ-CANEL HA INIZIATO UNA VISITA A SANTIAGO DI CUBA
di Eduardo Palomares Calderón
Il Primo
Segretario del Comitato Centrale del Partito e Presidente della Repubblica,
Miguel Díaz-Canel Bermúdez, ha iniziato la sua visita a Santiago di Cuba con
un sentito omaggio nel cimitero Santa Ifigenia ai fondatori della nazione
José Martí, Carlos Manuel de Céspedes, Mariana Grajales e al Comandante in
Capo Fidel Castro Ruz. Lo accompagnano nel suo percorso José Ramón
Monteagudo Ruiz e Beatriz Johnson Urrutia, massime autorità della provincia,
e Lis Cuesta Peraza, direttrice dei festivals e degli eventi del Ministero
di Cultura. Nel salone del protocollo della necropoli, il Capo di Stato ha
parlato con gli Eroi e le Eroine del Lavoro della Repubblica del Gruppo
BioCubaFarma, guidati dal suo presidente Eduardo Martínez Díaz, che in
questi giorni visitano le province che hanno avuto un ruolo decisivo nei
saggi clinici degli immunogeni contro la COVID-19. Díaz-Canel ha raggiunto
la Casa dei Caraibi, anfitriona della 41ª’edizione della Festa del Fuoco,
che si realizzerà sino al 9 luglio. Lo ha ricevuto il suo direttore Orlando
Vergés e insieme hanno visitato l’immobile costruito nel 1919 nel reparto
orientale Vista Alegre. Il Presidente cubano si è interessato alle
caratteristiche costruttive della grande casa ed ha parlato della nascita
del Festival Internazionale dei Caraibi come spazio per la difesa dell’
identità e della sovranità di questi popoli. Poi ha mostrato il suo
interesse per la partecipazione straniera. Secondo
Vergés, sono almeno 207 persone provenienti da 15 paesi, e questo propizia
lo scambio delle culture e dell’unità dei popoli dell’area geografica.
Inoltre ha apprezzato le espressioni della cultura anglofona e haitiana in
Cuba con una rappresentazione di gruppi partecipanti nel
Festival. La Presidenza di Cuba ha informato attraverso Twitter, che
Díaz-Canel raggiungerà anche la Centrale Termoelettrica Antonio Maceo della
provincia per valutare le azioni che vi si realizzano con l’obiettivo di
stabilizzare il Sistema Elettroenergetico Nazionale.
PERCHÉ NON GUARDARE SOTTO IL
TAPPETO?
di Elson Concepción Pérez
Torniamo
al principio della storia, quando la data del 17 novembre del 2019 iniziò
marcata dall’apparizione dei primi infettati dal virus del SARS-COV-2, nella
città di Wuhan, in Cina. Allora gli Stati Uniti avevano come presidente
Donald Trump, che immediatamente definì la malattia come il «virus cinese»,
mantenendo un atteggiamento negazionista sulle possibili conseguenze nel suo
paese e si trincerò in un blocco elettorale usando la sua campagna anti Cina
come fattore determinante per sviare l’attenzione pubblica sulla situazione
della sua nazione e sulla politica verso altri. Affrontare la Cina in
momenti nei quali il mondo necessitava la maggior collaborazione
internazionale nella ricerca delle cause del coronavirus e nell’elaborazione
dei protocolli di attuazione, mostrò ancora una volta la cocciutaggine del
mandatario statunitense e la sua assenza di responsabilità di fronte a un
problema che attentava già contro la vita degli esseri umani.
L’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), citata da Euronews, aveva
definito le considerazioni di Trump, rispetto all’origine della malattia,
come «meramente speculative» e «mancanza di prove». Oggi quando lui non è
già più al potere ma desidera ripeterlo continua ad incolpare «tutti di
tutto». La pandemia non è vinta ed è costata nel mondo più di 6.340.000
vite, contagiando 551 milioni di esseri umani. Gli USA sono in testa agli
indici negativi sommando più di 1 200 000 morti e più di 87,9 milioni di
malati. In questo contesto una notizia ha colpito in questi giorni. Si
tratta della dichiarazione dello scienziato statunitense Jeffrey Sachs,
professore d’Economia nell’Università di Columbia, negli USA, di
riconosciuto prestigio a livello internazionale ed ex direttore del Centro
per lo Sviluppo Sostenibile della Casa di Alti Studi, che ha presieduto la
commissione sulla COVID-19 nela rivista scientifica The Lancet, che ha detto
in una conferenza a Madrid: «Farò un dichiarazione provocatrice .Vi potrà
sorprendere o meno, o farà dire “io lo sapevo già, professor Sachs”;, ma io
ho presieduto la commissione di The Lancet per due anni e sono assolutamente
convinto che [il coronavirus] è uscito da un laboratorio statunitense di
biotecnologia, e non dalla natura». Ed ha aggiunto «dinamite» al rispetto,
quando ha messo in dubbio perché il fatto non è stato investigato quando ci
sono prove più che sufficienti per investigazione ma non si sta facendo né
negli USA né in altre parti. È che credo che per determinate questioni non
si vuole guardare sotto il tappeto.
ESIGERE
LA FINE DEL BLOCCO È RECLAMARE IL DIRITTO
PIENO
ALLA VITA
di
Daniela Leyva Fernández
«Il
blocco imposto dal Governo degli Stati Uniti d’America contro Cuba da sei
lunghi decenni ha marcato impronte nella vita di ogni cubana e cubano» Norma
Goicochea Estenoz, presidente dell’Associazione Cubana delle Nazioni Unite (ACNU),
lo ha affermato, presentando una dichiarazione della società civile di Cuba
contro il blocco economico, commerciale e finanziario degli USA contro
l’Isola. Firmato da varie organizzazioni, il documento qualifica la politica
d’assedio come crudele e genocida, che provoca danni economici, con un
impatto reale nella tavola e nei progetti delle famiglie dell’Isola grande
delle Antille. Il testo, in attesa dell’accoglienza e dell’appoggio del
popolo cubano riafferma «il nostro diritto di vivere senza blocco costruendo
il nostro cammino con sovranità e auto determinazione. Inoltre reclama«la
fine di questa disumana, immorale e illegale politica che danneggia il
diritto umano fondamentale della nazione: il diritto pieno alla vita».
IL GIOCO D'AZZARDO A CUBA

L’iconografia di una Cuba prima della rivoluzione si basa su di una specie
di Eden del piacere dominato dalla mafia e tacitamente approvato dal
presidente Fulgencio Batista.Nei più sfarzosi hotel dell’Avana non era raro
incontrare elementi come Lucky Luciano o Meyer Lansky che trasformarono la
capitale cubana in un porto franco dell’illegalità dove tutto era
consentito. Dal gioco d’azzardo alla prostituzione, ogni cosa era condita
dalla corruzione di un potere politico alquanto disponibile quanto capace di
approfittare di facili compensi. L’immagine di una Cuba felice tra ballerine
e mambo suonati da abili orchestre, si scontrava con il quotidiano di
milioni di poveri cubani che dovevano arrabattarsi solo per avere di che
sopravvivere. Si può dire a posteriori che la dissolutezza a Cuba era
originata dalla criminalità e dal potere politico, ovviamente tutelato da
forze militari appositamente addestrate, che avevano trovato un denominatore
comune. Ovvio che anche al di fuori dai patrii confini, la nomea che a Cuba
ci si poteva divertire senza alcun limite, provocava una forte domanda
turistica e non solo provenienti dai vicini Stati Uniti. Al giorno d’oggi,
trascorsi diversi decenni dal trionfo dei barbudos che rovesciarono il
regime del dittatore Batista e l’impostazione di un socialismo tropicale,
L’Avana e altre storiche città, hanno riacquistato quella dignità che nega
qualsiasi virtuale contatto con quella che era la Cuba ante rivoluzione
anche se, dal tessuto urbano – profondamente restaurato – alle vecchie
automobili americane che ancora miracolosamente si muovono per l’isola, sono
testimoni di un tempo oramai passato. Per chi volesse assaporare l’epoca
d’oro del gioco d’azzardo, al giorno d’oggi esistono altri sistemi che
possono essere sfruttati da qualsiasi device connesso ad Internet attraverso
il quale entrare in diretto contatto con la fortuna. È sufficiente andare
sul sito
NetBet
per tentare
la sorte con tanti divertenti e coinvolgenti giochi d’azzardo come se foste
davanti ad un tavolo verde attenti a sviluppare il vostro gioco.
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MADURO
HA DENUNCIATO UN NUOVO COMPLOTTO DALLA
COLOMBIA
di José Llamos Camejo ,inviato speciale
Nicolás
Maduro ha richiamato allerta la Forza Armata Nazionale Bolivariana (FANB) di
fronte agli attacchi pianificati contro personalità del suo Governo e del
Sistema Elettrico Nazional (SEN). «Guardia in alto!», ha incitato il
mandatario, ed ha attribuito la guida della macchinazione criminale al
governo uscente del paese vicino guidato da Iván Duque. Durante una
cerimonia d’ascenso di militari, realizzata a Caracas, il Capo di Stato ha
reiterato il complotto denunciato pochi giorni prima dal vice presidente
settoriale delle Opere Pubbliche e dei Servizi, Néstor Reverol. Secondo
Reverol, ministro dell’Energ¡a Elettrica nell’esecutivo bolivariano, una
pallottola ha provocato l’esplosione di un trasformatore di potenza nella
Vice stazione Panamericana, ed ha provocato danni in varie zone nel
distretto della Capitale di Caracas. Il servizio è stato ripreso prontamente
dai lavoratori del settore la cui manovra ha recuperato la totalità del
problema. Il detonatore dell’avaria è stato l’esplosione di una pallottola,
ha detto il ministro del ramo ed ha messo in evidenza il sabotaggio e la
continuità della guerra elettrica. Il suo omologo, Remigio Ceballos,
titolare di Giustizia e Pace, ha riferito in Twitter l’andamento delle
investigazioni in corso, che permettono di fermare i responsabili
dell’azione terrorista e rimetterli alla giustizia nel più breve periodo. Le
autorità del Venezuela sostengono che gli attacchi al SEN sono strumenti
della guerra ibrida contro il paese.
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ATTUALITA'
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DIFENDERE
CUBA E LA SUA RIVOLUZIONE È UN DIRITTO,
UN DOVERE E
UNA TRADIZIONE
di
Raúl Antonio Capote
Come
stabilisce la nostra Carta Magna vigente, approvata dal 86,85 % dei votanti, i
cubani e le cubane hanno il diritto «di combattere con tutti i mezzi, includendo
la lotta armata, se non fossero possibili altre risorse, contro chiunque tenti
d’abbattere l’ordine politico, sociale ed economico stabilito da questa
Costituzione». L’articolo 4 stabilisce che «la difesa della Patria socialista è
il più grande onore e il dovere supremo di ogni cubano e il tradimento della
Patria è il crimine più grave e chi lo commette è soggetto alle più severe
sanzioni». L’Articolo 90, sull’esercizio dei diritti e delle libertà previsto in
questa Costituzione, stabilisce il dovere di servire e difendere la Patria. I
nostri cittadini, sostenuti dal diritto, sono usciti applicando il dovere di
difendere la loro terra. Nel nostro paese, «l’esercizio dei diritti delle
persone è limitato solamente dai diritti altrui, dalla sicurezza collettiva, dal
benessere generale, dal rispetto dell’ordine pubblico, dalla Costituzione e
dalle leggi», dice l’Articolo 45 della Carta Magna. Ipropagandisti e
organizzatori delle «manifestazioni» hanno apertamente riconosciuto il
finanziamento del Governo degli Stati Uniti per sovvertire l’ordine
costituzionale nell’Isola ed hanno agito sicuri del successo del piano yanquee,
com’era successo ai loro sgherri di Girón, con assoluta impudicizia. Hanno
tentato di prendere con la forza istituzioni del pueblo, unità della Polizia
Nazionale Rivoluzionaria, saccheggiato negozi, lanciato bombe molotov, tirato
pietre in reparti ospedalieri tra i quali uno pediatrico, etc .Tutto questo non
per indignazione o come gesto di protesta, ma con il preciso proposito di
generare il caos e favorire l’intervento straniero. Operare nell’interesse di un
potenza straniera e mettere in pericolo la sovranità e l’integrità della nazione
è anti costituzionale, è
illegittimo
e immorale. La Rivoluzione Cubana non è stata frutto di un’imposizione esterna,
non è stata opera delle circostanze né dell’azzardo; figlia della cultura e
delle idee, è nata come risultato del divenire storico della nazione e la sua
semente è profondamente popolare, umanista e antimperialista. I suoi figli e le
sue figlie la difendono perchè forma parte di loro stessi. Questa radice cresce
intrecciata dalla resistenza indigena, le ribellioni degli schiavi, le guerre
d’indipendenza, la Moncada, la Sierra. Nel discorso pronunciato da Fidel, con
motivo del 26º anniversario dello sbarco della spedizione dello yacht Granma,
l’11 dicembre del 1982, il Comandante in Capo aveva detto: «Sin dai primi
istanti abbiamo visto chiaramente la necessità d’incorporare il popolo alla
difesa del paese. Da molto tempo fa è stato dimostrato con questo,
all’imperialismo, che eravamo disposti a lottare e che questa è una rivoluzione
di popolo, perchè solo una rivoluzione di popolo può armare il popolo». La
creazione delle Milizie Nazionali Rivoluzionarie e dei Comitati di Difesa della
Rivoluzione, nel 1960, è stata la risposta ai tentativi di strappare la libertà
ai cubani. L’ aggressività contro l’arcipelago non ha fatto altro che
irrobustire nel popolo la coscienza di quanto è importante non abbassare mai la
guardia di fronte al nemico in agguato, perchè «la storia insegna con troppa
eloquenza che coloro che dimenticano questo principio, non sopravvivono
all’errore». Deve prevalere sempre la convinzione che le nostre Forze Armate
Rivoluzionarie sono formate dal popolo armato, dal popolo in uniforme, come
diceva Camilo. La storia epica della resistenza della Rivoluzione lo ha
dimostrato. Il popolo è stato il protagonista della vittoria di Girón, l’eroe
della sconfitta delle bande contro rivoluzionarie, l’invincibile agente degli
organi della Sicurezza dello Stato che proteggevano la vita di Fidel e che hanno
fatto mordere la polvere della sconfitta ai servizi speciali nemici, tra i quali
la CIA, tante volte. Fidel ci aveva insegnato, quando si crearono le milizie
delle truppe territoriali, che noi dobbiamo prepararci per due tipi di guerra,
la convenzionale e la popolare. Questo è quello che obbligherà gli imperialisti
a pensarlo molte volte prima di commettere la follia di un’invasione del nostro
paese. Il Generale d’Esercito Raúl Castro ha spiegato anni dopo che «La guerra
di tutto il popolo significa che per conquistare il nostro territorio e occupare
il nostro suolo, le forze imperiali dovranno lottare contro milioni di persone e
dovranno pagare con centinaia di migliaia e anche milioni di vite, il tentativo
di conquistare la nostra terra, schiacciare la nostra libertà, la nostra
indipendenza e la nostra Rivoluzione, senza riuscire a mai a realizzarlo» . Così
è stato e così sarà. I nostri nemici dovranno lottare contro milioni senza mai
realizzare i loro obiettivi. Ogni tentativo incontrerà la risoluzione di un
popolo fedele alla sua tradizione di lotta, realizzando il suo dovere, cosciente
dei suoi diritti rispettoso della legge e della giustizia che sono ragioni
fondate nella nostra storia.
BUON GIORNO, NICOLÁS
di Pedro de la Hoz
Come
ogni giorno Nicolás si sveglia a L’Avana o a Camagüey, a Baracoa o Guane,
a Turiguanó o Nueva Gerona, a Santiago o nella valle del Yumurí. Si alza
anche tra le colline di Caracas , le piane della Colombia, le favelas
brasiliane, le piramidi messicane, gli ulivi di Granada, i negri di
Harlem, la muraglia cinese e i profondi fiumi africani . Nicolás Guillén
saluta i primi raggi di sole e viene salutato a sua volta da tutto
quello che sente, canta e respira i suoi versi, in ogni centimetro del
suo paese, in ogni metro del mondo dove la sua cubanissima voce
s’espande,tra chitarre e tamburi, reclami di giustizia ai quattro venti.
Domenica 10 luglio il poeta ha compiuto 120 anni e ci sarà chi farà sua
nuovamente una dichiarazione d’amore, un segnale d’appartenenza, una
ballata, un son, un’elegia. Chi lo fa più vicino e indimenticabile che
mai nell’ardore di questi tempi di resistenza quando la sua parola
solleva lo spirito. Si rinnoverà qui e adesso la sua fiducia nella
patria nuova che in un verso breve e incandescente, ha associato alla
conquista storica della Rivoluzione: Fidel e il nome di Cuba che porta
per sempre nel petto fedele.
CUBA NON DELUDERÀ MAI I POPOLI
FRATELLI
di
Eduardo Palomares Calderón
La
denuncia dell’indurimento del blocco e delle azioni di destabilizzazione
degli Stati Uniti contro Cuba, così come la ratificazione che l’Isola
non è sola nella sua lotta di più di 60 ani, risaltano nella
dichiarazione finale dell’Incontro Caraibico di Solidarietà con Cuba,
nella cornice della 9ª Assemblea dei Popoli dei Caraibi, che si è svolta
in questa città. Il testo propone la formazione di un fronte unico
antimperialista che risponda, in maniera rapida e contundente, di fronte
a qualsiasi azione contro l’Isola grande delle Antille e contro altri
popoli del continente. Inoltre convoca a un evento di solidarietà
caraibica nel prossimo anno a Santiago di Cuba, in saluto al 70º
anniversario delle gesta della Moncada e ai 50 anni dalla costituzione
di Caricom e trasmette l’appoggio solidale al popolo haitiano nella
soluzione dei suoi problemi interni, e alla lotta di Puerto Rico per la
sua piena indipendenza. Danniel Sanó, nel suo messaggio a nome di Haiti
ha chiamato a sviluppare azioni concrete per impedire i tentativi
dell’impero d’asfissiare l’Isola ed ha assicurato che alzare questa
bandiera per la Rivoluzione Cubana è anche alzare, la bandiera della
speranza dei popoli oppressi, d’essere veramente liberi come la Cuba di
Fidel. L’Eroe della Repubblica di Cuba e presidente dell’Istituto Cubano
di Amicizia con i Popoli, Fernando González Llort, ha ringraziato per
l’appoggio nelle reti di solidarietà con Cuba ed ha affermato che quest’Isola
non deluderà mai i suoi popoli fratelli della regione. Era presente nel
Salone delle Vetrate in piazza Maggior Generale Antonio Maceo, anche il
vicecapo e coordinatore del Dipartimento delle Relazioni Internazionali
del Comitato Centrale del Partito, Ángel Arzuaga Reyes.
CUBA È UN SIMBOLO, HA DETTO IL PAPA
di Milagros Pichardo
«Io
voglio molto bene al popolo cubano, ho avuto buone relazioni umane con
la gente cubana e , lo confesso, anche con Raúl Castro ho una relazione
umana», ha detto Papa Francisco in un’intervista concessa alla
televisione Univisión. Le sue parole a favore dell’Isola hanno suscitato
non poche reazioni di solidarietà e anche commenti tra gli odiatori
della rivoluzione cubana. Il media di comunicazione statunitense «ha
consultato» il Sommo Pontefice per ascoltare i suoi criteri a un anno
dai tentativi di destabilizzazione del 11 luglio del 2021 in Cuba. Senza
dubbio le risposte di Sua Santità sono state a sostegno del Governo e
del popolo cubani. «Cuba è un simbolo. Cuba ha una storia grande. Io mi
sento molto vicino anche ai vescovi cubani», ha ratificato il religioso
argentino. Rispetto alla normalizzazione delle relazioni tra l’Isola
grande delle Antille e gli USA ha aggiunto: « Quando si realizzò quel
piccolo accordo con gli Stati Uniti, voluto dal presidente Obama nel suo
momento e che Raúl Castro aveva accettato, ero molto contento ed era un
buon passo avanti, che ora è stato fermato ». Ed ha aggiunto che in
questi momenti si stanno realizzando dialoghi di sondaggio per
accorciare distanze tra le due nazioni. Interrogato sul fatto che la
stampa lo definisce “comunista”, ha criticato le tendenze di certi
gruppi di media di comunicazione «molto ideologizzati che si dedicano a
ideologizzare la posizione degli altri».
L’INDIPENDENZA DEL VENEZUELA, UN
«PARTO» CHE ISPIRA
di José Llamos Camejo , inviato speciale
Senza gli altri che morirono prima afferrati alla lancia o alla spada,
per dieci anni, in una savana o in una cima, non si sarebbe giunti al
parto. Prima si è dovuto lottare, superare sconfitte afferrare le armi
di nuovo nel decennio successivo. Il parto fu doloroso, ma con lui venne
la luce, anche se marcò solo l’inizio. Dicono che il Venezuela nacque in
quel pomeriggio del 5 luglio del 1811 e con lei la prima figlia
dell’America indipendente dalla Spagna. La sua unità era fragile quando
la patria di Bolivar espresse la sua Dichiarazione d’Indipendenza.
«Quello che vogliamo è che questa unione sia affettiva per animarci alla
gloriosa impresa della libertà; unirci», aveva persuaso poche ore prima
El Libertador, cosciente che in quei tempi di gloria non sarebbero
mancati seminatori di dubbi all’usanza di oggi, da lui definiti come un
triste effetto delle antiche catene. L’unità d’ora in avanti sarà
sostanza nella strategia bolivariana e i suoi seguaci La battaglia che
arrivava s’intravedeva come la più estesa e difficile per un continente
risoluto ad essere libero di fronte a un nemico che sembrava già
predestinato dalla provvidenza per plagiare di miseria l’America in nome
della libertà. Sono passati più di due secoli e Bolìvar lo aveva
intravisto a sua volta «i grandi progetti vanno preparati con calma». Il
parto indipendentista del 1811 coinvolse altri animandoli a gestori:
Martí, Sandino, Eloy Alfaro, Che Guevara, Fidel, Chávez, Lula, Evo
Morales..., Cuba, Nicaragua, Bolivia…
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AMERICA LATINA
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I GIOCHI CHE HANNO AVUTO ORIGINE IN SUD
AMERICA
Il Sud America è una regione nota per le sue
tradizioni e cultura. Le persone che vivono qui
sono tra l’altro gentili, amichevoli e ospitali.
Premesso ciò, va altresì aggiunto che mentre
questo territorio è principalmente conosciuto
per la sua musica, i balli tradizionali e la
cucina straordinaria, le persone che vivono qui
amano anche un'altra attività ossia i giochi da
casinò con alcuni di questi che sono persino
nati in loco.
Il boom dei giochi online in Sud America
Fino a pochi anni fa, gli unici posti in cui
in Sud America e in parte di quella centrale era
possibile divertirti con i giochi di casinò
erano le strutture terrestri. Nel 2015 è
nata una nuova tendenza che va sotto il nome di
casinò online e le popolazioni locali ne sono
state molto attratte. Questi siti infatti
offrono grandi vantaggi rispetto ai casinò
tradizionali in quanto forniscono un'esperienza
di gioco unica. Ci sono tra l’altro molti
giochi di qualità tra cui scegliere, i siti sono
sicuri e accettano numerosi metodi di pagamento.
I giochi da casinò sono creati da alcuni dei
fornitori più rinomati al mondo e presentano
decine di elementi che si richiamano propri alla
cultura latino-americana.
Questo gioco ha preso piede in tutta Europa,
nonostante, la sua fama, non ha mai potuto
superare quella del blackjack, oggi molto
giocato anche nel nostro paese, grazie agli
operatori legali come
starcasino.it/blackjack,
con...
[segue]
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